COSTRUIRE IL MERCA TO L'efficienza nel conseguimento delle preferenze conduce all'efficienza in termini di libertà come opportunità. L'equilibrio competitivo configura una situazione efficiente in termini di libertà come opportunità sia in riferimento alle merci che alle capabilities. La società civile, insieme di soggetti collettivi intermedi. La crescita simultanea di Stato e mercato spiega molti problemi della nostra società. 40 sona - poniamo, i — deve trovarsi, in y, in una situazione di minor preferenza che non in x. Di nuovo, in vista del comportamento massimizzante, ciò comporta che i deve trovarsi di fronte a qualche opzione in y che è inferiore ad ogni opzione in x. Se ne trae che la libertà come opportunità di / nello stato y non può avere la medésima estensione di quella nello stato x; dunque, l'assunto iniziale secondo cui lo stato x non è efficiente in termini di libertà come opportunità conduce a una contraddizione. Ponendo assieme primo e secondo stadio si ha che, senza alcun bisogno di assumere un comportamento autointeressato, un equilibrio competitivo è efficiente in termini di libertà come opportunità. Infine, il terzo stadio per completare la transizione chiama in causa la necessità di andare oltre lo spazio delle merci per arrivare allo spazio delle capacità. In effetti, non è possibile discutere di problemi di giustizia distributiva, né di problemi di eguaglianza rimanendo all'interno dello spazio delle merci - problemi rispetto ai quali i confronti interpersonali della libertà come opportunità diventano inevitabili. Ora, se è vero che la relazione tra possesso di merci e capacità di una persona varia al mutare di parametri personali, è del pari vero che ciò non influenza affatto, per quella persona, la congruenza dell'ordinamento degli insiemi di bilancio nello spazio della capacità. Una persona disabile può, a parità di merci possedute, conseguire una minore capacità di una persona normale - e ciò è di grande momento quando si dovesse procedere a formulare giudizi di equità - ma per entrambe le persone le rispettive capacità si espandono all'aumento del paniere di merci possedute. Questo significa che l'efficienza in termini di libertà come opportunità, quando quest'ultima è misurata nello spazio delle merci, può essere corrispondentemente estesa all'efficienza in termini di libertà come opportunità misurata nello spazio delle capacità. Il risultato così raggiunto indica che l'equilibrio competitivo configura uno stato di cose che è efficiente in termini di libertà come opportunità sia nello spazio delle merci sia in quello delle capacità degli individui. Una considerazione conclusiva Qual è il senso ultimo del discorso sopra sviluppato? Se è consentito rispondere a mezzo di una raccomandazione "politica", come provocazione intellettuale, la presa d'atto dell'esistenza di fallimenti sia del mercato sia dello Stato deve indurci ad una più meditata riconsiderazione del ruolo della società civile intesa come insieme di soggetti collettivi intermedi. A forza di parlare sempre e solo di Stato e mercato, pare proprio che gli economisti abbiano finito col dimenticare la società civile, questo luogo dove si costituiscono le micro-istituzioni private e dove si coltivano i comuni codici etici che fungono da fattori di dinamizzazione del sistema delle relazioni economiche. Eppure, associazioni governate da quello che R. Sudgen chiama il principio di reciprocità potrebbero rappresentare un modo efficace con cui soddisfare buona parte delle nostre esigenze di benessere. Il punto centrale relativamjnte ai doveri nascenti dalla reciprocità, ossia il mutuo e non egoistico riconoscimento di oneri valido fintanto che le parti vi adempiono, è che si esemplifica qui la possibilità di comportamenti morali fondati su convenzioni, anziché sul contratto oppure su opzioni ideologiche. Il problema di tutti i principi giustificativi, ad alcuni dei quali ho fatto riferimento in precedenza, è che nessuno di essi può imporre alle persone quel consenso che legittimerebbe la loro vincolanza per una società variegata e pluralista. Le convenzioni si sviluppano spontaneamente, la loro applicazione è automatica - il che non significa naturalmente che reggeranno sempre in assenza di una qualche agenzia esterna - e non dipendono da un altruismo universale del tipo di quello descritto nella teoria del welfare di Titmuss. La linea argomentativa perseguita in questo scritto ha uno scopo ultimo, quello di mostrare che la crescita simultanea di Stato e mercato, come forme diverse di organizzazione economica, è parte non secondaria nella spiegazione dei problemi della nostra società, primi fra tutti quello del debito pubblico e quello della disoccupazione. Se questa è la situazione, il rimedio non può essere