COSTRUIRE IL MERCA TO Il paradosso dell'offerta di beni pubblici in una collettività che diventa sempre più numerosa. Persino gli esperimenti sul comportamento mostrano individui disposti ad offrire risorse per un bene pubblico, contro la teoria. 46 grande difficoltà del modello tradizionale nello spiegare le osservazioni fattuali. Un semplice esempio può forse aiutare a comprendere l'origine di queste difficoltà. Si consideri il caso di una collettività, diciamo una collettività composta di 10 persone identiche, in cui ciascun agente, con un reddito pari al milione di lire, abbia deciso di contribuire volontariamente L. 10.000 all'offerta di un bene pubblico (per esempio una charity, una radio privata o anche un sindacato). Ciò significa che per ciascun agente la distribuzione ottimale delle risorse tra beni privati ed il bene pubblico è rispettivamente, di L. 990.000 e di L. 10.000. Si supponga adesso che un'altra persona (oppure un ente pubblico) decida di aggiungersi al gruppo, anch'essa offrendo L. 10.000. Se si suppone per semplicità che non vi siano effetti di reddito sulla domanda per il bene pubblico, per gli agenti originari nulla è cambiato ed in particolare invariata è rimasta anche la quantità ottimale di offerta al bene pubblico. Di conseguenza, ciascun membro originario della collettività dovrebbe razionalmente reagire riducendo il proprio contributo di L. 1.000 in modo da mantenere così invariata la quantità originaria di bene pubblico. Dunque, un incremento nell'offerta del bene pubblico dovuta ad un ampliarsi nella collettività dei sottoscrittori o ad un intervento statale dovrebbe lasciare in equilibrio l'offerta complessiva di bene pubblico invariata. Ripetendo l'argomento, è evidente che avremmo lo stesso risultato se anche altri sottoscrittori al bene pubblico venissero via via aggiunti. Ne segue che l'offerta complessiva di bene pubblico dovrebbe essere (approssimativamente) costante rispetto alla dimensione della comunità: una collettività di un milione di membri dovrebbe offrire all'incirca la stessa quantità di bene pubblico di una collettività di 10 membri. Ma naturalmente se ciò fosse vero, le grandi organizzazioni di interesse o caritatevoli che si osservano nella realtà dovrebbero semplicemente cessare di esistere, perché nessuna organizzazione composta da un milione di membri che raccolga le stesse risorse di una collettività con soli 10 membri potrebbe sopravvivere. E forse opportuno, anche in questo caso, ci- tare i risultati della letteratura sperimentale, perché offrono qualche ulteriore suggerimento per una comprensione del fenomeno. Per esempio, nel lavoro che è un po' il capostipite di questa letteratura, due studiosi americani, Marwell e Ames7, hanno condotto esperimenti su un modello di offerta volontaria di beni pubblici, utilizzando come soggetti alcuni studenti dell'Università di Madison. Il test era congegnato in modo tale da rendere, sulla base della teoria economica, la strategia dominante per ciascun agente quella di contribuire zero al bene pubblico, mentre l'efficienza economica avrebbe richiesto un completo impiego delle risorse nell'offerta del bene pubblico. Con un'unica eccezione significativa, i risultati ottenuti nell'esperimento base ed in ben 12 variazioni dello stesso sono univoci; in tutti gli esperimenti, gli agenti offrono in media tra il 40 ed il 60°7o delle proprie risorse al bene pubblico, in chiaro contrasto con le implicazioni della teoria. L'eccezione è costituita dagli studenti di economia che investono in media meno del 20% delle proprie risorse nel bene pubblico8. Per usare la terminologia di Marwell e Ames, che poi è diventata pure canonica, il test conferma l'esistenza di una versione "debole" del fenomeno del free-riding, ma non di una sua versione "forte". Moltissimi test sperimentali successivi, in contesti diversificati, hanno confermato nella sostanza questi risultati. Le alternative: imperialisti e bricoleurs La teoria economica tradizionale sembra dunque incontrare grossi problemi nell'of-frire una spiegazione convincente per i fenomeni descritti. Nel campo dell'evasione fiscale gli agenti evadono di meno di quanto previsto dalla teoria, pagano cioè volontariamente di più per i beni e servizi offerti dallo Stato di quanto predetto da un calcolo individualistico di costi e benefici. Nel campo del terzo settore e dell'azione collettiva, gli individui contribuiscono volontariamente di più ai beni pubblici di quanto previsto dalla teoria. In entrambi i casi, questa offerta volontaria è comunque insufficiente in media a raggiungere una alloca-