92 ANDREA FARINA dioso modenese sostiene che il valore dei prodotti risulti direttamente correlato al lasso di tempo indispensabile a creare i capitali necessari alla produzione.56 Senza dilungarci sui passaggi logici che sostengono questa asserzione, è doveroso sottolineare come tale visione finisca per ricordare almeno in parte la teoria marxista del valore lavoro con i suoi risvolti economici e politici. All'opposto tuttavia di Marx, Conigliani rifiuta l'ineluttabilità di un evento rivoluzionario, il cui risultato avrebbe dovuto condurre all'emancipazione sociale dei ceti subalterni. Per Conigliani, invece, l'ipotesi più plausibile, rimane quella di una più intensa e proficua «collaborazione» tra capitalisti e rappresentanti delle associazioni proletarie nell'intento di combattere le rendite parassitarie e il capitale improduttivo, a suo dire veri fattori di inefficienza e di spreco del sistema politico e produttivo moderno.57 Infatti, come Conigliani ha modo di ribadire in uno scritto successivo, intitolato Movimento operaio e produzione nazionale e pubblicato postumo sulla «Critica sociale» di Turati,58 nemmeno l'aumento dei salari a beneficio delle classi meno abbienti avrebbe annullato l'antagonismo tra salariati e capitalisti, in quanto non sarebbe stato idoneo né a diminuire il problema legato alla non corretta gestione della spesa pubblica né a risolvere l'annosa questione tributaria, risolvibili soltanto per il tramite di un alleggerimento del carico fiscale e di adeguate politiche sociali. Si tratta, in estrema sintesi, di un ragionamento che evidenzia una marcata attenzione per la sfera decisionale nel settore politico - un filone di ricerca poi diffusosi a partire dalla fine degli anni Sessanta del Novecento e denominato policy approach - in una chiave di lettura tendente a concentrarsi sulla scelta politica più che sulla composizione del ceto parlamentare. Di conseguenza, non rappresenta un caso il fatto che Conigliani dedichi, ad esempio al tema della circolazione delle aristocrazie, di cui tanto si è occupato Pareto, un'attenzione quasi nulla. Una trascuratezza, con buona probabilità, dovuta proprio alla maggiore importanza data al tema della «scelta» rispetto a quello degli «attori», a cui si aggiunge un interesse incentrato in primo luogo sull'analisi del ceto economico predominante rispetto al quale censione a A. Graziadei, La produzione capitalistica, Torino, Bocca, 1899; a V. Giuffrida, Il IH" volume del 'Capitale' di Marx, Catania, Giannotta, 1899 e a A. Labriola, La teoria del valore di C. Marx, Palermo, Sandron, 1899 pubblicata sull'«Archivio giuridico Filippo Serafini», nuova serie, voi. 4, fase. 2, 1899, pp. 370-376. 56 Cfr. P. Favilli, Democrazia sociale e 'grande riforma' in Carlo Conigliani cit., p. 835. 57 Cfr. ivi, p. 838. 58 Cfr. C.A. Conigliani, Movimento operaio e produzione nazionale; brani di una conferenza postuma, a cura di F. Turati, «Critica sociale. Rivista quindicinale del socialismo», XIII, nn. 7-8, 1903, pp. 105-110.