Val la pena ed è doveroso occuparsi di crisi, non rimanere con le mani in mano e cercare rimedi, checché debba avvenire, senza pessimismi catastrofici o ottimismi da struzzo che nasconda il capo nella sabbia per non vedere; e tanto meglio se la speranza aiuta. L’esame di una crisi in una regione anche relativamente piccola può d’altra parte presentare interesse particolare. Forse che altri studiosi non seguono in laboratorio sviluppi e reazioni nella vita di piccoli mondi, di società selezionate e appartate in vitro? Ma il Piemonte soffre di una crisi particolare nel corpo della nazione o la sua, per non parlare del mondo o dell’Europa, è la stessa crisi dell’Italia ? Dell’Italia sconfitta nella guerra distruttrice di un quarto delle sue ricchezze e di metà dei redditi dei suoi cittadini, sconvolta nelle coscienze, inacerbita negli animi, divisa geograficamente e ideologicamente dall’armi straniere e fraterne; dibattentesi nella miseria di produzione ridotta per scarsità di carbone energia elettrica e rifornimenti in materie prime, nel disordine dell’inflazione monetaria, nei problemi dei bilanci statali deficitari per cifre paurose e di quelli privati dominati per la maggioranza delle famiglie dalla legge bronzea di una povertà estrema; delusa acerbamente dal trattato di pace e — ridotto al minimo ormai l’apporto di prosperità da parte di scambi commerciali internazionali in un mondo che conserva tuttora il regime di vita delle fortezze assediate — costretta a ricercare ansiosamente di che sfamare quarantacinque milioni di figli su di un suolo quasi privo di risorse minerarie, infelice per la configurazione montagnosa e per l’aridità di zone non coltivabili, paludose o malariche, con l’ardua necessità di estrarre dalla miserrima superficie di due ettari produttivi l’intero necessario per la vita assai grama di cinque abitanti (i). (i) li nostro Ministro degli Affari Esteri, inviando nella sua nota elei i° Febbraio 1947 una protesta alle potenze firmatane del « Diktat » di Parigi, imposto senza negoziazione all’Itaiia, osservava; «Il trattato peggiora ancora, nelle sue clausole territoriali, economiche, coloniali, militari, quell’atmosfera demografica che pesava tragicamente sul popolo italiano e che fu in parte all’origine di tanti mali per noi e per gli altri. Il governo italiano 9