interessato, come autore di reato o come vittima dello stesso, alla giustizia penale. La maggioranza degli italiani per fortuna non avrà mai a che fare con un processo penale. Viceversa — fra controversie di lavoro, infortunistica stradale, questioni matrimoniali, d'affitto, di piccola proprietà e via dicendo •— quasi tutti gli italiani, per non dire tutti, hanno avuto e avranno per loro disgrazia la necessità di dover verificare più volte la penosa situazione in cui versa il processo civile. Non è più presente il consigliere dirigente della pretura di Torino a confermarlo. Tuttavia penso si possa dire chiaramente che le cause di pretura rappresentano ormai una avventura senza fine. Ai livelli superiori si parla di anni, di quinquenni, per non dire di decenni. Vi è connessa la radicata convinzione della pratica insussistenza di una giustizia civile. Scrisse Machiavelli (mi sia consentito richiamarlo, perché mi sembra che sia tuttora di notevole attualità) che « quegli cui hai tolto la roba ti odierà di più che se gli avessi morto il fratello ». E vengo al dunque. Questa essendo incontestabilmente la situazione, non vorrei che l'istituzione ufficiale, presso un organo pubblico (sotto l'egida pur sempre prefettizia sia pure in funzione commissariale), di una camera arbitrale potesse essere intesa come una forma di cedimento o di rassegnazione di fronte alla constatata irresolubilità del problema della giustizia civile nell'alveo suo proprio ed istituzionale, cioè legislativo. Non a caso ho notato una espressione dell'illustre relatore ed amico aw. Ferreri « Ormai irrimediabili (...) lungaggini della giustizia ordinaria». Un'altra sua espressione mi dà un ulteriore spunto ed è la seguente: « un servizio di generale utilità ». Inserita nel contesto del suo discorso era chiarissima. Però, isolata ed usata per se stessa, mi preoccupa. Data, ripeto, questa ufficialità e, soprattutto, dati il particolarissimo momento anche politico e tutto un certo genere di ipersensibilità, io non vorrei che questa iniziativa potesse essere fraintesa fino a farne parte (in modo equivoco, travisato, artificioso) di una « strumentalizzazione » (per usare un termine di moda) per cui essa appaia agli occhi, dei più e dei poveretti, come una sorta di tribunale speciale dei potenti, ai più inaccessibile ed inarrivabile. Ciò naturalmente non è e senz'altro non sarà perché, ripeto, l'istituzione di una camera arbitrale è senz'altro un fatto positivo£jla approvarsi, ma — a mio sommesso parere — alla condizione ben precisa e categorica che si chiarisca immediatamente ed ufficialmente, nelle più ampie forme, che essa non costituisce affatto un obiettivo raggiunto o un traguardo definitivo ma solo ed esclusivamente una prima tappa verso più ampi orizzonti, rispetto a iniziative di più largo respiro, cioè in direzione di una riforma organica del processo civile. Sarà dunque questa iniziativa un fatto veramente e altamente positivo purché rappresenti un momento di meditazione, di sensibilizzazione e di stimolo ad un contributo effettivo, leale e concreto, nella suddetta direzione. Concludo brevemente dicendo che, oggi come oggi (ed io credo in questa che non esito a definire una battaglia nella piena consapevolezza però dei miei modestissimi personali limiti), « il messaggio si identifica con lo strumento e chi ha lo strumento ha il messaggio », per cui mi sono già premurato di segnalare questa mia preoccupazione in altre sedi, ottenendo sentita attenzione e promesse di molti, tra l'altro ed in particolare da parte del partito che è ancora di maggioranza relativa nel paese cioè della democrazia cristiana, mediante l'assicurazione che verrà al riguardo promosso ed organizzato in Torino un importante convegno di studio nel gennaio prossimo 1976 o al massimo nel febbraio successivo. Mi auspico la massima possibile collaborazione fra tutte le componenti — culturali, economiche, politiche e sociali — con il loro imprescindibile contributo di idee, di cultura, di studio e di esperienza. Il tutto come atto e volto al raggiungimento di questo scopo: varare una riforma che rappresenti non già il lavoro di pochi esperti e addetti ai lavori, ma che si basi su di un ampio confronto il quale soltanto potrà condurre ad una finale convergenza che permetta l'unificazione e la fusione delle varie direttrici e motivazioni. Parlavo poc'anzi di messaggio riportante parole altrui. Concludo, mi sia permesso, con il richiamare parole di altri e cioè di chi, nel recente (sia pure ad altro scopo), asseriva che il messaggio, oggi come oggi, non è quello di fuggire come Enea da Troia portandosi dietro le cose più care, ma di restare a cercare fra le macerie dei villaggi disabitati quel tanto di buono che ancora c'è da mettere in salvo. E da ricostruire. Aw. marco dodero . Opportunità di un giudice specializzato. La dignità, la vitalità e la stessa sopravvivenza di ogni gruppo economico, culturale e politico dipendono dalle sue forze morali ed intellettuali, dalla sua capacità di impostare e risolvere autonomamente i propri problemi e di dare il proprio fattivo contributo alla collettività: cosa particolarmente importante in questi tempi di improvvisazione e di disordine. Nel momento in cui godiamo dell'ospitalità degli imprenditori e ci rallegriamo dell'importante iniziativa che viene qui discussa, sarà lecito auspicare che questa ini- ziativa non resti isolata, giacché se i commercianti e gli imprenditori — che hanno tanti meriti storici, oggi disconosciuti ■— riprenderanno maggiore coscienza della loro collocazione ideale, della loro essenziale funzione in seno ad una società, che è pur sempre quella che il capitalismo ha creata, liberandola dalle più varie forme di schiavitù, elevando il lavoro a dignità (in tutti i sensi) e rendendo ogni uomo di buona volontà figlio delle proprie opere, artefice del proprio destino e protagonista della vita politica, grande ne sarà il beneficio per tutti. 62 CRONACHE ECONOMICHE