■ ■ 2 l'INDICF ■■DEI LIBRI DELMESE^HI Editoria Osservatorio suWeditoria, 2 Se si naviga con il business plan Intervista a Stefano De Matteis L'Indice è passato al colore nel febbraio 2011 e il debutto non fu dei mi-gliori, tanto che dovem-mo scusarci con i lettori (e con Mantegna) per una Caméra degli sposi riprodotta sulle nostre pagine alla Andy Warhol. Ma non sempre una vocazione si puô giu-dicare dall'esordio e noi abbia-mo imparato la lezione: siamo uscid dal terreno battuto délia ri-produzione delle immagini dai li-bri e ci siamo awenturati nel grande mare degli illustratori e degli artisti contemporanei. Do-po Franco Matticchio, che ha inaugurato la serie e che da sempre ci accompagna continuando a illustrare la sezione delle Sche-de (ci piace in questa sede segna-lare il suo ultimo libro, anzi Li-bretto postale, € 15, Vànvere edi- zioni), da un anno a questa parte i Segnali e le re-censioni si sono impre-ziositi con i lavori di Ma-nuele Fior, Aimaro Isola, Giorgio Maria Griffa, Mario Lattes, Cecco Mariniello, Ana Juan, Emiliano Ponzi, Aie + Aie, Bep-pe Giacobbe, Francesca Gher-mandi e, in questo numéro, Gipi. Sfogliando le pagine di questo ultimo anno per preparare la nuova edizione de L'Indice dei li-bri dell'anno (che uscirà per Mursia a maggio 2013, si veda il riquadro di p. 8), abbiamo nuo-vamente ammirato le loro - e per un mese nostre - immagini e abbiamo provato un piccolo fremi-to d'orgoglio per questi nomi che costituiscono, idealmente, le se-zioni di una galleria indicesca re-sa possibile dalla loro amicizia. Partiamo da una riflessione sugli effetti délia crisi eco-nomica nel mercato librario. Arriviamo alla crisi con un si-stema éditoriale che nei dieci an-ni precedenti è stato completa-mente trasformato. A cominciare dalle concentrazioni sul fronte delle proprietà: ogni grande gruppo ha spesso rete promozio-nale e distributiva, nonché libre-rie proprie. Gli editori indipen-denti usufruiscono di queste ca-tene come servizi, con tutte le dif-ficoltà dei caso. Inoltre, con il nuovo secolo sono stati aperti grandi spazi di catena su modelli stranieri (dove tra l'altro erano già in crisi), imponendo cosi re-gole di mercato nuove e cancel-lando quelle che erano le librerie tradizionali o di riferimento per lettori "forti" che non amano il caos dei grandi spazi e le urla delle promozioni o le esposizioni vendute a métro o a centimetro. Si è proceduto a un ammoderna-mento dissennato e senza obietti-vi. Si è assecondato un mercato che in quegli anni era positivo e solo oggi ci si accorge délia deva-stazione: si corre appresso aile novità, non c'è più attenzione ai rifornimenti, le ristampe vengono ordinate cosî in ritardo da essere poi inutilizzate. Fino a qualche anno fa, se una libreria finiva le copie di un libro si riforniva. Da ben prima délia crisi, invece, un libraio, quando ha esaurito un ti-tolo, tira un respiro di sollievo e non ci pensa neanche a riordinar-lo. E il promotore è spesso impotente o incapace, nel senso che non sa come affrontare la situa-zione che si trova davanti. In quali termini avete compiu-to delle scelte per farvi fronte? Sono intervenute modifiche nei vostri piani editoriali (titoli, col-lane, traduzioni, prezzi di co-pertina)? Anche sul fronte éditoriale le scelte privilegiano i più forti: non puoi non cercare di concen-trare il lavoro attorno a quegli autori di cui supponi o presumi possano essere, se non forti, quantomeno capaci di fronteg-giare e resistere all'impatto délia crisi. E anche qui il business plan fa da navigatore: se hai previsto un determinato obiettivo al lan-cio e questo non è rispettato, in tempi di calma puoi anche ri-schiare sperando che i numeri dell'uscita migliorino e crescano nel tempo; per com'è la situazio-ne delle librerie oggi e con il so-vrappiù délia crisi, meglio non rischiare. Se un libro corre il ri-schio di uscire in perdita, meglio non farlo: se poi dovesse finire, non se ne accorgono, e se se ne accorgono non saranno in grado di rifornirlo. Allo stesso modo, se hai un titolo forte e non vengono raggiunti gli obiettivi che ti sei prefissato, aspetta e riprova in un altro momento. Ma se vedi che i tuoi venditori non ti ascol-tano, o non riescono a starti die-tro, vendilo a un altro editore più grande e più forte, non è il momento di correre il rischio di perdere. Ho lavorato molti anni con uno dei più grandi direttori editoriali come Mario Spagnol e ho imparato che non si puo essere romantici quando si fa impre-sa con la cultura. Mi sembra che da quello che lei dice e sulla base délia vostra dimensione aziendale e presen-za sul mercato, il segmento più critico délia filiera sia quello dei rapporto promozione e punti di vendita. Diciamo principalmente dei versante commerciale délia promozione. Chi batte le strade, libreria per libreria, in questo momento fa una fatica da pazzi per aiutarti a essere présente. Ma, in qualche modo è come il soldato in trincea o al fronte che esegue degli ordini: adesso bisogna ve-dere che tipo di ordini gli si im-partisce e che tipo di coinvolgi-mento ha il commerciale con l'e-ditore e con il progetto éditoriale che l'editore incarna. E su questo fronte c'è un'altra cosa importante da aggiungere. Oggi esistono strumenti tecnolo-gici che analizzano il mercato e □ Abbonamento annuale alla ver- sione cartacea (questo tipo di abbonamento include anche il pieno accesso alla versione elettronica): Italia: € 55 Europa: € 75 Resto dei mondo: € 100 □ Abbonamento annuale solo elet-tronico (in tutto il mondo): Consente di leggere la rivista diretta-mente dal sito e di scaricare copia dei giornale in formato pdf. €45 permettono di conoscere al det-taglio quanto vende un autore. Quindi quando "tratto" un autore che ha già pubblicato in Italia, so quanto ha venduto ogni suo libro. Al dettaglio. Ma avere queste informazioni è importante se vengono utilizzate come stru-mento di orientamento, solo che possono diventare anche una condanna: se un autore ha venduto mille copie dei suo prece-dente libro, per "prudenza" dei nuovo titolo se ne mettono fuori settecento quando non cinque-cento: cosï "siamo sicuri di non sbagliare", ti puoi sentir dire. Quindi, questi strumenti nelle mani dei nuovi ragionieri dell'e-ditoria si trasformano in condan-ne per gli editori e per gli autori. Ed è inutile spiegare che si tratta di un libro diverso dal preceden-te, che è già pronta l'intervista a piena pagina sul quotidiano tal dei tali... Gianandrea Piccioli l'a-veva già ribadito in varie intervi-ste e interventi: il dominio dei commerciali, se diventa un pote-re assoluto, è una condanna non solo per il libro. Per non toccare casi eclatanti come è successo a un nostro autore, che al più importante festival di letteratura aveva novecen-to (dico novecento!) spettatori e sul banco il nostro distributore non aveva disponibili neanche ottanta copie che si sono esauri-te prima dell'inizio... Se è cosi che vogliono vendere... Quale ruolo gioca l'e-book nel mercato attuale? Come af-frontate le innovazioni legate al-l'editoria digitale? Non ce dubbio che le innovazioni vanno seguite se non caval-cate, ma certo è che il segmento di mercato coperto dall'e-book è dei tutto insignifiante in questo momento. E intanto dietro alla ban-diera dell'innovazione e a questa rincorsa alla tecnologia si getta via un sapere, un mercato, una cono-scenza ancora viva e operante. Quali interventi ritenete neces-sari per reagire alla crisi? Esiste una strategia comune a livello na- zionale o prevalgono logiche e in-teressi divergenti tra i grandi editori e quelli medi e piccoli? Siamo talmente messi maie che credo siano moltissime le co-se che possiamo fare. Purtroppo nel 2006 non siamo riusciti a far decollare un progetto collettivo dei piccoli editori per fare le "nostre" librerie: se le avessimo fatte, oggi la situazione sarebbe diversa anche in rapporto a quelle proprietà editoriali che gestiscono case editrici, promozioni, distribuzioni, librerie. Un'invenzione straordinaria che ha coinvolto tanti editori di-versi e gran parte dei piccoli è stato il marchio BEAT, nato dalla volontà di Giuseppe Russo di Neri Pozza. Che poi ha avuto tante imitazioni, come Numeri primi o Vintage che raccolgono perô le diverse sigle dello stesso gruppo éditoriale, come al tempo aveva già fatto Spagnol con la sua solita lungimiranza quando awiô il marchio Tea. Poi c'è la battaglia per gli sconti: la legge Levi sta mostran-do tutti i suoi limiti e sta nascen-do la volontà di guadare con attenzione al modello francese. E quindi? L'impressione generale è che, molto cinicamente, da questa crisi ci si aspetta una sorta di natu-rale selezione darwiniana da cui uscirà solo chi riesce ad adattarsi al nuovo ambiente con gli ade-guati investimenti per garantirsi la soprawivenza. Ma comunque la crisi rappresenta solo uno degli aspetti dei problema: navighiamo tutti a vista e senza obiettivi chia-ri al punto che non si puô sapere né prevedere dove porti. Le tra- sformazioni, con il nuovo secolo, hanno incrementato uno svilup-po a senso unico che ha ridotto o censurato molta di quella varietà di proposte editoriali che esiste-vano fino a poco prima. Inoltre, il progetto megastore e librerie a grandi spazi si imponeva in Italia quando in Inghilterra era già fal-limentare. Oggi si guarda a James Daunt come a un re Mida dei libro. Ora, senza nulla togliergli, si tratta di un bravissimo libraio che ha l'intelligenza di innovare la vecchia maniera di fare librerie di qualità, come ne ho conosciuti tanti (e molti di questi hanno fatto anche la grandezza delle librerie Feltrinelli prima maniera). L'importante non è avere spazi grandi o piccoli, purché siano spazi "plurali" per gli editori e i lettori, e si tenga présente che i punti vendita incarnano una po-litica culturale che deve essere diversificata perché rappresen-tano il punto'di scambio tra pro-duttori e consumatori. Fare libri è una cosa diversa dal produrre macchine o costruire case. E le librerie restano una cosa sostan-zialmente diversa dalla rivolu-zione delle sartine operata dai Benetton e Stefanel: la serialità ammazza il libro, è la diversità che lo salva! Questa resta un'in-dustria molto particolare, non solo per l'imprenditore-editore, ma anche per il commerciale e il librario. Finché non ci sarà questa consapevolezza, potremo anche uscire dalla crisi, ma certa-mente non risolveremo nulla délia situazione dei mercato dei libro in Italia. ■ S. De Matteis, è direttore generale de l'ancora dei mediterraneo - Cargo Edizioni Le immagini Le illustrazioni di questo numéro sono di Gipi che ringraziamo per la collaborazione e la disponibilità. Gipi (Gianni Pacinotti) nasce a Pisa nel 1963. Sul suo blog si definisce semplicemente "realizzatore di storie a fumetti e cortometraggi imbecilli, illu-stratore per "La Repubblica", autore di strisce dubitative per "Internazionale". In effetti Gipi collabora con le più importan-ti realtà editoriali nazionali, illustrando articoli su periodici e di-segnando copertine di libri e dischi, ma è soprattutto uno degli autori più originali e apprezzati dei fumetto europeo. Tra le sue opere ricordiamo: Esterno Notte (Coconino Press, 2003); Ap~ punti per una storia di Guerra (Rizzoli, 2004), che ottiene la "Fauve d'Or" al festival internazionale dei fumetto di Angoulê-me, uno dei più importanti al mondo; S. (Coconino Press, 2006); LMVDM - La mia vita disegnata maie (Coconino Press, 2008); Diario difiutne e altre storie (Coconino Press, 2009). Nel 2011 esordisce dietro la macchina da presa con il film L'ultimo terrestre prodotto da Fandango e in concorso alla 68a Mostra dei cinéma di Venezia. □ Abbonamento annuale alla versione per ipad: € 44,99 Per abbonarsi o avere ulteriori informazioni è possibile contattare il nostro ufficio abbonamenti: tel. 011-6689823 - abbonamenti@lindice.net. Per il pagamento: Carta di credito, conto corrente postale N. 37827102 intestato a "L'Indice dei Libri dei Mese" o Bonifico bancario a favore de L'Indice scarl. presso UniCredit Banca (IT 13 P 02008 01048 000002158762)