ma DE! LIBRI QËfe^ESFHi ^^'^fS/rvo Anche quest'anno L'indice torna x.____^ in libreria con la sua personale 3 classifica dei libro di qualità: L'indice dei libri dell'anno 2012, edito da Mursia, in uscita a maggio. Settanta recensioni a settanta titoli, suddivisi in quattordici catégorie, un vincitore per ogni disciplina. Una preziosa guida per orientarsi tra gli scaffali delle librerie, slegata dalla logica dei bestseller e nuovamente destinata a far discutere. Il carteggio Bobbio-Capitini: un lungo appassionato dialogo e moite divergenze Preferisco cose pronte a friggere di Giuliano Pontara terpretazione più comprensibile, ma pur sempre irta di problemi, è quella di un'"apertura nonvio-lenta a tutti gli esseri": un'etica che allarga il cam-po délia nostra responsabilité morale verso tutto ciô che vive, onde "ogni creatura senziente è de-gna di essere felice" e ogni essere non senziente, ma vivente, è degno di vivere e di perseguire il proprio sviluppo, il proprio telos. Per Capitini, la religiosité è senso morale, un senso di "legame" con e "riverenza" per ogni essere vivente, secondo quelli che egli indicava come "i due significati di re-ligione: legare, riverire". Una religiosité etica che si acquisisce attraverso un processo interiore di "tramutazione": un concetto tipicamente capi-tiniano sul quale Bobbio, nel '75, svolse una den-sa relazione in un convegno molto vivace su non-violenza e marxismo (il testo délia relazione è stato ripubblicato in "Nuova Antologia", 2012, apri-le-giugno). Qui siamo alla radice délia concezione capitiniana délia nonviolenza come insieme in-scindibile di pensiero e azione. La fonte alla quale Capitini attinge sempre più e più ampiamente nell'elaborazione di questa sua concezione è Gandhi, che fin dal 1931 considéré "punto di ri-ferimento e di costruzione etico-religiosa". Si ca-pisce cosi perché a Capitini premesse tanto far co-noscere direttamente Gandhi in Italia attraverso gli scritti. Ed è proprio a Norberto che Aldo più volte nel carteggio si rivolge insistentemente affin-ché l'amico si dia da fare presso Einaudi per la pubblicazioni di scritti dei Mahatma. "Ti racco-mando di seguire se Einaudi stampa qualche cosa di Gandhi. Il mercato è vuoto" gli scrive gié in una lettera datata 14 ottobre 1957. Capitini non fece in tempo a vedere la pubblicazione di Gandhi alla quale tanto teneva, che usci nel 1973 con il titolo Teoria e pratica délia non-violenza. Bobbio prese seriamente la nonviolenza, perché prendeva sempre sul serio le cose che rite-neva serie. E in Bobbio, infatti, che Capitini tro-va fra gli intellettuali italiani uno dei più inte-ressati e attenti interlocutori critici sulla nonviolenza. Entrambi gli amici scrissero pagine di grande interesse e attualité sul problema délia guerra e delle vie alla pace. Capitini privilegiô, spendendosi per tutta la vita in impegni pratici, la via délia nonviolenza positiva: "Una persua-sione che pervade mente, cuore e azione", "scel-ta severa e tremenda" che "anticipa di colpo il fine nel mezzo". Bobbio riteneva più percorribi-le, ma senza farsi troppe illusioni, la via giuridi-co-istituzionale che mira alla creazione di un governo mondiale democratico detentore dei monopolio délia "forza". Le due vie non si esclu-dono a vicenda e sono ambedue difficili. Ma esi-stono forse vie facili? ■ giuliano.pontaraëphilosophy.su.se G. Pontara è professore emerito di filosofia all'Università di Stoccolma Aldo Capitini e Norberto Bobbio furono le-gati da una lunga, salda amicizia i cui semi furono gettati in quello che probabilmente fu il loro primo incontro, awenuto a Perugia nel 1936 (o forse all'inizio dei 1937). Di questa amicizia è un intéressante documento la corrispondenza tra i due amici, ora raccolta nel volume Aldo Capiti- ni e Norberto Bobbio, Lettere 1937-1968, scrupolosamente curato da Pietro Polito (pp. 139, € 18, Carocci, Roma 2012). Entrambi furono intellettuâli militanti, uomini délia ricerca spassionata e dei dialogo. Ma le loro strade di ricerca furono molto divergenti e tutti e due le percorsero strenuamente fino in fondo: Capitini la strada délia libéra ricerca religiosa orien-tata alla prassi, Bobbio quella dei razionalismo critico con una buona dose di empirismo. Capitini è aperto al dubbio: "Tutti quelli che mettono in azione un dubbio metodico compiono un atto le-gittimo in quanto scartano le opinioni cristallizza-te dei bene, e risvegliano l'anima alla ricerca, al-l'ansia dei meglio" (Scritti filosofici e religiosi, Protagon, 1994). Ma per il religioso Capitini non si puô rimanere costantemente nel dubbio; infatti, nella sua ricerca giunge abbastanza presto ad alcune "persuasioni" che poi non abbandoneré più. Per il filosofo Bobbio, invece, il dubbio è sempre présente, e lui stesso è seminatore di dub-bi: "Il filosofo è aperto al dubbio, è sempre in cammino; il porto in cui arriva è soltanto una tap-pa dei viaggio senza fine, e occorre sempre essere pronti a salpare di nuovo" (Elogio délia mitezza e altri scritti morali, Pratiche, 1998). Gié in una delle prime lettere, datata 23 novembre 1946, Bobbio scrive aU'amico: "lo mi muovo su di una linea diversa, tanto per intenderci razionali-sta e critica. Ma capisco - e ne ho avuto sempre gran beneficio - la tua posizione religiosa-umanisti-ca". Cinque anni dopo, in una lettera dei 14 agosto 1951, Bobbio ribadisce: "Vedo che le nostre strade sono divergenti: tu sempre più verso l'ideale dei fi-losofo-profeta, io sempre più verso l'ideale dei filosofo positivo. Non credere perô che abbia rinun-ciato a comprendere, cioè a gettare qualche ponte per attaccarmi ogni tanto anche all'altra strada. Non credere che non ami più stare a colloquio... coi profeti. Ma preferisco normalmente cose più terra terra, più solide, più 'pronte a friggere', come direbbe il Cattaneo. Chi sa che un giorno mi con-vinca che questa mia strada non ha via d'uscita (ne ho sempre un persistente ma vago presentimento). Ma sono impegnato a percorrerla sino in fondo". Capitini seguiva con molta attenzione gli scritti che Bobbio andava via via pubblicando, special- mente a partire da quelli stesi nella prima meté degli anni cinquanta e raccolti nel 1955 nel volume Politica e cultura. Ma nel carteggio i temi salienti sui quali il dialogo tra i due amici verte sono quelli, strettamente interrelati, délia riflessione che Capitini va mano a mano svolgendo nei suoi scritti: la religiosité aperta alla "compresenza di tutti", la nonviolenza positiva, la democrazia diretta (cui Capitini preferiva riferirsi con il termine "omni-crazia"). E in relazione a questi temi che Capitini élabora sempre più le sue "persuasioni" e che Bobbio interroga criticamente l'amico, sollevando problemi che lo "turbano" - il rapporto tra la concezione capitiniana délia "produzione corale dei valori" e lo storicismo, il problema dei maie, la praticabilité délia democrazia diretta - e rispetto ai quali, come scrive in una delle sue ultime lettere, rimane alla fin fine "perplesso". Dopo la morte prematura di Capitini nel 1968, Bobbio ritorneré in modo sistematico sul pensiero religioso-etico-politico dell'amico in due impegnati e impegnativi scritti: La filosofia di Aldo Capitini e Religione e politica in Aldo Capitini, inseriti nel libro Maestri e compagni dei 1984, e recentemente riediti in un volumetto nelle vivaci e benemerite Edizioni del-l'Asino: Il pensiero di Aldo Capitini. Filosofia, religione, politica, 2011). Nel pensiero di Capitini la concezione délia "compresenza di tutti" è fondamentale, ma è pro-blematica. E si presta a varie interpretazioni. L'in-