N 3 L'INDICE ■ dei libri del ueseHI pag. 44 Antonio Parisella (a cura di), Gerardo Bruni e i cristiano-socia- li, Edizioni Lavoro, Roma 1984, pp. 300, Lit. 25.000. Le vicende dei cristiano-sociali hanno rappresentato un decennio circoscritto ma significativo della storia della sinistra cattolica e del movimento socialista. Dagli anni di inizio del Movimento politico dei cristiano-sociali (1939), a quelli del- la fine del Partito cristiano-sociale (1948-49) si sono presentate gran parte delle tematiche e proposte con le quali, nei decenni successivi, si so- no confrontati molti altri movimen- ti, e alle quali resterà sempre coeren- te lo stesso maggior protagonista dei cristiano-sociali: Gerardo Bruni. So- no queste le vicende che ricostruisce il volume, curato da A. Parisella, contenente gli atti del Convegno or- ganizzato dalla Fondazione L. Basso su Gerardo Bruni e i cristiano-socia- li. Attraverso saggi critici e interven- ti vari studiosi e testimoni ne riper- corrono la storia, le matrici teologi- che, filosofiche e politiche, la base sociale e regionale del Movimento, i rapporti con altri gruppi politici quali la Sinistra Cristiana, il Partito d'azione, il nascente Movimento co- munitario di A. Olivetti. Il filo che unisce tutti gli interventi è ancora quello che ha legato tutte le espe- rienze e i tentativi dei cristiano-so- ciali: da un lato il programma di un socialismo capace di garantire la compresenza di tutte "le famiglie spirituali" del socialismo italiano, e la proposta di ricostruzione della so- cietà politica dal basso, con articola- zione di vari enti locali e sociali; dall'altro la scelta della laicità nel fa- re politica e la concezione della fede come strumento di critica della poli- tica e della religione. Stupisce come una tale esperienza politico-cultura- le, accompagnata da un decennio di antifascismo attivo e di partecipazio- ne alla Resistenza, abbia potuto esaurirsi senza che altri ne raccoglies- sero l'eredità. In realtà molte forme sociali successive, fino a quelle dei gruppi del dissenso e della "nuova sinistra", ne sono debitrici. (I.b.) Helmuth James von Moltke, Futuro e resistenza. Dalle lettere degli anni 1926-1945, a cura di M. Balfour, H. Deichmann, F. von Moltke, G. Mori, Morcellia- na, Brescia 1985, trad. dal tede- sco di Maria Pipia-Schwendi- mann, pp. 262, Lit. 20.000. Il volume aggiunge un prezioso tassello alla conoscenza — finora as- sai scarsa — della Resistenza tedesca; al profilo dell'"altra Germania". Es- sa ricostruisce (attraverso una sele- zione delle oltre 1600 lettere scritte, soprattutto alla moglie, tra il 1926 e il 1945 e qui presentate con un'ope- razione di montaggio da parte dei curatori) la biografia intellettuale e politica di un esponente, particolar- mente interessante proprio perché parzialmente diverso dai più noti partecipanti alla "congiura militare" dell'estate del '44, di quell'opposi- zione sotterranea, aristocratica e col- ta, che non accettò mai il regime na- zista. Pronipote del notissimo gene- rale prussiano da cui aveva ereditato una proprietà terriera in relativa de- cadenza nell'Alta Slesia, avvocato internazionalista, cosmopolita, fre- quentatore di ambienti culturali in cui conobbe da Schòmberg a Gott- fried Benn, da Kelsen a Brecht, von Moltke documenta, attraverso l'epi- stolario, le varie fasi della sua vita: dalla confusione giovanile sulla stra- da da intraprendere (unica certezza la passione per la politica e un gene- roso umanesimo velato di paternali- smo), allo sdegno per l'ascesa del nazismo, al periodo in cui, come uf- ficiale dell Abwehr (il controspio- naggio diretto dall'ammiraglio Ca- naris), tenta di contrastare l'imbar- barimento bellico fino alla fase, cru- ciale, in cui fonda — lui, di religio- ne luterana — un gruppo dissidente (il "Kreisauer Kreis " ) composto an- che da cattolici e da liberali, impe- gnato a progettare un modello di so- cietà (federalistico, solidaristico, li- beraleggiante) da proporre dopo la catastrofe del nazionalsocialismo. Per questo fu condannato a morte, con l'accusa di tradimento e di di- sfattismo, nel gennaio 1945. (m.r.) Associazione Nazionale Ex- Deportati - Consiglio Regio- nale del Piemonte, Il dovere di testimoniare. Perché non vada perduta la memoria dei campi di annientamento della criminale dottrina nazista, Torino 1984, pp. 271, s.p.. Dovere di testimoniare; dovere di ricordare. Al centro del libro — che raccoglie gli atti del Convegno inter- nazionale tenutosi a Torino il 28-29 ottobre 1983 — sta il problema dell'oblio, la crucialità della memo- ria. Memoria individuale di chi dell'orrore dei Lager fu vittima; me- moria collettiva, soprattutto, di una società che non deve dimenticare se non vuole smarrire il filo del proprio essere civile, in un tempo in cui gli strappi generazionali sembrano farsi laceranti e la tentazione di dissolvere le antiche identità pressante. Così, accanto a contributi di natura speci- ficamente storiografica diretti a rico- struire quella memoria (si veda, in particolare, l'appassionato interven- to di Quazza sull'immagine del "re- sistente" e del "deportato" nella cul- tura storica e politica), il volume presenta una serie di riflessioni sul concetto stesso di memoria, sulle forme della sua evocazione e comu- nicazione (esemplare l'intervento di Primo Levi su La memoria dell'offe- sa ), tutte, in un certo senso, conver- genti intorno alle problematiche metodologiche e contenutistiche sol- levate dalla ricerca sulle storie di vita degli ex-deportati residenti in Pie- monte promossa dall'ANED (circa 220 interviste) e presentata nel corso del Convegno da Anna Bravo, Anna Maria Bruzzone, Federico Cereja e Brunello Mantelli. (m.r.) Sergio Rostagno, (a cura di), Tra la chiesa e la svastica. Il mes- saggio di una chiesa confessante per il nostro tempo (Barmen 1934-84), Claudiana, Torino 1984, traduzioni dal tedesco di Mirella Corsani, Sergio Rostagno e Milena Tron, pp. 240, Lit. 9.800. Tra il 29 e il 31 maggio del 1934 si tenne a Barmen il "Primo sinodo confessante della Chiesa Evangelica tedesca". I documenti in esso appro- vati e, in particolare, la Dichiarazio- ne teologica (redatta da Karl Bardi) esprimevano un'intransigente, ri- schiosa protesta contro le ingerenze del regime nazista nelle questioni religiose e in particolare contro la co- stituzione di un'unica "Chiesa del Reich" che raccogliesse le 29 chiese regionali sotto la direzione di un unico vescovo, il nazional-socialista Muller. Nasceva la "Chiesa confes- sante" (su cui, sia detto per inciso, resta insuperato il libro di Sergio Bo- logna edito da Feltrinelli nel 1967); quella componente, cioè, del prote- stantesimo tedesco che riteneva ne- cessario salvare la propria identità re- ligiosa attraverso una nuova "confes- sione di fede" che riscattasse il cri- stianesimo dalle commistioni statali e dall'uso strumentale da parte dei- potere. Il volume riproduce le sei te- si della Dichiarazione teologica, fa- cendole precedere da una serie di saggi d'inquadramento storico (G. Rochat; P. Ribet, S. Rostagno) e se- guire da alcuni testi d'interpretazio- ne teologica (K. Blaser, B. Rosta- gno, G. Scuderi) e di commento eti- co e politico (G. Peyrot, G. Delteil). (m.r.) Sociologia Jean-Daniel Reynaud, Sociolo- gia dei conflitti di lavoro, Deda- lo, Bari 1984, ed. orig. 1982, trad. dal francese di Mirella Giannini, pp. 127, Lit. 14.000. Si tratta della felice traduzione di un Que sais-je? Che ne sappiamo dello sciopero? Come e da cosa na- sce? È una disfunzione fisiologica o patologica delle relazioni industria- li? Quali ne sono le forme, e i prota- gonisti, e la regolamentazione nei principali paesi industriali? Quali le dinamiche quantitative, i meccani- smi decisionali e negoziali, il rap- porto con la "razionalità" dell'azio- ne individuale e collettiva, con il ci- clo economico, con la politica e la "rivoluzione", infine? Reynaud, so- ciologo del lavoro e delle relazioni industriali, risponde con l'agilità dell'opera divulgativa ma anche — lo sottolinea G.P. Cella nell'intro- duzione — utilizzando con acutezza e originalità alcuni dei "più famosi modelli di spiegazione del compor- tamento sociale ed economico", dal- lo schema exit/voice di Hirschman (lo sciopero corrisponderebbe all'al- ternativa voice, per natura collettiva, contrapposta all'exit individuale propria di altri comportamenti come l'assenteismo), al "paradosso" di Ol- son (trattandosi della produzione di beni collettivi, di vantaggi comuni, se applicasse un rigoroso calcolo ra- zionale di utilità, il lavoratore ten- derebbe a massimizzare il proprio vantaggio spingendo altri allo scio- pero e astenendosene egli stesso, on- de se ne deduce l'esistenza di criteri di razionalità differenti da quella in- dividuale alla base del conflitto col- lettivo, in particolare la crucialità di "valori" solidaristici), alle osserva- zioni, infine, di Schelling relative ai processi decisionali complessi. (m.r.) cesos-clsl, ires-cgil, Sindaca- listi in Parlamento. 2. CGIL, a cura di Orazio Lanza, Massimo Morisi, Cetti Vacante, Edizioni Lavoro, Roma 1984, pp. 308, Lit. 18.000. Quest'analisi sui sindacalisti in Parlamento è la seconda tappa di un lavoro condotto congiuntamente da Cesos e Ires. Dedicata espressamente ai parlamentari provenienti dalla Cgil, esso segue un'analoga ricerca condotta invece a proposito della Ci- sl. Il tema è affrontato su un piano prevalentemente empirico, poiché è convinzione degli autori che la lettu- ra del rapporto tra forza sindacale e istituzioni sia estremamente com- plessa, non riducibile esclusivamen- te in termini politico-ideologici. In un primo momento la ricerca tenta di delineare le caratteristiche della rappresentanza parlamentare della Cgil, descrivendo un quadro detta- gliato (consistenza numerica, distri- buzione territoriale, appartenenza politica ecc.) del fenomeno nelle di- verse legislature. Nelle sezioni suc- cessive, facendo sempre ricorso ai dati disponibili, vengono definiti i connotati dell'impegno legislativo esplicato dai rappresentanti politici del sindacato. Il risultato finale della ricerca non è univoco, probabilmen- te a causa della scelta di analizzare separatamente le diverse componen- ti sindacali, ma lascia intrawedere per la Cgil (conclusione verosimil- mente estendibile all'insieme delle forze sindacali) la mancata attivazio- ne di una coerente iniziativa politica all'interno delle istituzioni. (n.s.) Alessandro Cavalli, Vincenzo Cesareo, Antonio de Lillo, Luca Ricolfi, Guido Romangnoli Giovani oggi. Indagine Iard sulla condizione giovanile in Italia Il Mulino, Bologna 1984, pp. 206, Lit. 12.000 Il volume contiene i risultati di una ricerca condotta nell'autunno 1983 su un campione di 4000 giovani nati tra il 1958 e il 1968, cioè tra i 15 e i 24 anni (sono in Italia quasi 9 milioni) e foca- lizzata sull'esperienza scolastica (Cesa- reo), i significati del lavoro (Romagno- li), la partecipazione politica (Ricolfi), i rapporti familiari (Cavalli), il tempo libero (de Lillo), devianza e droga (Ca- valli). Accanto a un gran numero di in- formazioni utili e non certo scontate (quasi i 2/3 dei giovani vivono in co- muni con meno di 50.000 abitanti, ol- tre il 5 7 % ha già lasciato gli studi, circa 1/4 è disoccupato, il 49,5% lavora nell'industria ma di questi solo il 12% in aziende con più di 50 addetti), il rapporto offre un 'immagine decisa- mente diversa da quella tradizionale della "cultura giovanile " degli anni '60 e '70: la maggior parte definisce soddi- sfacenti i rapporti con gli insegnanti; considera il lavoro centrale nella pro- pria esistenza e (per gli occupati) ne è relativamente soddisfatta; pone la fa- miglia al primo posto nei valori e rifiu- ta sistematicamente le esperienze de- vianti. I dati più interessanti riguarda- no l'esperienza politica: emerge una si- gnificativa diminuzione della militan- za ma una più diffusa generalizzazione dell'interesse politico, oltre a una sen- sibile crescita di consenso per i partiti laici moderati. Un quadro come si vede inquietamente "normalizzato", all'in- terno del quale tuttavia dato lo stru- mento d'indagine utilizzato risulta dif- ficile cogliere le tendenze profonde. (m.r.) Franco Garelli La generazione della vita quotidiana. I giovani in una società differenziata Il Mulino, Bologna 1984, pp. 329, Lit. 25.000 La generazione "della vita quoti- diana " è, appunto, l'ultima (o penulti- ma?) generazione, quella che tra l'80 e l'81, quando fu svolta questa ricerca nell'ambito della Gioventù operaia cri- stiana, era tra i 15 e i 24 anni e che di- mostra, appunto, un 'inedita tendenza a aderire al proprio vissuto concreto, al- la quotidianità, affidando le proprie strategie individuali, in una società sempre più complessa, a prospettive intermedie, a mete controllabili, lonta- na dai progetti di palingenesi della fase precedente, ma neppure riducibile al mero appiattimento sull'esistente. La ricerca ha riguardato 4400 giovani del Piemonte. Ne ha analizzato i "bilanci tempo ", con particolare attenzione alla frastagliata area del tempo libero, il reddito e i "bilanci spesa ", il rapporto con le "istituzioni", l'orientamento politico e i meccanismi informali della partecipazione. Ne ha registrato il par- ticolare, "selettivo " percorso di "ricon- ciliazione" con l'istituto famigliare ("come luogo di stabilità affettiva ") e lavorativo (domanda di realizzazione). Ne ha confermato il problematico rap- porto con la politica; la crescita del "partito del dissenso " pur all'interno di un generale orientamento a sinistra; la centralità dei gruppi primari e dell'affettività associativa. Soprattutto ha confermato la difficile riducibilità dei comportamenti giovanili a modelli univoci. (m.r.) □