N. 3 pag- 9 j Da tradurre Vita e morte di un genio matematico di Mario Salvadori Abbiamo chiesto al professor Salvadori di inaugurare una nuova rubrica in cui segnaliamo libri che, per la loro impor- tanza, meritano di essere tradotti in ita- liano. Mario Salvadori e matematico, inge- gnere e architetto. Ha partecipato con Enrico Fermi al Progetto Manhattan, ha insegnato a Princeton ed e Professore emerito alla Columbia University. È membro dell' Accademia delle scienze di New York. Andrew Hodges, Alan Turing -, The Enigma, Simon and Schu- ster, New York 1984, pp. 588, $ 10,95. La complessa e tragica figura del matematico inglese Alan Mathison Turing è rimasta finora quasi scono- sciuta al di fuori della ristretta cer- chia degli specialisti, nonostante la interessata biografia scritta nel 1959 da sua madre Sara. Oggi la vita e l'opera di Turing diventano final- mente accessibili ad un pubblico più vasto grazie alla nuova e monumen- tale biografia che il giovane mate- matico Andrew Hodges ha dedicato a questo straordinario scienziato. Nato nel 1913 da un alto funzio- nario della burocrazia britannica nel Raj indiano, e da una rappresentan- te dell'alta borghesia londinese, Alan Turing aveva subito fin dall'in- fanzia l'influsso della forte persona- lità materna. Educato nelle Public Schools era passato poi al King's College di Cambridge, il centro ac- cademico inglese all'avanguardia degli studi matematici all'inizio del secolo. Qui aveva subito rivelato una eccezionale disposizione verso la ma- tematica e, al tempo stesso, un ca- rattere indipendente e ribelle che non gli consentiva di osservare, co- me gli altri, le regole del comporta- mento scolastico. Aveva accettato, tuttavia, altre convenzioni diffuse allora in quegli ambienti che consi- deravano l'omosessualità come una fase naturale dello sviluppo dell'uo- mo, e la morte prematura di un compagno del quale si era romanti- camente infatuato aveva lasciato in lui un segno profondo. Poco più che ventenne, comun- que, Alan Turing aveva esordito con uno scritto che apportava un sostan- ziale miglioramento a una memoria di Von Neumann — forse il più grande matematico del nostro secolo — e indirizzato i suoi interessi verso il campo più astratto della logica matematica. Dopo la pubblicazione del classico Principia Mathematica di Whitehead e Russell, che intendeva presentare in modo coerente e defi- nitivo i fondamenti di questa disci- plina, il tedesco Hilbert era andato a riposo nel 1930 lasciando ai suoi col- leghi tre scottanti domande sui fon- damenti logici della matematica che esigevano ancora una risposta. Ave- va chiesto Hilbert se tutte le asser- zioni matematiche potessero essere dimostrate vere o false, se si potesse dimostrare che era impossibile otte- nere falsi risultati seguendo corretti principi matematici e, infine, se esi- stesse un modo corretto per dimo- strare se una asserzione sia vera o fal- sa. Secondo Hilbert tutte le risposte avrebbero dovuto essere positive ma il cecoslovacco Godei aveva subito dimostrato che esistevano "teoremi" di cui non si poteva asserire se fosse- ro veri o falsi e, di conseguenza, il suo responso sui primi due quesiti era stato negativo. Restava ancora da risolvete il terzo e Alan Turing, a ventitré anni, pubblicando una me- momento nel quale i sottomarini del Reich riuscivano a silurare quasi la metà della flotta mercantile inglese il cifrario tedesco, basato sulla utiliz- zazione della macchina a cilindri "Ultra" il cui prototipo era stato mandato dai partigiani polacchi a Londra, era stato decifrato dal grup- po ditetto da Turing e Churchill era stato finalmente messo in grado di conoscere con anticipo tutte le mosse dei nazisti. E Turing era divenuto l'eroe dei laboratori di Bletchley do- ve giungeva spesso a piedi, dopo aver percorso correndo i venti chilo- metri che lo separavano dal quartier generale di Londra. A guerra finita Turing era tornato tare la sua esperienza negli Stati Uniti. Alan Turing, messo da parte, aveva rivolto i suoi interessi verso le ricerche sulla intelligenza artificiale aprendo, anche in questo campo, nuove prospettive. Grazie alla cosid- detta "prova di Turing" il principio della superiorità dell'uomo sulla macchina finiva per essere messo in dubbio anche se le sue teorie veniva- no accolte da molti con scetticismo. Il suo contributo veniva comun- que riconosciuto ufficialmente con l'assegnazione dell'Ordine dell'Im- pero Britannico al decifratore del co- dice segreto tedesco e con la sua no- mina a Fellow della Royal Society, la più alta istituzione scientifica della L'uomo di Turing di Gianfranco Corsini ]. David BoltER, Turing's Man. Western Culture in the Computer Age, The Universi- ty of North Carolina Press., Chapel Hill 1984, pp. 264, $8.95. '7/ manifesto del nuovo ordine elettronico delle cose è stato una memoria ("Sui numeri calcolabili ") pubblicata dal matematico e lo- gico A. M. Turing nel 1936. Turing ha defini- to la natura e i limiti teorici delle macchine logiche prima che un solo computer program- mabile venisse costruito ". E da quel momen- to siamo entrati in una nuova èra. Questa è la tesi fondamentale del libro di David Bolter, un umanista professore di letterature classi- che all'università della Carolina del nord, nel quale si analizzano le conseguenze delle grandi trasformazioni tecnologiche di cui sia- mo testimoni. Secondo Bolter, al pari dell'orologio o della macchina a vapore, il calcolatore elettronico costituisce un elemen- to caratterizzante della nostra epoca (così co- me nell'antichità era stata la ruota del vasoio) e ci costringe a ride finire noi stessi e la nostra società in un quadro referenziale del tutto nuovo. Secondo Bolter "l'uomo di Turing rappresenta la più completa integrazione di umanità e tecnologia, di artefice e artifatto, che si sia mai verificata nella storia delle cul- ture occidentali.., Costruendo una macchina che pensa come un uomo, l'uomo stesso si ri- crea e si definisce come macchina ". Si ripete, insomma, ciò che accade nella mitologia gre- ca con la storia di Pigmalione e Galatea, o ciò che è accaduto ai tempi di Cartesio e di La Mettrie quando gli uomini erano stati para- gonati ai meccanismi di un orologio. Questa metafora, in realtà, ha sopravvissu- to fino ai giorni nostri ma secondo Bolter essa viene adesso completamente sostituita da quella del computer. Dopo un lungo excur- sus storico sulla funzione "caratterizzante" delle varie tecnologie, Bolter analizza le ca- ratteristiche della rivoluzione elettronica ma soprattutto insiste sull'impatto che essa dovrà avere nel nostro modo di vivere e di pensare. Dopo Turing non saremo più gli stessi — così come McLuhan ci ha detto sul dopo Guten- berg — ed al pensiero della scuola canadese sulle comunicazioni si ricollega (alpari di Ha- velock e di altri) anche il classicista Bolter preoccupandosi di identificare quale possa es- sere il ruolo dell' umanista all'interno della nuova realtà tecnologica. Secondo lui siamo al punto d'arrivo di una cultura che gradualmente ha portato "all'estremo la divisione tra il naturale e l'ar- tificiale". Si tratta dunque di "definire un nuovo rapporto con la natura attingendo alle migliori qualità della tecnologia elettronica "; ma si tratta soprattutto "di trovare il modo di riportare la storia nel mondo del computer " rifiutandosi di abbandonare le macchine nel- le mani dei tecnocrati-programmatori, so- prattutto "nel momento in cui stiamo per as- sistere al trasferimento del sapere da un me- dium all'altro ". Siamo dinanzi ad un 'altra grande trasformazione, come quelle avvenute con il passaggio dalla oralità alla scrittura e al- la stampa. Senza piangere sulla fine del libro, dice in sostanza Bolter, facciamo buon uso dello strumento che gli succede. E l'uomo di Turing potrebbe essere addirittura migliore di quello di Gutenberg. moria sui "numeri calcolabili con una applicazione dell'Entschei- dungproblem" di Hilbert, provava l'esistenza di numeri che non pote- vano essere calcolati aggiungendo un terzo "no" a quelli di Godei. I fondamenti della matematica etano così stati scossi una volta per sempre. Lo stesso risultato era stato rag- giunto anche dall'americano Church per una via totalmente diversa ma il grande merito di Turing consiste nell'avete inventato, per dimostrare il suo assunto, una "macchina" di estrema semplicità capace di calcola- re automaticamente il risultato di qualsiasi calcolo matematico. Que- sta macchina, costruita solo sulla cat- ta, era il prototipo del moderno cal- colatore. La "macchina di Turing" — come oggi tutti la chiamano — era in realtà la matrice del moderno computer. La seconda guerra mondiale aveva interrotto l'attività di Turing ma il suo genio matematico era stato mes- so al servizio degli alleati quando gli aveva permesso di scoprire il segreto del codice tedesco "Enigma". In un alla sua macchina e non aveva tarda- to a scoprire l'importanza dei calco- latori elettronici per gli sviluppi del- la futura tecnologia. Più che le loro applicazioni pratiche lo interessava- no, tuttavia, le loro capacità teoriche che sembravano imitare quelle della mente umana. E sulla base del deci- fratore "Delilah", da lui inventato a Bletchley, si era dedicato alla pro- gettazione del primo grande calcola- tore elettronico "Ace" imparando perfino a costruire da sé alcune delle sue principali componenti. Aveva perfino abbandonato Cambridge per trasferirsi a Manchester dove esi- stevano condizioni migliori per la realizzazione del suo progetto, ma più tardi era stato costretto dalle dif- ficoltà a rinunciare. Dopo la collabo- razione tra matematici e ingegneri del periodo bellico l'atmosfera si era rifatta ostile per chi, come lui, rifiu- tava le convenzioni della società in- glese. La stessa rivalità tra inglesi e americani nel campo dei calcolatoti aveva raggiunto uno stato di altissi- ma tensione tanto è vero che anche Von Neumann aveva finito per por- Alan Turing si suicidasse ingerendo una mela intinta nel cianuro di po- tassio. Era difficile per i più comprende- te le ragioni di questo gesto, tanto più che alla condanna giudiziaria non si era associato l'ostracismo del mondo scientifico, tanto è veto che perfino la Royal Society non aveva ritenuto opportuno escluderlo dal noveri dei suoi membri, e il suo bio- grafo odierno sembra trovare una ri- sposta nella onestà intellettuale e morale di Turing al di sopra di ogni altra possibile motivazione. Ma il merito essenziale della ricostruzione di Hodges risiede soprattutto nella sua capacità di fondere gli elementi privati della vicenda umana di Tu- ring con l'esame dettagliato della sua evoluzione intellettuale e la esposizione minuziosa del suo straordinario contributo alle scienze matematiche. Hodges, fra l'altro, non ha soltanto consultato tutti i do- cumenti esistenti sulla vita e l'atti- vità di Turing — che non ha mai in- contrato — ma ha raccolto lui stesso una vasta documentazione negli ar- chivi del King's College, oltre a stu- diare con grande competenza tutta la produzione scientifica di Turing discutendone a lungo con coloro che lo avevano conosciuto o avevano la- vorato con lui. Non si poteva fare di più per restituire alla storia della scienza moderna il capitolo poco no- to della impresa intellettuale di Alan Turing. □ Gran Bretagna. Turing aveva soltan- to 38 anni e il suo spirito inquieto lo spingeva di nuovo in altre direzioni spostando i suoi interessi verso la biologia e lo studio della crescita delle cellule dal punto di vista mate- matico. Era convinto di essere ormai vicino alla dimostrazione matemati- ca di come in molti fenomeni biolo- gici i cosiddetti numeri della serie di Fibonacci abbiano un molo essen- ziale, quando improvvisamente la sua vita è stata sconvolta dalla trage- dia. Un piccolo furto, legato ai suoi rapporti omosessuali, aveva teso im- provvisamente pubblico quello che fino ad allora era stato soltanto pri- vato, ed aveva messo in movimento i pregiudizi correnti e i meccanismi della legge provocando una condan- na evitabile soltanto con una "cura" ormonica che lo aveva reso impoten- te alterando tutti i suoi equilibri biologici. Né gli era stata di aiuto una terapia psicoanalitica servita, probabilmente, a chiarire il com- plesso rapporto con la madre ma non ad evitare che il 7 giugno 1954 TRANCHIDA EDITORI 20154 milano - corso como, 5 Edgar Lander BELA LUGOSI biografia di una metamorfosi presentazione di Gianfranco Manfredi «Biografia intelligente e raffinata che rivela... un'indubbia conoscen- za del cinema e dei modi del rac- contare.» (D.G., L'Indice) «...niente di meglio che questo ele- gante, appassionato e trasgressivo saggio di Lander». (R.B., Viva Milano) «...filmografia esauriente con brivi- do incluso» (S. Quai, Linus) «...questo libro così conciso, esatto e fantastico...» (B. Zapponi, L'Espresso) «L'acutissimo Edgar Lander...» (D. Gabutti, II Giornale) «A raccontarci l'affascinante car- riera di Bela Lugosi... è Edgar Lan- der...» (n. Orengo, Tuttolibri La Stampa) _nelle migliori librerie___