Interroghiamo i testi di Franco Brioschi AA.W., Letteratura italiana 3, Le forme del testo (I. Teoria e poesia, II. La prosa), Einaudi, Torino 1984, pp. XX-1198, Lit. 60.000 + 50.000. La Letteratura italiana diretta da Alberto Asor Rosa giunge con que- sto terzo volume a un appuntamen- to cruciale: le forme del testo, quale punto di arrivo e di partenza di ogni operazione critica degna del nome. Appuntamento davvero cruciale, so- prattutto se si considera l'impianto complessivo dell'opera, che pro- grammaticamente sostituisce alla dialettica chiusa, alla teleologia mo- nodirezionale della storia letteraria una strategia fondata su tagli tema- tici trasversali, invitandoci a rivisita- re la gran mole del nostro patrimo- nio letterario attraverso una pluralità di punti di vista. Ma appunto per ciò, dopo i due volumi dedicati a In- tellettuali e potere e Produzione e consumo, questo incontro con le strutture retoriche, stilistiche, for- mali, con le proprietà insomma che si direbbero più intrinseche del testo letterario, ci conduce ora a un ideale centro d'equilibrio. Come scrive Asor Rosa nella sua Premessa (p. XVI), "esso rappresenta, in un certo senso, la chiave di volta dell'intero sistema e, al tempo stesso, la tangi- bile dimostrazione che utilizzare cri- ticamente un concetto come quello di testo non solo è legittimo ma può dar luogo ad una pratica interpreta- tiva sul piano empirico ed analitico ricca di risultati e tutt'altro che astratta". E su questo terreno, del resto, che nella Letteratura italiana prende cor- po quella proposta di cooperazione tra metodologie e tradizioni critiche diverse (dalla marxista alla formali- sta), in cui possiamo riconoscere la sua stessa ragion d'essere. Proprio una siffatta saldatura teorica rende possibile una nuova articolazione della materia, rispondendo così alla sempre più urgente necessità di ri- fondate una pratica storiografica na- ta con l'Ottocento romantico e or- mai orfana della cultura filosofica ed estetica che l'aveva generata. Una cosa è dunque sicura: l'im- presa editoriale promossa da Asor Rosa ha se non altro (e non è poco) il merito di rendere a tutti evidente l'orizzonte di problemi in cui, vo- lenti o nolenti, ci troviamo ad opera- re. Anche solo per questo, come provvidenziale rimescolamento delle carte, l'operazione si giustifica da sé. Detto ciò, è ovvio che poi, quanto al valore dei risultati, non si potrà giu- dicate se non caso per caso, come in ogni impresa collettiva. Né dovremo sorprenderci se il tutto possa lasciate una qualche impressione di provvi- sorietà: difficilmente si raggiunge una compiuta coordinazione tra in- tenzioni e riuscita là dove ci si accin- ge a indagare dimensioni di ricerca così vaste, impegnando su una scala di sistematicità strumenti di analisi pur affinati da una ormai lunga spe- rimentazione. I problemi posti da questo terzo volume vanno tuttavia un po' oltre. Anche qui, naturalmente, è dovero- so segnalare alcuni saggi di grande rilevanza: a cominciare da Retoriche e poetiche dominanti (pp. 5-339) di A. Battistini ed E. Raimondi, una ri- costruzione della teoria e della prassi retorica dal Medioevo ai nostri giorni che regge degnamente il confronto con i pochi precedenti paragonabili pet ampiezza di respiro (si pensi, per tutti, alla leggendaria Europàische Literatur und latinisches Mittelalter di Curtius), e che introduce maesto- samente al seguito. Non meno rile- vante in assoluto è lo studio di M.L. Altieri Biagi sulle Forme della co- municazione scientifica (pp. 891-947): tema largamente inesplo- rato, e che ciononostante trova qui una sistemazione ammirevole, desti- nata con ogni probabilità (nonostan- te le cautele dell'autrice in proposi- to) più ad orientare le indagini futu- re che non ad esserne corretta. Ma è proprio la presenza di un saggio di tal genere, e così persuasivo, a sug- gerire alcune considerazioni di ordi- ne generale. Molto opportunamente, e con grande efficacia, l'Altieri Biagi sot- tolinea infatti lo spessore formale e retorico che, lungi dall'appiattirsi univocamente in una pura funzione referenziale, anche il discorso scien- tifico esibisce in modo assai più per- vasivo di quanto spesso si creda. Sia- mo insomma lontani, per nostra for- tuna, da quell'insulsa interpretazio- ne del famoso schema di Jakobson che riduce la differenza tra discorso scientifico e discorso letterario all'in- titesi tra funzione referenziale e fun- zione poetica. Ma è interessante os- servare che, se anche una coinciden- za di tal sorta trovasse corrisponden- za nella realtà, quantomeno come ideale regolativo, la questione si fa- rebbe semmai anche più incalzante. Noi possiamo legittimamente soste- nere, ad esempio, che dopotutto, quando una disciplina scientifica raggiunge uno stadio normale, il suo linguaggio tende ad essere caratte- rizzato da una trasparenza simbolica pressoché priva di ogni figuralità non immediatamente funzionale, e che questa caratteristica tenderà a conservarsi anche nelle fasi successi- ve di tipo rivoluzionario. Resta inte- so, tuttavia, che un siffatto linguag- gio rappresenta la conseguenza di una strategia cognitiva (in cui pro- priamente consiste la specificità del- la scienza) e non viceversa. Una teo- ria fa uso di formule, però non basta mettere insieme delle formule per avete una teoria. Con ogni evidenza, le condizioni rilevanti che tendono tale un discorso scientifico vanno cercate altrove che nel linguaggio di cui si serve. Ebbene, non diversamente la spe- cificità della comunicazione lettera- ria si affida, certo, a procedure e tec- niche di linguaggio almeno in parte peculiari. Ma tali forme del testo so- no a loro volta il risultato di un pro- cesso che le modella: un processo in cui sono attivamente coinvolti fatto- ri eterogenei (pratici ed estetici, sto- rici e antropologici), che pet essere extralinguistici non cessano per que- sto di essere pertinenti. E il nesso si fa tanto più stringente, quanto più i vincoli esterni (un orizzonte d'attesa fortemente convenzionato, o un'en- fasi risentita sull'autonomia dei fatti artistici) si determinano in strutture testuali specializzate fino all'idiosin- crasia. Insomma, come le forme del- la comunicazione scientifica riman- dano alla successione e all'alternan- za di diverse strategie cognitive, così il tema affrontato da questo terzo volume, nel suo complesso, non può non rimandare parallelamente ai te- mi affrontati in altri volumi dell'opera. Naturalmente, la finalità espressi- va che istituzionalmente impegna lo scrittore assegna poi un molo centra- le ai dati di linguaggio in cui via via quel processo genetico si è variamen- te realizzato. Tale molo discende dalla stessa natura antropologica della comunicazione letteraria, e ciò senza dubbio alcuno giustifica pie- namente la funzione di chiave di volta attribuita da Asor Rosa a Le forme del testo. Qualche chiarimen- to va però fatto, a proposito di que- sto appello ai testi che ne è il motivo ispiratore. In primo luogo, sarà bene precisa- re che qui in realtà non sono ovvia- mente i testi il vero argomento del discorso: sono semmai i generi lette- rari, gli istituti metrici, le categorie stilistiche, le figure e i modi del rac- conto. Nulla di male (e, del resto, è proprio quanto il titolo ci promet- te). Va anzi detto che una fenome- nologia così generosa e storicamente ordinata colma una lacuna assai gra- ve, fornendo un repertorio critico aggiornato e attendibile del patri- monio di forme che i nostri scrittori hanno elaborato lungo una tradizio- ne millenaria. Ma deve essere chiaro, a scanso di equivoci, che qui il con- cetto di testo finisce per operare in direzione, per così dire, centrifuga piuttosto che centripeta. Centrali so- no alcune proprietà dei testi, non i testi nella loro presenza individuale. L'operazione è, ripeto, più che le- gittima, anche se il modo in cui vie- ne condotta risente di qualche squi- librio. Fa uno strano effetto, ad esempio, che l'intera trattazione della poesia italiana (pp. 347-620) si affidi esclusivamente a tre studi (pe- raltro assai pregevoli) di metrica, più un saggio su Temi, topoi, stereotipi, che analizza (sia pure su un piano di esemplarità paradigmatica) il topos della bellezza (ne sono autori, ri- spettivamente, A. Menichetti, G. Gorni, M. Martelli e G. Pozzi). C'è qualcosa che non funziona se, in questo modo, tutto quello che ve- niamo a sapere della Divina Com- media è che si tratta di un poema in terza rima. Certo, qui il tema è la terza rima, si capisce, non la Divina Commedia-, e anch'io, se è per que- sto, sono interessato alla terza rima. Si aggiunga che, nella loro prospet- tiva di storia letteraria sub specie rhetorica, Battistini e Raimondi de- dicano pure brevi ma preziose pagi- ne, appunto, alla Divina Comme- dia, nonché alle altre opere capitali della nostra poesia. Ciò non toglie che le cose vanno sicuramente me- glio alla prosa: la quale, oltre ad av- valersi dell'equanime attenzione de- gli stessi, può contare su un più comprensivo impianto storico-tipo- logico come quello adottato nei due bei saggi di A. Tartaro su La prosa narrativa antica (pp. 623-713) e di Asor Rosa su La narrativa italiana del Seicento (pp. 715-57). Un discorso a parte meriterebbe inoltre il notevole contributo di P. De Meijer {Laprosa narrativa moderna, pp. 759-847), che fa originalmente ricorso alle ca- tegorie narratologiche messe a punto dalla critica strutturale e semiotica, mettendone a fuoco la storia interna quale risulta, nei testi successiva- mente esaminati, dai mutamenti progressivi del sistema letterario. Su- scita bensì qualche perplessità il pri- vilegiamento di una linea avanguar- distico-sperimentale, che finisce per sacrificare esperienze tutt'altro che trascurabili anche solo sotto il profi- lo narratologico: basti pensare all'opera di Elsa Morante, il cui no- me neppure è registrato nell'indice S> novità Varsavia occupata, Roma città aperta: l'Europa in fiamme è il drammatico scenario di questo racconto in cui la storia si fonde con la vicenda autobiografica. Vittorio Segre STORIA DI UN EBREO FORTUNATO Il racconto in prima persona di un uomo alla ricerca delle sue radici, che è anche analisi sociale e psicologica della società ebraico-italiana dal Risorgimento alle più attuali tematiche del conflitto arabo-israeliano. EDITORIALE FABBRI. BOMPIANI. SONZOGNO, ETAS sram CTPREDICHE DI FRA RVBERTO WLGHAREà