L'INDICE ■■dei libri del meseH 11 brodo primordiale di Pier Carlo Marchisio FRED HOYLE, L'universo intelli- gente, Mondadori, Milano 1984, Trad. dall'inglese di Giovanni Paoli e Roberto Morelli, pp. 256, Lit. 30.000. L'uomo si chiede da sempre che cosa sia e da dove venga la vita. La prova che a questo interrogativo non è stata ancora data una risposta sod- disfacente sta nel fatto che, con ca- denza regolare, uomini di pensiero tentano di riesaminare le poche cer- tezze e i moltissimi dubbi che stan- no alla base del problema. Fred Hoyle è l'ultimo in ordine di tempo a tentare un'analisi globale del problema vita e lo fa dall'angolo visuale dell'astronomo. Ciò rende le sue idee nuove e stimolanti ma non per questo esenti da critiche soprat- tutto se considerate nell'ottica del biologo. La prima domanda che l'uomo si pone è se la vita abbia avuto origine in un momento definibile o sia sem- pre esistitita. E impossibile, al no- stro livello di conoscenza, rispondere in maniera convincente a questo in- terrogativo. Da sempre l'uomo tenta di farlo rifugiandosi nel trascenden- te. Se ci si attiene tuttavia alle cogni- zioni razionali in nostro possesso le domande sul problema vita vengono drasticamente ridimensionate e scomposte in quesiti minori. Alcuni quesiti sono di questo ti- po: "la vita sulla Terra è esclusivo appannaggio del nostro pianeta?", "può la vita provenire da altri mon- di?", "esistono altrove condizioni di vita simili o diverse da quelle esi- stenti sulla Terra?". Scienza e fanta- scienza hanno tentato in tutti i modi di portare contributi più o meno fondati a questi quesiti ma non ne è scaturita alcuna prova formale. Altri quesiti minori pongono pro- blemi di natura chimica o fisica e si chiedono se i nostri attuali concetti sulle regole che governano la mate- ria siano in grado di spiegare l'origi- ne della vita. Il merito di avere af- frontato per primi, su basi rigorosa- mente scientifiche, il problema dell'origine della vita sulla Terra va al biochimico russo Oparin e al fisio- logo inglese Haldane che, nel '24 e nel '29 rispettivamente, posero le basi per una fioritura di studi speri- mentali. Molti di questi studi, prin- cipalmente quelli condotti dai chi- mici americani Miller e Calvin negli anni '50-'60, dimostrarono come le condizioni ambientali presunte esi- stenti sulla terra 3-4 miliardi di anni fa potessero favorire la sintesi di molte molecole biologiche che forni- scono i mattoni di costruzione della materia vivente. Questi dati non dimostrano anco- ra che la vita si originò spontanea- mente dal "brodo primordiale" esi- stente sul pianeta in ere geologiche così lontane ma costituiscono la base per costruire una teoria basata sulle proprietà adattative delle molecole biologiche. Non si deve dimenticare che proprio negli anni '50-'60 au- mentavano a dismisura le conoscen- ze sulle proprietà di molecole venti- ci di informazione come proteine e Dna e sulle caratteristiche autorepli- cative del Dna stesso riconosciuto co- me il depositario dell'informazione genetica. Ai biologi andava e va tuttora be- ne l'idea che le primissime forme di vita possano essere il frutto di un lunghissimo processo di autoassem- blaggio molecolare governato da in- terminabili sequenze di tentativi "prova-errore". Sostanzialmente queste idee si adattano bene al nuo- vo darwinismo che riconosce nelle molecole informazionali una nuova base concettuale per verificare su ba- si rigorose la teoria dell'evoluzione. Tutte queste idee vengono riesa- minate da Hoyle e confutate su basi matematiche. Ecco uno degli argo- menti. Tutti ricordano il cubo di Rubile che imperversava nelle mani di tutti qualche anno fa. Orbene, se la soluzione del gioco fosse affidata ad un ragazzo con gli occhi bendati, non in grado cioè di valutare la con- gruenza dei colori delle singole fac- ce, la probabilità di soluzione del gioco sarebbe di un caso su cinquan- ta miliardi di miliardi e cioè una vol- ta su 5 x 10". Questo compito ri- chiederebbe qualcosa come 1.350 miliardi di anni e cioè circa trecento volte l'età presunta della Terra. Hoyle sostiene che questa sarebbe più o meno la frequenza statistica con la quale una molecola biologica avrebbe potuto originarsi nel caos del "brodo primordiale". Se si consi- dera che una cellula animale contie- ne ed utilizza, anche se discontinua- mente, 200.000 diverse proteine, la probabilità di origine spontanea di una cellula sarebbe su queste basi veramente impossibile. L'argomento di Hoyle è certa- mente espresso in maniera convin- cente da brillante divulgatore quale è. Non è nuovo tuttavia. Già Halda- ne molti anni fa e, successivamente, Dixon e Webb avevano analizzato il problema ed erano giunti più o me- no alle stesse conclusioni. Hoyle tra- scura tuttavia un punto che potreb- be ribaltare l'intero concetto e cioè che le molecole biologiche sono do- tate di un'enorme flessibilità e capa- cità di adattamento reciproco. Quando Hoyle sostiene l'estrema improbabilità statistica che un enzi- ma, dotato di un sito attivo capace di riconoscere altre molecole in ma- niera perfetta, si sia originato su ba- se probabilistica, ignora (o trascura volontariamente) il fatto che le pro- teine (gli enzimi non sono altro che proteine) sono dotate di una gran- dissima capacità di adattamento re- ciproco. Per un biologo è normale pensare che le proteine non siano ri- gidi cubetti ma che possano modifi- carsi ed adattarsi entro certi limiti ai partner che trovano nel loro ambien- te. Per un astronomo, abituato a pensare nei termini rigidi delle leggi che regolano l'universo, questo è un concetto difficile da comprendere. Se si pensa tuttavia in termini di ca- pacità di adattamento chimico delle molecole, l'argomento statistico vie- ne fortemente indebolito e rimane suggestiva l'idea che le 200.000 pro- teine delle nostre cellule provengano da una lunga storia di prove fallite e tentativi riusciti di adattamento che si iniziò nel "brodo primordiale" presente sulla calda superficie della Terra alcuni miliardi di anni fa. Non esistono prove certe dell'ori- gine della vita dal "brodo primor- diale"; solo argomenti derivati da esperimenti di laboratorio. Perfino Francis Crick, uno dei padri della struttura del Dna, trova difficile credere integralmente alla teoria della evoluzione molecolare conti- nua. Ma, se questo non è, quale al- tra spiegazione si può opporre? Fred Hoyle oppone la sua teoria che lo vede da molto tempo apostolo indiscusso. Alla concezione neo-to- lemaica della biologia ufficiale che vede nel nostro pianeta l'unica culla del fenomeno vita, Hoyle oppone la concezione neo-copernicana che propone la vita come fenomeno con- naturato con l'intero Universo. A questo concetto tenta di fornire pro- ve che ritiene almeno altrettanto va- lide di quelle dei suoi oppositori. Devo dire subito che tali prove non sono affatti più convincenti. Se la vita prende origine fuori dal- la Terra questa deve venirvi portata in qualche modo. Secondo Hoyle il veicolo è rappresentato da corpi co- smici di dimensioni variabilissime come meteoriti e comete. In effetti, si sa da una ventina d'anni che in certe meteoriti si trovano inclusi cor- piccioli che hanno molte caratteristi- che di forme semplici di vita come batteri o virus. Questi corpi sono si- milissimi a forme fossili rinvenute sulla Terra in stratificazioni geologi- che antichissime. Fin qui nulla di strano. Ammettiamo pure che la forma degli oggetti trovati li possa far classificare come batteri o virus. Manca tuttavia qualsiasi prova che queste ipotetiche forme viventi pos- sano avere alimentato la vita sulla Terra contribuendo ad essa con ma- teriale genetico esogeno. Ammettendo la realtà di questi dati, e gli argomenti portati sono convincenti, si può semmai desume- re che tracce di sistemi viventi analo- ghi a quelli rinvenuti sulla Terra possano essersi originati indipen- dentemente in altri mondi. Non cre- do che nessun biologo, anche il più acceso neo-tolemaico, possa onesta- mente escludere che forme di vita si- mili alla nostra possano essersi origi- nate autonomamente in altri sistemi planetari della nostra o di altre ga- lassie. Manca invece qualsiasi prova che il continuo bombardamento di micrometeoriti al quale è sottoposta la Terra possa aver portato vita auto- noma qui da noi. In questo gli argo- menti di Hoyle sono nuovamente debolissimi. Egli sostiene che virus o batteri resistenti alle condizioni estreme esistenti nello spazio cosmi- co possano essere piombati sulla Ter- ra dopo aver resistito al calore gene- rato dall'attrito con l'atmosfera ed essersi adattati ad essa fino a genera- re forme di vita sempre più comples- se. Se il biologo accettasse questa premessa come un articolo di fede, si potrebbe anche pensare che la vita abbia avuto in epoche lontanissime un contributo informativo di tal ge- nere. Ciò che non si può credere, sulla base delle nostre conoscenze sulla struttura comparativa dei geni nelle varie specie animali, è che il contributo di un pool cosmico di ge- ni alimenti tuttora la continua evo- luzione della vita sulla Terra. Non è questa la sede per discutere 1 ' organizzazione dell' informazione genetica, il software dei sistemi bio- logici; non esiste tuttavia alcun argo- mento per pensare a trapianti conti- nui di quanti di informazione di- sgiunti dalla struttura generale dei nostri geni. Se così fosse, sarebbe difficile capire il perché e il come certi geni che controllano funzioni di base della organizzazione della vi- ta siano così conservati in specie molto distanti dal punto di vista fi- logenetico. Un altro punto della teoria di Hoyle che mi riesce difficile da capi- re è quello in cui egli tenta di spie- gare l'origine cosmica delle malattie infettive umane. Come epidemiolo- go Hoyle rasenta il grottesco e si lan- cia in teorizzazioni sulla diffusione delle malattie che dimostrano la sua scarsa preparazione medica. Nessu- no pretende che un astronomo sap- pia anche di medicina (ciò valeva forse secoli fa), ma assorbire serena- mente il concetto che le malattie in- fettive derivino da una pioggia co- smica di microrganismi che colpisco- no a caso l'ignara umanità è vera- mente troppo. Spallanzani e Pasteur si metterebbero a ridere ed altrettan- to farebbero oggi fior di epidemiolo- gi che, con oscuro e rigoroso lavoro, tentano di dare una logica alla diffu- sione dei mali che affliggono l'uo- mo. In sintesi, il capitoletto di epi- demiologia getta seri dubbi anche su altri argomenti sviluppati nel libro con maggiore serietà. Il corollario ovvio della teoria co- smica dell'origine della vita è l'ipo- tesi che forme di vita intelligente esistano al di fuori del sistema sola- re. Come ho già detto, nessun biolo- go sensato si sente di escludere una simile eventualità. Anche Hoyle se ne rende conto e dedica un intero capitolo del suo libro agli Ufo ed alla ricerca di prove dell'esistenza di forme aliene di intelligenza. Sforzo che, come si sa, non ha avuto finora alcun successo. L'esplorazione del cosmo con mezzi di comunicazione radio incontra difficoltà pratiche e concettuali enormi. Ancora più dif- » Mensile della Cooperativa Nuovo Sapere Scienza Esperienza Il «giornale» scientifico italiano che cerca per voi le informazioni sugli effetti sociali della produzione scientifica; vi offre le riflessioni di ricercatori, docenti, operatori sui problemi della scienza in rapporto alla salute, all'ambiente, alle tecnologie, agli armamenti; vi aggiorna sulle discussioni scientifiche in corso nel mondo; vi conduce lungo i sentieri affascinanti o perversi della fantascienza. In tutte le edicole e nelle migliori librerie Per un anno (11 numeri) L. 40.000 - l'abbonamento può partire da qualsiasi mese Per abbonarsi inviare un assegno bancario intestato a Cooperativa Nuovo Sapere, via Valtellina 20, 20159 Milano ABBONATEVI A OCCHI APERTI Per un anno (11 numeri) L. 40.000 - l'abbonamento può partire da qualsiasi mese Per abbonarsi inviare un assegno bancario intestato a Cooperativa Nuovo Sapere, via Valtellina 20, 20159 Milano