r INDICE ■■dei libri del meseH Finestra sul Mondo Una letteratura da scoprire Making It New: Contemporary Canadian Stories, a cura di J. Metcalf, Methuen, Toronto 1983, pp. 258; The Penguin Book of Canadian Short-Stories, a cura di Wayne Grady, Penguin Books, Harmondsworth 1983, pp. 456; Nineteenth Century Canadian Stories, a cura di Da- vid Arnason, Tecumseh, Ottawa 1983, pp. 212. Il racconto ha avuto uno sviluppo straordinario nei paesi oltremare di lingua inglese, a cominciare dagli Stati Uniti dove, nella sua forma moderna, è nato con E. A. Poe; ma è in Canada che se ne avverte oggi tut- ta la vitalità, sia per la diffusione (è l'ideale per i mass media, e il Cana- da secondo MacLuhan è il paese dei mass media) che per il livello di in- venzione e di scrittura. Forse per la brevità che gli impone una struttura lineare (ma non semplificata), forse per la connessa tensione che mira a produrre un effetto istantaneo (ma non epidermico), lo scrittore cana- dese lo sceglie come uno strumento tra i più efficaci per esplorare e dare forma al proprio mondo che è, non si dimentichi, un mondo che si sco- pre man mano che si modella e si realizza. Al racconto dedicano pagi- ne vigorose narratori che si sono già affermati con i romanzi: è il caso di Matt Cohen, famoso per i romanzi del "ciclo di Salem", che ora pubbli- ca un nuovo volume di racconti ( Cape'Le Dog, Toronto, 1983); è il caso di Margaret Atwood, poetessa e autrice di ottimi romanzi, che pub- blica il suo secondo libro di racconti ( Bluebeard's Egg, Toronto, 1983). Ma alcuni tra i maggiori scrittori di oggi devono la loro fortuna a questo genere; Mavis Gallant, ad esempio, una cui vasta scelta di racconti è in Home Truths, (Toronto, 1982) è da molti giudicata la migliore scrittrice di narrazioni brevi; insieme a Alice Munro ( Who Do You Think You Are?, 1978), fine analista di vite fe- minili; insieme a Jack Hodgins ( Spit Delaney's lsland, 1976) con- vinto che "la sua isola [Vancouver, la scena dei suoi racconti] possa diveni- re un'isola mitica"; insieme a Ma- rian Engel ( Inside the Easter Egg, 1981). Così oggi alcune antologie possono proporre una "linea canade- se" del racconto, rivalutandone le origini nell'Ottocento, da Susanna Moodie a Stephen Leacock. E una vera sorpresa per il lettore scroprire tra le pieghe della forma letteraria e bozzettistica ottocentesca i prodromi di quello che sarà il racconto del No- vecento, a cui avranno collaborato anche Cechov e la Mansfield, Mau- passant e Henry James, Anderson e Hemingway, che lo scrittore canade- se riesce ad assimilare con naturalez- za e piegare alle esigenze di scenari imprevedibili. Margaret Atwood, Interlu- nar. Oxford University Press, To- ronto 1984, pp. 104. Giunta al suo decimo libro di poesia, Margaret Atwood, che co- minciò a scrivere giovanissima alla fine degli anni cinquanta (è nata nel 1939), e si è trovata alla testa di una generazione nelle lotte del decennio successivo, gode ora della sua piena maturità d'artista, alimentata dalle ormai costanti incursioni nella narra- tiva (ultime, il romanzo Bodily Harm, 1981, e i racconti di Blue- beard's Egg, 1983). Il verso, già ta- gliente come schegge di vetro, si è fatto più denso e più articolato, i te- mi si sono venuti isolando, filtrati dal tempo: l'uovo perfetto del suo universo mitico si è come dischiuso ai fatti della storia (si vedano le poe- sie ispirate all'azione di Amnesty In- ternational, di cui Atwood è un'ac- cesa sostenitrice, nella precedente raccolta). Aspetti di polemica fem- minista, come pure il suo antiameri- canismo, erano già stati individuati in passato, ma venivano a trovarsi avviluppati in una ricerca d'identità esistenziale per cui gli elementi dell'attualità ricevevano appena un rilievo simbolico. La fortunata esplo- razione di una tematica canadese, sottesa a tutta la sua opera come un immenso correlativo oggettivo, s'identificava con un mitico viaggio di scoperta delle terre del subconscio in un passato collettivo, che era al tempo stesso alle origini del paese e della vita. Tutti questi motivi, con le tipiche antinomie che li sorreggono, ritornano in lnterlunar, a cominciare di Alfredo Rizzardi dall'interesse per il mito (riappaiono Persefone, Orfeo e Euridice, mentre un'intera bellissima sezione è dedi- cata al Serpente), per i luoghi attra- versati (il viaggio) e per la scienza, divenuta un punto di riferimento fisso, sia tematico che linguistico. IRVINGLAYTON, The Gucei Bag. Mosaic Press, Oakville-New York-London 1984, pp. 142. Prezioso come il manufatto indi- cato nel titolo che si staglia sul rosso lucido della copertina interrotto dal- la fotografia di un elegante borsello di Gucci inchiodato alle assi della porta di casa (un simbolo del piacere del materialismo, un talismano con- tro i vampiri del consumismo), l'ul- timo libro di versi del famoso poeta di Montreal ripropone, con l'usuale violenza moltiplicata dal contrasto, i temi portanti e ossessivi della sua poesia — sessuali, politici, razziali, col suo caratteristico linguaggio dis- sacrante e ironico. "Il poeta scopre (scoperchia) il proprio inferno", dice nella prefazione. "Il mio è il mondo borghese col suo disprezzo per la bellezza, per la giustizia, per la ve- rità, pet la compassione". Convinto che la poesia che dura nel tempo sia un'intersezione del personale e dell'universale e, "a un livello più immediato, del privato col sociale", Layton affronta le repressioni e i condizionamenti in cui vive l'uomo moderno (a est o a ovest, non impor- ta) con la passione di verità e l'ener- gia visionaria del profeta, iscriven- dosi nella tradizione di Blake, Whit- man, D.H. Lawrence. Per molti an- ni Layton ha fatto impallidire il suo "paese presbiteriano" con le sue de- scrizioni di eventi sessuali, franca- mente erotiche ma avvolte in un in- volucro satirico che le trasforma in momenti cruciali di una polemica senza quartiere. "Nei loro impertur- bati padiglioni gli dei sanno che la più matura saggezza cade al solo toc- co di saldi seni, al lungo brivido del- le cosce", ed è attraverso questa breccia che Layton immette una de- mistificata (sia a livello personale che sociale) consapevolezza dell'uo- mo. Stupisce la inalterata vitalità di questo poeta ormai settantatreenne che unisce alla corposità visionaria una sottile intelligenza satirica e un'abilità straordinaria nell'usare linguaggio e ritmi; stupisce soprat- tutto l'inesausta creatività: The Gucci Bag contiene 122 poesie, ed è, a conti fatti, il suo quarantacinque- simo libro. Robert Kroetsch, Alibi, Stod- dart, Toronto 1983, pp. 240; Lawrence Garber, Sirens & Graces, Stoddart, Toronto 1983, pp. 314, David Helwig, A Sound Like Laughter, Stoddart, Toronto 1983, pp. 230. I tre romanzi di autori così diversi hanno in comune un tono scanzona- to e colloquiale, personaggi ribaldi e divertenti, una totale franchezza di rapporti sessuali: quasi una comune ansia di evasione nell'irresponsabi- lità, nel picaresco, nel divertimento erotico che li colloca inevitabilmente in questo scorcio degli anni ottanta. Con tutto ciò raccontano storie, av- venture di uomini e donne vivi, au- tentici, ignorando (sembrerebbe) il diaframma letterario, anche nella forma dell'ossessione del metaro- manzo che rende stucchevoli tanti narratori europei e americani. Le- land Garland, il protagonista di Si- rens & Graces, è stato definito il più fedele erede di Tom Jones; i suoi viaggi e la sua storia d'amore con la studentessa italiana ne rivelano l'in- timo idealismo. I quattro personaggi creati da David Helwig, figure di- messe e comuni lievitate dall'ironia e dall'umorismo, riescono, alle prese con la fortuna avversa, a dare un'im- magine di un universo assurdo. Il protagonista di Alibi è inviato dalla sua padrona alla ricerca della fonte termale perfetta, e viaggia dal Cana- da in Portogallo, in Grecia, sempre alla ricerca, tra un incontro sessuale e l'altro, del luogo di eterna rigene- razione. Dei tre autori, tutti al di so- pra della media, Robert Kroetsch è quello che riesce (quasi completa- mente in questo romanzo, con mag- gior naturalezza e convinzione nel precedente The Studhorse Man ) a realizzare l'ambizione di una scrit- tura "mitica", dove figure, oggetti, paesaggi quotidiani assumono for- ma universale e permanente. Ma Kroetsch è poeta di valore (sei rac- colte, con il bellissimo Seed Catalo- gne williamsiano), autore di roman- zi e di saggi apprezzati; la sua tetra è l'Alberta, nel Canada occidentale, dove la storia è completamente azze- rata, la civiltà tecnologica avanzata si sovrappone alla natura selvaggia, e la scrittura alle prese con il mondo nuovo deve considerare la tradizione come una preistoria totalmente assi- milata. Una riserva di narrativa A questo punto resta solo da chiedersi se i nostri editori siano a conoscenza della vasta riserva di ottimo materiale che oggi si può trovare in Canada, sia di lingua inglese che francese. Dal silenzio che domina da sempre sui volumi di prosa e di poesia sembrerebbe di no. Miglior fortuna ha avuto la saggistica, dove Northrop Frye, Marshall McLuhan, J.K. Galbraith (ma quanti sanno che sono canade- si?) sono ampiamente tradotti e diffusi. La più grave lacuna è il romanzo. Lo scrittore ca- nadese ha il coraggio di affrontare il romanzo tradizionale perché ha un rapporto comples- so, viscerale con la società in cui vive: ogni ro- manzo è una scoperta del suo mondo, del suo rapporto con gli altri, e qualsiasi forma im- pieghi, il suo romanzo sarà, come lo definisce la Atwood, socio-realistico. Per limitarci alla linea narrativa di lingua inglese, Bear (1977) di Marian Engel è, al tempo stesso, una straordinaria avventura in un paese scoperto palmo a palmo con il corpo, ed un racconto di iniziazione simbolica: la donna che j 'inna- mora dell'orso nello splendido paesaggio set- tentrionale in realtà è 1'autore-lettore che pe- netra la terra sconosciuta e affascinante in cui vive: come scrisse la Atwood in Survival (1972), "il Canada è uno stato di coscienza ". Come, dunque, possono ignorare i nostri edi- tori Stone Angel (1964) di Margaret Lauren- ce, forse uno dei più compiuti romanzi del nostro tempo, o la trilogia di Deptford di Ro- bertson Davies, con quel romanzo d'apertu- ra, Fifth Business (1970), considerato da Northrop Frye un vero capolavoro? Come ignorare la risonanza internazionale di Mar- garet Atwood di cui fu tradotto anni fa un ro- manzo, La donna da mangiare (Bompiani), mentre restano inaccessibili al nostro pubbli- co opere più complesse e celebrate, come Sur- facing (1972) e Lady Oracle (1976)? E ancora: The Wars (1977) di Timothy Findley, The In- vention of the World (1978) di Jack Hodgins, The Studhorse Man (1970) di Robert Kroet- sch, e tanti altri ancora, sono romanzi che a metà degli anni ottanta potrebbero avere la stessa funzione di quel "ritorno del Mayflo- wer ", che durante la seconda guerra mondia- le, nutrì una generazione giovane di narratori con le opere di oltreoceano. Per quanto riguarda la letteratura anglo- fona, leggermente diversa è la situazione del- la poesia, che possiede un pubblico più ri- stretto ma anche più impegnato: il maggiore, forse, tra i poeti canadesi viventi, Irving Lay- ton, è stato pubblicato da Einaudi (11 freddo verde elemento, 1974), da Lerici (In un'età di ghiaccio, 1981), daPiovàn (Le poesie d'amo- re, 1983); mentre l'editore Bulzoni, nella bella collana diretta da P. A. Jannini e Sergio Zoppi, dopo averci dato ottime versioni con testo a fronte di Gaston Miron, Roland Gi- guere e P.M. Lapointe, inizia a pubblicare al- cuni tra i maggiori poeti di lingua inglese, co- me A. M. Klein (Poesie, 1984), tradotto da A. Di Stefano e presentato da Claudio Gorlier, ed ha in corso di stampa le Poesie di Margaret Atwood. Sì deve concludere che, grazie all'intensa attività di studio e ai convegni promossi dalla Associazione Italiana di Studi Canadesi che ha fruttato finora alcune vaste raccolte di saggi di storia, di letteratura fran- cofona e dì letteratura anglofona (per que- st'ultima, si ricordano Canada: L'immagina- zione letteraria, 1981; Canada: Testi e Conte- sti, 1983; Canada: The Verbal Creation, 1985, tutti pubblicati dall'editore Piovàn), il tempo è ormai maturo perché questi autori escano dall'ombra forzata in cui li si è tenuti per tanto tempo. (a.r.)