N 3 LINDICF ras 33 ■ dei libri delmeseHI comprendere i problemi strutturali della nostra economia. In verità, co- me ho dimostrato altrove, uno degli effetti dell'avvento del capitalismo consumistico è stato quello di rende- re del tutto inadeguata la distinzio- ne marxiana tra struttura e sovra- struttura: alcuni processi che un tempo potevano considerarsi sovra- strutturali, o comunque indipen- denti dal funzionamento del sistema economico, oggi dipendono dalle leggi (sincroniche e diacroniche) che definiscono la struttura, nel senso marxiano del termine, o sono co- munque a queste leggi associati. E viceversa. Valga l'esempio su cui si sofferma Salvati: l'autunno caldo certamente non si può spiegare sulla base dei dati relativi alla struttura. Forse la lacuna più grave dell'im- portante contributo di Salvati è il mancato approfondimento degli aspetti — diciamo così — sovrastrut- turali. Non pretendo certo di fare in poche pagine quello che Salvati non ha potuto fare in centonovanta pagi- ne. Mi limiterò a sollevare una serie di temi su cui la riflessione dovrebbe portarsi. Il sistema socio culturale italiano si caratterizza non solo per i partico- lari rapporti che si sono stabiliti tra il sistema politico (lo Stato in partico- lare) e la borghesia, ma anche per la composizione e la distribuzione spa- ziale della classe operaia, e per le va- rie culture e sottoculture che caratte- rizzano i ceti medi italiani. Solo stu- diando queste peculiarità si può in- tendere le caratteristiche specifiche dei nostri due grandi partiti di mas- sa, la De e il Pei, il contrasto tra la loro ideologizzazione e la loro prassi politica, ispirata a un pragmatismo fortemente condizionato dalle esi- genze elettoralistiche. La conoscenza del nostro sistema socio culturale ci può aiutare ad intendere perché, esauritosi il miracolo — per le ragio- ni che indica Salvati —, si siano ma- nifestate quelle forme più o meno consapevoli di collusione perversa, che hanno finito per essere favorite proprio dal carattere variegato dell'elettorato sia della De che del Pei, e dalle impostazioni meramente pragmatiche e alquanto miopi delle loro politiche. Pur con tutte le cau- tele che occorre adottare quando si usano questi termini (che come si è visto sono sempre meno adatti ad in- terpretare gli elementi, le caratteri- stiche strutturali e l'evoluzione dei moderni sistemi socio economici) possiamo dire che durante il miraco- lo economico ha prevalso la struttu- ra. L'avvento del consumismo e l'in- serimento dell'Italia nel sistema eco- nomico mondiale ha ridato fiato al mercato e vita al sistema capitalisti- co. Non si può dire che la spinta sia venuta dall'azione della classe ope- raia, che ha purtroppo cercato, es- senzialmente, di trarre vantaggio da questi sviluppi (abbiamo già ricor- dato più sopra il carattere funzionale che ha assunto la differenziazione salariale nella promozione del siste- ma consumistico). Anche la crisi del '63, come fa notare Salvati, sembra portare acqua al mulino di chi affer- ma che decisive, anche per spiegare la dinamica salariale e il potere dei sindacati, sono le caratteristiche strutturali dell'economia. Si tratta però di un'economia troppo variega- ta (con diffuse caratteristiche preca- pitalistiche) per poter essere inter- pretata con i modelli elaborati in ba- se allo studio delle economie capita- listiche classiche. Ed invero è parso ben presto che il mercato del lavoro italiano presenta caratteristiche pe- culiari, che sono state in effetti og- getto di studi ragguardevoli (da Pa- ci, Meldolesi, Frey e Vinci). Nel pe- riodo '63-'73 è la sovrastruttura a ri- prendersi la rivincita. Non solo per la genesi e le implicazioni dell'au- tunno caldo, ma anche per i tentati- vi di creare, se non un nuovo blocco sociale, nuove convergenze socio po- litiche. È in questo periodo — a par- tire dalle politiche di Malagodi — che hanno inizio i processi che met- teranno in crisi, attraverso i crescenti deficit di bilancio, il sistema finan- ziario pubblico. E in questo periodo che, proprio per la riduzione del tas- so di crescita dell'economia, diventa sempre più difficile mediare tra i va- ri interessi. E non a caso è in questo periodo che si comincia a parlare di rendita anche da parte di coloro che dalla crescita delle rendite (e di certi trattamenti economici dell'alta bu- rocrazia che rivestivano allora alcuni dei caratteri della rendita) si erano nel passato avvantaggiati: i primi clienti potenziali dei nuovi beni di consumo durevoli sono stati i ceti medi avvantaggiati dalle rendite. Restano da spiegare per questo periodo le ragioni del fallimento della programmazione. Chi analizza questo problema non può non sotto- scrivere alcune pagine particolar- mente interessanti dell'opera di Sal- vati sulla scarsa efficienza della no- stra burocrazia e sulle deficienze di capacità manageriale. Ma egli deve anche riflettere sul rapporto tra Sta- to e borghesia, tra Stato e classe la- voratrice e sul ruolo dei partiti in rapporto alle caratteristiche sum- menzionate del nostro sistema socio culturale. Non gli sarà allora difficile intendere gli atteggiamenti contrad- dittori che di fronte al progetto della programmazione hanno preso sia le forze confindustriali sia quelle sin- dacali; la "libertà" dei tecnici chia- mati a collaborare alla programma- zione (assai maggiore di quella che avevano i tecnici in altri paesi), che si associava però alla loro quasi totale irrilevanza politica; la condotta ef- fettiva dei partiti, che hanno finito per servirsi della programmazione per accentuare la politica clientelare e assistenziale. In effetti le collusioni perverse, cui abbiamo fatto cenno, andavano creando vaste emarginazioni (basti pensare ai giovani cui è di fatto ne- gato l'inserimento nel sistema). Il pericolo che con esse si accentuassero le tensioni sociali è stato allontanato appunto dalle politiche assistenziali- stiche, cui hanno contribuito, sia pure in misura diversa e con riferi- mento a aree sociali in parte diverse, i vari partiti di governo e anche i maggiori partiti di opposizione. Nel 1974 scoppia il fatto struttu- rale della crisi energetica. Si apre un periodo obiettivamente ambiguo della nostra politica. È in questo pe- riodo che appare sempre più eviden- te l'impossibilità di mantenere stret- tamente associate la politica assisten- zialistica del governo e le strategie collusive perverse delle parti sociali. Non è possibile nei limiti di questa nota analizzale le cause del falli- mento della politica di solidarietà ■nazionale e le ragioni che hanno poitato agli attuali tentativi di re- staurazione. Questi tentativi, inve- ro, sembrano incontrare alcuni o- stacoli strutturali. Il primo è il ca- rattere variegato della nostra bor- ghesia e la sua incapacità di identifi- carsi nello Stato. Bastano le cronache dei tentativi — ad opera di Visentini in particolare —, solo parzialmente riusciti, di rendere più civile, ancor prima che economicamente efficien- te, il nostro sistema fiscale. Il secon- do è lo stato della nostra cultura eco- nomica. Il terzo è la crescente debo- lezza del sindacato, diviso al suo in- terno e non ancora del tutto consa- pevole dei problemi che la crisi ha aperto. Questi tre ostacoli spiegano il particolare orientamento della po- litica di restaurazione. L'obiettivo della restaurazione è la riduzione dei salari reali (o quanto meno il blocco della loro crescita), piuttosto che l'aumento della produttività. Per questo bisogna rendere sempre più debole il sindacato. Lo Stato deve poi favorire le industrie che esporta- no, anche a costo di creare costi o ostacoli allo sviluppo di altre attività (per questo è sempre più penalizza- to il settore dell'edilizia). Se sarà ne- cessario si svaluterà la lira: un'occa- sione per riprendere il confronto con il sindacato. Vi sono in verità impre- se che puntano all'aumento della produttività. Ma poiché le loro poli- tiche non si inseriscono in una stra- tegia globale del sistema, i vantaggi per la singola impresa o per il settore non si traducono in altrettanto co- spicui vantaggi per il sistema, che ri- sente delle politiche assistenzialisti- che con cui si debbono neutralizzare alcuni effetti delle ristrutturazioni selvagge. A questo punto è opportuno che mi fermi. Non perché sia arrivato al- la fine dell'argomentazione. In ve- rità è solo l'inizio. Dall'analisi del passato e della situazione attuale possiamo e dobbiamo infatti indivi- duare quali sono i problemi con cui dobbiamo confrontarci. Che sono politici prima che economici. Ma il discorso che dovremmo incomincia- re andrebbe ben al di là degli obiet- tivi e dei tempi concessi a queste an- notazioni. Le riflessioni fin qui svol- te possono però bastare — io penso — a dimostrare l'attualità del dibat- tito che Graziani ha sollevato su questa rivista. Mi auguro che il libro di Salvati susciti un dibattito ancora più ampio. Einaudi Jean-Paul Sartre, Freud • Una sceneggiatura L'avventura della nascita della psicoanalisi raccontata da Sartre. « Supercoralli », pp. iv-353, L. 26 000. Ernst H. Gombrich L'immagine e l'occhio Pittura, fotografia, caricatura, cartografia, manifesti: la psicologia della rappresentazione pittorica in un'altra fondamentale serie di ricerche di Gombrich. « Saggi », pp. xi-378, L. 43 000. Vincenzo Consolo, Lunaria Una favola dell'autore de II sorriso dell'ignoto marinaio, un apologo che ha il ritmo e la grazia di un « divertimento » mozartiano. «Nuovi Coralli», pp. v-93, L. 8000. Nico Naldini Vita di Giovanni Comisso La riscoperta di un protagonista del Novecento italiano, un ritratto d'artista attraverso le sue amicizie. « Saggi », pp. vin-316, L. 26 000. Antiche storie e fiabe irlandesi A cura di Melita Cataldi. Racconti mitologici, epici e fiabeschi del mondo celtico. « I millenni », pp. xn-233, L. 33 000. Il teatro italiano V. Il libretto del melodramma dell'Ottocento Tomo terzo. A cura di Cesare Dapino. Introduzione di Folco Portinari. L'ultimo dei tre volumi di una preziosa storia del libretto da Rossini, Bellini e Donizetti all'epoca post-verdiana. «Gli struzzi», pp. Lxvt-33r, L. 26 000. Wilfred Owen, Poesie di guerra A cura di Sergio Rulini. La piti significativa esperienza poetica nata dalla Grande Guerra. «Collezione di poesia», pp. xxxv-r6i, L. 9500. Luisa Mangoni Una crisi fine secolo La cultura italiana di fine Ottocento di fronte all'avvento della società di massa e ai nuovi problemi delle scienze sociali. « Paperbacks », pp. XI-234, L. 20 000. Storia d'Italia Le Regioni dall'Unità a oggi La Calabria A cura di Piero Bevilacqua e Augusto Placanica. I caratteri originali, gli assetti sociali, il territorio, l'agricoltura e l'industria, la classe politica: un nuovo modo di leggere l'identità di una regione. Già pubblicati: Il Piemonte e II Veneto. pp. xv-960, L. 85 000. Rivista di Storia economica Febbraio '85 Diretta da Gianni Toniolo. pp. 166, L. 13 000. EDIZIONI LAVORO J.P. Windmuller, A. Gladstone Le organizzazioni degli imprenditori Il primo esame comparato delle attività, struttura e fun- zionamento delle associazio- ni degli imprenditori, del ruo- lo che svolgono nel rappre- sentare gli interessi della classe imprenditoriale nei confronti' di governi, partiti politici, dei sindacati dei la- voratori. Cesos Le relazioni sindacali in Italia Rapporto 1983-84 patrocinato dal Cnel Un anno di fuoco al vaglio di questo nuovo Rapporto. Inol- tre, le assemblee organizza- tive di Cgil e Uil; il contratto dei metalmeccanici; le ri- strutturazioni tecnologiche e le nuove relazioni sindacali nell'editoria. A. Lamberti, M. Zazza Fare informazione Uno strumento per quanti in- tendono realizzare prodotti editoriali di sufficiente livel- lo professionale. Come si im- pagina, come si intervista, come si fa un'inchiesta. Tut- te le informazioni utili sugli aspetti redazionali, grafici e tipografici. André Gorz La strada del paradiso L'agonia del capitale 2a edizione «Lavorare meno per vivere meglio» e un «reddito garan- tito» sganciato rial lavoro sa- lariato sono obiettivi non più utopici. Un libro d'attualità che Gorz ci presenta con la consueta dose d'arte provo- catoria. Edizioni Lavoro Via Boncompagni 19 Roma Tel. 4951885/4746420