2 L'INDICE , ■■dei libri del mesebh s> e della sua debolezza profìtta la madre, finanziandogli, per liberarsene, una spedizione alla ricerca di cibi esotici e di un Divino Confettiere su cui egli ha sentito vaghe allusioni. Molte avventure lo attendono, e infine l'incontro coi Magi. Ma egli giungerà troppo tardi a Betlemme, occupato a imbandire un banchetto per i poveri bimbi di una tribù mentre altrove Erode fa sgozzare altri, più piccoli bambini. Nel suo peregrinare finisce a Sodoma, regno del sale, e per un gesto di generosità è condannato a trentatre anni di miniera. li sente parlare di un predicatore di cui gli è riferito il Discorso della Montagna: uno che moltiplica pani e pesci, che trasforma l'acqua in vino. Quando verrà liberato e correrà alla sua ricerca, giungerà ancora una volta troppo tardi. Nella locanda dell'ultima cena, potrà tuttavia nutrirsi del pane e del vino rimasti: "dopo essere stato l'ultimo, il perpetuo ritardatario, per primo aveva ricevuto l'eucaristia". Gli altri Re, molto prima di lui, avevano comunque trovato ciò che cercavano; Gaspare vede Gesù, simile a ogni uomo, negro come lui, (e d'altronde, gli dice Melchiorre, Adamo non vuol forse dire "terra ocra"?); Melchiorre trova la soluzione al dilemma "immagine-somiglianza" e la possibilità di una nuova arte; Baldassarre fonda una comunità di uomini liberi la cui legge sarà l'amore. Fiaba-leggenda-mito s ' intrecciano nel romanzo con risultati indubbiamente felici. Credo che la differenza da II re degli ontani e Le meteore, così sovraccarichi e corruschi, gonfi, eccessivi nel loro tentativo di mescolare tragedia e sublime, tenerezza e orrore, sia determinata da qualcosa di molto semplice: Tournier non si è, credo, convertito al cristianesimo né ha rinunciato alla sua ricerca di solarità attraverso le strade contorte e nere del profondo dell'uomo e della storia, ma ha però rinunciato a una morbosità che ha troppo spesso inficiato la sua opera. Ha operato una sorta di repressione; ha in qualche modo depurato il suo progetto, sia nel senso di liberare le storie da affastellamenti di effetti e di risvolti in definitiva intellettualistici, sia nel senso di dare come termine della ricerca sua (e dei suoi personaggi) il sacro, in una visione tutto sommato gioiosa. E che tuttavia si afferma nella repressione: è la rinuncia a qualcosa che permette di ottenerne una più lineare e di maggior valore, e non il contrario. Tournier sembra insomma aver indirizzato i suoi investimenti libidici in una direzione sia pur superficialmente religiosa, e essersi per questo liberato della pe- santezza dei libri precedenti ottenendone in cambio una lievità (una grazia) che gli permette di valorizzare le sue qualità come raramente prima. La sua è una sapiente rivisitazione di simboli e miti generici, e non così connotati e stradetti come quello dell'orco (insieme Hitler e Uomo-Madre, San Cristoforo) o dei gemelli o altri affini (nei racconti). In Tournier tutto nel mondo resta simbolo e parabola, ha detto un suo esegeta di cui non ricordo il nome, ma qui simboli e parabola sono meno oscuri, la tanto cercata solarità riesce a dispiegarsi senza i freni del gioco storico (e il collaborazionismo e il nazismo del Re degli ontani) e le costrizioni faticose derivate da assunti faticosi (l'Uomo-Madre, i gemelli di Le Meteore). Tournier ricorre anche qui alla sua vasta cultura, ma rinuncia alla propensione per l'ibrido decadente, di sublime e orrore, su cui tanti altri prima di lui sono scivolati e caduti (penso al Pasolini di Porcile, per esempio), e ne ottiene in cambio una vivacità in cui il tanto che resta di bizzarro (per esempio, al paese del sale, al paese dei sodomiti) appare necessario alla parabola, ne favorisce l'espressione invece che opprimerla. In Francia, Tournier è molto amato dai lettori e poco dagli intellet- tuali "d'avanguardia". È vero: è un autore in definitiva consolatorio, più abile che convinto, che ha trovato il modo di divulgare al pubblico di massa un menù raffinato di ingredienti vari e non tutti farina del suo sacco. Ma la sua cucina è ricca e, almeno nel caso di Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, più che gradevole. In tempi recenti, non troppo dopo l'uscita del romanzo, un regista italiano si è cimentato coi Re Magi in Cammina cammina..., Ermanno Olmi. Il suo era un buon film che non ha avuto nessun successo. La lettura della leggenda che egli offriva non era fatta per consolare nessuno: i Magi erano gli intellettuali, di tutti i tempi e paesi, che di fronte alla paura di Erode arretrano e tradiscono. E tuttavia la gradevolezza di questo romanzo (basata su una grande capacità di narrazione di lontana ascendenza orale, come si conviene a un vangelo da mille e una notte, a una leggenda astorica e atemporale, e su una fantasia in grado di cogliere nei posti meno ovvi la sua ispirazione) è accettabile: proprio perchè controlla le sue ambizioni e si libera del bric-à-brac magniloquente delle provocazioni e dei tuffi compiaciuti nel Mito e negli Assoluti. n dell'idillico che la cultura occidentale aveva accumulato nei secoli, sono lì travasate, ma non si tratta del paradiso terrestre: soltanto "sembrano " quelparadiso. I due scritti più importanti del Vespucci sono il Mundus Novus e la cosidetta Lettera al Soderini. Ne ha curato ora la stampa (insieme alle due lettere a Lorenzo di Pierfrancesco de ' Medici) Mario Pozzi, inaugurando la nuova collana (Oltramare) di Serra e Riva dedicata a viaggiatori italiani. Edizione filologicamente valida (non se ne discosta di molto l'edizione "critica" uscita contemporaneamente presso Mondadori, per cura di Luciano Formisano: una splendida edizione numerata, in quarto, in caratteri bodoniani, riservata a bibliofili, visto anche il prezzo, 460mila lire), sulla quale si può tranquillamente e seriamente lavorare. Perché, in genere, le edizioni dei viaggiatori sono spesso filologicamente sospette. Spesso travisano la lettera del testo. La questione di Vespucci poi e quasi come la questione omerica. Molti hanno sostenuto che quei testi non sono tutti di Vespucci (c'è chi addirittura s'è chiesto se Vespucci sia veramente esistito). Sappiamo che gli stampatori cinquecenteschi furono spesso disinvolti nel plagiare, imitare: poco scrupolosi specie pei testi di viaggio. Il Mundus Novus, stampato forse a Firenze nel 1503 o nel 1504, e la Lettera al Soderini, pur non totalmente attendibili a causa di troppi disinvolti interventi editoriali, sono comunque composti certamente dì materiali vespucciani autentici. Ce ne sono le prove linguistiche (la questione degli ispanismi), che qui per brevità non produco. E che manipolazione editoriale ci sia stata lo provano le prime righe della citata Lettera, quando si ammette (e non l'avrebbe certo ammesso l'autore) che le cose saranno "con barbaro stile scripte e fuora d'ogni ordine di humanità ", cioè studia humanitatis. Erano testi "popolari", che non interessavano soltanto i ceti tra- dizionalmente consumatori di sapere scritto, ma un altro pubblico assetato di notizie, e quelle notizie voleva in fretta, subito ed aggiornate: i mercanti, cittadini che vogliono tenersi aggiornati su quello che sta avvenendo al di là dei mari, e trarne anche divertimento, e per curiosità disinteressata, interessi fanta-stico-letterari per cronache intorno a una natura incognita, insolita, sorprendente, stupefacente. Quei libri non hanno veste editoriale imponente. Sono edizioni dimesse. E un buon affare editoriale stamparli in fretta. Si spiega allora anche la disinvoltura della lingua, fuor del canone dell'eleganza. Anche la rarità di presenze nelle biblioteche è indice non di prodotto per una élite, ma di popolarità estrema del manufatto. Della Lettera al Soderini a stampa risultano superstiti non più di cinque copie in tutto il mondo. Ma uno scritto del Vespucci divenne un best-seller, il Mundus Novus, di cui non si conosce traccia del testo originale italiano. La versione latina è ristampata in poche settimane a Venezia, Parigi, Augusta, Norimberga, Anversa, Colonia, Strasburgo, Ro-stock, ed ha in tre anni non meno di dodici ristampe, e traduzioni in tedesco, e fiammingo. E ritradotta in italiano nel 1507, cinque ristampe tra il 1508 e il 1519, e ritraduzione ancora in latino, e tedesco, francese. Insomma, nel giro di cinquant'anni, almeno cinquanta edizioni. Tra i testi e manoscritti superstiti Mario Pozzi s'è mosso con sicurezza, regalandoci un 'edizione preziosa. costa&nolan Kalisky Louvet Sigrid Willems Teatro belga contemporaneo Michel Vinaver Teatro minimale Hubert Damisch Teoria della nuvola Per una storia della pittura Gillo Dorfles La moda della moda Leon Battista Alberti Apologhi ed elogi presentazione di Luigi Malerba Pontormo Il libro mio presentazione e illustrazioni dì Enrico Baj Edizioni Costa & Nolan Genova Via Peschiera 21 tel. (010) 873888/9 Distribuzione Messaggerie Libri- È in librerìa TRANSIZIONE bimestrale di cultura e politica n. l/'85 della nuova serie di Problemi della Transizione Sommario: Giorgio Ghezzi, Sindacati e partiti della sinistra di fronte al decreto / Francesco Galgano, Riforma dell'impresa e partecipazione dei lavoratori / Giuseppe Campos Venuti, Casa e urbanistica: deregulation o riformismo / Lucio Montanaro, Efficienza del sistema sanitario nazionale e formazione degli operatori / Gianfranco Pasquino, Le riforme istituzionali come precondizione della giustizia sociale / Salvatore Veca, Socialismo e liberalismo / Paolo Trombetti, Le recenti leggi sulla nuova disciplina della custodia cautelare e sulle nuove competenze penali / Giuseppe Berta, Azione collettiva e cittadinanza sociale: la prospettiva del movimento operaio / Giuseppe Ferrara, Scuola statale e scuola privata / Giuseppe Campos Venuti, Rinnovamento e continuità nella politica urbanistica bolognese. Un fascicolo L. 8.000 - Abbonamento annuo (6 fascicoli) L. 40.000 - Versamento su c.c.p. n. 11036407 intestato a Nuova Casa Editrice L. Cappelli, Via Marsili 9, 40124 Bologna. Redazione: Via San Vitale 13, 40125 Bologna.tel. (051) 231377/275449. , v v di st°2 ma g|!H Stone Si. setff a Silvano <-"oh- L • \jtv„ inter*®11 . „ cinibaldi. ° """Z^m fa*»* Qistn^Fuenze #