IN. 2 pag. 46| Informatica Vincenzo Tagliasco, Maria Teresa Torti (a cura di), Tecnologie ed Enti Locali. Atti del Convegno promosso dal Comune di Genova e dall'Anci Liguria, Siag, Genova 1984, pp. 445, Lit. 20.000. Convegni sull'informatica e le nuove tecnologie se ne fanno fin troppi, spesso ripetitivi o generici. Eppure sarebbe già epoca di bilanci e di riflessioni sulle esperienze passate. Quello realizzato nel febbraio 1983 dal comune di Genova e di cui il volume riporta gli atti, ha avuto soprattutto questo pregio. Come noto gli enti locali sono stati in questi anni tra i maggiori acquirenti di sistemi informativi. Insieme ai grandi utenti delle banche e alla pubblica amministrazione hanno rappresentato anche il principale mercato per i produttori di elaboratori e di software applicativo. Un bilancio politico però non l'aveva mai tentato nessuno. In questo volume invece si possono leggere — finalmente — delle analisi critiche rispetto all'uso improprio o al sottoutilizzo o agli sprechi di risorse che sono stati fatti. Grandi erano le aspettative, ma la resa sovente è stata modesta. Burocrazie e amministratori si sono spesso illusi che bastasse mettersi un computer in casa per risolvere gli arretrati e le inefficienze. In qualche caso invece il disordine è addirittura aumentato e anziché la famosa flessibilità si sono create nuove rigidità. E non si è trattato sempre di incultura burocratica. Anche l'informatica ha i suoi limiti, che possono essere vinti solo se al primo posto tornano i processi e le scelte politiche. (jf.c.) CENSIS, L'informatica nella società italiana/1984, Primo rapporto realizzato con il patrocinio della Finsiel, Franco Angeli, Milano 1984, pp. 257, Lit. 18.000. Si tratta del primo rapporto annuale che la finanziaria Finsiel, del gruppo Iri, ha commissionato al Censis. Così, ogni anno, verrà sfornato un nuovo quadro aggiornato sullo stato dell'informatica italiana, la sua penetrazione nel pubblico e nel privato, le aspettative che genera e le modificazioni che induce. Di ricerche del genere effettivamente c'è bisogno, per ragionare del "nuovo" basandosi su dati di fatto e non su pure rappresentazioni sceniche (quando non propagandistiche). A disposizione degli studiosi infatti esistono in Italia fondamentalmente due soli altri strumenti, ovvero i rapporti annuali curati dalla Honeywell Information System Italia e dall'As-sinform. Il rapporto Censis (realizzato da un gruppo di lavoro coordinato da Michele Dau), usa una metodologia diversa dalle ricerche citate, avendo uno scopo prevalentemente qualitativo. Non guarda dunque soltanto al numero dei sistemi installati (ammesso che se ne possa fare una stima sensata, il che è tutto da discutere), ma piuttosto al loro utilizzo, alla cultura dei produttori e a quella degli utenti. Da qui la scelta di una tecnica a "carotaggio" che non esplora sistematicamente tutti i settori, ma per ognuno dei 14 individuati, scava a fondo attraverso interviste a "testimoni privilegiati" o questionari autosomministrati. Ovviamente quello che ne risulta non è tanto lo stato reale, la verità vera, quanto l'immagine che i testimoni ne hanno. Ma, dato che si tratta di osservatori situati nei punti cruciali della domanda e della offerta, i risultati sono comunque interessanti. (f.c.) Scienze John l. heilbron, Alle origini della fisica moderna, Il caso dell'elettricità, Il Mulino, Bologna 1984, trad. dall'inglese di Ferdinando Abbri, pp. 454, Lit. 40.000. La prima parte del libro si propone di portare alcuni contributi a una storia sintetica delle origini della scienza moderna, ad uso particolare degli studenti, che comprenda a pieno titolo l'elettricità, spesso omessa in molte altre opere. La seconda parte descrive invece le strutture istituzionali nelle quali operarono i primi fisici nei secoli XVII e XVIII (professori universitari, accademici, insegnanti indipendenti, Società dei Gesuiti), gli obblighi sociali che queste strutture comportavano, gli stipendi e le carriere che offrivano. La terza parte, infine, presenta il caso dell'elettricità e contribuisce a colmare una lacuna presente nella storiografia sulla nascita della scienza moderna, che si è concentrata prevalentemente sullo sviluppo della meccanica celeste e terrestre, interpretando in maniera fortemente riduttiva l'importanza che lo studio sperimentale dell'elettricità ebbe per la nascita di nuove idee scientifiche. (n.sa.) Werner Heisenberg, Fisica e oltre. Incontri con i protagonisti 1920-1965, Boringhieri, Torino, 1984, trad. dal tedesco di Marco e Dida Paggi, pp. 261, Lit. 25.000. In primo luogo autobiografia scientifica, quest'opera di Heisenberg può interessare tutti coloro che vogliono approfondire i rapporti tra la vita e l'opera di uno scienziato. L'autore, riportando i dialoghi tenuti con gli altri protagonisti della fisica contemporanea, riesce a conciliare l'aspetto biografico del libro con una riesposizione dei suoi principali spunti filosofici. Ci troviamo di fronte a concetti di particolare interesse epistemologico, già trattati più per esteso in altri saggi dello stesso autore, quali per esempio la definizione di "teoria chiusa" e i problemi relativi al linguaggio nella fisica moderna. Ma è proprio la compresenza dell'elemento autobiografico con quello filosofico-scientifico che caratterizza questo testo. Infatti, come si puntualizza giustamente nella prefazione, la scienza non si fonda solo sugli esperimenti ma anche su un costante dialogo tra i ricercatori che determina l'interpretazione dei risultati sperimentali. Un libro di questo genere, evidenziando quei fattori umani e in genere metascien-tifici che contribuiscono alla genesi di una scoperta scientifica, può rimediare a una carenza peculiare di quasi tutti i manuali che tendono ad ignorare ostentatamente questi elementi considerati non scientifici. (m./.b.) Werner Heisenberg, Oltre le frontiere della scienza, Editori Riuniti, Roma 1984, trad. dal tedesco di Silvia Buzzoni, pp. 205, Lit. 12.000. Il libro è costituito da una raccolta di conferenze e articoli scritti da Heisenberg tra il 1948 e il 1970; ciò, pur rendendo inevitabili alcune ripetizioni e una certa frammentarietà, presenta il vantaggio di dare la possibilità di seguire l'evoluzione del pensiero dell'autore in rapporto ai fenomeni storici contemporanei alla pubblicazione dei vari saggi; per esempio si trovano accenni al dopoguerra tedesco, alla corsa agli armamenti nucleari, alle nuove tendenze artistiche e alla contestazione giovanile del 68. Gli argomenti analizzati più a fondo sono quelli relativi ai mutamenti nel pensiero scientifico provocati dalla teoria della relatività e soprattutto da quella quantistica. Con la lucidità e la chiarezza che contraddistinguono il suo stile, Heisenberg traccia a grandi linee i punti fondamentali della fisica contemporanea e ne analizza le conseguenze epistemologiche nell'ottica della scuola di Copenaghen. L'autore, servendosi di un'ottima cultura storico-filosofica, sottolinea l'importanza del rapporto indissolubile che intercorre tra scienza e filosofia. La consapevolezza da parte di uno scienziato di quanto sia artificiosa la dicotomia culturale che separa le discipline umanistiche da quelle scientifiche è uno degli elementi di maggiore interesse di questo libro. Purtroppo, causa il dichiarato conservatorismo dell'autore, viene trascurata la critica agli aspetti più reazionari della metodologia scientifica classica, anche se essi vengono giustamente rilevati. (m./.b.) David Ritchie Il doppio cervello. Intelligenza artificiale e intelligenza naturale nell'era elettronica._ Comunità, Milano 1984, pp. 196, ed. orig. 1984, trad. dall'inglese di Aldo Mattirolo, _Lit. 18.000_ Il "doppio cervello" non e, come si potrebbe intendere dal titolo, quello destro/sinistro di cui oggi è tanto di moda parlare, invece è quello di silicio, ovvero il computer, che David Ritchie propone come ulteriore e imminente passo nella evoluzione umana. Nelle sue parole: "nelgiro di pochissimi (la sottolineatura è del recensore) anni potremmo assistere all'evoluzione di un doppio cervello, una sintesi di intelligenza umana e meccanica che ha la forza di entrambe e un potenziale di tanto oltre il nostro livello attuale quanto lo siamo noi rispetto a quello dì un gorilla o di uno scimpanzè ". Questa la tesi, enunciata fin dalle prime pagine. Un'idea che può sembrare peregrina^ ma che almeno andrebbe illustrata e documentata. Invece no. Tutto il volume di Ritchie (un pregevole divulgatore scientifico statunitense), parla d'altro. Salvo riproporre, giusto nel finale, l'immagine non si sa se fantascientifica o semplicemente ridicola di una scatola cranica con impiantati sulle tempie due aggeggi delle dimensioni di una presa stereo. Questo "salto evolutivo " sarebbe possibile grazie alla tecnologia emergente dei biochip, processori non fatti più di silicio, ma di materiale organico. Tutto il volume è un esempio classico di come certe volte sia pericoloso andare dietro a delle suggestioni letterarie, anche quando si studia e ci si documenta, come è tra l'altro il caso di Ritchie. Succede così che un libro assolutamente leggibile e talora anche godibile sia rovinato da una premessa e da delle conclusioni incongrue. Non vale dunque la pena di seguire l'autore nelle fantasie e nelle curiose idee — decisamente finalistiche — sull'evoluzione e su come è stato sfortunato Lamarck a essere frainteso. Meglio piuttosto godersi la storia della computer science che egli ci propone, attraverso le biografie, ricche di aneddoti e di curiosità sui grandi personaggi che l'hanno creata: Von Neumann, Wiener, Turing; oppure i capitoli finali sulle ricerche di intelligenza artificiale e sul dibattito in proposito. Anche qui basta non prendere troppo alla lettera le frasi più eclatanti: per esempio non è affatto vero che 'grazie a programmi come Eliza del Mit, già da più di un decennio calcolatori e uomini chiacchierano tra loro in inglese ". Proprio l'autore di Eliza, Joseph Weizen-baum, ha messo in guardia da interpretazioni entusiaste del suo programma originale. Ritchie cita, nella utile bibliografia ragionata delle ultime pagine, il libro di Weizenbaum, ma è come se non lo avesse letto. In sostanza è un libro che si può leggere con divertimento, ma che richiede una certa dose di incredulità. Ma è anche un'occasione sprecata, quando con gli stessi materiali e con lo stesso stile divulgativo, si poteva tenere un po ' di più ilfreno e aiutare i lettori a capire per davvero. (f.c.) Schede a cura di: Guido Armellini, Riccardo Bellofìore, Silvia Benso, Emira Bernieri, Marco Bouchard, Guido Carboni, Franco Carlini, Cesare Cases, Guido Castelnuovo, Francesco Ciafaloni, Maria Rita Cifarelli, Sergio Conti, Sara Cortellazzo, Franca D'Agostini, Mario Della Casa, Claudio Donzelli, Aldo Enrietti, Anna Elisabetta Galeotti, Daniela Giuffrida, Marco Guidi, Maria Luisa Jori, Peter Kennealy, Paola Lagossi, Martino Lo Bue, Diego Marconi, Enrica Pagella, Piero Palmeto, Roberto Panizza, Riccardo Passoni, Francesco Poli, Costanzo Preve, Massimiliano Raineri, Marco Revelli, Fabrizio Rondolino, Gianni Rondolino, Nanni Salio, Paolo San Martino, Nicola Santovito, Antonella Tarpino, Dario Tornasi, Piera Giovanna Tordella. Religione Dizionario storico del movimento cattolico in Italia. 1860-1980, volume III, Le figure rappresentative, 2 tomi, Marietti, Casale Monferrato 1984, pp. 1002, Lit. 120.000. Si conclude con questo terzo volume la pubblicazione del Dizionario storico del movimento cattolico, iniziata nel 1981 sotto la direzione di Francesco Traniello e Giorgio Campanini. Il disegno generale dell'opera, secondo uno schema che da una dimensione più generale discende man mano verso il particolare, presenta una certa organicità, che è certamente funzionale all'obiettivo di farne uno strumento molto utile di consultazione. Avviata con saggi critici dedicati ai problemi storiografici salienti e ai filoni più importanti del movimento, essa è proseguita con una rassegna biografica e bibliografica di 163 dei suoi principali esponenti, che comprende alcuni contributi di notevole pregio e rigore, e termina ora con i sintetici profili di più di 1200 personaggi scelti con criteri di rappresentatività. Questo vo- lume, che comprende anche un'appendice dedicata ai quadri dirigenti, ai congressi e alle attività politico-culturali del cattolicesimo italiano, è per certi aspetti quello che si avventura su un terreno più nuovo e inesplorato. Con poche eccezioni, la grande maggioranza delle brevi biografie è infatti dedicata a personalità di importanza essenzialmente locale, sinora spesso poco conosciute, delle quali viene offerto per la prima volta un panorama sufficientemente ampio, corredato tra l'altro di ricche informazioni bibliografiche e archivistiche. (g.c.j.)