N. 3 pag. 7 Non si vive di sola prosa dì Adriano Pennacini Primo Levi, Ad ora incerta, Gar- zanti, Milano 1984, pp. 78, Lit. 15.000. Il volume raccoglie sessantadue poesie che Primo Levi ha scritto dai 1943 al 1984; le prime ventisette, composte tra il '43 e il '74, furono pubblicate nel 1975 da Vanni Schei- willer, All'insegna del pesce d'oro, col titolo L'osteria di Brema. In quel volume l'ultimo componimento è del '74; in questo la nuova serie co- mincia dal '78 e conta fino al giugno '84 ben trentacinque componimen- ti; la frequenza è cresciuta moltissi- mo: da meno di una poesia all'anno a cinque. L'autore annota con scru- polo in calce ad ogni componimento la data del giorno in cui esso fu scrit- to; la notizia risponde non solo a vo- lontà di precisione storica e cronisti- ca, ma anche all'idea che la poesia colga ed esprima per l'eterno, cioè per la lunga durata, l'effimero e il quotidiano, e che, come Levi stesso scrive in una sorta di premessa, l'uo- mo soggiaccia ad intervalli irregolari e ad ora incerta, secondo un verso di S.T. Coleridge nella Ballata del vec- chio marinaio, al bisogno di espri- mersi in versi. Incertezza e imprevedibilità del poetare che da una parte rimandano al concetto antico di ispirazione, dall'altra alla convinzione che la composizione poetica alla luce della ragione sia un'attività innaturale. Ma quest'ora incerta è divenuta una stagione feconda alla quale è felice- mente approdata una vita iniziata e condotta nel segno dell'aspirazione a conoscere e a maneggiare le cose concrete. Nel Sistema periodico (1975) in più luoghi Levi ci ha informati sul si- gnificato da lui stesso attribuito al suo approccio alle scienze e alla chi- mica, sentita, quest'ultima, come via alla conoscenza, un mestiere di cose che si vedono e si toccano, che conduce al cuore della "Materia", che Levi studente amava, perché lo "Spirito" era caro al fascismo; e con- tro il fascismo l'antidoto erano chi- mica e fisica, perché chiare e distin- te, ad ogni passo verificabili, scevre delle vanità e delle menzogne pro- palate da radio e giornali. A questo atteggiamento si con- nette l'idea che scrivere sia realizzare nella pagina mediante la lingua l'esplorazione e la conoscenza delle persone e delle cose; l'ansia di una conoscenza semplice, certa, antireto- rica è confermata dall'importanza che Levi attribuisce alla manualità (le mani come strumento di contatto con le cose) nella teoria come nella pratica. Da questo punto di vista si deve apprezzare che abbia fatto stampare nel risvolto di copertina di questo libro una foto nella quale ap- pare davanti ad una figura in fil di rame da lui stesso fabbricata. Leggendo queste osservazioni e ri- flessioni nei racconti del Sistema pe- riodico, le consideravamo pertinenti alla prosa; ma già nel '75 (L'osteria di Brema) e ancor più oggi (Ad ora incerta) ci rendiamo conto che anche in poesia Levi esplora, riconosce e descrive con precisione e sicura niti- dezza gesti, sentimenti, pensieri, co- se e persone della storia umana pre- sente e passata, della cronaca natura- le (alberi e bestie), della propria vita di uomo e di scrittore. Come nelle prose così anche nei versi Levi perse- gue una dizione asciutta e sobria, usando il linguaggio consolidato della tradizione letteraria italiana nella produzione di poesie, come egli stesso dice, "un po' de- modées ", accessibili e capaci di in- teressare per i temi trattati, generali ed universali, un grandissimo nume- ro di persone. Le poesie di Primo Levi funziona- no, come egli stesso sa e scrive, nella maniera più tradizionale, trasmet- tendo idee mediante immagini, o suggerendo degli universali attraver- so i particolari del quotidiano. Ma vi è una realtà quotidiana, a cui per via diretta o indiretta Levi sempre ritor- na o fa ritornare i lettori: ed è l'espe- rienza del campo di concentramen- to, l'esperienza di Auschwitz: dalle prime poesie della raccolta (scritte Francesco Brunì L'italiano. Elementi di una storia della lingua e della _cultura. Testi e documenti Utet, Torino 1984, pp. 484 con % tav. fuori testo e una carta, Lit. 38.000, ril. Lit. 78.000. Il libro è diviso in tre parti. La prima segue la storia dell'italiano nelle sue tappe princi- pali: affermazione del volgare, unificazione della lingua letteraria nel Rinascimento, pro- blemi contemporanei. Un capitolo è dedicato al linguaggio dei semicolti. La seconda parte descrive il trapasso dal latino all'italiano e traccia un profilo dell'Italia dialettale. La ter- za (particolarmente innovativa) offre testi di tutti i tipi, ampiamente commentati, in ordi- ne cronologico, anche qui con una sezione di testi semicolti. La veste imponente conferma l'impressione di un 'opera sistematica, di con- sultazione, che invece vale al massimo per la seconda parte; il resto è centrato su problemi ed esempi scelti con molta libertà dal punto di vista della ricerca attuale (specie sociolin- guistica) e dell'autore, il quale esercita quin- di una dolce violenza cui volentieri si cede da- te le straordinarie capacità di analisi e di sin- tesi e la chiarezza dello stile. La conoscenza dei termini tecnici linguistici è invece spieta- tamente presupposta, mentre un loro dizio- narietto avrebbe facilitato la lettura dell'affa- scinante volume. (c.c.) Lrossessione del video dì Francesco Spera Andrea De Carlo, Macno, Bompiani, Milano 1984, pp. 231, Lit. 16.000. Una giovane giornalista televisiva e il suo operatore riescono a penetra- re di nascosto nella residenza di Macno, dittatore di un non ben pre- cisato paese, ottengono dallo stesso la promessa di un'intervista ed en- trano a far parte della sua strana cor- te di ministri, parassiti, guardie del corpo. Questo è l'inizio del romanzo di De Carlo, dove si racconta la bru- ciante relazione amorosa fra la bella giornalista Liza e l'affascinante mi- sterioso Macno, ancor giovane e ap- parentemente nel pieno dei potere. Tale vicenda tuttavia si sviluppa se- condo episodi prevedibili: Liza, così esteriormente sicura di sé, vive in at- tese palpitanti e patisce crisi di pian- to come qualsiasi fragile innamorata di tipo romantico, tenta generosa- mente di salvare Macno nel momen- . to cruciale del pericolo e si rifiuta di approfittare professionalmente dell'esperienza vissuta. Macno è in- vece roso dall'insoddisfazione e dal dubbio, fino a cadere vittima di una congiura, come capita a tutti i po- tenti stanchi, che non possono riflet- tere sul senso e il fine del loro pote- re, né tanto meno rifugiarsi nel pri- vato, se non a costo di essere rovino- samente sconfitti. Le intenzioni di De Carlo eviden- temente non si fermano qui, ma comprendono anche probabili ri- svolti allegorici, visto che, ad esem- pio, nella rievocazione della situa- zione del paese prima dell'ascesa di Macno si delineano ritratti di biechi politici, si depreca il sistema delle lottizzazioni, con sottintesi riferi- menti a un genere di cattivo governo che tutti possiamo riconoscere. Un altro piano di lettura va cercato inol- tre nel discorso sui mass media, in particolare sulla televisione: sfilano frotte di professionisti della parola e dello spettacolo, con giornalisti, scrittori più o meno in crisi (tra cui uno diventato guardia del corpo del dittatore, che è la trovata più origi- nale dell'intero romanzo). Domi- nante è l'ossessione del video, con innumerevoli discussioni ed esem- plificazioni sulla persuasione occulta del mezzo televisivo, prima abil- mente strumentalizzato da Macno e poi osteggiato e odiato. Romanzo ambizioso dunque, che mescola tematiche complesse, anti- che e nuove: amore impossibile, lot- ta per il potere, questioni ideologi- che, funzione dei mezzi di informa- zione, ruolo degli intellettuali, mor- te dell'arte nel mondo moderno, con ammicchi e allusioni fruibili se- condo le diverse capacità dei poten- ziali lettori. Il tutto offerto con uno stile secco, tutto fatti, gesti, cose, con una tecnica "cinematografica", come ci viene insegnato nel risvolto di copertina. Infatti le sequenze nar- rative si snodano con opportune va- riazioni e stacchi ben ritmati sino al teso finale, con l'affannosa corsa dei due giornalisti alla ricerca di Macno, il colpo teatrale dell'esplosione del suo appartamento segreto e la neces- saria pausa meditativa nella conclu- sione. Imbevuti come siamo della cosiddetta civiltà delle immagini, può darsi che più lettori si avvicinino al libro di De Carlo proprio grazie a queste scelte formali. Il che è ovvia- mente positivo. Resta comunque il fatto che il cinema è il cinema, la te- levisione è la televisione, mentre il romanzo è fatto peculiarmente di parole, e di parole scritte, non reci- tate né accompagnate dalla sugge- stione accattivante delle immagini. A qualche isolato lettore insorgerà allora il dubbio legittimo che il ro- manzo, nonostante affronti corag- giosamente problemi vitali della no- stra società, sia forse carente di ade- guata forza espressiva. nel 1945-46), Buna, Shemà, Alzarsi, Ostjuden, fino a Per Adolf Eich- mann (I960), Via Cigna (1973), La bambina di Pompei (1977); la realtà quotidiana rappresentata in Se que- sto è un uomo, che tocca tutti gli uo- mini, nella quale ciascuno di noi è implicato: "Meditate che questo è stato". Non si può scrivere, suggeri- sce Levi, né meditare sulla vita, sui gesti e sulle azioni umane, senza ri- cordare la storia e la cronaca dello sterminio e della morte iniqua; la cronaca concentrazionaria è presente perfino nelle immagini della realtà naturale (Schiera bruna). E anche se le pratiche inevase pre- sentano in prima persona la figura del poeta o forse addirittura di Pri- mo Levi, a confessare al Signore di non aver adempito ai propri obbli- ghi, tuttavia le sue opere in prosa e in versi, hanno "donato a molta gente il beneficio del pianto e del ri- so". n -CAPPELLI- distribuzione FDE 1. Mancini / S. Natoli MARX E IA RELIGIONE Coli. Dialéghesthai n. 8. pp. 96. L. 5.200 Francesco Pullia IL DOLCE GOMITO Coli. Indiscipline n. 37. pp. 96. L. 4.800 Mario Papini IL GEROGLIFICO DELIA STORIA Significato e funzione della dipintura nella Scienza nuova di G B. Vico Universale 11 Portolano n. 15. pp. 376. con ili. in b.n. L. 25.000 Libri che restano. JORGE LUIS BORGES Tutte le opere (voi. I) I Meridiani A cura di Domenico Porzio EUGENIO MONTALE Tutte le poesie I Meridiani A cura di Giorgio Zampa GIACOMO CASANOVA Storia della mia vita (voi. Il) I Meridiani A cura di Piero Chiara e Federico Roncoroni GABRIELE D'ANNUNZIO Versi d'amore e di gloria (voi. Il) I Meridiani Edizione diretta da Luciano Anceschi A cura di Annamaria Andreoli e Niva Lorenzini AMERIGO VESPUCCI Lettere di viaggio Edizione di lusso in duecento esemplari numerati A cura di Luciano Formisano LORENZO DE' MEDICI Canzoniere Biblioteca A cura di Paolo Orvieto JOHN MILTON Paradiso perduto (Libri I-VI) Biblioteca A cura di Roberto Sanesi Con un saggio introduttivo di Frank Kermode ERNEST HEMINGWAY Lettere (1917-1961) Medusa Serie '80 A cura di Carlos Baker Traduzione di Francesco Franconeri OCTAVIO PAZ Vento Cardinale Lo Specchio A cura di Franco Mogni GIANCARLO MAJORINO Provvisorio Lo Specchio PREMI" ~ GIOVANNI GIUDICI Lume dei tuoi misteri Lo Specchio Premio Comisso di poesia 1984 MONDADORI A