N. 6/7 pag. 10 Idei libri del meseI COMUNE DI S. MARIA A MONTE 150° ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DI GIOSUÈ' CARDUCCI «O tu che dormi là su la fiorita collina losca, e ti sta il padre accanto...» (Rime nuove) In S. Maria a Monte, «la fiorita collina fosca» la famiglia Carducci visse dal '56 al '58 al seguito del padre Michele, medico condotto. Qui avvenne la tragica morte del fratello Dante e quella successiva del padre Michele. Sono gli stessi anni in cui il poeta abitò a S. Miniato ed ivi insegnò al Ginnasio Granducale di S. Miniato. Con S. Miniato in particolare e con i Comuni di Pietrasanta e Castagneto Carducci e la Regione Toscana, S. Maria a Monte ha predisposto una serie di iniziative. PROGRAMMA DELLE MANIFESTAZIONI CULTURALI •tjf.iV VSr- .. 1 Settembre 1985: Palazzo Comunale, ore 10,00 Inaugurazione della Iniziative carducciane: — Apertura Mostra- Fotografia" «La Carducciana» di Beppe Ai> geloni, aperta fino al 22/9. — Apertura Mostra Dòfcumentaria su «Carducci e il suo tempo». S. Miniato e S. Maria a Monte (1850-1860) aperta fino al 27/ 10. — Conferenza sul tema «G. Carducci, uomo e poeta» tenuta da Floriano Romboli. — Collocazione di una lapide commemorativa del 150° anniversario della nascita di G.C. 22 Settembre 1985: Biblioteca Comunale ore 21,00: Tavola rotonda sul tema: «La famiglia Carducci e S. Maria a Monte» partecipano Ilaria Pecini, Carlo Dal Canto, Bernardo Vellone. 4 Ottobre 1985: Biblioteca Comunale ore 21,00: Conferenza sul tema: «G. Carducci e la scuola» tenuta da Umberto Carpi. Ottobre-Novembre 1985: Scuola Media G. Carducci: Iniziative varie effettuate dagli alunni tra cui una giornata dedicata a «I giovani e la poesia». 26 Ottobre 1985: Auditorium della Cassa di Risparmio a S. Miniato: Giornata di studio sul tema: «S. Miniato e S. Maria a Monte a metà dell'ottocento» in collaborazione con il Comune di S. Miniato. Relatori: Cesare Baccetti, Gabriella Boldrini, Carlo Dal Canto, Simona Giusti, Fabrizio France-schini, Magda Ristori, Floriano Romboli e Bernardo Vellone. Saranno disponibili medaglie in argento e bronzo (diametro mm. 36, gr. 24) riproducenti l'effige di G. Carducci e gli stemmi dei Comuni di Pietrasanta, Castagneto Carducci, S. Maria a Monte e S. Miniato. Le medaglie recano impressa la punzonatura di garanzia della Zecca. Sono altresì disponibili foglietti chiudi-lettera stampati dal Poligrafico dello Stato. Per informazioni rivolgersi al Comune di S. Maria a Monte Biblioteca Comunale Tel. 0587/706043. Le norme della poesia di Lidia De Federicis Lorenzo Renzi, Come leggere la poesia. Con esercitazioni su poeti italiani del Novecento, Il Mulino, Bologna 1985, pp. 129, Lit. 10.000. Dei sei pezzi che compongono il volume alcuni erano già usciti in rivista nel corso di quasi dieci anni: si tratta degli esercizi di lettura su poesie di Saba (A mia moglie, 1973) e di Montale (Vento sulla mezzaluna, 1979; Ribaltamento, Senza mia colpa, Quel che resta, 1980), e di un capitolo introduttivo (1980), che dà il titolo alla raccolta. Renzi li ha ora ritoccati, aggiungendovi un'ulteriore indagine condotta su testi di Cat-tafi, Giudici, Erba, e un altro importante capitolo in cui ha ripreso e condensato le principali proposte teoriche. Sono appunto questi ulti- mi scritti che, mostrandone la conclusione (provvisoria, come avverte l'autore), fanno emergere con evidenza il precedente percorso. Nel leggere la poesia Renzi si è mosso all'inizio in una prospettiva collegata allo strutturalismo e alla linguistica, in particolare e dichiaratamente quella di Jakobson. Di qui derivano l'attenzione alle caratteristiche formali e l'uso di un metodo di analisi che procede dalla descrizione dell'aspetto fonetico e dei suoi elementi istituzionali (la metrica), alla ricerca del significato prodotto dalla forma stessa, alla messa in luce di una struttura profonda. Così l'interpretazione di Saba scopre nel testo la compresenza di due disegni, Censimento degli artifici di Cesare Segre Giovanni Pozzi, Poesia per gioco. Prontuario di figure artificiose, Il Mulino, Bologna 1984, pp. 192, Lit. 15.000. Conquistato un territorio, occorre esplorarlo e organizzarlo. Tale il senso di questo bel volume, dopo La parola dipinta dello stesso Pozzi, che fece giustamente rumore. Gli artifici paraletterari che in certe epoche e ambienti ebbero tanta fortuna, sono ora definiti, classificati, seguiti nella loro storia europea. E qualcuno si stupirà nel trovare precedenti antichi, spesso clericali, a quelle che si credevano singolari trovate delle avanguardie novecentesche. Nonostante il carattere descrittivo, il volume è di grande interesse anche teorico. Perché Pozzi, per censire, ha dovuto giungere alla sostanza costitutiva dei procedimenti e dei testi: parlando di rapporti tra percezione visiva ed acustica (nei carmi figurati, nei calli-grammi); di sezionamenti della materia linguistica ai fini della sua decostruzione e ricostruzione, e di modi della distribuzione e permutazione (per gli acrostici, anagrammi, palindromi, parallelismi, ecc.). Il limite tra arte e artificio è aleatorio, anche perché l'arte stessa ha una forte componente ludica. E possiamo trovare, ma saltuariamente, alcuni dei procedimenti qui studiati in Petrarca, Boiardo, Ariosto. Sembra evidente d'altro lato che gran parte degli artifici e degli autori studiati da Pozzi non hanno parentele con la poesia, semmai con l'enigmistica. Allora, dove cercare il discrimine^ Pozzi si pone sin dall'inizio la domanda, e rileva la natura meccanica di queste ingegnose aggressioni alla funzione significativa del discorso. Vorrei aggiungere due criteri di distinzione. Primo: questi campioni dell'artificio moltiplicano i significati denotativi, ma non si sognano di ricorrere a funzioni connotative. Secondo: le decostruzioni operabili su un testo di questo tipo raggiungono numeri alti, ma finiti, di ricomposizioni possibili e rigorosamente prevedibili, di contro all'ambiguità e all'infinita produzione di senso del testo poetico. vvwwvvvvvvvwvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvwvvvwv "E TODARIANA EDITRICE psicologia, giurisprudenza, scienze e umanistica in tutte le £ loro accezioni, grafica, compresi cataloghi, "tesi" e "approc- £ ci" sui più vari argomenti. J Chiedere cataloghi, informazioni e inviare testi alla Todariana Editrice, £ via Lazzaro Papi, 15 - 20135 Milano - tel. 02/54.60.353. > V VVV Vwv\ vvwvvv vvwwwvwwwv wvwwvww che attraversano entrambi forma e contenuto: un disegno di superficie, costituito dall'aspetto metrico e sintattico quasi tradizionale, grazie al quale avviene la rimozione di quella sessualità animalesca e femminile che pure è il tema della poesia; e un disegno compositivo profondo, fondato sui parallelismi ("Tu sei come / str. I: una... pollastra; II: una ...giovenca; III: una... cagna; IV: la... coniglia; V: la rondine; VI: la... formica, la pecchia"), che invece dà rilievo ai tabù rimossi, ma li rende accettabili, conducendoli verso un significato religioso e sociale ("dalla femmina alla massaia!", p. 25). E le letture di Montale passano dal piano formale a quello semantico attraverso lo studio di corrispondenze e sfasamenti: per esempio, sfasamenti nei versi della vecchiaia tra i contenuti, che si innalzano a generalità filosofiche, e la scelta lessicale e metrica, che ne neutralizza la solennità abbassandosi fino alla prosa. Ma l'obbiettivo d'attualità, che via via si chiarisce e che infine Renzi indivi- dua esplicitamente elaborandone il supporto teorico, è quello di staccarsi dal pensiero di Jakobson sulla poesia come funzione autoreferenziale del linguaggio, di uscire da un metodo di analisi soltanto linguistica, di rivedere insomma lo strutturalismo. In nessuno dei saggi la lettura è esclusivamente strutturale e conclusa nel singolo componimento: intervengono richiami ad altri testi o a circostanze esterne o alle immagini ricorrenti in un poeta. Quest'ultima è forse una delle vie più interessanti e porta Renzi a concentrare sulla metafora la sua riflessione: non sulle metafore in quanto figure retoriche (che è stato il piano di lettura privilegiato da formalisti e strutturalisti), ma sulla natura propriamente metaforica di tutto quanto il discorso poetico, sempre aperto a un ventaglio ampio di interpretazioni, e perciò simbolico, non letterale. Ventaglio ampio e tuttavia non indefinito: seguire il piano simbolico del discorso non è detto che implichi una propensione al misticismo. Si tratta semplicemente di riconoscere che nel testo ci sono molti sensi e che il simbolo veicola materiali non linguistici. Bisognerà ammettere che i procedimenti formali non sono l'essenza della poesia (p. 125), ma soltanto i suoi indizi, i segnali che ci avvertono della presenza di un'intenzione poetica, segnali a volte minimi (lo dimostrano gli esempi di Cattafi, Giudici, Erba). Che cos'è dunque la poesia? Prendendo le mosse dalla teoria degli atti linguistici (quale è stata elaborata da J.L. Austin ed è rappresentata oggi da J.R. Searle) e tentando, anche qui, di uscire da una bipartizione consolidata tra la poesia e la prosa identificata con la narrazione, Renzi si associa a chi ritiene che la specificità del discorso poetico possa essere rintracciata nel suo essere uno speciale atto illocutivo, un atto "di finzione". Ogni discorso poetico presuppone il tacito patto in cui il poeta chiede al lettore di accettare un uso fittizio del linguaggio press'a poco in questi termini: io fingo che, io immagino e ti chiedo di immaginare con me. Tuttavia, poiché non ogni tipo di finzione è poetico, si dovrà precisare che la poesia, come certi giochi, ha le sue norme: è "illusione soggetta a regole, gioco normato" (p. 50). La teoria dell'atto di finzione vale per una lirica, per un poema, per un romanzo: per qualsiasi testo "che non va preso alla lettera" (p. 119). L'intento pedagogico, che è messo in rilievo dalla presentazione editoriale e dall'autore stesso in una breve premessa, in senso stretto si riferisce soltanto alle occasioni (lezioni all'estero, corsi di aggiornamento) in cui hanno avuto origine i pezzi già editi. Il libretto è però accattivante e divulgativo in un senso più ampio. Tra il rigore pretenzioso dei tecnicismi e l'arbitrarietà di una lettura soggettiva Renzi ha cercato una misura diversa, di linguaggio orientato verso il destinatario, di comunicazione mirata all'"educazione del gusto": proponendo nella lettura anzitutto la comprensione del testo, delimitando con ironia e autoironia la scientificità della scienza della letteratura, praticando un consapevole eclettismo, confrontandosi tranquillamente — o fingendo di confrontarsi? — con qualche obiezione del senso comune ("Ma Leopardi sapeva di aver messo queste cose che il critico trova?", p. 24). Perciò questi saggi, che discendono da un insieme di discipline specialistiche, si fanno leggere volentieri anche da chi specialista non è. E un buon risultato, che conferma uno dei più simpatici tra i vari princìpi generali enunciati da Renzi qua e là: forse davvero la poesia non è una faccenda dei poeti, non è un lusso di pochi, e la fame di poesia è "una cosa naturale e universalmente diffusa" (p. 12).