■nsI'indicf pag 44 m ■■dei libri delmeseHBI AA.W., La collezione Gandini del Museo Civico di Modena, Nuova Alfa Editoriale, Bologna 1985, pp. 458, Lit. 40.000. Pochi musei in Italia possono vantare collezioni così eterogenee e affascinanti come quelle conservate nelle severe e un po' polverose vetrine ottocentesche del Museo Civico di Modena, dove il visitatore vede susseguirsi piccole raccolte di stmmenti musicali, di attrezzature scientifiche, di vetri e ceramiche di varia foggia, e poi armi, sigilli, punzoni, bronzi, cuoi, medaglie, stoffe. Un eclettico repertorio cresciuto intorno al nesso arte-industria e di cui la collezione radunata nella seconda metà dell'Ottocento dal conte Antonio Gandini rappresenta un nodo crociale. Si tratta di oltre 2.000 campioni di stoffa destinati a documentate la storia dei tessuti e a fomite una svariata gamma di modelli all'artigianato e all'industria contemporanea. L'impeccabile catalogo del settore Sette e Ottocentesco, coordinato da Donata Devoti e Gabriella Guandalini, è il primo, importante passo di un'intelligente politica di conoscenza, conservazione e rilancio delle raccolte civiche modenesi. Ogni frammento tessile è stato accuratamente fotografato, studiato e schedato, anche nel rispetto dell'antico ordinamento. I bei saggi introduttivi ripercorrono le vicende della collezione (Gabriella Guandalini), la storia, gli orientamenti e le caratteristiche della produzione tessile tra XVIII e XIX secolo (Marta Cuoghi Costantini, Elisabetta Bazzani, Iolanda Silvestri). E. Pagella Luciano Bellosi, La pecora di Giotto, Einaudi, Torino 1985, pp. 202, ili. 241, Lit. 45.000. Se si volesse cercare per questo libro un titolo meno enigmatico si potrebbe forse azzardate "centralità di Assisi". E questo per scoraggiate subito l'idea che si tratti semplicemente di una monografia su Giotto, ma- gari con qualche articolata revisione della sua cronologia interna. Infatti il libro di Bellosi è molto di più, e cioè un ripensamento, anzi, un nuovo disegno della storia della pittura dell'Italia centrale tra Due e Trecento. La retrodatazione del ciclo francescano di Assisi agli inizi degli anni '90 del Duecento, che trova ora nuove conferme nella lettura in parallelo degli affreschi di Giotto a Padova, risolve l'annosa e dibattuta questione della paternità giottesca e getta nuova luce sulla rivoluzionaria novità e forza di penetrazione della pittura nata nell'officina assisiate. Ne escono profondamente modificate tanto la fisionomia della scuola romana, con una nuova seriazione cronologica che ridimensiona fortemente il molo avutovi da Cavallini, quanto i problemi connessi all'attività di Cimabue negli anni del discepolato di Giotto. Tutto questo, va detto, sorretto da una lettura stilistica sensibile e condotta a ridosso delle opere, che non rinuncia ad affrontarle come un sistema complesso di nessi tecnici, formali e iconografici la cui decifrazione richiede un costante impegno di pazienza, umiltà e attenzione. E. Pagella Diritto Luigi Mengoni, Diritto e valori, Il Mulino, Bologna 1985, pp. 426, Lit. 30.000. Sotto il titolo "Diritto e valori", Mengoni raccoglie diversi saggi metodologici, di diritto dell'economia e del lavoro, che testimoniano la continuità di un percorso di riflessione (il meno recente risale al '58, gli ultimi sono dell'83); in essi, l'indagine e la valutazione degli interessi che vengono composti nei rapporti sociali attraverso giudizi normativi, si intrecciano di continuo alla riflessione sulla capacità del metodo giuridico di integrare il pensiero problematico, affrancato dalla credenza nella stabilità dei concetti giuridici, entro un pensiero sistematico, che riproduca le proprie sintesi valutative in un equilibrio di concetti rigorosamente definiti. La materia del libro è organizzata in tre parti distinte, come raccolta in tomo a tre nuclei fondamentali: giurisprudenza e metodo; persona, conflitto sociale, pluralismo; impresa e rapporto di lavo- ro. I diversi saggi si inscrivono nella prospettiva comune di trovare, entro un ordinamento giuridico definito da una costituzione pluralista ficca di "valori fondamentali", una fondazione ultima in valori etici, espressione dell'incontro tra umanesimo cristiano ed umanesimo laico. B. Pezzint _AA.W.__ Il rapporto di lavoro _subordinato_ Utet, Torino 1985, pp. XII-363, Lit. _28.000_ Giorgio Ghezzi, Umberto Romagnoli _Il rapporto di lavoro_ Zanichelli, Bologna 1984, pp. VII-440, Lit. 26.000 I due testi vengono licenziati a breve distanza l'uno dall'altro ed entrambi sono stati preceduti da un volume dedicato al diritto sindacale: un raffronto, dunque, è quasi d'obbligo. Del primo vanno poste in risalto l'organicità e la completezza della trattazione che copre l'intera materia; tuttavia nel riferire le problematiche che si agitano intorno ai nodi centrali del rapporto di lavoro subordinato cade spesso nell'eccessivo schematismo. Sotto tale profilo si coglie invece il maggior pregio del lavoro di Ghezzi e Romagnoli che realizza un felice equilibrio tra l'informazione scientifica e la concisione. E questo consente di scandagliare istituti a torto trascurati dalla manualistica. Ci riferiamo, esemplificando, alla Cassa Integrazione Guadagni di cui, tracciato il profilo storico e descritti i meccanismi operativi, si tenta di enucleare il significato giuridico e politico-sindacale. Dell'istituto, espressione ormai di crisi sociale, si denuncia pure l'uso distorto e spregiudicato che ne fa l'impresa. Ma la combinazione a-nalisi-sintesi dà risultati non meno proficui quando si visitano i temi tradizionali. Si può citare la parte relativa alla reintegrazione nel posto di lavoro del lavoratore illegittimamente licenziato, ex art. 18 Statuto dei Lavoratori, cui si connette la nota "querelle " sulla stabilità reale. Ebbene anche qui l'indagine si sviluppa toccando ogni aspetto del problema: muove da un approfondimento della esecuzione degli obblighi di fare che permette di individuare lo ".specifico " dell'obbligo di reintegrazione; e passa poi in rassegna critica ogni forma di tutela ipotizzabile, sia penale che civile. E gli esempi potrebbero continuare, specie con riguardo a retribuzione e professionalità. Portando la lettura su un piano meno tecnico emergono linee di demarcazione diverse tra i due testi. In Carinci, De Luca Tamajo, Tosi e Treu l'adesione a recenti interventi sul mercato del lavoro pare sottendere l'opzione per un indirizzo legislativo ispirato alla politica dei redditi; e chiara si scorge sul piano interpretativo la tendenza ad affermare il progressivo restringimento dei margini della inderogabilità, con tutto ciò che comporta in termini di tutela del contraente debole. Altra e l'impostazione di Ghezzi e Romagnoli: si storicizzano, con realismo, gli istituti, nella consapevolezza che alle norme non può attribuirsi un significato che collida con quanto il momento storico esprime e consente; ma con vena progressiva si ricercano nel diritto positivo solidi agganci per ambiti di tutela del lavoro che non possano essere più rimessi in discussione. Sottolineiamo, in chiusura, quei caratteri che rendono il lavoro dei giuristi "bolognesi " anche un efficace strumento didattico: il corredo di note, con numerosi riferimenti giurisprudenziali e di dottrina; l'esposizione chiara e ricca di spunti critici; il linguaggio brillante, non alieno dalla polemica e dalla sferzante ironia. M. Raineri Luciana Bergonzini, Massimo pavarini (a cura di), Potere giudiziario, enti locali e giustizia minorile, Il Mulino, Bologna 1985, pp. 267, Lit. 25.000. Le vicende giudiziarie conoscono, con sempre maggiore frequenza, occasioni di raccordo con quelle amministrative del potere locale. Il testo non fa che proporre, in una veste rifinita ed ampliata, le relazioni raccolte da un convegno bolognese dedicato alla giustizia minorile, tema che meglio di altri rivela la crescente intersezione tra potere locale e potere giudiziario. La devianza minorile — si legge nel saggio di M. Betti e M. Pavarini — è stata ed è tradizionalmente affrontata secondo un modello corre- zionale che "si è dilatato in ragione diretta all'espandersi dello Stato dei servizi". I comportamenti trasgressivi dei minori vengono combattuti mediante misure penali e misure amministrative il cui punto di differenziazione soggiace a vistose ambiguità. Il trasferimento agli enti locali delle competenze statali in materia di misure rieducative ha accentuato la consapevolezza della portata devastante — per gli interessi dei minori — di una ulteriore confusione tra la funzione penale e quella amministrativa. Gli autori dei saggi offrono al tema risposte diverse e contrastanti: merita un'attenta lettura la seconda parte, riservata alla programmazione ed ai servizi predisposti dalla regione Emilia-Romagna. M. Bouchard Bruno Dente, Governare la frammentazione, Stato, Regioni ed enti locali in Italia, Il Mulino, Bologna 1985, pp. 281, Lit. 25.000. Per l'analisi delle relazioni intergovernative, cioè dell'equilibrio di potete tra il sistema del governo locale e gli apparati centrali, la nozione di autonomia locale, mutuata essenzialmente dalla tradizione giuridica, non appare più adeguata, di fronte alla trasformazione degli enti locali da autorità amministrative in erogatori di servizi per la collettività. Per comprendere la complessità dei rapporti centro/periferia nei sistemi politico amministrativi contemporanei, è necessario procedere lungo linee teoriche e metodologiche nuo- ve, ancora largamente inesplorate, capaci di assumere la considerazione di una non eliminabile frammentazione del sistema amministrativo. Dente propone un modello fondato sulle politiche centrali di controllo dei poteri locali, tendenzialmente orientato alla comparazione internazionale; la verifica empirica per ora è limitata al sistema politico amministrativo italiano, in cui è positivamente verificata sul piano del controllo della finanza locale, del controllo di politiche regolative (legge antismog) e del controllo di politiche distributive (piano degli asili nido). B. Pezzint