Da oggi in libreria tesi i contenuti analitici della cultura del fascismo rastrellati nel corso della sua avventura di ricerca fra intellettuali militanti e funzionari, sarà prudente servirsi delle parole stesse dell'a. quando ne definisce il campo attraverso il gioco delle "antinomie" compresenti nella variegata miscela di un fascismo al plurale: "Limitiamoci qui a ricordare alcune antinomie chiave: passatismo contro 'modernismo'; pragmatismo contro etica dei fini assoluti; radicalismo sociale contro conservatorismo; rivolu-zionarismo contro stabilizzazione sociale e politica; dirigismo contro liberismo; ruralismo contro industrialismo urbano" (p. 371). L'a., a conclusione del suo lungo viaggio nelle viscere dell'Italia fascista e fascistizzata, che "per quanto attiene specificamente alla dimensione ideologica dell'Italia tra le due guerre, si dovrà ben dire, dunque, che non tutti credettero a tutto; ma molti certamente credettero a molto, o quantomeno all'essenziale", (p. 374) Spingendosi sino a dire (ma la frase estrapolata dalla documentazione che la suffraga può far compiere ancor più salti sulle sedie di quanti l'a. abbia già, verosimilmente, messi in conto) che è nelle "piazze assolate brulicanti di folla" piuttosto che nelle "stanze avvolte dalla penombra dove operano i cenacoli clandesini" che "si incardinò l'asse della storia italiana fra il '22 e il '43". (p. 387) Aggiunge, non solo a scopo precauzionale: "Solo arrendendoci a questa verità, per molti versi indubbiamente sgradevole, saremo in grado di comprendere come lo stato fascista abbia potuto sottomettere e assorbire senza troppe dilacerazioni l'intera società civile", (p. 387) L'ordine dei problemi, oltre che le competenze specifiche, comportano una frequentazione dei testi offerti dalla bibliografia delle scienze sociali che è quasi più intensa di quella della stessa storiografia specifica, non sempre messa a frutto, talvolta anche nel caso di lavori che sarebbero stati più congeniali agli obiettivi e all'approccio dell'a.. Penso — per fare solo un esempio — all'intero settore degli studi di storia della lingua, applicati all'oratoria di Mussolini, alla retorica politica dei parlanti e degli scriventi fascisti, che è ormai fiorente in Italia. Tanto più sorprendente l'assenza, considerato che l'a. è ben consapevole di muoversi soprattutto nel campo delle parole e delle immagini — molto più che delle cose e dei fatti materiali — e dichiaratamente deciso a date loro la massima importanza nel costituirsi dell'italiano fra le due guerre: e infatti richiama più d'una volta nel testo ed elegge addirittura a motto del volume l'espressione di Mate Bloch sulle "parole" che non sono mai separabili delle "cose". Nelle ultime pagine del volume, Zunino apre un nuovo fronte — che a questo punto potrebbe anche rivelarsi più foriero di polemiche di quello ormai più dissodato relativo alla cultura del fascismo — quando, tirando le fila, osserva che "la crisi che conduce alla caduta del fascismo non è, alle sue origini e nella sua sostanza vitale, una crisi ideologica, ossia — andiamo fino in fondo — non è una crisi di legittimità", (p. 393) Non ci ' stupiremmo se su quell'"andiamo fino in fondo", per non dire della "legittimità", si sviluppassero contestazioni, da una parte sollecitate, dall'altro almeno in parte fuorviami rispetto all'ambito di ricerca specificamente investito dalla documentazione di cui l'a. si è servito. Tant'è. Ormai è lanciato e, proprio nell'ultima pagina, va un altro passo innanzi per affermare a chiare lettere che "si potrebbe dire che nella democrazia l'Italia 'sdruc- La storia è muta per i sordi di Paolo Varvaro karl-egon LOnne, Il fascismo come provocazione, trad. dal tedesco di Noemi Plastino, Guida, Napoli 1985, pp. 400, Lit. 35.000. Il fascismo come ammonimento; il fascismo come insegnamento: il fascismo, insomma, come provocazione. In senso storico, ma anche storiografico, e cioè come possibilità di ripercorrere la dinamica della salita al potere del nazismo da prospettive di analisi meno fruste di quelle abitualmente percorse dalla storia politica. Che ciò sia possibile, e con risultati più che lusinghieri, lo dimostra appunto Karl-Egon Lònne. L'analisi delle corrispondenze dall'Italia dei quotidiani "Rote Fahne ", organo del Partito comunista tedesco, e "Vorwàrts", organo del Partito socialdemocratico, consente sì dì verificare "in che modo il fenomeno del fascismo italiano entrò a far parte delle sfere tematiche dei due giornali", ma funge soprattutto da elemento di confronto per la spiegazione di un terzo fenomeno, la disfatta politica della Germania dì Weimar. Il rigore narrativo, la sagacia del mestiere di Lònne e l'originalità del tema proposto sono tali da riuscire a fornire una più che soddisfacente rappresentazione del primo (la vicenda giornalistica) come del secondo aspetto (la vicenda politica), posti dall'autore come oggetti di indagine. Si pensi solo all'efficacia con cui sono riportate le divergenze di impostazione e di giudizio delle corrispondenze italiane di "Rote Fahne" e del "Vorwàrts". Nel primo caso, "si accennava soltanto al dato dì fatto dell'offensiva della borghesia con l'aiuto dei fascisti, mentre veniva fortemente accentuato il fallimento del Psi". Diversamente, nel caso di "Vorwàrts", i reportages (affidati a Oda Ol-berg, moglie del riformista Lerda) sono tutti incentrati sulla natura eterodossa del movimento fascista e sui danni della politica massimalista. Per i comunisti si tratta dell'"espressione di un complessivo processo di sviluppo verso una maggiore autoconsapevolezza ed autoaffermazione della borghesia ". Per i socialdemocratici, invece, del "risultato di una determinata costellazione della lotta di classe in Italia, e come l'espressione del mutamento di coscienza, particolarmente evidente per determinati gruppi sociali, verificatosi in Italia in seguito alla psicosi di guerra". Definizioni certo divergenti, 'ma ambedue, a loro modo, gravemente lacunose. "Sulla base dei reportages di "Rote Fahne " — osserva dunque Lònne — sarebbe stato possibile soltanto sopravvalutare le occasioni positive della rivoluzione, e sottovalutare il rischio di una vittoria fascista ". Lònne non è riuscito, e non ha neppure preteso di inquadrare, una volta per tutte, la formula dell' affermazione nazionalsocialista. Un errore che sarebbe stato non solo storico, ma soprattutto metodologico: perché da analisi esclusivamente politiche non è possibile ricavare la chiave esplicativa per fenomeni di natura più complessa e più vasta. L'autore è perfettamente consapevole di tutto ciò; egli si propone semplicemente "di riconoscere alcune tendenze dei due gruppi politici prima ancora che esse si manifestassero apertamente durante la crisi tedesca ". Parole e propositi che sembrano prefigurare nuovi spiragli per la ripresa, da tempo auspicata, di una storia politica metodologicamente consapevole del proprio compito e dei propri limiti. dolane', niente di più" (p. 394). Cosicché: "A quelle libertà riacquistate per caso, perché a dio Marte così era piaciuto, non avrebbero potuto non tener dietro frutti amari", (p. 394). Si tratta evidentemente del blocco di potere democristiano e dei processi di scorrimento, dal fascismo al postfascismo, che contribuiscono a condurvici. Un ultimo passo ancora e, a questo punto, nell'ultima frase, l'iperrealismo conduce a esiti allusivi e inquietanti: "Di più ancora, la consapevolezza di quanto consistente fosse il fondamento ideologico del regime e, per converso, di quanto greve e vischiosa ne fosse l'eredità, potrebbe indurre qualcuno, e forse non a torto, a riconoscere nell'Italia repubblicana la migliore delle Italie possibili", (p. 394) □ Anton Pelinka Modello Austria Quaranta anni di concertazione e pace sociale Organizzare l'autogestione a cura di M. Carbognin e A. Masiero Organizzazione del lavoro, processi decisionali e ruolo del management nelle imprese cooperative Edizioni Lavoro Via Boncompagni 19 Roma Tel. 4951885/4746420 Luciano Doddoli LETTERA A FRANCESCA CHE NON SI DROGA PIÙ Una testimonianza che coinvolge, un'intensa ed illuminante meditazione, un libro attualissimo. Dello stesso autore: Lettere di un padre alla figlia che si droga Elio Vittorini IL BRIGANTINO DEL PAPA a cura di Sergio Pautasso Il libro dell'adolescenza letteraria di Elio Vittorini, rimasto finora inedito. Un documento fondamentale che schiude la via a un cammino esemplare nella letteratura contemporanea. La Piccola Scala Arthur C. Clarke autore del romanzo "2010: Odissea due" Peter Hyams sceneggiatore e regista del film "2010: l'anno del contatto" • DOSSIER ODISSEA Un libro che ripercorre le tappe intense ed emozionanti vissute per "scrivere e costruire" il seguito di 2001: ODISSEA NELLO SPAZIO. Andrew M.Greeley ASCESA ALL'INFERNO Un uomo costretto a una drammatica e decisiva scelta: l'amore di una donna o la dedizione totale a Dio. I nuovo, vibrante romanzo dell'autore di "Non desiderare la donna d'altri". RIZZOLI