N. 8 pag. 39 Questioni di tempo simonetta Tabboni, La rappresentazione sociale del tempo, Angeli, Milano 1984, pp. 181, Lit. 14.000. Uno dei meriti della sociologia è quello di aver compreso che, come scrive C. Morgantini nella Prefazione al volume, "il tempo va scomposto nella serie di dimensioni e di percorsi che lo rappresentano"; che non esiste solo un "tempo fisico-matematico" , ma anche un "tempo individuale" e un "tempo sociale"; che essi sono tra loro interconnessi e plurali, e che in sostanza, più che di tempo occorre parlare di "tempi" dal momento in cui, col passaggio alla modernità, il tempo ha cessato di essere un fatto naturale (un dato) per diventare istituzione culturale (un problema e un'"opera collettiva"). Esso si svela, infatti, pura espressione simbolizzata dell'esperienza umana del cambiamento e, secondo la tesi di S. Tabboni, "stratagemma umano per padroneggiare il cambiamento... che si esprime con tecniche storicamente variabili", cosicché si può dire che ogni società, ogni cultura, ogni tempo storico, produce un proprio "tempo". E che tale tempo si pone, appunto, come "istituzione" e come "elemento normativo tra i più forti e potenti della società contemporanea". Di tale percorso della temporalità dalle naturalistiche concezioni proprie delle società pre-industriali alla razionalizzazione del modello industriale, l'autrice offre un efficace quadro, cogliendo nella tensione dirompente tra il tempo quantitativo dell'efficienza produttiva e i bisogni di qualità della vita riproduttiva uno dei fattori della crisi attuale. (m.r.) Simonetta Tabboni (a cura di), Tempo e società, Angeli, Milano 1985, trad. di Patrizia D'Alessio, Fabiano Elefante e Simonetta Tabboni, pp. 187, Lit. 14.000. A partire dall'ipotesi secondo cui "fra le relazioni sociali che occorre "ridefinire sociologicamente' il tem- po occupa un posto di primo piano", il volume offre un'utile rassegna di alcuni tra i più significativi contributi di sociologi sul tema (L. Coser, N. Elias, G. Gutvitch, H. Heinemann, P. Ludes, N. Luh-mann, R.K. Merton, P. Sorokin). Un tema fortemente implicato con problematiche sociologiche chiave (dall'industrializzazione alla razionalizzazione, dalla complessità sociale alle identità collettive al rapporto natura/cultura, per non parlare della modernizzazione), e che nonostante il ritardo, ha visto la sociologia offrire decisivi apporti alla concettualizzazione della temporalità: dalla intuizione durkheimiana circa la "natura sociale del tempo" al nesso, stabilito da Merton e Sorokin tra interazione sociale in crescente intensificazione e trasformazione del tempo in entità astratta e quantitativa, per giungere alla fondamentale distinzione, posta da Gutvitch, tra tempi individuali e tempi sociali e al rapporto tra evoluzione sociale e concezioni della temporalità descritto da N. Elias. Due saggi di Heine-mann-Ludes e di Luhmann tematizzano il concetto di "tempo scarso" collegandolo alla crescente complessità e differenziazione sociale e all'emergere di conflitti tra diverse sfere normative dell'agire sociale, mentre Coser offre una tipizzazione di differenti "prospettive temporali" coesistenti nella società contemporanea. (m.r.) veste tutte le forme del sociale e che quindi passa trasversalmente per tutte le specializzazioni della disciplina". Il tempo qui considerato è, appunto, quello sociologico (non quello filosofico, o astronomico o biologico): il tempo, cioè, "socialmente costmito" e "percepito e vissuto dalla collettività". Il tempo, dunque, come artificio, come strumento di costruzione di un ordine — 1'"ordine socio-temporale" — e come funzione di razionalizzazione. Di esso si analizza la struttura (le forme della regolarità temporale intese come prescrizioni normative vincolanti), la genesi e lo sviluppo storico, dal monachesimo benedettino alla diffusione del calendario gregoriano alla Rivoluzione francese e se ne tratteggiano gli elementi problematici: la sostituzione della routine alla spontaneità, l'uso da parte dei vari gruppi di temporalità separate per definire la propria individualità, la separazione tra sacro e profano fino all'attuale conflittuale rapporto tra sfera pubblica e privata che suggerisce la tesi conclusiva circa il nesso esistente tra crisi di razionalità delle società contemporanee e l'eccessiva rigidità delle stmtture temporali vigenti. (m.r.) eviatar zerubavel, Ritmi nascosti. Orari e calendari nella vita sociale, Il Mulino, Bologna 1985, ed. orig. 1981, trad. dall'inglese di Anna Di Lelli, pp. 239, Lit. 18.000. Il volume costituisce un'ampia "esplorazione sociologica sul tempo", diretta a scoprire, o meglio a fondare, una vera e propria "sociologia del tempo". La quale non costituisce, si badi, un nuovo campo specialistico della sociologia generale giacché, come scrive A. Cavalli nella Presentazione, "in sociologia il tempo non è un oggetto accanto ad altri oggetti, ma una prospettiva che in- ma della "fondazione temporale del mondo umano" è colto non solo come "epicentro" del percorso dil-theyano, ma come sorta di crocevia tale da definire lo spazio problematico delle più significative correnti di pensiero collocate tra Otto e Novecento, siano esse impegnate nel recupero "della forza originaria della teoria" (Husserl) o nella "fondazione filosofico-trascendentale delle scienze" (Dilthey), nella formulazione "del problema del senso dell'essere in generale" (Heidegger) o nell'emancipazione del presente dall'oppressione di un "così fu" tramutato in spirito di vendetta. In ognuna di tali opzioni è comunque contenuta "come prima determinazione categoriale, fondamentale per tutte le altre, la temporalità", la quale costituisce, appunto, la condizione di un nuovo "esercizio ontologico" volto a coinvolgerla direttamente nella critica del presente. (m.r.) Alfredo Marini, Alle origini della filosofìa contemporanea: Wilhelm Dilthey. Antinomie dell'esperienza, fondazione temporale del mondo umano, epistemologia della connessione. La Nuova Italia, Firenze 1985, pp. 289, Lit. 24.900. Dei quattro saggi che compongono il volume (Critica, fondazione, analogia; Teoria psicologica e psichiatria. La norma sociale e gli esperimenti della natura; Storia della filosofia e nuovi modelli scientifici; Tempo e filosofia: "Critica del presente" ed "esercizio ontologico" in Nietzsche, Dilthey, Husserl e Heidegger), è, per molti versi, il quarto ad assumere una sorta di centralità tematica. In esso, infatti, il proble- LUITZEN E.J. BROUWER, Lezioni sull'intuizionismo. Cambridge 1946-51, a cura di Dirk van Da-len, Boringhieri, Torino 1983, ed. orig. 1981, trad. e introd. di Sergio Bernini, pp. 113, Lit. 16.000. Per secoli il sapere matematico ha avuto al suo centro le nozioni spazio e misura, e persino l'introduzione del calcolo infinitesimale ha avuto origine da considerazioni geometriche. Quando nel secolo scorso questo predominio è stato spezzato dall'irruzione sulla scena della matematica cosiddetta astratta, è stato del tutto naturale, dal punto di vista della storia delle idee, il manifestarsi di un indirizzo di pensiero che poneva al suo centro il concetto che, almeno a partire da Kant, è sempre stato accomunato a quello di spazio, ma senza godere in matematica della stessa considerazione: il tempo. Tale indirizzo è quello dell'intuizionismo, che ha nell'olandese Luitzen Brouwer (1881-1966) il suo fondatore. Brouwer fu matematico fortemente anomalo, le cui radici culturali risalgono a Kant e Schopen- hauer, e ancora più in là, alla grande tradizione della mistica orientale. Entrando nel dibattito sui fondamenti della matematica in polemica con formalismo e platonismo, Brouwer afferma che "la matematica intuizionistica è un'attività essenzialmente alinguistica della mente avente la sua origine nella percezione di un moto temporale". Gli enti matematici vengono liberamente costruiti dal soggetto creativo, seguendo una logica in cui molti principi classici, come quello del terzo escluso, non hanno diritto di cittadinanza, e originando una matematica a volte in contraddizione con quella tradizionale. G.A. Antonelli pagina a cura di Marco Revelli PRATICHE EDITRICE Salvatore Veca QUESTIONI DI GIUSTIZIA Efficienza, equità, diritti: attraverso l'analisi di questi concetti chiave della filosofia politica contemporanea, Salvatore Veca individua i fondamenti di una teoria contrattualista della giustizia su cui possa organizzarsi una "società giusta" pp. 220 L. 15.000 Collana "Labirinti" a cura dell'Istituto Gramsci E.R. Distribuzione PDE in tutta Italia Se vogliamo considerare l' "affollamento "pubblicistico, saggistico, letterario intorno a un tema come sintomo di problematicità, tensione, travaglio e, perché no? "crisi" dell'oggetto in questione, allora dovremmo senza dubbio concludere che "qualcosa sta accadendo al tempo ". Che questa dimensione così cruciale nella definizione e razionalizzazione del vivere collettivo è entrata in fase tellurica; si è posta, in qualche modo, in movimento e sta, prepotentemente, mutando. Un qualcosa, per molti versi assai simile a quanto avvenne a cavallo tra Otto e Novecento, quando al tempo toccò, appunto, di egemonizzare il dibattito filosofico, scientifico e letterario. E recentissima la pubblicazione dell'impegnativa opera diLan-des, Revolution in Time (Harvard U.P., 1983) fulmineamente tradotta da Mondadori, che segue di pochissimi anni il monumentale The Human Experien-ce of Time di Ch. Sherover (New York U.P., 1975). Ed è dello scorso anno l'edizione dì L'ordre du tems di K. Pomian, edito da Gallimard a breve distanza dal deludente Histoires du temps dij. Attali (Fayard 1983, trad. it.: Spirali 1983). Per non parlare della recente riscoperta del tempo da parte della sociologia, di cui si dà, qui di seguito, parzialmente conto. D'altra parte, è sufficiente osservare il panorama ita- liano dell'ultimo anno, per ritrovare decine di tìtoli attinenti al tempo, o comunque comprendenti ampi capitoli sul tema. Cito a caso: si va dal saggio di T. Liuzzi su Tempo e memoria in S. Agostino sulla "Rivista di Storia della filosofia " (1984) a quello di F. Iz-zo su Tempo e sistema in Hobbes ("Il centauro ", n. 8), al numero speciale di "Materiali filosofici" dedicato a II tempo dell'arte (n. 11, 1984), per quanto ri- guarda le riviste. Il panorama dei libri e ancor più affollato. Si va dal discussissimo (e per la verità a volte oscuro) Potere e secolarizzazione dì G. Marramao (Ed. Riuniti, 1984) al rigoroso Multiversum. Tempo e storia in Ernst Bloch di R. Bodei, (Biblìopolis, 1982) finalmente reperibile nuovamente in libreria; dallo psicanalitico Tempo e inconscio (a cura di M. Giordano, Guida 1984) al politico II tempo e il suo scarto. Culture e politiche del tempo, di A. Mangano, all'epistemologico-mitico II mulino di Amleto. Saggio sul mito e sulla struttura del tempo di Giorgio de Santillana e Herta von Dechen (Adelphi, 1983), mentre capitoli sul tempo si trovano in una serie sconcertante di opere, da Lo stupore e il caso di A. Gargani (Laterza 1985) a II Tao della fisica di F. Capra (Adelphi 1985) da Dilthey e il pensiero del Novecento a cura di F. Bianco (Angeli, 1985) al San Tommaso e il pensiero moderno di Mauro La Spisa (a cura della Pontificia Università S. Tommaso di Roma). Un sintomo, se vogliamo, in più, della crisi — o comunque della crescente problematicità — di quella "mo- § dernità " che con la temporalità e così strettamente e disperatamente implicata. (m.r.)