riNDICF ■■dei libri dèlmesehB Filosofia AA.W., La morte oggi, a cura di Mario Spinella, Giorgio Cas-sanmagnago, Massimo Cecconi, Feltrinelli, Milano 1985, pp. 232, Lit. 15.000. Il volume raccoglie gli atti di un convegno tenuto nel 1984 a Milano; EDITORIALE JACA BOOK Humphrey Carpenter GLI INKLINGS Tolkien, Lewis, Williams e Co Pagine 328, Lire 19.500 IL MITO SUMERO DELLA VITA E DELL'IMMORTALITÀ I poemi della dea Inanna trascritti e commentati da Diane Wolkstein e Samuel Noath Kramer Pagine 184, Lire 17.000 Werner Bergengruen IL GRANDE TIRANNO Prefazione di Giancarlo Pontiggia Pagine 304, Lire 24.000 Roberto Bertinetti VIRGINIA WOOLF L'avventura della Conoscenza Pagine 112, Lire 9.500 Roberto Mussapi IL CENTRO E L'ORIZZONTE La poesia in Campana, Onofri, Luzi, Caproni, Bigongiari Pagine 120, Lire 13.800 Marianne Mahn-Lot BARTOLOMEO DE LAS CASAS EI DIRITTI DEGLI INDIANI Pagine 288, Lire 27.000 ordinati in sei sezioni sono presentati ben ventidue interventi, che affrontano il tema secondo uno spettro molto ampio di prospettive. La sezione storica è tutta dedicata alla storia della storiografia, e delinea già un motivo conduttore dell'intero volume: di contro all'occultamento della morte nella società attuale, si riscontra a partire dagli anni '60 un rinnovato interesse per questo tema in varie branche della ricerca. Nella sezione teoretica (cioè filosofica e religiosa) qualche intervento cerca di mantenere insieme il riconoscimento della radicalità dell'esperienza della morte e la possibilità di collegarla al tema del senso, mentre altri, muovendosi in un orizzonte più circoscritto, indagano i rapporti della morte con la memoria e con il sapere. I contributi dell'area medicobiologica mostrano che agli enormi progressi specialistici della scienza s'accompagna una sempre minore attitudine della scienza stessa ad affrontare la situazione globale del malato e in particolare del paziente ormai inguaribile: il vuoto culturale della medicina di fronte alla morte sembra riflettere il rifiuto di essa diffuso nella nostra società. I rapporti della morte (individuale e collettiva) con il potere, con i mutamenti sociali, con la cultura popolare, le possibili connessioni tra l'orizzonte della "morte atomica" e i mutamenti recenti della nostra cultura, e ancora i temi del lutto, della paura della morte, del sacrificio come pratica di avvicinamento alla morte sono oggetto di vari contributi psicologici, sociologici, antropologici. M. Pagano Bernhard Welte, Dal nulla al mistero assoluto, Marietti, Casale Monferrato 1985, ed. orig. 1978, trad. dal tedesco di Armido Rizzi, pp. 235, Lit. 23.000. La filosofia è quell'attività dell'uomo diretta all'indagine non dei singoli aspetti del mondo (compito delegato alle scienze) ma della totalità dell'essere. Partendo da questo presupposto l'Autore proce-. de ad un'analisi filosofica della religione che viene osservata come attività umana interlocutrice e concorrente della filosofia stessa, poiché entrambe si pongono di fronte il medesimo oggetto di interesse; nella religione, tuttavia, l'iniziativa non parte dall'uomo, come nella ricerca filosofica, ma da qualche rivelazione divina. Il concetto di religione elaborato da Welte si sviluppa attraverso la tematizzazione del nulla come orizzonte avvolgente e ambiguo, ed oggetto di esperienza da parte di ogni uomo. Questo nulla si rivela come mistero che interpella l'uomo e al quale l'uomo può rivolgersi: va comunque detto che il capitolo sul "carattere personale del mistero assoluto" non è così chiaro come converrebbe ad una conclusione di tale portata. Più originale, pur essendo sempre di derivazione heideggeriana, è il tentativo di svolgete una ricognizione sulla religione, quindi su Dio, a partire dal nulla: l'A. si inserisce così tra coloro che ricercano possibili spunti teologici nelle varie forme di nichilismo. F. Bisio ugo bonanate, Orme ed enigmi nella filosofìa di Plotino, Franco Angeli, Milano 1985, pp. 229, Lit. 18.000. Senza rinunciare a un'esposizione vivace e completa del sistema ploti-niano, il libro di Bonanate intende anzitutto situate il pensiero di Plotino nel suo contesto storico-politico: quello di un Tardo Impeto percorso da crescenti ondate irrazionalistiche (la gnosi pagana e cristiana, la magia). Su tale sfondo, l'interpretazione della realtà come processione dall'Uno ai molti recupera lo spirito del pensiero di Platone contro le deformazioni arbitrarie apportate dal platonismo tardo e dalla stessa gnosi. Un programma restaurativo, dunque, a cui non è estranea, secondo Bonanate, la suggestione gerarchica della corte imperiale di Roma: l'insistita metafora dell'Uno come basileus, come re e padre a cui i livelli inferiori devono ordine e sussistenza, sembra rimandare al fasto ieratico della corte romana. La corrispondenza fra gerarchia ontologica e gerarchia politica è da vedere come una conferma del tessuto analogico che stringe i vari ambiti del reale, ed è rutto sommato secondaria rispetto alla battaglia per la filosofia che Plotino intraprende, in particolare, contro le mitologie gnostiche. La restaurazione del verbo platonico è una restaurazione ricca di elementi originali, che correggono il dualismo platonico nel senso di una maggiore attenzione per l'ordine sensibile. Accanto alla tradizionale categoria di immagine (il mondo empirico come immagine di quello ideale) svol- ge così un ruolo decisivo quella di orma, che fa di ogni realtà, anche materiale, l'indizio preciso di un principio trascendente, secondo un rapporto di rigorosa continuità fra i livelli. F. Cuniberto Giuseppe Bedeschi, Introduzione alla Scuola di Francoforte, Laterza, Roma-Bari 1985, pp. 182, Lit. 12.000. Un atteggiamento disincantato e critico caratterizza il saggio che Bedeschi dedica agli autori della Scuola di Francoforte, dei quali ricostruisce il pensiero e la fisionomia intellettuale. Ciò che costituì uno dei tratti fondamentali di Horkheimer e dei suoi collaboratori fu il tentativo di rifarsi alla tradizionale analisi marxista, rinnovandone contenuti e metodologia. Il materialismo storico, così come era stato concepito da Marx, pur restando uno strumento essenziale per la comprensione della realtà, doveva essere integrato con altri apparati concettuali, in primis la psicoanalisi. Soltanto seguendo l'azione delle strutture economiche sin dentro i confini della psiche degli individui e dei gruppi sociali si ridava alla teoria materialistica una capacità di penetrazione adeguata alla complessità della società. Ma questo tentativo di coniugare psicoanalisi e marxismo, apprezzabile nelle sue intenzioni, appare a Bedeschi sostanzialmente fallito, soprattutto per l'oggettiva inconciliabilità delle due dottrine e delle loro ispirazioni di fondo (pessimistica quella psicoanalitica, ottimistica quella marxista). M. Rostagno patrizia Guarnieri, Introduzione a James, Laterza, Bari 1985, pp. 164, Lit. 12.000. Formatosi attraverso studi più scientifici che filosofici (era laureato in medicina), William James, fratello di Henry, è stato un pensatore brillante e molto discusso. Fornito di utili stmmenti conoscitivi, il libro di Patrizia Guarnieri analizza, sullo sfondo della cultura americana, il percorso del filosofo attraverso le opere principali: (The Principles of Psychology, The Will to Believe, Pragmatism). James contribuì a diffondere la persuasione che la psico- logia si dovesse emancipare dalia metafisica per essere trattata come una scienza naturale, in realtà gettò le basi della "psicologia funzionali-sta". La sua insistenza sul flusso della coscienza, offrì un'alternativa allo spiritualismo e all'associazionismo, attaccato già nei Principles e ridiede consistenza alla realtà psicologica, percepita direttamente dall'esperienza. La volontà di credere (1897) fu per James soprattutto una formula seducente, di cui riconobbe poi l'ambiguità. Per ottenere chiarezza fece appello al principio pragmatista, già enunciato da Peirce nel 1878, che scopriva il significato dell'idea nella condotta pratica, che una tale idea aveva ispirato. Non si trattava di una teoria volta a sminuire la supremazia della ragione ma piuttosto a sottolineare le potenzialità della soggettività emotiva. D. Frigessi Angela Maria Jacobelu Isol-di, G.B. Vico. Per una "scienza della storia", Armando, Roma 1985, pp. 120, Lit. 12.000. Il fatto che la fortuna culturale del pensiero vichiano sia legata al '900 assai più che ai secoli precedenti sembra suggerire una sua naturale vicinanza ai temi e alla sensibilità propri della cultura a noi contemporanea. La Jacobelli Isoldi raccoglie tale suggerimento esprimendo a chiare lettere la convinzione che la riflessione novecentesca offra gli stmmenti per un'interpretazione più approfondita dell'opera di Vico e capace di evidenziarne appieno l'attualità. Partendo da questo presupposto culturale (e, se si vuole, metodologico) la studiosa si accosta ad uno dei fulcri della speculazione vichiana: verum et factum conver-tuntur. Nella soluzione che Vico dà al problema del rapporto tra la dimensione del verum (il significato, la coerenza logica) e quella del factum (il nudo accadere degli eventi) sta l'originalità della sua proposta teorica. Una scienza davvero efficace e non viziata dall'astrattezza che caratterizza il sapete cartesiano deve, secondo Vico, incorporare i meri dati disordinatamente offerti dall'esperienza storica, andando oltre la sterile preoccupazione della propria coerenza in tema. È su quel materiale grezzo che deve agire la forza ra-zionalizzatrice del pensiero. M. Rostagno Storia, geografia, scienze. Oltre 100 volumi usciti: sintetici, chiari, precisi, piacevoli. Una miniera di materiali mirati per la scuola (media, biennio, 150 ore) e per le sue «ricerche». 33 i| la ricerca LOESCHER EDITORE TORINO