riNDICF ■ dei libri del meseBì Storia Raymond Oursel, La via lattea. I luoghi, la vita, la fede dei pellegrini di Compostela, Jaka Book, Milano 1985, ed. orig. 1984, trad. dal francese di Maria C. Salerai e Franco Cardini, pp. 352, ili. 120, Lit. 48.000. La storia dei pellegrinaggi medievali deve moltissimo a quello straordinario documento che è la Guida del pellegrino di Compostela, redatta da un chierico nella prima metà del XII secolo. In questo volume, Geoffrey Parker, Un solo Re, un solo Impero. Filippo II di Spagna, il Mulino, Bologna 1985, ed. orig. 1978, traduzione dall'inglese di Jacob Catalano, pp. 266, Lit. 25.000. L'Inghilterra elisabettiana, come è noto, fu la grande nemica storica di Filippo II, che vi mandò contro YInvencible Armada nel 1588, uscendone sostanzialmente sconfitto. Tuttavia, quattrocento anni dopo, lo storico inglese Parker, lontano dagli estremismi della leyenda negra con cui la Spagna fu bollata soprattutto dalla storiografia anglosassone, riesce a date una ricostruzione molto sobria, sfumata e ricca del re spagnolo. Se la religiosità "privata" del sovrano appare talvolta fanatica, estremamente razionale appare invece il suo metodo di governo ed il suo stile personale di lavoro, metodico e burocratico, e "razionali" appaiono anche le sue finalità politiche fondamentali, in un mondo in cui la religione non faceva ancora parte della Seta della privacy dell'individuo borghese moderno, ma era direttamente instrumentum regni. Per metà grande burocrate dell'assolutismo cinquecentesco e per metà don Chisciotte "politico", Filippo II ci parla ancora da questa brillante biografìa, apparendoci anzi ambiguamente attuale e "moderno". C. Preve che va idealmente collegato al precedente Le strade del medioevo (Jaka Book, Milano, 1982), il commento di Raymond Oursel e il corredo fotografico curato da Zodiaque ricostruiscono, sulla base delle informazioni raccolte nella Guida, i percorsi che da Tours, dalla Borgogna e dall' Al-vemia conducevano i viandanti alle pendici dei Pirenei e poi, lungo la rotta del "camino" spagnolo, fino alle soglie del celeberrimo santuario di Santiago in Galizia. La seconda parte del libro tenta un'esplorazione sui più insidiosi territori delle ragioni, dei sentimenti e delle emozioni dei pellegrini sottoposti alle fatiche del viaggio. Il tono complessivo è quello di una divulgazione eccessivamente impressionistica che, la- Arte AA.W., Catalogo ragionato della pittura etnisca, a cura di Stephan Steingraber, Jaca Book, Milano 1985, ed. orig. 1984, trad. dal tedesco e giapponese di Paola Baglione e Daria Rescalda-ni, pp. 400, 170 tavv. col., Lit. 160.000. La lodevole iniziativa dell'editore giapponese Iwanami di pubblicare, contemporaneamente nelle lingue giapponese, tedesca, inglese ed italiana, un'opera sulla pittura tombale etnisca, risponde alla richiesta di una ricca documentazione fotografica di alto livello, sorretta da un valido supporto scientifico, senza la pretesa di voler sostituire o anticipare un Corpus della pittura funeraria etnisca, del testo già in cantiere presso l'Istituto di Studi Etruschi ed Italici. Alla presentazione di P. Pelagatti, che pone l'accento soprattutto sui preoccupanti problemi di tutela, segue un'introduzione di M. Pallot-tino sulle caratteristiche della pittura estrusca, localizzata prevalentemente nelle città meridionali (Tarquinia), in cui emerge la suggestiva immagine di un ciclo espressivo che, dalla realtà dei Tyrrhenoi, attraverso l'esperienza romana, si evolve senza soluzione di continuità, fino a comprendere i modi pittorici tardoanti-chi. Il testo vero e proprio si articola in nove capitoli, con i contributi di S. Steingraber, M. Aoyagi, F. Roncalli, L. Vlad Bottelli e C. Weber-Lehmann su aspetti topografici, storiografici, architettonici, cronologi-co-iconografici, socio-economici, religiosi e conservativi. La seconda parte è formata da 170 tavole a colori, che introducono al catalogo relativo a 178 tombe a camera. Numerose fotografie in bianco e nero, e riproduzioni di antichi disegni completano l'apparato illustrativo. C. Donzelli sciando molto spazio alla fantasia e alle vibrazioni emotive, rischia di fare a meno della storia e, in definitiva, anche dei pellegrini del XII secolo. E. Pagella Luisa Muraro, Guglielma e Maifreda. Storia di un'eresia femminista, La Tartaruga, Milano 1985, pp. 217, Lit. 14.000. Tra le molte esperienze religiose del Medioevo che la tradizione della Chiesa Romana ci ha tramandato come "ereticali", quella dei Gugliel- geza De francovich, Persia, Siria, Bisanzio e il Medioevo artistico europeo, Liguori, Napoli 1985, pp. 208, ili. 232, Lit. 30.000. Ci sono formule che hanno goduto di una certa fortuna negli studi sull'arte medievale europea, anche se caratterizzate da una genericità che è più quello che occulta che quello che realmente spieghi. È il caso, ad esempio, di molte delle categorie che ruotano intorno agli "influssi bizantini" e a quelli "orientali". Le pagine dedicate da De Fran-covich a questo tema sono un eccellente antidoto contro la superficialità un po' disinvolta con cui spesso viene evocato il problema dei contatti tra Oriente e Occidente. Scritti su un arco di anni che va dal 1951 al 1974, i cinque saggi raccolti nel volume, individuano e precisano le diverse componenti dell'atte uscita dalle officine di Bisanzio, analizzandone i rapporti dinamici con la produzione della Siria e della Persia sa-sanide, tradizionalmente considerate aree "periferiche" rispetto a Con-stantinopoli e dotate invece di una vitale individualità, destinata ad incidere anche sugli sviluppi del mondo artistico occidentale. Questo scavo sui caratteri ricettivi dell'arte bizantina fa da base ad una nuova lettura dei fenomeni legati alla sua diffusione: il passaggio Costantinopoli-Ravenna-Roma nell'articolo sui perduti mosaici di Nicea e le nuove proposte sulla brocca di Saint Maurice d'Agaune, al centro di un dibattito attributivo che, incerto tra origini bizantine, persiane, islamiche e persino carolinge, con datazioni oscillanti tra VII e XII secolo, dà la misura dell'importanza che riveste la puntuale revisione condotta da De Francovich. E. Pagella miti si distingue per il fatto di non richiamarsi agli ideali evangelici delle origini o — comunque — a niente del passato. Il loro messaggio è l'annuncio di una nuova redenzione che si attuerà attraverso le donne e che è cominciata con Guglielma, adotata dai suoi devoti come incarnazione dello Spirito Santo. L'autrice tenta una ricostruzione degli avvenimenti attraverso gli atti di un processo in-quisitoriale, tenutosi a Milano vent'anni dopo la morte di Guglielma, che condannò come eteriche le idee guglielmite e sentenziò la pena di mòrte per i seguaci e il rogo per il corpo di Guglielma. Con la trepidazione di chi cerca nel passato qualcosa di sé, più che col distacco di chi analizza un fatto storico, Luisa Mu- li Duomo di Modena. Atlante fotografico, fotografie di Cesare Leonardi, a cura di Marina Ar-mandi, Panini, Modena 1985, pp. 982, ili. 4550 in bianco e nero e 355 a colori, Lit. 150.000. Ogni atlante degno di questo nome tradisce l'aspirazione ad una conoscenza fondata sulla classificazione sistematica ed esaustiva del suo oggetto, aspirazione del tutto legittima anche in questo caso particolare, quello cioè di una raccolta fotografica che, con le sue stupende 4.905 tavole, scandaglia la cattedrale di Modena fin nei recessi più intimi del suo complesso architettonico e scultoreo. E superfluo sottolineare la rilevanza storica e documentaria di raro cerca di fare chiarezza intorno alle inquietanti figure di Guglielma e Maifreda, figlia del re di Boemia la prima, parente dei Visconti e "pontefice" della nuova chiesa, fondata nel nome di Guglielma, la seconda. Molto spazio viene dedicato all'analisi dell'originalissima intuizione guglielmita di un Dio al femminile, presupposto ontologico al sacerdozio delle donne. Alla fine della lettura, agile e molto piacevole, rimane però la perplessità sull'uso del termine "femminista" per indicare un'esperienza del XIII secolo che fu soprattutto spirituale e che nulla ebbe a che vedete con le rivendicazioni di tipo giuridico e sociale affermate dal movimento femminista. F. Faiella questo immenso materiale per le future ricerche sul duomo di Lanfranco e di Wiligelmo. Tanto più che la capillare campagna fotografica, magistralmente condotta da Cesare Leonardi, e il tenace lavoro di catalogo e di selezione affrontato da Marina Atmandi non si esauriscono nella pubblicazione di questo volume, ma hanno come fine la costituzione di un archivio permanente promosso dal comune di Modena. L'alta qualità delle riprese, con la messe di nuovi dati finora gelosamente custoditi nelle zone più remote e nascoste del duomo, si affianca a precise ed intelligenti scelte di metodo, quali ad esempio l'uso di distanze e angolature fisse per i capitelli e le mensole. All'inizio del volume, gli alzati e le piante disegnate da Giancarlo Palazzi danno un contributo determinante alla corretta registrazione topografica sull'ubicazione dei rilievi. E. Pagella = — _ — STORIA DELLA SOCIETÀ' ITALIANA DALL'UNITA' AD OGGI = = L'AMMINISTRAZIONE = === CENTRALE -: a cura di Sabino Cassese Pagine Vili - 636 con 25 tavole iillllillllllllllllllllllllllllllllllllUTETIIIHIllll I muri cadono adagio. Storia dell'ospedale psichiatrico di _ Parabiago a cura di Mara Tognetti Bordogna, Angeli, Milano 1985, _pp. 406, Lit. 25.000 All'ancora magra letteratura sulle trasformazioni recenti della psichiatria e delle istituzioni manicomiali in Italia porta un contributo non secondario questo volume a più voci sull'ospedale psichiatrico Ugo Cedetti di Parabiago, in provincia di Milano. Il Cedetti rappresenta nel nostro paese uno dei pochis- simi esempi di superamento totale del manicomio che sì intrecci alla creazione contemporanea dì servizi psichiatrici territoriali. Dal 1968 in poi l'ospedale si riorganizza gradualmente al proprio interno, spezza la rigidità dei ruoli che è caratteristica dei manicomi, si sforza di riqualificare il personale e di preparare i nuovi operatori, suscitando una cultura diversa. La partecipazione attiva e il coinvolgimento di tutti ì componenti dell'ospedale avviene attraverso la creazione di un sistema comunicativo che utilizza i momenti assembleari e costruisce una rete di riunioni a tutti i livelli. Nello stesso tempo si creano i centri di salute mentale (negli ospedali generali), i centri psico-sociali e soprattutto i comitati sanitari di zona. Gli infermieri si espandono sul territorio in funzione dei bisogni psichiatrici e così si riattiva anche il collegamento con altri organismi sanitari, sociali e politici. Disolito l'esperienza del Cedetti, che si è conclusa dopo dodici anni nel 1980, si fa risalire al modello francese della terapia di settore. Sia Giorgio Marinato, che è stato direttore dell'ospedale, sia il curatore del volume, Mara Tognetti Bordogna, sottolineano invece le peculiarità dell'esperimento condotto dagli operatori del Cedetti, che hanno cercato di garantire la continuità terapeutica attraverso l'unicità dell'iquipe nei vari momenti d'intervento e soprattutto hanno realizzato i servizi territoriali necessari alla chiusura del manicomio, contribuendo ad una politica di mutamento che non è dì certo circoscritta alla sola psichiatria milanese. Un 'utile bibliografia ragionata arricchisce il volume. D. Frigessi