n 5 r INDICE pa§5 Hde> libri del meseBH Il Libro del Mese Timore del nuovo? di Marina d'Amelia 41 separazioni, divorzi, matrimoni tra divorziati o vedovi, con o senza figli, erano tutte prassi già embrionalmente presenti anche nei decenni scorsi, anche in Italia. Nemmeno si può dire che i processi sopra ricordati preludano ad una fine delle istituzioni familiari e ad un abbandono delle prassi matrimoniali. Anche se i tassi di nuzialità sono in effettivo regresso uomini e donne continuano ad intessere relazioni durature e a dar vita a delle famiglie legali o di fatto. Aumentano i divorzi ma la gente si risposa con maggior frequenza e si assume legami di parentela, a volte persino più impegnativi e onerosi di quelli apparentemente abbandonati. Il fatto forse più nuovo che emerge dalla lettura e dall'interpretazione dei dati presi in esame da Barbagli è che negli anni più recenti il controllo sociale sulle relazioni sessuali e interpersonali è diminuito. Ciò che un tempo si consumava nel silenzio, nella riprovazione e a volte nello scandalo, ora è meglio tollerato, è legalmente possibile. Questo ha comportato un indiscutibile aumento di quella mobilità che potremmo definire matrimoniale o di coppia. Le persone hanno ora molte più possibilità di innescare, di vivere e di sciogliere relazioni di tipo coniugale. Questo fatto genera non poche conseguenze, non pochi effetti collaterali, effetti di trascinamento patrimoniali, giuridici ma soprattutto psichici e culturali: per gli individui stessi che vivono questa esperienza ma anche per tutte le altre persone che hanno dei legami con queste coppie, ovvero figli, genitori, amici, altri parenti. In alcuni paesi disposizioni di legge e orientamenti della magistratura hanno fornito indicazioni e prescrizioni su questi problemi, anche se molte questioni restano non affrontate e ignorate. In più punti del testo Barbagli non manca di sottolineare il cammino ancora da percorrere, soprattutto in Italia, nella legislazione, nella sensibilità dei magistrati ma anche più in generale nella sensibilità collettiva. In contrappunto a queste analisi che danno rilevanza e spessore alle nuove, complesse e anche sofferte configurazioni dei legami coniugali e familiari l'ultimo capitolo di Provando e riprovando è dedicato agli "effetti benefici della famiglia coniugale". E non si tratta di un titolo ironico, bensì di un tentativo ardito di sottoporre a verifica empirica una tesi avanzata da alcuni studiosi del secolo scorso come Durkheim e Morselli: e cioè che la vita coniugale abbia un effetto positivo sugli individui e quindi sulla società. Barbagli sulla base di numerose e disparate ricerche svolte in diversi paesi occidentali arriva a verificare l'esattezza anche attuale di questa ipotesi: morti, malattie, incidenti stradali, suicidi, crisi psicopatiche colpiscono percentualmente in misura maggiore gli uomini o le donne non sposati che non le persone coniugate o che comunque hanno uno stabile rapporto con un'altra persona. L'interpretazione di questi dati a mio avviso non è così scontata, né semplice come le percentuali potrebbero suggerire. Per quanto i metodi statistici utilizzati possono essere affidabili pare legittimo un dubbio: che le differenze riscontrate siano da ricondurre a fenomeni più complessi di adattamento sociale e relazionale del tutto esclusi ed ignorati da queste analisi. All'origine di Provando e Riprovando vi è la curiosità febbrile per la complessa economia della vita coniugale e familiare che contraddistingue da anni l'attività intellettuale di Marzio Barbagli. A sei anni di distanza da Sotto lo stesso tetto, Barbagli ritorna ad interrogarsi su come "sono cambiate le regole con le quali le famiglie si formano, si trasformano, si espandono, si dividono e scompaiono". Questa volta non guarda al passato ma al mondo domestico contemporaneo. Quasi senza preavviso, nel giro di poco più di vent'anni, anche l'Italia, ci dice Barbagli, è "precipitata" nella modernità dell'instabilità coniugale. Un numero crescente di individui non passa più attraverso gli stadi della vita familiare in modo unitario, non affronta quindi con le stesse persone i vari eventi, dal matrimonio alla nascita dei figli, dalla giovinezza alla morte. Inoltre, vivere in coppia o fare figli attrae un numero progressivamente decrescente di uomini e donne. Rispetto a questo scenario Barbagli fa una scelta. Non sono i cambiamenti più radicali, di rifiuto vero e proprio del vincolo familiare ad attrarre la sua curiosità. Singles ostinati o madri renitenti, messi nel conto, vengono poi abbandonati e l'autore si dedica alle esperienze di "compromesso", indagando su tutti coloro che continuano ad includere coppia e famiglia nel loro orizzonte di aspettative, illusioni ed energie. L'indagine di Barbagli è in fondo un'altra possibile versione, più tecnica e disincatata, di Frammenti di un discorso amoroso. Se teniamo presente che anche nei più recenti "ritratti di famiglia" non viene fatta menzione di questa real- tà, i meriti principali di questa indagine sono presto detti: aver distinto ed articolato i diversi spicchi del nuovo ventaglio familiare, averne sottolineato le variazioni nello spazio e nel tempo, portando gli elementi conoscitivi di base quali età e ceto sociale delle persone coinvolte. In un quadro rigorosamente comparativo. L'illustrazione e la presentazione della crescita dell'instabilità coniugale in Italia, i confronti con tempi e modalità che presenta in altri paesi chiamati in causa come first-comers, mi sono sembrati, in alcuni passaggi, troppo minuziosi. Per quanto una certa insistenza fosse inizialmente giustificata, tenuto conto del clima di rimozione collettiva, l'autore presuppone un gusto infaticabile per i piaceri della statistica comparata nei suoi lettori. Soprattutto ho l'impressione che tanto fervo* comparativo non apporti, oltre un certo limite di informazioni, più niente alle evidenze che stanno a cuore a Barbagli; finisca anzi col dissolvere il senso stesso dei problemi affrontati dagli indivi- dui, ridotti, come è inevitabile, nei dati demografici, ad un'unica variabile. Forse, promettendo nell'introduzione di analizzare anche "le conseguenze che questi cambiamenti hanno avuto sugli individui", Barbagli è stato un po' precipitoso. Con l'eccezione del capitolo dedicato alle conseguenze che separazione e divorzio hanno su uomini e donne — eccezione importante e sulla quale tornerò —, non si può dire che le considerazioni che Barbagli avanza, sia a proposito delle convivenze — fépomeno eterogeneo per sua natura —, che dei problemi più sostanziosi che marcano le famiglie ricostituite, rappresentino qualcosa di più di un inventario ragionevole di osservazio- ni del prossimo. Il Barbagli più felice ed efficace è, a mio parere, in altre pagine, laddove, sguinzagliato lo spirito polemico, riesce a trasformare il suo modo di procedere e di porre i problemi in una messa in discussione, intellettuale, politica e sociale, di ogni forma di certezza e volontarismo progressista. Barbagli non ci induce solo a prendere atto di come il ciclo di vita familiare sia cambiato anche da noi ma ci dice contemporaneamente che il nostro paese stenta ad acquisire una cultura di questo versante della modernità. Risultano preziose le sue inquisizioni sulle irri-soluzioni'e vischiosità a cui approda il doppio regime di separazione e divorzio vigente in Italia; appaiono largamente condivisibili le sue preoccupazioni sulla mancanza di una adeguata formalizzazione delle regole sociali che circondano le nuove forme familiari. Non possiamo, infine, sottrarci all'assillo che anima tutta l'indagine, quello di reintegrare nel-l'autorappresentazionjj che la società italiana ha di sé stessa,quanto finora » è stato rimosso. Non sono invece d'accordo con la priorità e l'ampio spazio che nell'indagine trovano le ricerche statunitensi. In primo luogo perché producono effetti distorcenti, dal momento che procedure e caratteristiche della instabilità non si sono uniformate del tutto — è lo stesso Barbagli a sottolineare le non poche specificità del caso italiano — a quelle degli altri paesi. Poi, perché qualche smentita al magistero dominante sulla ripresa delle logiche familiari tradizio-' nali con cui l'autore polemizza vi è pur stata in Italia, soprattutto da parte delle donne, intellettuali e non. Penso a brevi saggi-inchiesta come Quarantanni in faccia di A. Fani e V. Vannuccini (Rizzoli, 1981) dove, attraverso una piccola galleria di donne sole, nubili e divorziate, alcune delle 'sorprese' che riserva l'indagine di Barbagli sul post-divorzio — sotto-privilegiamento di alcune fasce d'età nel mercato matrimoniale, senso di disorientamento e labilità, difficile equilibrio — venivano lucidamente anticipate. Non sarebbe stato inoltre inutile dare un'occhiata alla rubrica delle lettere di alcune testate femminili, poiché da tempo le gabbie economiche ed esistenziali di cui parla Barbagli e che incontrano molte donne separate e divorziate vi hanno trovato più di un'eco. Questi ed altri segnali potevano essere, credo, ripresi. Una delle rare ricostruzioni della vita sociale che non espelle l'esistenza delle realtà di genere avrebbe così evitato di scivolare in altri vizi della cultura "progressista" italiana: lo scarso collegamento tra uomini e donne nella riflessione e nelle forme di indagini e il riconoscimento di anticonformismo intellettuale solo nel caso del "femminismo" di oltre Atlantico. Vorrei infine accennare ad una certa ambiguità di fondo che sovrintende al ragionamento di Barbagli. Sul fatto che i sentimenti più vivi dell'autore vadano — alla Durkheim — in direzione della coppia e della famiglia coniugale, mi sembra si possano nutrire pochi dubbi; questi vengono poi fugati dalla lettura dei vantaggi che possono rivendicare, in termini di chances di sopravvivenza e di benessere psico-fisico, i coniugati rispetto a singles e divorziati. Sempre che i dati riportati da Barbagli risul-' tino convincenti. Non sarò certo io a scandalizzarmi di questa opzione, credo solo che sia all'origine dell'andamento contraddittorio che ha a tratti l'analisi di Barbagli. Per circa metà del libro l'autore si dedica a sottolineare l'aspetto scardinante e destabilizzante che hanno le nuove forme familiari nei confronti di consuetudini e vincoli precedenti. Un'altra metà è dedicata invece ad imbrigliare e a ridurre la portata di questa rivoluzione e a farcela apparire come semplice variante di sequenze precedenti di formazione della famiglia. Chi legge non fa in tempo a registrare quanto nella vita di coppia le considerazioni a breve termine abbiano preso il posto degli investimenti a lungo termine più diffusi nella famiglia di ieri, come il desiderio di vivere innovativamente le relazioni tra i sessi abbia la meglio sulla distribuzione dei ruoli, e come, insomma, stiamo imparando a contare più su noi stessi che su forme di interdipendenza reciproca, che Barbagli capovolge i termini del problema: attraverso per lo più la funzione rassicurante della citazione storica, ci porta di nuovo a dubitare che queste forme siano poi così diverse da quelle di ieri. Non ci sarà al fondo, anche in Barbagli, traccia di quel bisogno di mitigare ed esorcizzare il nuovo di cui dà prove reiterate la cultura italiana in questi anni? "L'Indice" al Salone del Libro Dopo "Informazione e giudizio: i compiti del recensore" (1988) e "Europa": gli intellettuali e i poteri" (1989) riNDICF Hdei libri del meseIM in occasione del 3° Salone del Libro (Torino Esposizioni, 18-23 maggio 1990) organizza un convegno su "LIBERTÀ DI STAMPA E PROPRIETÀ EDITORIALE IN EUROPA: ALCUNE ESPERIENZE A CONFRONTO" Parteciperanno i direttori di alcuni tra i principali giornali d'Europa, fra cui: Joachim Fest (Frankfurter Allgemeine Zeitung) Daniel Vernet (Le Monde) Miguel Angel Bastenier (E1 Pais) oltre a giornalisti, editori ed esperti del mondo editoriale, fra cui: Filippo Maone (L'Indice) Franco Rositi (Università di Pavia) Luca Formenton (Mondadori) Giuliana Del Bufalo (Federazione Nazionale della Stampa) Nello Ajello (La Repubblica) Carla Stampa (Epoca) Maurizio Barracco (Consiglio d'amministrazione RCS). Coordinano la discussione Franco Marenco e Gian Giacomo Migone. Lunedì 21 maggio 1990, sala C, ore 10,15 Torino Esposizioni, corso Massimo d'Azeglio 15, Torino "L'Indice" sarà presente al Salone del Libro -stand 140, padiglione 2