N. 9 pag. 44/IV ■ dei libri del mese! Critica letteraria Jonathan Culler, Paul de Man, Nicholas Rand, Allego- rie della critica. Strategie della decostruzione nella critica americana, a cura di Mario Ajaz- zi Mancini e Fabrizio Bagatti, Li- guori, Napoli 1987, pp. 152, Lit. 14.000. I saggi raccolti in questo volume disegnano un itinerario storico idea- le che va dalla genesi della critica de- costruzionista americana, dall'alveo dello strutturalismo e della sua crisi (Culler), alla precisazione degli obiettivi che tale critica si prefigge, in particolare in relazione alla "deco- struzione della metafora e di tutte quelle figure retoriche ... che usano la somiglianza come strumento per mascherare le differenze" (de Man), fino ad un paio di significativi esem- pi delle sue concrete potenzialità (di nuovo de Man, su Proust, e Nicholas Rand su Baudelaire-George). Non si tratta, nelle intenzioni dei curatori, autori di una lunga introduzione di carattere illustrativo e programmati- co, semplicemente di un'operazione editoriale tesa a colmare una lacuna e a rendere accessibili da noi alcuni saggi di indubbio interesse, ma piut- tosto di una presentazione di alcuni momenti significativi del decostru- zionismo americano ad un pubblico italiano per il quale questo recente prodotto dell'industria accademica americana è stato mediato dalla figu- ra, in fondo abbastanza eccentrica, di Harold Bloom, e da interpretazioni che, più in generale, ne avrebbero travisato o occultato alcuni aspetti chiave. Insomma, è anche attraverso il dibattito attorno al decostruzioni- smo americano — cui questo volume polemicamente si incarica di portare nuovo materiale — che inevitabil- mente si giocano le partite intellet- tuali di casa nostra. L. Villa Gianpiero Cavaglla, Gli eroi dei miraggi, Cappelli, Bologna 1987, pp. 156, Lit. 16.000. Questo volumetto affronta il pro- blema della genesi, abbastanza tardi- va, del romanzo moderno unghere- se, all'interno di una lucidissima ana- lisi storica della nazione magiara, in bilico tra modernità e passato, tra spinte occidentalizzanti e resistenze conservatrici. E, soprattutto, all'in- terno di quella prospettiva del "mi- raggio" del benessere che fu la breve vita felice dell'Ungheria di fine seco- lo prima della prima guerra mondia- le. Cavaglià analizza le varianti del romanzo magiaro prendendo le mosse dallo scrittore ottocentesco Mor Jokai, fedele ai valori tradizio- nali della nazione, passando attraver- so l'ironia di Kalman Mikszath, at- traverso Istvàn Petelei, Elek Gozsdu, Zsigmond Just, per giungere fino a Gyula Krudy, il grande creatore del romanzo moderno, e concludere con un certo tipo di letteratura ultra- nazionalistica, antisemita, che andò di moda nell'Ungheria degli anni '30, profondamente delusa dal tratta- to di pace del Trianon. "Gli eroi dei miraggi" ha il grande pregio di far luce sull'evoluzione letteraria, colma di inquietudini, sospesa tra un corag- gioso senso dell'inattualità, della no- stalgia e della consumazione, di un'a- rea fondamentale per la coscienza centroeuropea novecentesca che co- nosciamo bene nella sua variante au- striaca. B. Ventavoli Critica letteraria segnalazioni Mitologie di Roland Barthes. I testi e gli Atti (Convegno di Reg- gio Emilia, 1984: tre testi di Bar- thes, una ventina di interventi, ampia bibliografia), Pratiche, Ro- ma 1987, pp. 352, Lit. 23.000. "Quaderni di critica omosessuale", 1987, n. 2, L'omosessualità nel- l'opera di Pasolini, a cura di Ste- fano Casi, Il Cassero, Bologna 1987, pp. 95, s. i.p. "Quaderni di retorica e poetica", 1986, n. 2, La lingua scorciata. Detto, motto, aforisma, Livia- na, Padova 1987, pp. 215, Lit. 26.000. Cinema Stefano Della Casa, Mario Monicelli, La Nuova Italia, Fi- renze 1987, pp. 108, Lit. 6.800. Della Casa propone una lettura critica dell'opera ai Monicelli tesa a sottolinearne l'attento equilibrio fra una tradizione e una professionalità ben consolidati e una naturale voca- zione innovatrice. Già Isoliti ignoti, ad esempio, è "una commedia un po' meno brillante e un po' più amara di 3uelle viste sino a quel momento" e successivo La grande guerra, nel suo aprire le porte a una dimensione di maggior coralità, nel contrappor- re le gag ad episodi autenticamente tragici e nel ricorrere ad una certa "freddezza" di rappresentazione te- stimonia come Monicelli non sia so- lo uno dei grandi padri della Com- media all'italiana. Egli infatti è anche un vero e proprio "autore" — termi- ne questo che però Della Casa prefe- risce non usare — in grado di traccia- re un percorso autonomo e origina- le, seppur non privo di qualche visto- sa caduta, all'interno di un genere già fortemente codificato. Nel ripercor- rere le tappe della carriera di Moni- celli, dalle prime sceneggiature e dai film con Steno al successo delle sue commedie, dagli anni difficili delle ultime stagioni sino al colpo vincen- te di Speriamo che sia femmina, il libro si sofferma con attenzione sui rapporti tra l'opera di questo regista "nazional-popolare" e il contesto storico e sociale in cui essa si colloca. D. Tornasi Titanus. La storia e tutti i film di una grande casa di _produzione_ a cura di Aldo Bernardini e Vittorio Martinelli, Coliseum, Milano 1987, pp. 390, s.i.p. Costruito sulla falsariga di consimili libroni statuni- tensi di consultazione, ma insieme oggetti lussuosi (carta lucida, formato grande, centinaia di foto e locandine in bianco e nero e a colori, a tutta pagina o formato fran- cobollo; e i cast di tutti i film realizzati dalla ditta dall'anno di fondazione a quello di pubblicazione del volume) questo Titanus è affidato alle cure di due validi storici del nostro cinema e raccoglie un'impressionante quantità di materiali. Si annuncia, sulla stessa scia, presso lo stesso editore, un volume sulla Lux affidato a T. Sanguinetti e A. Farassino; e con esso il periplo delle grandi case della produzione cinematografica italiana sarà pressoché compiuto, perché né la Cineriz né la Scalera o altre meritano, o permettono, un volume di uguale interesse e spessore. Se la Lux è nella nostra memoria per un incontro voluto da Guatino, tra cultu- ra e spettacolo perlopiù riuscito, e anzi, in certi anni, tra cultura e neorealismo e spettacolo, la Titanus vi è, come ditta di distribuzione, un marchio indistinto (ha fatto di tutto), e come ditta di produzione un marchio legato a un cinema perlopiù di immediata presa commerciale, supino ai gusti del tempo e del pubblico, raramente coraggioso. La storia della Titanus è la storia di una famiglia, i Lombardo, venuta dal cinema muto napoletano e affer- matasi grazie al divismo liberty di Leda Gys (consorte di Lombardo padre: a lei la Coliseum ha dedicato un volume a parte, forse eccessivo), e a qualche kolossal antico-romano. Sfocata negli anni del regime, più distributrice che produttrice, fino al tracollo di Sodoma e Gomorra e del Gattopardo, è stata nei Cinquanta l'indiscussa promo- trice di un cinema altamente popolare o popolaresco, coi melodrammi di Matarazzo (Nazzari-Sanson), vari Totò, e l'altra fortunata serie dei Poveri ma belli e affimi. Ma è bene che essa resti nella nostra memoria anche per il connubio riuscito con la Vides di Cristaldi, nei primi Sessanta, e per i "film di qualità" che ne nacquero, firmati Zurlini, Lattuada, Petri, ecc. E assai probabile che la Titanus (i Lombardo) abbia- no fallito, come tanti, il momento d'oro di un possibile passaggio da un'embrionale industria un po' di rapina a un'organizzazione più razionale e coraggiosa: ma lo ha fatto, il capitale italiano degli anni ael boom? e allora perché rimproverarlo solo a lei? Oggi la Titanus vivacchia, ma è tutto il nostro cinema che vivacchia. Finiti i momenti d'oro, resta il servizio subalterno a Rai e Stato, e una certa forza in un settore corporativo in gran calo, quello poco simpatico dell'Anica-Agis. G. Fofi LETTERA Rivista trimestrale europea Edizione italiana Il potere dell'immaginazione: Mario Vargas Llosa; Apocalittici e integrati: Alain Finkielkraut, Tzvetan Todorov, Hans Magnus Enzensberger; Russia: Jurij Nagibin, Valentin Rasputin, Vla- dimir Makanin, Eman Pluhaf; Messi- co: Jorge Casteneda, Juan Rulfo, Jai- me Sabines, Enrique Krauze; I confi- ni della scienza: Giulio Giorello, Ilya Prigogine, Paul Feyerabend, René Thom, Bruno de Finetti; Riflessioni sull'Europa: Michael Ignatieff, Juan Goytisolo In edicola a Roma e a Milano, nelle librerie e nelle stazioni ferroviarie. Abbonamento 1988 (4 numeri): L. 30.000, sostenitore ed estero: L. 60.000, sul c.c.p. n. 15431208 intestato a INTRAPRESA, Cooperativa di promozione culturale, Via Caposile, 2 - 20137 Milano_ Shoei Imamura, a cura di Adria- no Riccardi e Angelo Signorelli, Film Meeting 87, Bergamo 1987, pp. 124, s. i.p. Regista scomodo e imbarazzante agli occhi della cultura ufficiale giap- ponese che preferisce sentirsi rappre- sentata dai nomi più rassicuranti di Ozu e Kurosawa "Imamura è — se- condo Richie — l'unico regista nip- ponico che lavora all'interno della tradizione reale del suo paese. Un regista che mostra i giapponesi come realmente sono piuttosto che come vorrebbero essere". Protagonisti dei suoi film sono infatti prostitute, ruf- fiani, contadini poveri, sottoproleta- ri, minatori, girovaghi, coreani, tutto un sottobosco che rappresenta l'altra faccia del Giappone, quella della mi- seria e dello sfruttamento. Imamura — come scrive Audrie Bock — ha così "portato alla luce il Giappone sotter- raneo, l'antitesi di un estetismo sfu- mato di Zen". Fra i protagonisti del- l'ondata di rinnovamento che attra- versò il cinema giapponese degli anni '60, Imamura è noto in Italia solo attraverso due film: Porci, geishe e marinai e La ballata di Narayama. Ma la conoscenza di quest'autore me- riterebbe di essere approfondita. I saggi, le interviste e la bio-filmografia raccolti in questo volume sono un'occasione. D. Tornasi AA.VV., Esteuropa '80. Gli schermi di Gorbaciov, Marsilio, Venezia 1987, voi. I, pp. 238, Lit. 23.000. AA.VV., Esteuropa '80. Opaci- tà e trasparenze, Marsilio, Vene- zia 1987, voi. II, pp. 319, Lit. 29.000. In occasione della Mostra del Nuo- vo Cinema di Pesaro sono stati pub- blicati questi due volumi che, come ogni anno, si caratterizzano per il rigore della ricerca e la ricchezza de- gli interventi. Il primo volume, cura- to da Giovanni Buttafava, con la col- laborazione di Salizzato e Angeloni, documenta gli enormi cambiamenti in atto in Urss anche a livello cinema- tografico: il processo innovativo del- la "perestrojka" tende infatti a una vera e propria rifondazione del cine- ma sovietico, dai modi produttivi alle linee tematiche, dalle norme buro- cratiche alle prassi autoriali. I mate- riali raccolti nel volume (interviste, dibattiti, articoli e interventi) sono lì a confermare l'enorme trasformazio- ne in atto, analizzandone i diversi aspetti, le possibili motivazioni e gli obiettivi, il secondo volume presenta invece lo stato delle cose negli altri sei paesi esteuropei. Anche in questo ca- so gli interventi (voci dall'est, alcune coraggiosamente innovative, altre purtroppo grigie nel loro squallore burocratico) offrono un ricco quadro di realtà geograficamente confinanti e dunque apparentemente omoge- nee, in realtà molto distanti e inequi- vocabilmente originali. S. Cortellazzo 4