1. I documenti di ogni genere, che ogni giorno si ac- cumulano all'interno di una impresa, sono soggetti al destino di veder cambiare nel tempo la loro funzione e, insieme ad essa, il loro valore. Soprattutto agli oc- chi di chi si trova ad esserne il depositario. Da stru- menti di lavoro, indispensabili per la gestione di una pratica corrente, vengono assai presto considerati co- me elementi ingombranti, dopo aver esaurito il loro compito. A lunga distanza di tempo dal momento della loro morte come "strumento di produzione", e sem- pre che nel frattempo siano sopravvissuti a distruzio- ni preordinate o fortuite, essi possono tornare a far parlare di sé come "strumenti di cultura". In quanto testimoni superstiti, e talvolta unici, di eventi che si vogliono ricostruire con la maggior precisione possi- bile, essi vengono così destinati ad uno scopo che non ha nulla a che fare con la loro iniziale funzione. La fase più delicata della vita teorica di un documen- to è certamente quella intermedia, durante la quale es- so non serve più a obiettivi immediati di gestione. In questo periodo, infatti, il documento rischia di subire Io stesso trattamento che viene riservato agli impianti in base all'irrinunciabile imperativo della innovazio- ne, e cioè la distruzione sistematica. In genere, e sal- vo casi piuttosto rari, a tale sorte un archivio sfugge più che altro per circostanze fortuite: perché resta in giacenza in qualche locale, anche non propriamente adatto alla sua consevazione, dove viene dimenticato per un tempo più o meno lungo, o perché la necessità di recuperare lo spazio che esso occupa non è pres- sante, oppure perchè chi ne è depositario ha deciso di conservarlo fino a quando avrà il potere di farlo, sia per lungimiranza personale sia per altri motivi, ivi compresa la riluttanza ad assumersi la responsabilità di distruggerlo. Comunque, nella maggior parte dei casi, quando giunge il momento della riscoperta dei documenti aziendali, si scopre che essi sono andati in tutto o in larga misura perduti. 2. Il giudizio qui espresso sulle ragioni che hanno por- tato alla distruzione di gran parte degli archivi azien- dali, è fondato sulla constatazione di quanto accaduto, per decenni, nel nostro come in altri paesi, dove un complesso di preziose testimonianze aziendali sulle mo- dalità concrete dei processi di industrializzazione è an- dato irrimediabilmente disperso; al punto che, generalmente, l'azione postuma di recupero del ma- teriale superstite riguarda ormai soltanto segmenti e isolati spezzoni della documentazione originaria. Ma occorre anche aggiungere che la responsabilità di tale stato di cose non è tutta degli imprenditori, ai quali, tra l'altro, nelle società contemporanee si chiede es- senzialmente e soprattutto di innovare e di superare ogni giorno e con ritmo sempre più rapido le esperienze passate. C'è voluto molto tempo, infatti, prima che gli studiosi di scienze sociali scoprissero la funzione che le fonti storiche presenti nelle imprese potevano avere ai fini dell'analisi economica, storica e sociolo- gica, per elaborare teorie dell'impresa e dello svilup- po economico, e, più in generale, per una riflessione su questo o quell'aspetto della civiltà industriale, sul- le sue dinamiche, sui suoi esiti. Infine, poiché a parti- re da un certo momento, in tutti i paesi furono emanate norme che in materia archivistica dettavano regole e obblighi anche per le imprese, occorre pure riconoscere che una qualche parte di responsabilità sia da imputare a coloro che quelle norme dovevano far rispettare, in primo luogo gestendone l'applicazione in modo atto a renderle accette ed efficaci. A prescin- dere, comunque, dall'accertamento delle responsabi- lità di quanto è accaduto, una inversione di tendenza si è ormai verificata e coinvolge e impegna tutte le parti in causa. 3. In Italia, forse perché sopravvenuta in ritardo ri- spetto ad altri paesi, la svolta è stata più evidente. In anni recenti si è fatta avanti da varie parti — soprat- tutto dal fronte della ricerca ma anche dei mass-media — e con sempre maggiore insistenza, una domanda di fonti documentarie aziendali. L'amministrazione statale si è venuta proponendo come un interlocutore sempre più attivo e competente per le imprese. A que- ste si sono prospettate così diverse possibili soluzioni per sottrarre il destino dei loro archivi all'azione di fat- tori casuali. Ciò ha sviluppato negli imprenditori la consapevolezza che l'adozione di una "politica archi- vistica" sia, prima ancora di un'esigenza imposta dalla legislazione in materia, un problema organizzativo ti- picamente aziendale. Archivio Storico 4. La soluzione adottata dall'Ansaldo, sul finire degli anni 1970, è stata quella di dotarsi di una apposita strut- tura per la gestione del proprio patrimonio archivisti- co. Inserito nella Direzione Relazioni Esterne, 1"'Archivio Storico Ansaldo", come struttura voluta per rispondere ad esigenze non provenienti solo dall'in- terno dell'impresa ma anche indotte da mutamenti cul- turali esterni di più vasta portata, non poteva non presentare fin dall'inizio alcune sue specifiche caratte- ristiche funzionali, pervenendo alla messa a punto di prassi operative coerenti (in primo luogo il regolamen- to) con gli scopi per i quali era stata istituita. L'Archi- vio è lo strumento con il quale l'azienda ottempera agli obblighi posti ai privati dalle norme di legge ed opera perciò sotto la sorveglianza della Sovrintendenza Ar- chivistica. I primi tempi di vita dell'Archivio sono stati dominati dalla preoccupazione di effettuare una serie di opera- zioni di reperimento e catalogazione — ancora in pie- no svolgimento — del materiale superstite, dentro e fuori l'azienda. Contemporaneamente, e grazie ai pri- mi risultati di questa attività, si è potuto consentire l'ac- cesso del pubblico ad aree documentarie progressiva- mente più ampie e significative ai fini della ricerca. I servizi di libera consultazione sono stati realizzati a con- dizioni che assicurano parità di trattamento per quanti si rivolgono all'Archivio per le loro ricerche. Forte di queste esperienze e premesse, l'Archivio sta ora avvian- do l'applicazione di procedure informatiche alla cata- logazione e alla consultazione dei documenti e l'attivazione di procedure che in via sistematica incre- menteranno d'ora in poi il patrimonio archivistico già costituito con i documenti provenienti dagli archivi cor- renti. È, quest'ultima, una nuova impegnativa esperien- za, durante la quale avrà modo di concretizzarsi la collaborazione tra i depositari della documentazione da selezionare, gli operatori dell'Archivio e quelli della So- vrintendenza Archivistica. 5. In poco più di quattro anni, presso l'Archivio sono state raccolte alcune decine di migliaia di buste, di cui circa 3.000 catalogate e offerte in consultazione assie- me a migliaia di fotografie e disegni tecnici. Attraverso l'Archivio, anche i più modesti, eterogenei e dispersi spezzoni della documentazione superstite ac- quistano un valore e una funzione per ricomporre, in una visione unitaria, tutti quei singoli e particolari mo- menti della vita aziendale di cui gli stessi documenti era- no stati in origine l'espressione viva e diretta. E la storia dell'Ansaldo è di quelle che sembrano fatte apposta per esaltare le funzioni di un archivio storico aziendale. Es- sa, come è stato ripetutamente già osservato, presenta un elevato grado di specularità con le più generali vi- cende dell'industria italiana al punto da assumere, per alcuni aspetti, un valore paradigmatico per la compren- sione del modello italiano di industrializzazione. Nella sala di studio dell'Archivio vengono mediamen- te registrati, ogni anno, oltre 250 visitatori, pari ad un migliaio di presenze annue. A questo flusso corrispon- de un insieme di attività la cui varietà testimonia dei di- versi modi di fare ricerca storica o, più in generale, di utilizzare materiale storico. Queste attività compren- dono decine di ricerche, trasmissioni radiotelevisive, ser- vizi giornalistici, visite didattiche, mostre fotografiche, ecc. Ma questi dati non sono in grado di dare la misura del modo in cui l'Archivio si sia venuto e si venga costi- tuendo giorno per giorno. Alla formazione del capita- le di memorie storiche oggi disponibile hanno collaborato e collaborano una folta schiera di ex- ansaldini o di loro famiglie, nella quale sono accomu- nati azionisti-imprenditori, dirigenti, impiegati, operai, collaboratori esterni, con apporti che assumono un si- gnificato culturale, civile e umano che va molto al di là delle loro dimensioni materiali, siano essi un qual- che biglietto o una fotografia, qualche mazzo di lettere 0 un intero archivio. La collaborazione di questi "soci fondatori" è stata essenziale fin dal primo annuncio del- la istituzione dell'Archivio. Si tratta di un processo che induce a pensare all'Archivio storico come a una inno- vazione che abbia svolto e continui a svolgere una fun- zione catalizzatrice, che abbia l'effetto, cioè, di riportare in superficie e canalizzare le falde di una cultura indu- striale — nel senso più genuino e vasto del termine e del suo aggettivo — presenti all'interno dell'impresa e nei suoi dintorni, e delle quali non si era mai potuto accer- tare origini, percorsi e consistenza. 1 testi e le immagini sono tratti dal volume Ansaldo Ar- chivio Storico, edito a Genova nel maggio 1985 a cura della Direzione Relazioni Esterne Ansaldo. e trevisani LES USINES % Q A ^ des Frères Bombrinj \ - .imH Jmm ■ggg '"'i'r'T^r3 v ' ^ ' ijm