N. 9 pag. 55/XV Idei libri del meseI Anna Freud e altri, L'aiuto al bambino malato, Boringhieri, Torino 1987, ed. orig. 1977, trad. dall'in- glese di Sveva Bottasso e di Ada Cinato, pp. 285, Lit. 37.000. Comprende saggi di Anna Freud e di autori della sua scuola riguardanti la presa in carico psicologica di bambini e genitori in presenza di una patologia organica. Gli autori hanno scelto di collocare in apertura il saggio di Anna Freud sul ruolo della malattia fisica nella vita psichica del bambino; i saggi presentati successivamente riferiscono esperienze cliniche di presa in carico condotte alla luce delle teorie qui esposte. Nel lavoro sui risvolti emotivi dell'inter- vento ai tonsillectomia vengono presi in esame gli effetti psicologici dell'ospedalizzazione, e le conclusioni, che cer- tamente erano rivoluzionarie negli anni in cui il saggio è stato scritto (1952), rischiano oggi di apparire scontate e di essere sottovalutate mentre invece l'influsso di queste teo- rie nella cultura sanitaria è ancora piuttosto limitato. Di maggior interesse sono gli studi relativi alla presa in carico psicoterapeutica di bambini con danno cerebrale. Gli auto- ri distinguono nel quadro sintomatologico gli elementi di- rettamente dipendenti dal danno cerebrale da quelli relazio- nali secondari alle dinamiche indotte nel bambino, nella famiglia e più estesamente nell'ambiente della patologia di base. Gli esempi riportati dimostrano in modo convincente e quasi entusiasmante come sia possibile aiutare il bambino stesso ad essere consapevole della limitazione funzionale prodotta dal danno cerebrale, questo non solo in situazioni di handicap motorio con intelligenza conservata, ma anche quando siano direttamente colpite le funzioni superiori. La scelta di questo particolare approccio psicoterapeutico, co- munemente definito "sostegno dell'io", si basa sull'osserva- zione che in bambini con danno cerebrale si assiste ad una strutturazione dell'io precaria e difficoltosa, principalmen- te perché il bambino si trova a dover fare i conti con un apparato percettivo motorio malfunzionante. Lo scopo che ci si prefigge è sostenere il bambino affinché possa utilizza- re le proprie risorse per stabilire con l'ambiente una rela- zione il più possibile sana. L'interesse che questi saggi rive- stono ancora oggi, pur essendo vecchi di almeno vent'anni, è legato alla particolare difficoltà che si incontra nel trattare i bambini con danno cerebrale e i loro genitori. Una pato- logia che non offre prospettive di guarigione induce facil- mente negli operatori un atteggiamento di rassegnazione e non permette loro di aiutare bambino e genitori a prendere atto della realtà della malattia nel suo complesso, cioè delle inevitabili limitazioni che essa induce, ma anche delle capa- cità che il bambino può ancora utilizzare. Questo è tanto più difficile quanto più il danno interessa la sfera dell'intel- ligenza: se riusciamo ad avere speranza per le capacità vitali di un bambino che non camminerà mai, ci è molto più difficile immaginare una vita affettiva con pensieri, ricordi, emozioni in un bambino con un'insufficienza mentale an- che non gravissima. M.T. Pozzan ed apprendere, abituano ad una comprensione veloce, im- mediata, senza sforzo di analisi e inducono un atteggiamen- to mentale passivo e dipendente. Occorre, secondo gli auto- ri, conoscere queste caratteristiche del mezzo televisivo, non per decidere di eliminarlo, ma per imparare a convive- re con esso apprezzandone gli aspetti positivi. Il pericolo è dato dalla indiscutibile passività mentale indotta dal mezzo ma a questo, suggeriscono gli autori, si può porre rimedio e l'enorme patrimonio di informazioni messo a disposizio- ne attraverso la TV può diventare acquisizione pensata e cultura se il bambino non viene abbandonato da solo da- vanti alla TV, se, soprattutto a scuola, i programmi vengo- no smontati per vedere come sono fatti e discussi insieme. M.T. Pozzan scritti per un pubblico non specialistico, è assai godibile, oltre che attuale nonostante intesti risalgano agli anni 50-60. Un po' inusuale il saggio 'Inizio dell'individuo', in cui, nel 1966, Winnicott risponde a una lettera al "Times" dell'allo- ra arcivescovo di Canterbury, con un pacato ragionamento sul momento in cui l'individuo ha inizio; di grande interes- se è il testo della conferenza tenuta nel 1957 (sono passati trenta anni) all'associazione supervisori delle ostetriche. Questo testo andrebbe diffuso tuttora in molti dei nostri reparti di ostetricia, dove purtroppo concetti come rispetto per i tempi e i ritmi del neonato e del neoformantesi rap- porto madre bambino, della condizione di particolare vul- nerabilità della donna prima e dopo il parto e della conse- guente importanza del suo agio, cosi come della necessità che a fianco della formazione sanitaria del personale vi sia una approfondita formazione psicologica, ancora oggi non sono dati per scontati. A. Viacava Isca Salzberger-Wittenberg, Gianna Henry-Po- lacco, Elisa Osborne, L'esperienza emotiva nei processi di insegnamento e di apprendimento, Li- guori, Napoli 1987, ed. orig. 1987, trad. dall'inglese di Emanuela Quagliata, pp. 203, Lit. 20.000. Nato dall'esperienza pluriennale delle autrici, tutte e tre psicoterapeute della Tavistock Clinic di Londra impegnate non solo nella cura di bambini disturbati, ma anche nella conduzione di gruppi di insegnanti e educatori, questo li- bro vuole essere uno strumento soprattutto per chi si occu- pa di insegnamento, evidentemente, ma anche per chi ha a che fare con bambini e adolescenti in generale. Il modello proposto è molto semplice e non richiede una preesistente formazione psicodinamica, ma semplicemente una attiva- zione delle proprie capacità di osservazione e di autoosser- vazione affettivo-cognitive. Vi sono concetti, come quello della paura del nuovo, e della confusione e diffidenza che può generare, di dolore mentale con le conseguenze sui processi di apprendimento, di interazione affettiva tra allie- vo e insegnante come fonte o come impedimento all'aper- tura esperienziale, che sono realmente delle porte che si aprono alla possibilità di vivere il lavoro dell'insegnante, spesso opprimente e difficile, con una prospettiva nuova e ricca di offerte non solo per gli allievi. Molto spazio è dedicato alla discussione di casi particolarmente frustranti per gli insegnanti di un gruppo che ha lavorato con le autrici; chiunque abbia esperienza di insegnamento ricono- scerà in alcuni di questi casi la propria impotente insoffe- renza. Non vengono tralasciati neppure i rapporti, qualche volta altrettanto difficili, con le famiglie e con gli altri operatori. Peccato che nell'edizione italiana la quantità di refusi sia davvero notevole, cito a caso, a pagina 24 'transio- ne' per 'tensione' (?), Laboyer per Leboyer, a pagina 31 è saltato da 'particolare' tutto il 'parti', e tra queste due il testo non è indenne. Non si potrebbe curare un po' di più l'editing} A. Viacava Claudio Bezzi, Serena Di Carlo, Bambini, video e kappa byte, infanzia e cultura dell'immagine, Franco Angeli, Milano 1987, pp. 172, Lit. 16.000. Il libro si inserisce nel dibattito in corso da qualche anno sul rapporto tra uso ed abuso di T.V. e video giochi e sviluppo infantile. E un'analisi che rifugge da ogni idealiz- zazione/ demonizzazione del mezzo: ma si propone di os- servare e conoscere in che modo i bambini ne fruiscono (quante ore al giorno, da soli, con un adulto, con altri bambini) e se e in che misura le modalità percettive e di funzionamento mentale sono modificate in relazione all'u- so quotidiano di TV e video giochi. Alla prima serie di quesiti gli autori rispondono riportando i dati di una ricer- ca condotta a questo scopo su 1500 bambini di 3'-5a elemen- tare e di T-3' media di Perugia e Terni, i dati vengono confrontati con campioni più ridotti di altre città italiane: Parma, Roma, Cosenza. I risultati testimoniano la massic- cia penetrazione in tutti gli strati sociali di TV e videogio- chi e dimostrano il prevalere di una fruizione passiva e acritica negli strati sociali più bassi dove peraltro è più diffusa l'abitudine a seguire da soli i programmi TV. Alla seconda parte di quesiti il libro risponde con un contributo personale di Serena Di Carlo su casi singoli con ampi reso- conti bibliografici. Viene sottolineato e dimostrato con esempi come lo stesso modo di percepire subisca una varia- zione: per esempio tutto il campo è a fuoco, non c'è più distinzione tra sfondo e particolari, l'occhio non deve più compiere il lavoro di messa a fuoco, viene presentata una serie di immagini unidirezionali che non lasciano dubbi sul significato: la comprensione è, o tende ad essere, istantanea, si riduce fino quasi ad annullarsi il processo di comprensio- ne analitica dell'osservato, per il quale il guardare implica un intenso lavoro mentale, in cui la percezione viene filtra- ta e modulata in base alle esperienze e alle acquisizioni del soggetto e il cui risultato è un'ipotesi che può essere succes- sivamente modificata. In conclusione: TV e video giochi modificano in modo marcato le modalità stesse di percepire Giulia Basano, Storia di Nicola, Rosenberg & Sel- lier, Torino 1987, pp. 135, Lit. 13.000. È la storia della guarigione di un bambino psicotico raccontata dalla madre adottiva, seguita da un commento psicoanalitico di Annalisa Levi Montalcini (psicoterapeuta infantile). Ciò che rende diverso e in qualche modo unico il racconto è proprio l'esser narrato in prima persona dalla madre di Nicola: non troviamo qui i protocolli delle sedute di psicoterapia o il resoconto delle vicende scolastiche, ma la cronaca accorata e sincera della lotta quotidiana condotta dalla mamma e dallo stesso Nicola. Per chi si occupa per il proprio lavoro di bambini con disturbi relazionali la lettura di questo diario è particolarmente arricchente perché per- mette di entrare in contatto in modo inconsueto (da lettore affascinato al di fuori della dimensione di coinvolgimento empatico, ma anche di separatezza propria delle sedute) con sentimenti ed emozioni già noti e conosciuti, ma ogni volta nuovi. M.T. Pozzan Donald W. Winnicott, I bambini e le loro madri, Raffaello Cortina, Milano 1987, ed. orig. 1987, trad. dall'inglese di Maria Lucia Mascagni e Renata Gaddini, pp. 103, Lit. 14.000. Si tratta di una raccolta di testi di conferenze che Winni- cott tenne in varie sedi, comprese alcune alla radio inglese. Il tema è il rapporto madre-bambino, e trattandosi di lavori Bambini in ospedale, supplemento a "Gioco tempo dell'uomo", a cura di Armida Carla Cappelli, ed. fuori commercio riservata ai soci del Cigi, a cura del Comita- to Italiano Gioco Infantile Ivrea, 1987, pp.s.i., Lit. 4.000. E una rivista quadrimestrale che si presenta nel suo secondo anno di vita (erano già usciti 4 numeri nell'86) in una nuova veste. Si propone come uno strumento di rifles- sione per insegnanti ed animatori che prestano servizio in modo continuativo nei reparti pediatrici degli ospedali. Scopo del loro lavoro è da un lato impedire una brusca interruzione dei processi di apprendimento, limitando il danno al profitto scolastico causato dalle lunghe assenze, dall'altro, soprattutto in caso di malattie croniche o infau- ste che costringono i bambini a degenze assai lunghe e penose, di mantenere, attraverso la continuazione di un'at- tività che è parte integrante della vita quotidiana dei bambi- ni, un legame saldo e vivo con la realta, anche attraverso lo stimolo della conversazione, alle attività costruttive e mani- polative, alla descrizione scritta degli avvenimenti del re- parto, al coinvolgimento in attività di gioco. Gli articoli di questo numero nel ribadire gli scopi particolarissimi del lavoro di un docente in ospedale sottolineano la necessità di una formazione altrettanto particolare e specifica. Attual- mente non esiste alcun corso di "specializzazione" finaliz- zato all'insegnamento a bambini lungodegenti per malattie croniche o mortali. La formazione per ora è affidata all'ini- ziativa del singolo o di gruppi di docenti. M.T. Pozzan Pagina a cura di Anna Viacava