n '[INDICE^48/vm ■ dei libri del meseIHI Storia William H. Sewell Jr., Lavoro e rivoluzione in Francia. Il lin- guaggio operaio dall'ancien ré- gime al 1848, Il Mulino, Bologna 1987, ed. orig. 1980, trad. dall'in- glese di Fernando Villa, pp. 498, Lit. 40.000. Nel corso di una ricerca sull'ideo- logia dei lavoratori francesi durante la rivoluzione del 1848, William Sewell, storico americano del movi- mento operaio, è incappato in una scoperta di grande rilievo storiogra- fico: "il linguaggio dei lavoratori ri- voluzionari del 1848 era intessuto di una terminologia arcaica risalente al sistema delle gilde e delle corpora- zioni dell 'ancien regime". E ciò non solo in termini formali: l'intera rap- presentazione che essi avevano di se stessi e del mondo era, in qualche modo, improntata all'universo del- l'esperienza di mestiere corporativa premoderna, cosicché la stessa "nuo- va visione" socialista risultava "fon- data su un'antichissima concezione della comunità artigianale". Una conferma, questa, delle ipotesi svi- luppate dalla storiografia sociale in- glese (E.P. Thompson), che indivi- dua negli artigiani "privilegiati" an- ziché nei lavoratori comuni della na- scente fabbrica il vero protagonista delle prime lotte operaie, in linea con quella parte della storiografia francese (Agulhon, Vovelle, ecc.) che sottolinea i forti elementi di con- tinuità, sul piano della storia della mentalità, al di sotto delle pur signi- ficative fratture rivoluzionarie. Da questo stimolo e "provocazione" prende inizio un affascinante percor- so di ricerca attraverso oltre due se- coli di esperienze corporative nel- Vancien regime, dalla metà del XVI secolo alla Rivoluzione, e poi attra- verso ben tre rotture rivoluzionarie (l'89, il 1830 e il 1848) avvalendosi dei più recenti contributi metodolo- gici, dalla storia economica alla so- ciologia all'antropologia culturale, con un'attenzione prevalente al nes- so complesso tra esperienza materia- le ed elaborazione dei valori, delle mentalità, dei linguaggi comunicati- vi e, infine, dell'ideologia. M. Revelli Angela Glallongo, Il galateo e la donna nel Medioevo, Mag- gioli, Rimini 1987, pp. 188, Lit. 22.000. Manuali ascetici, trattati teologici, libri di letteratura morale e didascali- ca, lettere, prediche, poesie d'amor cortese: questi i testi su cui Angela Giallongo ha condotto un'attenta analisi per estrapolare le regole gene- rali di comportamento e di vita che una donna medioevale doveva segui- re. Alla base di questi programmi dell'ideai condotta femminile c'è la concezione che la donna è costante- mente dominata da una natura per- versa e maligna, volta esclusivamen- te alla tentazione e al peccato, una natura che non può che condurre l'uomo all'oblio del controllo di sé e del mondo. Ecco perché si riteneva di grande utilità educare le giovani all'ascetismo, per porre una barriera protettiva contro gli istinti e i biso- gni della psiche e del corpo. La mor- tificazione corporale è una lotta co- stante e quotidiana. Essa deve arriva- re al rifiuto dell'igiene personale e al digiuno, considerato molto utile so- prattutto per le adolescenti. Lo stu- dio di queste norme di comporta- mento, rigidamente differenziate se- condo l'ordine gerarchico del corpo sociale, e nate dall'incrocio tra etica cristiana e ideale cortese, ci permette di tracciare un itinerario di quelli che erano i precetti medievali, in particolare della borghesia fiorenti- na. Se è vero, come afferma il filoso- fo Norbert Elias, che la nostra attua- le vita quotidiana è la risultante di una stratificazione di regole, possia- mo forse ritrovare nelle norme dei galatei mediovali le radici di alcuni comportamenti che, pur attraverso le diverse epoche e situazioni, sono giunti sino a noi. G. Bonansea Patricia Monaghan Le donne nei miti e nelle leggende. Dizionario delle dee e delle eroine Red, Como 1987, ed. orig. 1981, trad. dall'inglese Carla Sborgi, pp. 450, Lit. 34.000 Nel libro di un gruppo di filosofe, Diotima. Il pen- siero della differenza sessuale, recensito da Rossana Leporati sul numero del luglio 1987 dell'"Indice", si afferma tra l'altro che "l'ottusità verso la potenza sim- bolica della differenza sessuale si riscontra soprattutto nel sapere filosofico-scientifico e non ha l'eguale in altri ambiti culturali come le mitologie, le religioni (esclu- dendone la teologia) e le arti". Più severa su quest'ulti- mo punto si mostra la ricercatrice americana Patricia Monaghan, di cui la Red pubblica ora questo utile e completo dizionario delle dee e delle eroine. La studiosa pensa infatti che anche il racconto dei miti, gli studi che si conducono sulle religioni antiche, la catalogazione delle divinità e delle eroine di sesso femminile nei musei risentano di una vera e propria "congiura del silenzio". A differenza della religione cattolica, le religioni anti- che danno spesso un posto non subalterno a figure fem- minili alle quali vengono attribuite grande potenza e dignità. Permane, tuttavia, secondo l'autrice, nei mito- grafi antichi e moderni, ed è in definitiva questo il motivo che l'ha spinta a redigere un dizionario di divi- nità esclusivamente femminili, un punto di vista pro- fondamente scorretto, che si manifesta variamente. In molti casi gli studiosi ignorano del tutto le divinità di sesso femminile o le citano senza attribuire loro un nome. Altre volte le nominano, anche quando si tratti di figure importanti, come "moglie di...", "figlia di...". Altre volte ancora i mitografi raccontano i fatti dal punto di vista del dio, non della dea, anche quando l'importanza che lei ha nella storia narrata richiedereb- be quest'ultima scelta. Le varie voci di questo diziona- \ rio, richiamando alla nostra attenzione divinità ed eroine note e meno note, dalle greche alle indiane, dalle giapponesi alle norvegesi, hanno il merito di correggere l'andamento del racconto mitologico quanto basta per fare emergere qualche importante particolare dimenti- cato. Uno stupro, e non un amore; una scelta di vendet- ] ta quella di Clitennestra davanti al sacrificio della fi- glia voluto da Agamennone, e non il vile tradimento di una moglie. Sono queste le piccole ma significative sot- tolineature di cui è pieno il dizionario. Ciò non deve, tuttavia, far pensare che Patricia Monaghan voglia dare del femminile una rappresentazione unilateralmente buona e misericordiosa. Basta leggere la voce dedicata alla terribile dea Kali. La studiosa americana vuole semplicemente rinominare dee dimenticate, raccontar- ne di nuovo la storia dal loro punto di vista. E il merito principale del libro, il tocco di vivace polemica e di impegno che lo distingue. M. Schiavo Antonio Donno, Anna Rita Guerrieri, Giuliana Iurlano, La sovranità dell'individuo. Tre saggi sull'anarchismo negli Stati Uniti, Lacaita, Manduria 1987, pp. 145, Lit. 15.000. Il movimento anarchico negli Stati Uniti ha avuto due anime ben distin- te. Una, legata all'anarco-sindacali- smo europeo, venne importata in America dagli immigrati; l'altra, quella dell'anarco-individualismo, di matrice più intrinsecamente ameri- cana, trae origine dal radicalismo ri- voluzionario statunitense di Tho- mas Jefferson e Thomas Paine. Il vo- lume, come afferma il curatore An- tonio Donno, costituisce un primo tentativo di indagine sulle peculiari- tà dell'anarchismo americano. Giu- liana Iurlano in un saggio dal titolo Radicalismo e tradizione americana nella seconda metà del XIX secolo prende in esame la figura di Benja- min Tucker, il fondatore della rivi- sta proudhoniana "Liberty". Tucker a una concezione agraria della vita affiancava istanze sulla sovranità del- Ristampe anastatiche G. CAIRO, Dizionario ragionato dei simboli (s.a.) C. PADIGLIONE, Delle livree, del modo di com- porle e descrizione di quelle di famiglie nobili italiane (1889) H. v. HEYDEN, Segni d'onore e distintivi del Re- gno d'Italia e degli ex Stati italiani (1910) P. PEZZI SIBONI-E. LARGHINI RAVAGNATI, Le glorie dei Cavalieri d'Italia (1925) Codice feudale della Ser. Repubblica di Venezia (1780) N. VIVENZIO, Del servizio militare de'Baroni nel tempo di guerra, con la risposta di A. CAPECE MINUTOLO (1796) ARNALDO FORNI EDITORE 40010 Sala Bolognese BO l'individuo e l'abolizione dell'auto- rità. Donno, in L'anarchismo ameri- cano alla fine del secolo tra individua- lismo e lotte sociali: Voltairine De Cleyère, affronta la complessa perso- nalità della saggista e poetessa ameri- cana che si fece sostenitrice del libe- ralismo americano, criticando dura- mente l'indùstrializzazione che por- tava ad un trionfo delle cose materia- li spogliando l'individuo della pro- pria personalità. Anna Rita Guerrie- ri in L'anarchismo americano tra tra- dizione e Nuova Sinistra, "Retori", 1942-57 tratta il periodo più oscuro della storia anarchica statunitense at- traverso le pagine della rivista. "Re- tort" per il suo impegno, in campo artistico e specialmente nell'ambito del movimento pacifista, fece da ponte tra la vecchia e nuova sinistra in un costante tentativo di mediazio- ne tra le istanze individualiste e col- lettiviste. M. Tirabassi Andrea Panaccione, Kautsky e l'ideologia socialista, Angeli, Milano 1987, pp. 231, Lit. 25.000. Figura paradigmatica, nel bene e nel male, del marxismo della II Inter- nazionale, Karl Kautsky è stato spes- so oggetto di analisi condizionate dalla polemica politica immediata. Analogamente agli altri studi già no- ti al pubblico italiano, quelli di Sal- vadori e di Waldenberg, il volume di Panaccione, più agile ma non meno denso, si distingue invece per un ri- goroso approccio critico e per l'equi- librio nel giudizio. La prospettiva qui impiegata è quella di un'analisi strutturale, volta ad individuare, at- traverso un puntuale riferimento ai testi, i tratti costitutivi e le articola- zioni più caratteristiche del pensiero kautskiano, quali, per esempio, le molteplici valenze del nesso ideolo- gia-organizzazione, la centralità del rapporto tra azione quotidiana e sco- po finale, la costante fiducia nella di- rezione progressiva dello sviluppo storico. Sullo sfondo del graduale consolidarsi del marxismo in sistema (cui Kautsky, come è noto, diede un contributo fondamentale) e delle vi- cende della storia mondiale, la for- mazione intellettuale di Kautsky e la sua lunghissima attività di teorico acquistano cosi un significato più ge- nerale, paradigmatico, appunto, de- gli indirizzi di certo marxismo in termini di concezione del mondo, dello sviluppo e del mutamento so- ciale. L. Riberi Istituzioni e ideologie in Italia e in Germania tra le rivoluzio- ni, a cura di Umberto Corsini e Rudolf Lill, Il Mulino, Bologna 1987, pp. 354, Lit. 34.000. L'età della Restaurazione e più in generale il periodo che va dall' '89 alla rivoluzione del 1848.furono ca- ratterizzati da un intenso travaglio istituzionale e culturale. Nonostante il tentativo del Congresso di Vienna di congelare l'ordine politico, le in- novazioni istituzionali e sociali in- trodotte dalla Rivoluzione e nell'età napoleonica erano per molti versi ir- reversibili, e lavoravano per l'insta- bilità. Di qui l'intensità del dibattito ideologico, e la vivacità della vicenda politica. Il volume che ora appare nella collana dell'Istituto storico ita- io-germanico di Trento ha il merito di approfondire la lettura della vi- cenda culturale e istituzionale in due aree significative (e particolarmente instabili) dello scacchiere europeo, Germania e Italia, arricchendo un quadro troppo spesso schematico. In particolare l'analisi è focalizzata in termini comparativi sui tre filoni — conservatore, moderato e democra- tico — che diedero vita alla comples- sa dialettica politica post-rivoluzio- naria. Il diverso peso dell'Illumini- smo nei due paesi (significativo in Germania, più marginale in Italia), la diversa penetrabilità alle seduzio- ni giacobine, la differente forza delle correnti reazionarie (ancora una vol- ta più radicate in Germania), l'evolu- zione del romanticismo in chiave conservatrice o democratica, contri- buiscono a chiarire i presupposti dei due percorsi all'unita nazionale. Al saggio di C. Ghisalberti, vera e pro- pria sintesi comparativa, si affianca- no quelli di W. Bussmann e di A. Ara sulle correnti conservatrici ri- spettivamente in Italia e Germania ai H. Fenske sul liberalismo tedesco e di H. Reinalter sul movimento de- mocratico in Germania. Di partico- lare interesse il contributo di S. La Salvia sul moderatismo italiano. Conclude il volume una sintesi di C. Francovich. M. Revelli !