n 'IINDICF pag 45/v ■■dei libri del meseBH Teatro AA.VV., Il Teatro degli anni Venti - Atti del convegno inter- nazionale di studi, a cura di Laura Vazzoler, Bulzoni, Roma 1987, pp. 260, Lit. 25.000. Il volume, pubblicato con il contri- buto del Cnr, raccoglie le relazioni presentate al convegno sulle "Origini e aspetti del Teatro degli anni Venti" che si è svolto in due cicli a Venezia nel 1981 e nel 1984. Si tratta di un panorama sufficientemente ampio e articolato delle idee, delle aspirazio- ni, dei sogni, degli avvenimenti che in campo teatrale si affermano in Euro- pa durante i fertili e mitici anni che seguirono la prima guerra mondiale. Si dispone così di una radiografia di quel decennio che rappresentò un fruttuoso laboratorio dove, conscia- mente o inconsciamente, si tendeva alla creazione dello spettacolo totale e perfetto. Presupposto fondamentale: la libertà dal testo scritto, l'afferma- zione del teatro come specifico, come evento scenico in sé compiuto, più legato all'arte e alla nascente cinema- tografia che alla letteratura. Come sottotitolo il libro potrebbe fregiarsi di un bel "Memorie e utopie", poiché è proprio un buon catalogo di memo- rie di un periodo ricco di esperienze ed entusiasmi e di utopie non del tut- to archiviate oggi. L'introduzione di Laura Vazzoler ed il sintetico appara- to bibliografico fanno da cornice agli interventi che analizzano la realtà so- vietica, tedesca, austriaca, ceca, polac- ca, ungherese, francese, belga, olan- dese, inglese, nonché quella italiana all'ombra del monumentale Piran- dello. G.L. Favetto Teatro segnalazioni Pasquale Gallo, Il teatro dia- lettico di Heiner Miiller, Milel- la, Lecce 1987, pp. 148, s.i.p. Paolo E. Poesio, Maurizio Sca- Ì>arro. L'utopia teatrale, Marsi- io, Venezia 1987, pp. 160, Lit. 30.000. Wole Soyinka, Sylvain Bemba, Sony Labou Tansi, Ben Tomoloju Teatro africano a cura di Egi Volterrani, Einaudi, Torino 1987, testo a fronte, traduzioni di Susanna Basso, Sergio Zoppi, Egi Volterrani, Itala Vivan e Ruggero Bianchi, pp. XIV-334, Lit. 20.000. Quattro testi, quattro modi africani di intendere e affrontare il teatro che potremmo definire, per intender- ci, all'europea; quattro scritture che devono misurarsi con lingue prese a prestito e devono riconquistare un linguaggio puramente teatrale filtrandolo attraverso sti- lemi e forme estranee alla propria matrice culturale. Wole Soyinka, premio Nobel lo scorso anno, classe 1934, e Ben Tomoloju, di vent'anni più giovane, entrambi nigeriani, scrivono in inglese. I congolesi Sony Labou Tansi, 40 anni, e Sylvain Bembo, 53 anni, si esprimono in francese. Bemba e Tomoloju (che pensa ad un teatro totalmente in lingua nera, nel suo caso il yoruba) si rifanno con più schiettezza alla tradizione orale e, ri- chiamandosi al mito, raccontano per immagini l'anima africana. Labou Tansi e, soprattutto, Soyinka costruen- do storie di buona fattura letteraria tendono a presen- tarsi e a garantirsi come autori cosmopoliti che sulla materia Africa intervengono con la loro carica esplosi- va. E ancora: i testi di questi ultimi sembrano destinati ad una scena e ad una concezione tradizionale del tea- tro, mentre Bemba e Tomoloju dimostrano di concepire il lavoro letterario come partitura per qualcosa che, prima di essere spettacolo, è rito, cerimonia, sacra rap- presentazione di una comunità che porta in scena se stessa. Di differente tensione stilistica, i quattro testi partecipano di una notevole coscienza politico-sociale, si presentano come fascinose testimonianze di impegno morale. La metamorfosi di Fratel Geronimo di Soyinka denuncia la corruzione e gli intrallazzi in una baraccopoli di Lagos fra bizzarri profeti, mercanti d'a- nime e amministratori pubblici. Che ne è di Ignoumba il cacciatore? di Bemba è un'inchiesta pubblica sulla misteriosa fine del più bravo cacciatore del villaggio. Antoine mi ha venduto il suo destino di Labou Tansi è la tragica farsa di un tiranno-padre della patria che, temendo una cospirazione, finge un colpo di stato e rimane vittima dei suoi stessi disegni e del suo sconfina- to orgoglio. In Jankariwo, ovvero Ragnatela, Tomoloju imprigiona il figlio di un corrotto politicante locale, costretto a pagare, nella cerimonia condotta dal canta- storie Sapon, le numerose colpe dei genitori. Frutto di una sensibilità che impasta fatalismo e magia, fisicità della memoria e delle parole ed espressivà gestuale, visi- va, musicale, questi drammi sarcastici e dissacranti dan- no spazio allo sberleffo e al grottesco. Per dirla con Labou Tansi, sembrano tutti "un'offerta di carne e di sangue", "una difesa della natura profonda dell'uomo e della sua semplicità magica". G.L. Favetto Musica Alberto Conforti, Il violino. Storia e tecnica, arte e mercato di uno strumento capolavoro, Idealibri, Milano 1987, pp. 160, Lit. 30.000. Nel clima di euforia liutaia che il duecentocinquantenario della morte di Stradivari ha instaurato un po' ovunque, casca a pennello questo li- bro sul violino, quinto volume di una collana eclettica dal titolo espli- cito: I cinque sensi (il primo volume era dedicato al bacio, il secondo alle "delizie del divin porcello" e così via). Per capirsi: si tratta, nelle inten- zioni, di un libro da esibire sul tavo- lino basso del salotto. Elegante con- fezione, ricchissima iconografia, pre- fazione di Salvatore Accardo. Con tutto ciò non se ne sconsiglia affatto la lettura. Il taglio è quello di una divulgazione precisa, non noiosa, completa, accessibile a chiunque, gradevole da consumare. Niente di trascendentale: ma del violino c'è tutto quello che può piacer sapere: storia, tecniche di costruzione, re- pertorio, tecniche d'esecuzione, leg- gende, personaggi. Ideale per chi non ne sa nulla, sicuramente fasti- dioso per chi è specialista dell'argo- mento. Comprarlo, sfogliarlo e non pensarci più. A. Buricco Riccardo Bacchelli, Vita di Rossini, Passigli, Firenze 1987, pp. 319, Lit. 20.000. Non è, naturalmente, che una ri- stampa. Il libro di Bacchelli uscì nel 1941: qui è ripresentato con l'appen- dice di alcuni interventi successivi iell'autore consacrati sempre al re- na rossiniano. In uno di essi Bac- helli confessa candidamente d'esse- e "sfornito anche dei primi rudi- menti della tecnica e scienza musica- le": il che può suggerire che tipo di libro sia il "Rossini". Nella mappa della bibliografia di argomento rossi- niano esso gode del privilegio di un posto assolutamente sopra le parti: la prosa letteraria, il "dilettantismo" dell'autore, lo stile più intuitivo-im- pressionistico che scientifico, lo han- no sottratto alla bagarre critica della Rossini-renaissance, conservandolo in una sua nicchia separata, protetto dall'ammirazione e dall'indulgenza generale. Nel rileggerlo, oggi, non si riesce a sfuggire all'impressione che di questo libro sia invecchiato pro- prio ciò che di solito si è usi lodare in esso; la bellezza della scrittura. Non di rado accade di veder affogare l'a- cuminatezza di un'intuizione critica geniale nella palude di una prosa esa- gerata. Ciò nondimeno resta un li- bro consigliabile e quasi doveroso: perché è l'esibizione di un'intelli- genza libera e immaginifica, perché non si ferma mai al di qua dell'appa- rente semplicità della musica rossi- niana, perché indaga l'uomo Rossini senza timori reverenziali e con fero- ce acume psicologico. E pur senza i cingoli della scientificità, riesce a cat- turare molte minute verità. A. Buricco Musica segnalazioni Annysha Sacchini, Il sitar e la musica indiana. Manuale prati- co per imparare a suonare uno dei più suggestivi strumenti orientali, Sugarco, Milano 1987, pp. 222, Lit. 15.000. Francesco Caffi, Storia della musica sacra nella già cappella ducale di S. Marco in Venezia (dal 1318 al \797),Olschki, Firen- ze 1987, pp. 577, Lit. 88.000. Giallo Jim Thompson, Colpo di spu- gna, Longanesi & C., Milano 1987, ed. orig. 1983, trad. dall'in- glese di Attilio Ver aldi, pp. 204, Lit. 20.000. Dormire, mangiare e scopare sono le uniche occupazioni di Nick Co- rey, sceriffo di un villaggio di 1280 abitanti nel profondo sud della pro- vincia americana. "Tanto se qui mi hanno eletto sceriffo è perché non faccia assolutamente nulla". Parole sacrosante. Intorno a lui vizio, so- pruso, decadenza e corruzione. Nick non è da meno. Ma un bel giorno, stanco di essere ingannato e deriso da tutti, decide di dare un colpo di spugna alla realtà che lo circonda e a uno a uno elimina tutti quelli che in qualche modo lo infastidiscono. Tanto, in un mondo come questo, l'omicidio non è il peggiore dei cri- mini. A metà tra L'idiota di Dostoe- vskij e il Monsieur Verdoux di Cha- plin, Nick Corey è uno di quegli anti-eroi che sembrano esistere so- prattutto per gettare uno sguardo acuto e penetrante su "tutte Te por- cherie di questo mondo". Ma ciò che più sorprende nel romanzo di Thompson è l'uso che l'autore fa della lingua dei suoi personaggi. Quella di Thompson, scrive Alman- si nella sua postfazione, "è una lin- gua a livello zero ma non allo stato brado, perché è controllata, perver- samente, dallo scrittore, il quale scri- ve tanto meglio quanto più si im- merge nel brago di un eloquio spu- tacchiato e spernacchiato". D. Tornasi Josephine Tey, Miss Pym, La Tartaruga nera, Milano 1987, ed. orig. 1946, trad. dall'inglese di Ro- sanna Pelà, pp. 216, Lit. 14.000. Il suo vero nome è Elisabeth Mackintosh. Nata nel 1896 e scom- parsa nel 1952, contemporanea della Christie e della Sayer, la Mackintosh non sfigura al loro fianco. Preferì sempre firmare i suoi romanzi con pseudonimi. In un primo tempo di- venne Gordon Daviot, poi si trasfor- mò in Josephine Tey, nome con cui a tutt'oggi è soprattutto conosciuta. Non scrisse solamente gialli, anzi le incursioni nel genere furono minori- tarie in rapporto alla sua produzione complessiva. Miss Pym ci introduce in un ambiente ben conosciuto alla scrittrice, un college di Educazione Fisica, così simile a quell'Austey Phisycal Training College di Bir- mingham in cui la Tey aveva studia- to. Si tratta di un giallo psicologico costruito sulle attese, sulle sfumatu- re, sui toni lievi e smorzati. Per buo- na parte del racconto si conosce l'ambiente e si osservano i personag- gi con gli occhi della protagonista, Miss Pym appunto, invitata nella scuola per tenere una conferenza di psicologia, materia in cui è conside- rata un'esperta di grido dopo la pub- blicazione del suo ultimo libro di successo. I ritmi estenuanti di studio delle alunne, la tensione dell'esame di fine anno sfociano in un dramma- tico evento che solo Miss Pym sa ricostruire nei dettagli. Il risvolto fi- nale a suspense sembra interessi mol- to poco la scrittrice, costantemente rivolta alla caratterizzazione dei suoi personaggi e alla loro evoluzione. S. Cortellazzo Driss Chraibi NASCITA ALL'ALBA Introduzione di Majid El Houssi Un affresco straordinariamente commovente del- la conquista araba della Spagna che mette in lu- ce il contributo determinante della vigorosa iden- tità berbera nel romanzo di uno dei più famosi au- tori maghrebini. EDIZIONI LAVORO