;N. 9 pag. 35 Il sogno di Bion di Mauro Mancia Claudio Neri, Antonello Correale, Paola Fadda, Lettu- re bioniane, Boria, Roma 1987, pp. 484, Lit. 40.000. Wilfred Bion è stato certamente l'autore più creativo e stimolante dell'ultima generazione di psicoana- listi Kleiniani. Il pensiero ha rappre- sentato per lui il vertice da cui osser- vare la personalità dell'analizzando e lo sviluppo di tutte le sue capacità analitiche. È noto che la sua propo- sta metodologica più pregnante è stata quella di sostituire la mitolo- gia, su cui si sono basate generazioni di analisti, con modelli di funziona- mento mentale. Gli autori indivi- duano nel primo capitolo di questo libro tre nuclei fondamentali in cui si articola la teoria del pensiero di Bion a) la teoria degli elementi, fat- tori e funzioni che rappresentano una innovazione rispetto ai concetti kleiniani e che individua i processi fondamentali del pensare; b) la teo- ria delle trasformazioni che permet- te di seguire i cambiamenti relativi alle funzioni del pensiero cui il pa- ziente e l'analista vanno incontro nel corso del processo analitico; c) la osservazione analitica quale eserci- zio rigoroso di elaborazione dei dati della esperienza che permette alla pratica psicoanalitica di avvicinarsi a quella di altre scienze. Non è casuale che il primo capito- lo sia dedicato al concetto più inno- vativo della Klein, quello di identifi- cazione proiettiva, per cui parti del sé vengono messe nell'oggetto che con queste parti è identificato. Per Bion la identificazione proiettiva è una modalità di funzionamento del- la mente continuamente attiva, sup- porto alle più elaborate capacità di pensiero. Bion discute almeno tre aspetti della identificazione proietti- va in rapporto alle sue funzioni: a) conoscitiva, b) evacuativa, c) transi- to di pensieri e di emozioni tra il bambino e la madre, tra l'analizzan- do e l'analista. In una parola: il gran- de merito di Bion è stato quello di avere esteso il concetto di identifica- zione proiettiva al meccanismo uni- versale del pensiero. Ma i concetti fondamentali della sua teoria sono quelli di funzione Alfa e di elementi Beta. La funzione Alfa è una funzione del pensiero che si organizza per digestione degli ele- menti Beta, cose-in-sé non pensabili se non, appunto, attraverso una ope- razione ai trasformazione in ele- menti Alfa. Il sogno è il prototipo di questa trasformazione della mente. Per riconoscere il movimento tra- sformativo di questi elementi nel- l'ambito di una relazione analitica, Bion propone una griglia in cui è possibile collocare gli eventi mentali e non-mentali che compaiono nella relazione cosi che la griglia stessa di- venti una struttura portante del pen- siero dell'analista e un elemento in- dispensabile per la comunicazione di una esperienza emotiva. Con il libro sulle trasformazioni, il modello analitico diventa per Bion modello epistemologico. Esso è collegato alla conoscenza quale ba- se per mutamenti provocati nella personalità dell'analizzando dalle in- terpretazioni. L'idea di trasforma- zione inoltre serve a Bion per descri- vere in modo molto suggestivo la possibilità che l'analizzando ha di trasformare in seduta le sue emozio- ni. L'ultima sezione del libro è dedi- cata al primo argomento di interesse per il Bion analista: quello dei grup- pi. Come è noto, Esperienze nei gruppi, pubblicato nel 1961, contie- ne in realtà articoli molto preceden- ti e descrive le esperienze ai rieduca- zione svolte insieme a John Rick- mann in un reparto psichiatrico di un ospedale inglese durante la secon- da guerra mondiale. In questo scrit- to Bion propone il tentativo di far maturare in un gruppo le forze che facilitano una attività di lavoro. Bion è stato il primo a far presente come assunti di base, cioè emozioni che riguardano parti infantili della personalità, possano ostacolare pro- prio il funzionamento dei gruppi di lavoro. Se pensiamo oggi, a distanza di tanti anni, a quelle cne sono state e sono tuttora le dinamiche di grup- po a livello familiare o di intere co- munità o nazioni, possiamo facil- mente intuire le capacità innovative già presenti nel suo pensiero fin dal lontano 1943. re si impose grazie anche alle molte applicazioni pratiche. La prospettiva "comportamentista" fi- no allora dominante nelle scienze sociali venne abbandonata e, in psicologia, iniziò la cosiddetta era cognitivista. Invece di pensare che la mente dell'uomo fosse una scatola nera, inconoscibile, ci si cominciò a domandare come funzionava per poterla copiare, o meglio simulare, in un pro- gramma di computer. Divenne così evidente che operazioni mentali anche apparentemente semplici, ad esempio un 'addizione o il riconosci- mento visivo di una cifra, richiedono moltissimi passaggi e che il modello delle operazioni mentali coinvolte è quindi assai complesso. La psicologia cognitivista ha cercato di ricostruire modelli di attività relativamente poco specializzate, ad esempio la lettura e la scrittura, ma — come le rimprovera Gallino — non è mai riuscita a col- legare i modelli particolari in un modello unita- rio della mente. Il modello dell'attore sociale che Gallino au- spica viene da lui chiamato "telefunzionale"per sottolineare la presenza in esso di funzioni speci- fiche che concorrono costantemente a scopi gene- rali. Tali scopi generali caratterizzano quello che Gallino chiama Ego, incorporando in questo co- strutto teorico le proprietà di un attore sociale appartenente alla nostra cultura. Per risolvere le funzioni specifiche Gallino si rivolge al lavoro degli psicologi contemporanei che lavorano sui modelli mentali (il prototipo classico è il John- son-Laird dei "Mental models") e alle tecniche dell'intelligenza artificiale. E un peccato, alme- no per lo studioso, che Gallino non approfondi- sca il confronto con quanti hanno lavorato con prospettive analoghe: ad esempio Simon, per quanto concerne teorie dell'evoluzione e scienze dell'artificiale e Johnson-Laird, in rapporto ai modi di costruzione di Ego. E comunque assai rilevante, nell'ambito della cultura italiana, che un sociologo accetti il confronto con le scienze cognitive, ignorando confini disciplinari ormai privi di senso. Nella terza parte — quella in cui si dimostra, tramite le applicazioni, l'utilità di un modello dell'attore sociale — vengono affron- tate problematiche connesse all'evoluzione dei si- stemi sociali e tecnologici. Gallino analizza in modo brillante alcune conseguenze della com- plessità di tali sistemi che talvolta, nel corso della vita quotidiana, riusciamo a intuire o a scorgere senza capirne del tutto il senso. Ad esempio la nascita ai "nuovi lavori"grazie a nuove tecnolo- gie e la loro rapida banalizzazione: si investono capitali di creatività la cui funzione primaria consiste nel sopprimere la creatività dell'operato- re umano. Questi investimenti hanno reso possi- bile la gestione di flussi enormi di informazioni. Eppure la vita di tutti i giorni ci presenta spesso esempi di degrado delle grandi organizzazioni, dal governo delle metropoli all'assistenza sanita- ria, dai trasporti pubblici alle megacorpora- tions dell 'industria e della distribuzione. ÀI di là di una certa soglia, infatti, l'arrivo di un nuovo addetto obbliga ogni altro addetto a destinare una maggior quota di forza-lavoro per far fun- zionare l'organizzazione piuttosto che a produr- re ed erogare i beni o servizi che ne giustificano l'esistenza. La stessa tecnologia oltre un certo li- mite si riproduce indipendentemente dai servizi che offre: a quel punto ogni successivo sviluppo di sistemi intesi a facilitare l'esistenza di altri siste- mi tecnologici non aggiunge nulla. Tale limite è stato indubbiamente raggiunto nel trasporto di persone a Roma: si stima che il cittadino della Roma di Augusto si muovesse da porta a porta alla stessa velocità media del romano contempo- raneo. Il totale dell'energia impiegata oggi è del- l'ordine di grandezza di dieci volte, ma il risulta- to è lo stesso. Si pone così, in modo non retorico, la questione della razionalità dello sviluppo, questione che a sua volta rimanda al tema della razionalità umana. Gallino saggiamente con- clude che la possibilità di applicare a se stessi e agli altri un modello di razionalità è inseparabile dalla condizione civile, intesa come realizzazio- ne di esseri umani. Ragione/sragione dì Gustavo Gamna Alberto Gaston, Genealogia dell'alienazione, Feltrinelli, Mi- lano 1987, pp. 199, Lit. 25.000. Il volume di Alberto Gaston, estensore della voce Psichiatria ne Gli strumenti del sapere contempora- neo (Utet, 1985), è preceduto da un illuminante saggio di Eugenio Bor- gna, nel quale, dopo un breve excur- sus sui modelli conoscitivi della psi- chiatria (il modello scientifico-natu- ralista, quello fenomenologico-erme- neutico e quello sociologico) vengo- no indicati alcuni nodi clinici fonda- mentali. L'autismo, l'esperienza psi- cotica nel suo vissuto emozionale, la schizofrenia cronica, il senso della farmacopsichiatria, pongono que- stioni di vitale importanza. Le solu- zioni non possono essere affidate ad aprioristiche e schematiche ipotesi, ciascuna delle tesi proposte riesce so- lo a cogliere un aspetto, senza esauri- re la globalità e la complessità del discorso. Quest'affermazione non è rinunciataria, ma invece invita ad una molteplicità di studi, ognuno im- pegnato nel proprio settore ma non preclusivo, a rifondazione, nella teo- ria e nella prassi, di una psichiatria nuova. L'autore divide la sua riflessione in tre parti, secondo una logica prosecu- zione. Nella prima viene riconsidera- to, in maniera criticamente docu- mentata, il panorama storico della psichiatria, partendo dalle prime connotazioni fino al determinarsi di una disciplina autonoma, indipen- dente siav dalla filosofia, sia dalla psi- cologia. E un messaggio ricco di espe- rienze e di pensiero; da meditare l'os- servazione che "tra gli errori che si possono imputare all'antipsichiatria vi è quello di aver distrutto i nascenti e fragili concetti che potevano forma- re l'ultimo baluardo contro il malce- lato meccanicismo contemporaneo, e cioè la possibilità di una rigorosa psicopatologia antropologica". Dopo una critica rassegna dei con- cetti dai quali deriva la nosografia attualmente in uso in psichiatria, (compreso l'infelice Dms III che fon- damentalmente si risolve in una arti- ficiale polverizzazione sintomatolo- gica alla base di una computerizza- zione della clinica, totalmente priva di quell'esperienza che sta invece a suo fondamento), Gaston propone, con un'operazione di pensiero che deriva da Husserl, la costituzione di "aggregati" secondo un "collegamen- to collettivo" di taluni elementi rile- vabili ad un'analisi antropo-fenome- nologica. Nell'ambito di quest'anali- si, anche se esplicitamente dichiarata un artificio e certamente semplifican- te, egli distingue quattro "campi fe- nomenici": il reattivo, il conflittuale, il periodico, lo stabile, e al loro inter- no cerca di indicare le linee costituti- ve del formarsi di specifici quadri psi- copatologici, proposti dalla esperien- za ed anche pertinentemente esem- plificati attraverso la citazione di testi letterari: Strindberg, Dostoevskij, Gerard de Nerval, Schnitzler. La parte conclusiva, più breve e concettuale, svolge una riflessione sulla genealogia della alienazione, prendendo spunto dall'apparente an- tinomia ragione/sragione. Già Kant aveva osservato che "le forze dell'ani- mo messe in disordine, tuttavia si compongono in un certo sistema". Come modello operativo viene pro- posto il declinarsi nell'esistenza feno- menica del Corpo (si veda U. Galim- berti, Il corpo, Milano 1983) quale momento di discriminazione fra l'io, qualificazione del soggetto, ed il mol- teplice in quanto esperienza dell'og- getto, lo strutturarsi in antinomie (vi- ta e morte; maschile e femminile; uni- tà e molteplicità) permette l'esperien- za di situazioni limite, nell'alienazio- ne l'io perde la capacità di discrimi- narle e la possibilità di superarle. Collana LA NUOVA AFRICA Il vero volto del continente africano John D. L"UOVA FAGE STORIA DELL'AFRICA afhicaQ^ pag. 506 Basii DAVIDSON L. 30.000 L'AFRICA NEL MONDO CONTEMPORANEO *> . -, -imfpfm "gay ■ *(■ pag. 400 L. 30.000 H.ROUILiE D ORFEUIl la nuova awiicaW G.C. COSTAMMO PER UNA NUOVA COOPERAZIONE IN AFRICA T ; IL pag. 256 L. 25.000 A» LA NUOVA A^CA^ CHEVRIER LETTERATURA NEGRA DI ESPRESSIONE FRANCESE pag. 304 L. 26.000 variaQ SU