pag. 22 Antonio Cassese IL CASO "ACHILLE LAURO" Terrorismo, politica e diritto nella comunità internazionale Un libro che dipana l'intreccio dei fatti e illumina gli aspetti politico-diplomatici e giuridici del sequestro della nave italiana. Lire 16.500 LA FAME NELLA STORIA a cura di Robert /. Rotberg e Theodore K. Rabb prefazione di E. D. Vitali Storici, demografi e nutrizionisti di fama internazionale analizzano il ruolo giocato nella storia dalla disponibilità delle risorse alimentari. Lire 30.000 Stendhal INTERNI DI UN CONVENTO Con due cronache di Sant'Arcangelo a Baiano Un caso letterario e storico che continua a scatenare vivaci polemiche. Lire 20.000 Herta Muller BASSURE L'opera prima di una giovane autrice che si è fatta apprezzare per l'incisività polemica e graffiarne della sua scrittura. Lire 15.000 Gian Battista Gerace LA LOGICA DEI SISTEMI DI ELABORAZIONE Lire 30 000 V. N. Zarkov STRUTTURA INTERNA DELLA TERRA E DEI PIANETI Lire 25 000 Walter Moro GUIDA ALLA LETTURA DELLE IMMAGINI Per insegnanti della scuola elementare I concetti chiave della educazione all'immagine, come nuova materia di insegnamento nella scuola elementare, e i collegamenti interdisciplinari con le altre aree di apprendimento. Lire 16.000 SORELLINA E FRATELLINO L'OCA BIANCA Lire 5.000 L'UCCELLO DI FUOCO Lire 5.000 Tre fiabe che appartengono alla grande tradizione dei Racconti popolari russi di Afanas'ev; le illustrazioni — opera del celebre Bilibin — testimoniano la ricchezza del fantastico mondo del folklore russo. Anna Ferraris Oliverio L'UOMO E LA MACCHINA Lavoro, ritmi e abitudini dalla prima alla seconda rivoluzione industriale. Lire 8.500 Isia Osuchowska SAPER DISEGNARE Tecniche, strumenti e abilità per usare carta e matita. Lire 8.500 Libri di Testo Notizie dalla provincia Franco Girardet, Il bambino dell'autostop, postfazioni di Mar- cello Bernardi e Ada Fonzi, Ega, Torino 1987, pp. 167, Lit. 16.000. "Astragalo", periodico trimestra- le, n. 12 e n. 13 (nuova serie), Ed. L'Arciere, Cuneo 1987, un nu- mero Lit. 6.000. Si continua a parlare degli inse- gnanti. Della loro funzione e frustra- zione. Dello stipendio, dell'aggior- namento. Insomma, di quella che è considerata da sempre la loro mise- ria, ora riscoperta dalla grande stam- pa (ne hanno scritto, tra gli altri, Ci- tati e Camon, sfuggiti all'insegna- mento per la via della letteratura). Noi sappiamo che esiste, in più, un'infelicità specifica del bravo inse- sa di pensiero dalla (oltre che sulla) scuola. Segnaliamo un esempio: la nuova serie, dopo un silenzio di qua- si due anni, di una piccola e gradevo- le rivista di provincia, "Astragalo", di cui sono usciti tra marzo e giugno due numeri, con saggi e scritti d'al- tro genere (racconti, poesie, intervi- ste, recensioni). Vi lavorano insie- me, senza partizioni di ruoli, inse- gnanti e specialisti e professionisti di Amici Christoph Hein, Gli strani amici di Jacopo Borg trad. dal tedesco di Maria Pia Chiodi, Juvenilia Edizioni Scolastiche Walk Over, Bergamo 1987, pp. 190, Lit. 7.800. Di Cristopb Hein, quarantatre anni, dram- maturgo e prosatore, tedesco di Berlino Est, ab- biamo letto da poco in Italia il primo e dibattu- to romanzo, L'amico estraneo (Edizioni e/o, 1987): Ora ci arriva questo libro per ragazzi, uscito in Germania nel 1984, tradotto da un editore attento e specializzato che lo colloca (in- dicativamente) tra le letture scolastiche adatte alla prima media. Traduzione tempestiva, e li- bro attraente: per la figura e la provenienza dell'autore, che cominciamo appena a conosce- re, e per la nota scarsità di letteratura originale, non ridotta dai grandi libri degli adulti ma pensata in vista di un destinatario sul confine tra infanzia e adolescenza. Chi produce libri, o chi semplicemente li deve scegliere, sa che si tratta di un pubblico per sua natura diffìcile, e tanto più nel momento in cui la tecnologia (giocattoli elettronici, videogiochi, video regi- stratori, ecc.) ha affetti educativi che s'intuisco- no cospicui ma che non riusciamo a valutare e neppure a descrivere con sicurezza. Sarà vero che a undici-dodici anni si è coinvolti ancora prevalentemente in elaborazioni fantastiche. Ma non sta forse cambiando l'universo del fia- besco? E i bisogni cognitivi (di appropriazione del reale) tipici dell'adolescenza non vengono forse anticipati? Di certo per ora registriamo il divario tra la sovrabbondanza delle percezioni e informazioni disponibili, tra la ricca visività e sonorità della cultura in cui il ragazzo è im- merso, e la penuria del suo linguaggio verbale, che spesso lo confina — di fronte al testo scritto e specialmente a scuola — in una faticosa compi- tazione di banalità. Il libro di Hein banale non e mai. Anch'esso però non evita oscillazioni tra la semplicità fit- tizia della fiaba per bambini e la sottigliezza allusiva delle invenzioni fantastico-ironiche per adulti. Ha una struttura complessa: dentro una cornice con il narratore esplicito — fautore/ narratore che racconta i suoi incontri occasio- nali con Jacopo Borg un ragazzetto — sono disposte le varie storie di Jacopo e dei suoi amici, che si fingono narrate da Jacopo stesso. Le storie prendono l'avvio da piccoli fatti della quotidia- nità (passeggiate ai giardini pubblici, merende, festicciole) e subito si sviluppano nell'irreali- smo: com'è ovvio, poiché gli amici di Jacopo (pupazzi? giocattoli?) hanno la qualità delle creazioni soltanto mentali. L'adulto ha buoni motivi per leggere e am- mirare: la bravura di Hein, fabbricatore di un congegno narrativo in cui il trapasso reale/ir- reale viene replicato con una logica dell'assurdo sempre ineccepibile; l'incantevole essenzialità della scrittura; lo spessore del repertorio mitico, filosofico, letterario da cui nascono le sue inven- zioni. Il ragazzo, anche senza veder niente di questo, potrà apprezzare le storie più godibili in sé: una quasi verosimile notte in tenda, per esempio, o la battaglia contro i pirati che resti- tuisce, ma in modi semplici e incruenti, il ro- manzesco salgariano. Non so se saprà adattarsi con pazienza alla lentezza di un racconto senza eventi, di un'avventura senza catastrofi, gioca- ta spesso su scarti minimi, e soprattutto lingui- stici, dalla normalità. Se accetterà un paesaggio che è psicologico e non tecnologico; un fiabesco Editori Riuniti | FIRENZE LIBRI GIORGIO MAREMM1 L'AGENDA DELLO SCRITTORE Quarta Edizione Quello che i nuovi scrittori (e anche i vecchi) devono sapere sugli autori, sugli editori, sui librai, sugli intermediari, sui contratti di edizione, sui diritti d'autore e su altri «misteri» del mercato editoriale e librario. Carlo Della Corte (Tuttoli- bri): «Questo libro vorremmo raccomandarlo a tutti gli auto- ri 'inediti'.» Pier Francesco Listri (La Na- zione): «...Uno di quei libri che in Italia raramente si pub- blicano.» Ugo Mursia (Editore): «Que- sto è il libro che avrei voluto scrivere io.» In libreria o presso la casa Editrice: Via Duccio di Buoninsegna, 13 50143 FIRENZE Tel. 055/715515 gnante, radicata nelle incertezze co- stitutive del mestiere: nelle difficoltà pratiche che ne rendono quasi im- possibile un decente esercizio e (an- zitutto) nel disagio di doverne cosi spesso ridisegnare la fisionomia e lo statuto. Il paradosso dell'insegna- mento è che quanto più esso appare socialmente in perdita, tanto più lo si salva, individualmente, soltanto se si riesce a farne qualcosa di non ordi- nario, un lavoro di qualità. Il bravo insegnante perciò non ha mai smes- so negli ultimi anni di oscillare tra infelicità e divertimento, vivendo di solito i suoi piaceri in solitudine o in ristrette compagnie. Ora pare che ar- rivino segnali di svolta. Nella prote- sta degli scorsi mesi non è circolata solo la richiesta di maggiore salario. Si è manifestata un'aspirazione diffu- sa a non lasciarsi semplicemente at- traversare dalla cultura del cambia- mento, ma a diventarne almeno me- diatori attivi; o ad avere, almeno, una diversa immagine di sé e del pro- prio lavoro. C'è infatti una dissemi- nazione di iniziative, anzi una ripre- varia competenza (in redazione Lo- renzo Marnino, Fulvio Romano, Danilo Manera, Cinzia Giugliano, Domenico Milano, Gloria Tarditi, Sara Chiavolini, Marco Tomatis, Mario Andreis), un po' rivolgendosi ai temi della cultura secondo tradi- zione e un po' a nuove forme espres- sive, alle interferenze della tecnolo- gia, agli incroci tra arte e scienza, ai problemi della scuola, del pubblico, del sapere sociale. (A proposito di insegnanti vale la pena di leggere, nel numero 13 p. 48, la breve nota, suc- cosa e spiritosa, di Fulvio Romano). Ed ecco un altro caso. Il libro, an- ch'esso di provincia, che ha scritto Franco Girardet nasce da un'espe- rienza, quella dell'educatore — Gi- rardet ha diretto per 23 anni il Con- vitto valdese maschile di Torre Pelli ce — che è anche più vasta, più ambi- ziosa, e più sospetta di quella dell'in- segnante. Coerentemente Girardet, pur lavorando su un contenuto pe- dagogico, ha scartato una forma in qualche modo vincolante alla tecni- cità e settorialità della disciplina. Ha scelto invece una forma narrativa, il racconto di una storia che si presenta come vera (ed è, ritengo, inventata). La storia riguarda un bambino, Bo- nanno Cioni di Firenze, nato nel 1969, figlio di una ragazza molto au- tonoma, affettuosa ma libera (è stata studentessa in Francia nel Sessantot- to e poi femminista), che a nove anni incomincia a vivere da solo e a dodi- ci ottiene dalle istituzioni il ricono- scimento di fatto della sua indipen- denza. Il racconto ha inizio con la testimonianza del narratore, che in- contra sull'autostrada Bonanno in fuga (dalla tutela degli adulti, come gli capita più di una volta). Poi passa subito alla presunta oggettività della terza persona, con qualche saltuario ritorno e intervento esplicativo del- l'autore. Così, con questi usuali espedienti narrativi e senza preoccu- parsi troppo del rigore del codice prescelto, Girardet descrive le fasi esemplari di una crescita: Bonanno e il rapporto, stretto ma non possessi- vo, con la madre; Bonanno a scuola, alle prese con i compagni più forti e con quelli più deboli; Bonanno che si destreggia nella quotidianità: man- giare e dormire, vestirsi e pulirsi; Bo- nanno innamorato; Bonanno in cri- si, nella paura e nella solitudine; Bo- nanno che esce dalla crisi grazie ai conforti della solidarietà e dell'ami- cizia, ecc. Il primo moto che la lettura susci- ta può essere — bisogna ammetterlo — di irritazione: perché ragazzini che crescono con tale linearità, emergendo fortificati da ogni espe- rienza, e famiglie così facili da defini- re (democratiche o no), e istituzioni cosi inconsistenti alle quali si sfugge quasi per gioco, nella realtà non se ne incontrano davvero; tanto meno nei romanzi che ci siamo abituati a leggere. Eppure, questo di Girardet è un libro di cui non ci si libera facil- mente. È la sua inattualità che ci at- trae. Inattualità: nonostante la terri- bile attualità (come argomento di cronaca giornalistica) dell'infanzia, nonostante l'andamento realistico del racconto e la presenza dell'auto- re-testimone che garantisce l'autenti- cità o almeno la verosimiglianza del narrato. I modelli letterari a cui Gi- rardet, consapevolmente o no, si è ispirato ci riportano più indietro, verso i modi della favola o del ro- manzo d'educazione o del racconto filosofico. Come in tutti i generi di narrazione finalizzati al significato il protagonista è esemplare, un po' schematico, e percorre vicende pre- vedibili. Quel che conta è il suo sguardo di innocente, o selvaggio, che riscopre il mondo. Bonanno nel- la sua crescita speciale reinventa via via un sistema di rapporti: un modo per governare il suo spazio ed entra- re in quello degli altri, per aiutare ed essere aiutato, per vivere (molto ar- ditamente) la sessualità. Come ogni utopia educativa anche questa infatti è un'utopia sociale. La vera inattuali- tà del libro consiste, mi pare, nel fat- to che esso è fortemente propositi- vo, ha una gerarchia di valori, e nes- suna ambiguità. L'assunto principale è che l'essere umano sia plasmabile e le sue pulsioni fondamentalmente positive. Di questa vecchia idea, che sembra ingenua, Girardet fa un uso duttile e pratico, nei limiti di un'ipo- tesi di lavoro. E una buona ipotesi, che ci autorizza a operare da educa- tori. E migliore di altre. (fd.fi) La rubrica "Libri di Testo" è a cura di Lidia De Federicis