;N. 9 pag. 33 1920-1940: le arti di Roma di Paolo Fossati Maurizio Fagiolo dell'Arco, Scuola Romana. Pittura e scultura a Roma 1919-1943, De Luca, Ro- ma 1896, introd. di Antonello Trombadori, collaboraz. di Vale- rio Rivosecchi, consulenza di Netta Vespignani, pp. 273, Lit. 200.000. Mancava una ricostruzione siste- matica della cultura figurativa roma- na fra le due guerre e del suo mo- mento di continuità più interessante e vivace, la cosidetta 'scuola romana' (che, come spiega Fagiolo, è risultato di più stagioni e di diversi momenti, generazionali e di proposta pittori- ca). Questo grosso volume tenta, fra illustrazione e suddivisione temati- ca, di tratteggiarne una topografia — i pittori e gli scultori, le istituzioni (mostre e gallerie, luoghi ed editori, incontri di artisti e scrittori, riviste) — e un profilo culturale. La difficol- tà vera di questo percorso 1920-1940 è nella sua compattezza: la Roma di quel momento e una sorta di conti- nente (tanto serrato e definito da su- scitare tutte le diffidenze ed i rigetti che si sono accumulati negli anni dell'anteguerra e del dopoguerra, fi- no a noi) con caratteri specifici dove quasi tutto sembra diverso dalla geo- grafia degli avvenimenti artistici ita- liani. Descrivendo dall'interno, per medaglioni, poetiche e circostanze, Fagiolo riesce a trasmettere un certo fascino della compiutezza e della mi- steriosità di un mondo tanto ricco di umori interni quanto estraneo, si di- rebbe, a movimenti più impegnati e complessi. In ogni movimento di chiusura, in ogni isola contano più di tutto i Ro- binson e, per converso, i Venerdì: non stupisce perciò se l'interesse per i campioni in scena, da De Chirico, che per primo entra nel racconto, a Donghi, da Ferrazzi a Scipione, da Mafai a Guttuso, ha da sempre preso il sopravvento. Ora un maggiore re- spiro di ambiente e di entroterra possiamo dire di averlo, con questa vera e propria monografia romana. Con una impressione di fondo: che la topografia dei romani, poco im- porta per ora se di tradizione, di resi- denza o di elezione, rappresenti, di fronte al calendario delle arti con- temporanee, una sorta di luogo di attese, nello spirito del baudelairia- no "la toile était levée et j'attendais encore". E poiché le attese all'ester- no sono sempre compensate da scavi sicologici, tensioni private, sensua- ità, sensibilità e indagini in interiore hominis, qui più che di poetiche o esiti si parlerà di autoritratto, cioè di raccordi fra vivere nell'ambito addi- rittura cronachistico del proprio mondo e riflessioni emozionali. Con esiti, a diverso grado, di eccellenti deformazioni se non di espressioni- smi veri e propri, torturando e mol- tiplicando soggetti e temi sino a sin- golari visionarietà (o estreme visività coloristiche) come ad estreme ele- ganze. Le figure più intriganti (figure di romanzo, o di un paio di commedie a soggetto, nel racconto di Fagiolo) restano Ferrazzi e Scipione, Raphael e Pirandello, Ziveri e Leoncillo, dal momento che, in modo che non pa- re giustificabile, una figura davvero importante come Guttuso (piaccia o no) è regredita a poche battute d'oc- casione. Eppure era, a parte ogni al- tra osservazione di merito, proprio Guttuso a offrire le possibilità mi- gliori per cogliere un aspetto che non mi pare ricevere il giusto pig- mento in questo libro: quella inten- zionalità tesa, perfino intellettuali- stica, di non accontentarsi di quello che passava il convento, cioè il 'con- tinente romano', era ribaltata da hi Guttuso in rotture e ingorghi della bellezza contemplata, della bella pa- sta, del bel comporre e della corretta poesia incantata del tonalismo. Detto altrimenti, la cifra nel tappe- to resta proprio un certo intellettua- lismo come risorsa eversiva: in un paio di decenni in cui si parla tanto (e tanto ne parla questa monografia) di Seicento e in cui abbondano inve- ce secentismi acutezze e barocchette- rie, non è un caso che le riuscite più sintomatiche si collochino sul fronte dice delle materie che in esso si ritro- vano. Si parte, dunque, dai tempi e dalle idee, cioè si tocca la stagione del 'realismo magico' (e qui di fronte alle Villa Romana di De Chirico e a simi- lari interni urbani vien fatto di riflet- tere a quale straordinario omaggio 'borghese' proponga il pittore, dei quartieri e quartierini di medio-pic- cola residenza romana, alle controre degli abitanti e ai dialoghi fra tende e imposte avvicinate), la stagione di Via Cavour (Longhi, ovviamente, anni Trenta e i grandi saloni della Quadriennale con l'appendice di un paio di gallerie), Ferrazzi Pirandello Guttuso, appena segnalato, l'eccel- lente estremismo conoscitivo di Zi- veri. Segue una sezione di luoghi, sia- no essi ai vita oppure di lavoro, occa- sioni e situazioni: gli studi e le relati- ve confraternite e risse, i caffè, gli incontri (ed è questo, finalmente nel volume, un ritratto di Roma di buo- na utilizzabilità: la Roma ostinata- mente ritagliata da questa colonia di artisti entro la Roma altra, diversa ed evidentemente infrequentata dai no- stri). Fan seguito le mostre (dalle Biennali romane alle Sindacali, alle collezioni pubbliche del tipo Museo Comunale dedicato, com'era preve- il Mulino Le invenzioni di De Chirico di Dario Trento De Chirico, gli anni Venti, catalogo della mo- stra di Verona e Milano, a cura di Maurizio Fagiolo dell'Arco, Mazzotta, Milano 1986 e 1987, pp. 238, Lit. 60.000 cartonato. Lit. 40.000 in brossura. La mostra che a Verona e, in forma più ampia, a Milano ha proposto il lavoro di Gior- gio De Chirico negli anni Venti per la qualità di scelte e presentazione ha permesso di verifica- re adeguatamente il valore del lavoro dell'arti- sta lungo il decennio. Il catalogo, curato da Fagiolo dell'Arco, rior- dina la materia a partire da una messa a punto filologica. Di ogni dipinto è recuperata la storia di mostre, pubblicazioni e passaggi di proprietà. Per l'opera di De Chirico si tratta di una veri- fica indispensabile dopo le polemiche sui falsi, le repliche, le date dei dipinti. La ricostruzione delle vicende dei singoli dipinti permette anche di approfondire i valori culturali dell'azione del pittore. Essa spiega le repliche autografe che per opere importanti l'artista ha realizzato subi- to o a distanza di anni, serve a recuperare i titoli originali (e quindi ad approfondire i con- tenuti dei dipinti) e a precisare le date, fissando meglio la mappa del lavoro creativo. Il curatore raggruppa i dipinti per generi: ciò aiuta ad ap- profondire i singoli temi dell'invenzione e il loro sviluppo, mentre lascia in secondo piano le vicende culturali in cui essi si inscrivono. A un impressionante investimento sul piano del lavoro corrisponde, infatti, in questo perio- do, un rapporto assai difficile tra De Chirico e i movimenti e le istituzioni artistiche. All'ini- zio del decennio l'artista collabora attivamente con i gruppi progressisti italiani mentre a Pari- gi è salutato come maestro ed ispiratore dal neonato gruppo surrealista. Tuttavia nel giro di ' 1" •cìr1! >1 nr r (.- i del manierismo, se vogliamo affidar- ci alla lettera dei grandi modelli di comportamento cui si riferiscono i romani. (E allora un Cagli meno snervato e più formalisticamente ac- corto sarebbe stato non male nel vo- lume). Vale la pena, perché il lettore sap- pia quanti punti di riferimento il li- bro contiene, dopo una prefazione di Trombadori, dire qualcosa dell'in- Scipione, Mafai, la Raphael), quella del tonalismo (Longhi, altrettanto ovviamente per vis del suo Piero del- la Francesca, targato 1927, e Melli, Pirandello Janni Ziveri Cagli e Ca- pogrossi). Si transita poi alla sezione scultura, con Fazzini, la Raphael sub specie tridimensionale, Mirko e Leoncillo, per chiudere il percorso tra espressionismo e realismo (in rap- porto ai 'giovani' secondo segmento pochi anni egli viene emarginato nella cultura italiana e apertamente contestato dai surrealisti che arrivano a organizzare contromostre con opere del periodo metafisico per contestare le esposizioni dove l'artista presentava la sua pro- duzione recente. La rottura con la cultura pro- gressista resta un fatto definitivo nella biografia e nella fortuna successiva dell'opera di De Chi- rico. Non si può studiare la sua arte senza con- siderare la fortuna contrastata che essa ha subi- to. Solo negli ultimi anni gli schemi cristallizza- ti in quella congiuntura sono stati rivisti perché la pittura di De Chirico continua a rispondere con straordinaria vitalità alle domande di ge- nerazioni successive di artisti e alle nuove con- dizioni di esistenza. Quindi resta del massimo interesse la ricostruzione della base culturale che la genera. Uno degli elementi di questa è il concetto di classicità come forma originaria, secondo la definizione elaborata nella cultura tedesca tra Winkelmann e Nietzsche. La stessa arte metafisica "quanto all'aspetto " è "serena ", e, d'altra parte, il ritorno al mestie- re, alla tecnica della tempera, alla pratica della copia e del disegno e l'attenzione all'arte italia- na del Quattrocento — fatti salienti degli anni Venti — si iscrivono in un identico intento di radicazione originaria del linguaggio della pit- turaci'emozione del troglodita che traccia sulle pareti della caverna il profilo del bisonte, è clas- sica, come classica è l'emozione di Douris, d'un Apelle o d'un Polignoto, e più vicino a noi quella d'un Botticelli e d'un Ghirlandaio, d'un Holbein e d'un Dùrer". Così la Parigi dove l'artista si trasferisce nel 1925 nello straordina- rio scritto Vale Lutetia è salutata come l'Atene della modernità dove gli spazi, i luoghi,- i colori, gli oggetti e i personaggi sono già pronti per nuove gesta mitiche e omeriche. dibile, a Mussolini); le gallerie, il mercato ed i collezionisti; le imprese pubbliche di decorazione di spazi uf- ficiali (i 'muri ai pittori'); le interfe- renze con la letteratura e con la carta stampata, poeti e critici, giornalisti e amatori, terze pagine, edizioni ed al- manacchi. Terzo portello del tritti- co: una sezione di ripetizioni ed os- sessioni iconografiche, ovvero di pulsioni a temi e situazioni narrati- ve: c'è, e non si comprende come potrebbe non esserci, l'artista allo specchio, Narciso a caccia di motiva- zioni figurative; lo studio come luo- go d'elezione, in una città in cui di 'luoghi' se ne identificano pochissi- mi (e un gran vuoto, pontifica Car- darelli); qualche veduta di città e di fiume; infine, con bel sincronismo su un libro davvero fondamentale, 'la carne la morte e il diavolo', cioè i fantasmi di un'educazione cattoli- ca, di qualche seduta col Belli in ma- no, e le letture di Praz, di Vigolo e Sinisgalli (e tanto Ungaretti e Carda- relli, a riprova dell'importanza delle terze pagine di gazzette e riviste). Gian Enrico Rusconi Rischio 1914 Come si decide una guerra Il reticolo di eventi e decisioni che fecero precipitare l'Europa nell'inferno della Grande Guerra: l'analisi di un rischio ancora attuale Bernard Baylin Gordon S. Wood Le origini degli Stati Uniti Una nazione nuova alla ribalta della storia: gli Stati Uniti dalle prime colonie al 1820 Pier Cesare Bori L'interpretazione infinita L'ermeneutica cristiana antica e le sue trasformazioni Una scrittura che cresce con chi la legge: il problema del leggere da Gregorio Magno a Schleiermacher, dalla scrittura divina a quella degli uomini Alain Besangon La falsificazione del bene Solov'èv e Orwell Dua parabole apocalittiche per un mondo abitato dal male Giovanni Sartori Elementi di teoria politica Una piccola enciclopedia della politica di uno dei massimi studiosi italiani Amiya Kuman Dasgupta La teoria economica da Smith a Keynes Le teorie economiche nel contesto delle realtà che le hanno generate Andrea de Guttry Verso un mercato finanziario europeo? La disciplina giuridica della circolazione dei capitali nella CEE