N. 8 pag. 15 i IL MANUALE DEL GRAFICO ZANICHELLI IL MANUALE DEL GRAFICO Guida alla progettazione grafica e all'impaginazione del prodotto editoriale di GIORGIO FIORAVANTI 208 pagine. 26 000 lire Opere di consultazione_ DANTE ALIGHIERI LA DIVINA COMMEDIA a cura di Tommaso Di Salvo con indice integrale delle parole e indice inverso delle rime 2 048 pagine, 59 800 lire ALESSANDRO MANZONI I PROMESSI SPOSI e STORIA DELLA COLONNA INFAME a cura di Tommaso Di Salvo 968 pagine, 28 000 lire Atlanti ATLANTE DI GAIA Un pianeta da salvare a cura di Norman Myers 272 pagine, 38 000 lire IL NUOVO ATLANTE STORICO ZANICHELLI 352 pagine, 356 carte, 696 illustrazioni, 48 000 lire PROSPETTIVE DIDATTICHE RICHARD KEMPA LA VALUTAZIONE NELL'INSEGNAMENTO SCIENTIFICO 168 pagine, 14 000 lire ALBERT H. MARCKWARDT IL RUOLO DELLA LETTERATURA NELL'INSEGNAMENTO DELL'INGLESE 120 pagine, 16 000 lire CECCHINI, CRISMA, DUTTO FRISENNA, FURLANETTO MISEO, RECLA, SAVINI SIMONE I GIOCHI DI SIMULAZIONE NELLA SCUOLA 240 pagine, 22 000 lire CSC/COLLANA DI SCIENZA DEI CALCOLATORI GIAMPIERO BIANCHI PROGRAMMARE IN TURBO PASCAL 440 pagine, 28 000 lire ALESSANDRO CANDELI PILOT Un linguaggio per la didattica 352 pagine, 23 000 lire CS/COLLANA DI SOCIOLOGIA KLAUS VON BEYME I PARTITI NELLE DEMOCRAZIE OCCIDENTALI 350 pagine, 18 000 lire POETI E PROSATORI LATINI SENECA IL VECCHIO ORATORI E RETORI Controversie Libri VII e IX estratti Libro Vili 330 pagine, 20 000 lire AULO GELLIO LE NOTTI ATTICHE Libri IV e V 200 pagine, 20 000 lire Zanichelli La Fabbrica del Libro Premi, premi Ratificando un certo alone ince- stuoso che pervade il mondo del Pre- mio Letterario, in cui votanti vengo- no votati, editori pubblicati, giorna- listi intervistati, Mondadori porta in libreria due volumi dedicati ai premi e tutti sanno quanti se ne sia aggiudi- cati il colosso della nostra editoria: dodici Campiello, dodici Strega, do- di Dario Voltolini dici Viareggio, cinque Bancarella e dieci Bagutta, ci rammenta la giorna- lista romana Cinzia Tani nel para- grafo eufemisticamente intitolato L'editore dietro le quinte del suo Pre- mio-poli . Come si vince un premio lettera- rio? "Telefonate, scambi di favori, richieste e offerte di vario genere, petizioni, omaggi, accaparramenti di schede, ricatti... ognuno usa le armi che ritiene più efficaci" (p. 19), in maniera tale che "allo Strega, per esempio, un editore sa con esattezza di quanti voti potrà disporre" (p. 19). Ma non appena vengono espres- si questi ovvi concetti, che il senso comune conosce bene come bene li Citazioni e tenerezze di Fabrizio Rondolino Sandro Medici, Via Po, Cooperativa il ma- nifesto anni 80, Roma 1987, pp. 132, Lit. 20.000. Alla giovane letteratura italiana manca, per così dire, l'Italia. Gli scrittori che hanno meri- tato la qualifica di "giovani scrittori", tendono generalmente ad evitare un'ambientazione, o una caratterizzazione dei personaggi, o un tipo di intreccio che in qualche modo rispecchi, o abbia a che fare con la società italiana contem- poranea. Nessuno naturalmente rimpiange o desidera la letteratura d'impegno, il realismo sociale o le riflessioni di improvvisati testimoni del tempo. Del resto, non parlare dell'Italia di oggi (o di ieri) è anche un modo per parlarne, magari per dire che non c'è nulla da dire. Il silenzio della narrativa contemporanea è curio- samente speculare ad un altro silenzio, più o meno generalizzato almeno a sinistra: il silen- zio della politica sulle esperienze recenti (per intenderci: gli anni Settanta) e sul significato di quelle esperienze. Con un senso di disagio, quando non di fastidio, si celebrano frettolosa- mente gli anniversari consegnando a tempi mi- gliori la riflessione e la ricostruzione storica. Tacendo sul passato, la sinistra rischia di tacere anche sul presente, proprio come gran parte del- la giovane letteratura. Il breve romanzo di Sandro Medici, al suo esordio narrativo, costituisce dunque una curio- sa e preziosa eccezione, benché in fin dei conti non sia che una storia d'amore. Via Po è però anche (o soprattutto ?) un libro politico, nel senso che dissemina le proprie pagine di riferi- menti numerosi all'epoca presente (la nostra sto- ria) e costituisce a suo modo, nel ricostruire molto parzialmente una domenica del 1982, un documento significativo. Ma è un libro politico anche perchè è cosparso di citazioni e di tenerez- za, e le citazioni e la tenerezza sono elementi costitutivi della politica di un tempo; e infine lo è perchè si prova a raccontare due generazioni a loro modo "precarie", quella dei trentenni e quella dei ventenni, molto diverse tra loro ep- pure, forse, vicine. Certo non è casuale che la storia si svolga a Torino (e su Torino si trovano qua e là osserva- zioni davvero acute), città marginale e malin- conica, operaia e metafisica, città che ha vissuto più di altre gli anni di piombo. E dagli anni di piombo nasce il silenzio della politica (e della letteratura), e forse nasce anche il silenzio dei protagonisti di Via Po, i quali peraltro chiac- chierano in continuazione. Francesco è sulla trentina, capelli lunghi e baffi, attualmente senza lavoro; "pessimista e poco innamorato del suo tempo", "nostalgico e fuori di testa ", "Werter invecchiato " (sono paro- le di Sandra), ha una relazione^ con una donna separata e vive con un gatto. E disincantato, si sforza di essere cinico ma non sempre ci riesce, si considera uno sconfitto ma in fondo non ne patisce troppo. A volte è molto antipatico, sac- cente, presuntuoso, ma lo salva una certa ironia (e autoironia), frutto anch'essa di una sconfitta e di una rinuncia. Se ci fosse qualcosa che vale la pena, Francesco non si tirerebbe indietro. Ma non c'è. Sandra invece ha ventitré anni, studia lette- re a Bologna, è sicuramente più "sana " di Fran- cesco ma a volte si sente già vecchia, già scon- fitta prima di combattere. Ha una disperata vitalità che la fa essere vera, viva, contradditoria. 1987 NASCE "ADULARIA" Collana di letteratura Italiana. ADULARIA - una pietra poco nota al grande pubblico, ma particolarmente apprezzata per la singolare lucentezza da chi conosce ed ama il mondo minerale - dà il titolo a questa nuova Collana di Autori italiani diretta da Frediano Sessi. Nella Letteratura italiana, infatti, scrittori "minori" finora patrimonio solo di pochi scaltriti lettori, spesso nascondono in sè - come ADULARIA - una lucentezza ed una specificità che meritano di essere rivelati e divulgati. • ALBERTO CANTONI IL DEMONIO DELLO STILE prefazione di Frediano Sessi • ARTURO LORIA LA LEZIONE DI ANATOMIA prefazione di Ciuliano Gramigna • GIUSEPPE TONNA FAVOLE PADANE ■ prefazione di Antonio Porta • SILVIO D'ARZO ALL'INSEGNA DEL "BUON CORSIERO" prelazione di Mario Spinella In preparazione: DELFINI - LANDOLFI - ALBERTAZZI - VICOLO - SOFFICI - JAPP0L0 - CUCINI Da settembre nelle migliori Librerie al prezzo di L. 16.000 CLAUDIO LOMBARDI EDIZIONI D'ARTE 20145 Milano - Via Bernardino Telesio 18 Tel. (02) 4817553 conoscono i responsabili della pro- motion e del marketing, molte voci insorgono negando, ridimensionan- do, mostrandosi sorprese. Cinzia Tani ne riporta alcune, ma l'impres- sione è che naufraghino accanto a enunciati più realisti, come quello implacabile di Cesare De Michelis della Marsilio: "Le pressioni ci sono e come! Sono quelle degli autori, de- gli editori, degli amici, delle amiche, delle cene, delle alcove..." (p. 21). Certo il libro della Tani non intende essere un pamphlet di denuncia: la prosa scorre giornalisticamente lieve sui mali del mondo, impegnata a for- nire dati, dichiarazioni, voci e note di colore, perseguendo un ideale di equilibrio che non ceda agli scandali- smi e nemmeno alle pie illusioni di chi non si rende conto dei fatti. Sul tema delle pressioni editoriali il di- scorso si conclude, tipicamente, in questi termini: "Esiste poi il rovescio della medaglia. Se, infatti, è vero che gli editori fanno pressioni sui premi, e altrettanto vero che i premi fanno pressioni sugli editori per avere dei grossi nomi, per ottenere la parteci- pazione di autori famosi, perché questo focalizza l'interesse sulla ma- nifestazione" (p. 22). Tutto qui? Un colpo al cerchio e uno alla botte? Non ci siamo. Innanzitutto non è perché 'alla fine tutto si accomoda' che dobbiamo evitare gli atteggia- menti di sdegno nei confronti delle modalità operative dell'industria culturale, bensì dobbiamo evitarli perché proprio di industria si tratta e il libro è un oggetto intorno al mez- zo chilo prodotto da tecnologie in- dustriali e venduto secondo le leggi del mercato, come un home compu- ter, come una lavastoviglie. Alla ci- viltà industriale non si può dire "Vergognati!", occorrono ben altre categorie. In secondo luogo, se di let- teratura si vuol parlare e non d'indu- stria, occorre non ingigantire il feno- meno dei premi oltre i suoi stessi confini, anche per capire meglio quale sia la portata negativa e frenan- te proprio dell'industria in un ambi- to tanto importante della nostra cul- tura. La Tani riporta questa dichia- razione interessante di Antonio De- benedetti: "In questi ultimi anni i premi letterari sono diventati troppi e rischiano di perdere la loro autore- volezza. Negli ultimi anni quaranta e nei primi anni cinquanta i premi collaborarono, in prima linea, alla ricostruzione del Paese. Oggi essi potrebbero avere ancora una funzio- ne importante contravvenendo e mettendo possibilmente in crisi le strategie consumistiche dell'indu- stria editoriale. Ma è possibile che lo facciano? Troppo turismo, troppa politica sembrano ostacolare questa direzione di marcia" (p. 254). E tutto da discutere: forse premi meno auto- revoli e già costitutivamente contro- corrente potrebbero crescere e svol- gere quella funzione, forse — più probabilmente? — sarà l'industria a capire per prima che la qualità del prodotto è anche un investimento e quindi, per così dire, ad autoderego- larsi. In ogni caso non è la quantità dei premi, non sono la politica e il turismo, cioè i volti romaneschi del- l'imprenditorialità norditaliana, a rendere stagnante e avvilita la nostra produzione letteraria. Sono ipotesi, mi piacerebbe sentire altri pareri. Certo Debenedetti individua bene uno iato che si è prodotto nella no- stra storia culturale. Leggendo il libro della Bellonci ap- pare chiaro che le motivazioni di un tempo non sono e non possono esse- re quelle di un premio letterario di oggi: "sentivamo le nostre radici im- merse nel comune dolore ansioso, esigente, e qualche volta ambiguo della Resistenza... Strano a dirsi og- gi, avevamo preso a guardarci senza eccessiva diffidenza e a pensare che c'era qualche cosa da intraprendere, una ricostruzione... e come pareva