N pag12 ■■dei libri dèlmeseI^H La messa in scena del traduttore Charles Baudelaire, I fiori del male e altre poesie, Einaudi, Tori- no 1987, trad. dal francese di Giovanni Raboni, pp. X-325, Lit. 24.000. Facendosi forte della propria mo- destia, Riccardo Sonzogno scriveva nel 1893, nel presentare la prima traduzione integrale (in prosa) de Les Fleurs du mal: "Nessuno potrà né dovrà — a mio avviso — tentare la traduzione in poesia dell'opera completa". Da allora non sono mancate, a trasgressione e sfida di una così for- male messa in guardia, le argomen- tazioni in contrario e le esperienze impegnate di trasposizione in versi: fino alle prove di traduzione isome- trica, a volte sorrette da grande sa- pienza formale, da salde motivazio- ni interiori e da una conoscenza stratificata dell'opera di Baudelaire. Se, a ragione o — piuttosto — a tor- to, il problema della traduzione de Les Fleurs du mal non sembra più porsi oggi come puntuale sussidio linguistico da fornire al lettore, non vorremmo rassegnarci, d'altra par- te, a considerarlo nei termini di una competizione larvata fra tra- duttori-autori; tanto più che gli ap- procci diversi e divergenti — privi- legiando volta a volta l'aderenza se- mantica o l'imitazione ritmica, l'immagine storicizzata o la pro- spettiva storicistica, la devozione fi- lologica o l'investimento militante — finiscono per non ammettere un criterio comune di valutazione. L'adempimento parziale e ovvia- mente discontinuo di cui fa espe- rienza il lettore di fronte alla tra- sposizione (e alle diverse trasposi- zioni) di un tessuto verbale di riso- EDIZIONI L'OBLIQUO via della Garzetta, 22 25060 Brescia - tel. 050/509707 * • ALDO BUSI Una pioggia angelica 6.500 Ediz. limitata in 100 esemplari numerati con un 'acquaforte di G. 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ROMA - TEL. 06/426762 di Guido Neri nanza così capillare e complessa quale è quello de Les Fleurs du mal, Raboni l'ha, non so se accettato, di- rei piuttosto in qualche modo as- sunto e integrato nella propria stra- tegia di traduttore. Il suo rapporto con la musica del verso baudelairia- no è non di approssimazione mi- metica o di metodica ricomposizio- ne, ma di incursione intermittente e di suggestione dinamica. All'alter- nativa tra ricostruzione isometrica e versione in prosa, egli intende op- porre "un incrocio continuamente reinventato, e verificato volta a vol- ta sul campo , tra verso libero e verso tradizionale, quest'ultimo in misure varie e a volte abnormi e tuttavia sempre riconducibili, diret- tamente o indirettamente, a una sorta di integrazione-conflitto tra doppio settenario (che, comunque, non è l'alessandrino) ed endecasilla- bo" (dalla Prefazione), Quanto alla rima, la misura molto sobria — po- co più che episodica — in cui viene attuato il suo recupero non dà luo- go mai a una scansione vincolante, anche se spesso è integrato da rime interne. Nella breve nota alla prece- dente versione, quasi integrale, del suo lavoro (Charles Baudelaire, Poe- sie e prose, Mondadori, Milano 1973, pp. 1049-50), Raboni aveva parlato di "presenza fantasmatica" della rima, suscitata attraverso un effetto di "attesa". La presenza di versi regolari e di rime sembra dun- que avere qui la funzione di indice prosodico, di sollecitazione dell'o- recchio interiore verso ricorrenze e risonanze virtuali. Tutto ciò con- sente un benefico margine di mano- vra al fraseggio della traduzione, senza alleviarne, evidentemente, l'incidenza interpretativa. L'osservanza eia parte di Baudelai- re del verso e della metrica regolari definisce senza dubbio la peculiare storicità della scrittura poetica de Les Fleurs du mal-, ma sappiamo che quell'osservanza non è ingenua, è piuttosto una tensione e una fron- tiera (l'esperienza dei "poèmes en prose" — posteriore, se si vuole, a grandi linee, ma intrapresa due an- ni prima della pubblicazione in vo- lume dei versi — ne costituisce sol- tanto la riprova esterna): frontiera mobile, nevralgica, che incide non solo il profilo culturale di Baudelai- re, ma probabilmente anche il suo profilo psichico, in relazione — si può pensare — al contrastato eter- no confronto con la Regola. Che la tradizione metrica non avesse per lui l'impercettibilità di una idée re- fue, di una cornice inerte alle in- venzioni e variazioni musicali, che verso e prosa, cadenze codificate e valori di musicalità libera gli appa- rissero come le forme alternative in cui si concreta un principio proso- dico generale, è cosa ampiamente attestata dal suo atteggiamento di ricerca curiosa e problematica, spes- so al di qua e al di là dei modelli prescritti: culto del sonetto e della sua "beauté pythagorique", ma oscillazione continua — forse speri- mentale e difensiva al tempo stesso — tra diverse configurazioni del suo sistema di rime; interesse per certe forme metriche complesse co- me il pantum, a cui si avvicina in Harmonie du soir, e ricorso fre- quente a moduli elementari come la sequenza di distici rimati; predi- lezione per la rima ricca, rime in- terne, allitterazioni. È Baudelaire stesso, in uno dei Projets de préface alle Fleurs (che forse non sarebbe male presentare o almeno citare in calce alle traduzioni della raccolta) a condensare il suo principio proso- dico in un teorema di meravigliosa semplicità: "le rythme et la rime ré- pondent dans l'homme aux immor- tels besoins de monotonie, de sy- métrie et de surprise". Le scelte me- triche di Raboni lo portano a tra- sferire quella dialettica (diciamo: di simmetria e dissimmetria, di attese e sorprese) dall'orizzonte della poe- tica baudelairiana a tutta l'econo- mia interna del testo, facendo del testo il teatro e la sostanza stessa in cui il contrasto si esplicita. Questa sorta di "messa in scena" traduttoria potrebbe peraltro essere considerata più come un percorso che come una soluzione. Personal- mente devo dire che i risultati più convincenti di questo volume mi sembrano coincidere il più delle volte coi casi in cui le dislocazioni del ritmo originale appaiono rias- sorbite in una nuova armonia d'in- sieme: Sonetto d'autunno, dove due endecasillabi giocano efficacemente entro una serie di doppi settenari; Lo scheletro contadino, dove le diffi- coltà del verso breve sembrano aver agito da stimolo, specie nelle bellissime strofe finali: "Volete (d'un duro destino/ atroce, limpido emblema!)/ dirci che neanche sot- terra/ il sonno promesso è sicuro ,/ / che il Nulla tradisce, che tutto / ci inganna, persino la Morte, / e forse, ahimè, senza fine / in qual- che ignoto paese // ci toccherà scorticare / questa intrattabile terra / e spingere greve una vanga / col sanguinante piede nudo?"; o anche Moesta et errahunda, con una sola riserva, su cui tornerò; Canto d'au- tunno e La musica, dove però mi dispiacciono gli attacchi. Un limite di questo orientamento è in ogni caso costituito dal margi- ne di arbitrio almeno apparente che regola e distribuisce entro l'insieme della raccolta i coefficienti più o meno contenuti di euritmia o di sincope. Un esempio particolare è quello del repeat end (procedimento che consiste nel ripetere alla fine di ogni strofa il suo primo verso). Baudelaire ne ha fatto uso in sei poemi, due dei quali presentano un'applicazione approssimativa del procedimento: irregolarità funzio- nale, per L'Irréparable, all'opposi- zione, evidente fin dal titolo, che lega questo poema a un altro del gruppo, Réversibilité, e per Le Mon- stre, alla sprezzatura di humour do- loroso e grottesco che circola in tutto il testo. La traduzione sposta il rapporto significativo tra i due sottogruppi di poemi, riservando al solo Réversibilité l'esecuzione inte- grale del procedimento, e sfuman- dola invece in Lesbos, Moesta et erra- bunda, Le Balcon, dove le sue va- lenze incantatorie e simboliche ap- paiono non meno essenziali. All'al- tro estremo della linea metrica bau- delairiana, se si considerano i rari componimenti in cui si manifesta, non dico un presentimento di rot- tura, ma una increspatura insistente dell'armonia equilibrata del verso — A une passante, La Rève d'un cu- Dopo L'Acutezza e l'Arte dell'Ingegno di Graciàn un'indagine a tutto campo su come e perché è nato il Barocco perché non siamo (e come siamo) barocchi Guido Morpurgo-Tagliabue Anatomia del Barocco