N 5 LlNDjCE ~ » ■■dei libri del meseBI 0 che devono sempre essere considerati all'interno di teorie, e del contesto sociopolitico in cui queste sono generate. Eminenti scienziati e misconosciuti dilettanti ci vengono presentati da Gould con le debolezze e i pregiudizi propri della cultura che li ha nutriti. La stessa leggenda di Charles Darwin non viene risparmiata dalla penna ironica di Gould: l'immagine seducente del giovane Darwin che, durante i cinque anni trascorsi sul brigantino di Sua Maestà Britannica Beagle, "scopre" l'incontestabile realtà dell'evoluzione in seguito all'osservazione dei fringuelli delle isole Galapagos, viene da Gould sostituita con quella di un Darwin che raccoglie dati da creazionista, e che solo al suo ritorno in Inghilterra — grazie al suggerimento di un collega ornitologo, anche lui creazionista — rilegge in senso protoevoluzionistico i dati raccolti. In questa ricostruzione della storia della scienza liberata da ideologismi e miti, scopriamo come idee antiquate, o ipotesi che ci fanno sorridere per la loro evidente ingenuità o stru-mentalità, possono talvolta contenere elementi che, riesaminati alla luce di dati attuali, contribuiscono alla riformulazione di una idea scientifica contemporanea. Così spesso la scoperta altro non è che la rilettura da una nuova angolazione di dati trascurati, magari rimasti per decenni nello scaffale impolverato di un museo. Nel saggio Chiarire gli enigmi c'è appunto la scoperta del misterioso Co-nodonte, ripescato per puro caso nel cassetto di un museo scozzese tra materiale fossile raccolto sessanta anni prima: in bell'ordine, ma scambiato per qualcos'altro. I saggi di questo volume trattano di tutto quanto possa colpire la fantasia, e la penna, di un naturalista attento e colto. Si racconta di gemelli a due teste, e dei loro relativi problemi di identità. Di pratiche cannibaliche di mantidi e ragni, che terminano l'atto sessuale divorando il compagno in pieno orgasmo invertebrato: ovverosia, di come l'evoluzione abbia assemblato (più o meno efficacemente) attrazione sessuale e morte, per il bene evolutivo della progenie. Si narra di una venere ottentotta dalle natiche enormi, esibita sulle piazze di tutta Europa, dal Jardin du Roi parigino al Piccadilly Circus londinese nei primi anni dell'ottocento, per attirare il pubblico con peculiarità anatomiche esotiche e piccanti, motivo di riflessioni goul-diane sulla curiosità scientifica dell'uomo sulla propria animalità/sessualità nei secoli passati come oggi. Trattando invece di granturco, Gould ci ricorda come morfologia maschile e femminile, con la loro evidente differenziazione fisica, null'al-tro non siano se non esecuzioni variate (ma non troppo) del medesimo progetto fisiologico: allungando, o scorciando, o gonfiando strutture tnaloghe si creano pene e testicoli anziché vagina e clitoride. Tema di fondo, unificante e dichiarato nel prologo alla raccolta scritto dallo stesso Gould, quello dell'evoluzione, o meglio quello del ruolo rivestito dalla Storia nel processo evolutivo. La storia è per Gould quel principio di disordine, di casualità, di accidentalità, che impedisce a chiunque voglia onestamente fare scienza di considerare l'evoluzio- ne come un processo migliorativo che si snoda secondo un piano prestabilito. Perché la vita "è il prodotto di un passato contingente, non l'inevitabile risultato di leggi semplici ed eterne". Questa chiave di lettura consente a Gould di richiamarsi all'ortodossia darwiniana, smascherando le visioni dogmatiche e tutte ideologiche di molti neodarwinisti, seguaci di un movimento che voleva sintetizzare evoluzionistica postdarwiniana, genetica postmendeliana, e biologia molecolare allo stadio primordiale. La battaglia ideale condotta da Gould è ancora contro chi vuole ridurre in schemi tanto esplicativi quanto semplicisti la straordinaria complessità del mondo naturale. Il suo obiettivo polemico tutti coloro che, nell'ambito della cultura occidentale, hanno forzatamente cercato di identificare presunte tendenze al progresso nella storia della vita: costruendo rigide classificazioni che partivano da forme viventi o fossili per arrivare a giustificare razzismi vecchi (e contemporanei), a consentire la messa al bando del "diverso". Comunque, a sancire con metodo "scientifico" apparentemente asettico e aideologico la indiscutibile superiorità dell'uomo (bianco, e possibilmente maschio) su tutte le altre creature del pianeta, gialli, neri, e indiani d'America e d'India inclusi. Tema questo sviluppato in uno dei saggi più riusciti del volume, "La figlia di Carrie Buck". Dove la campagna statunitense degli anni '20 in favore della eugenetica vede sterilizzare una moltitudine di individui giudicati "insani & criminali"; sterilizzati senza tanti complimenti né sufficiente base scientifica della loro sindrome, Gould riporta a mo' di efficace esempio il caso di una povera ragazza-ma-dre della Virginia: sterilizzata perché il suo Quoziente d'Intelligenza è troppo basso da permetterle di lasciare discendenti, ovviamente anch'essi "imbecilli", nel mondo. Anche se 0 QI è una misura inaffidabile, e la figlia della sterilizzanda ebbe pagelle eccellenti a scuola, in barba ai principi di una genetica rozza perché razzista. Il saggio "L'uguaglianza umana è un fatto contingente della storia" è un documento storico, perché scritto a Pretoria nel 1984, e resterà nella storia della scienza biologica come un elemento di critica lucida alle pretese scientizzanti del razzismo contemporaneo. Di saggio in saggio Gould confuta insomma le pregiudiziali di fondo della cultura occidentale e delle sue pretese di oggettività scientifica, partendo da quei particolari che affascinano per arrivare alle generalità che istruiscono. Già dal primo saggio — quello che dà il titolo alla raccolta — scopriamo come due organismi molto distanti per storia evolutiva e piano costruttivo, un fenicottero e una medusa, abbiano trovato una "soluzione evolutiva" simile, tanto bizzarra quanto ingegnosa, riprogettando la propria anatomia per adeguarsi ad una vita alla rovescia: dato che 0 fenicottero si alimenta frugando col becco nel fango a testa all'ingiù, e la medusa Cassiopea, abbandonato lo stile di vita galleggiante tipico delle altre meduse, si attacca "a testa in giù" al fondo marino, convertendosi a vita bentonica. Nel becco del fenicottero mandibola e mascella invertono scambievolmente i propri ruoli, con conseguente modificazione profonda dell'anatomia funzionale, dato che a saldarsi al cranio è la mandibola, e non viceversa. E Gould dalle modificazioni strutturali di fenicottero e medusa bentonica sa trarre saggi principi evolutivi; consigliando anche al lettore, per capire meglio, di rivoltare a testa in giù la copertina del volume (illustrata da un fenicottero firmato dal famosissimo naturalista-pioniere americano Audubon) per vedere l'effetto che fa, in termini di convergenza di forma e funzioni. Un testo gouldiano tipico, fatto di invarianza di forme e variabilità di funzioni, e viceversa. A questo punto, dopo l'uscita in libreria di parecchi altri volumi simili, un testo fatto di invarianza di stile ma da variabili (e sempre gustosi) temi saggistici esplicativi. 0 lezione di sano realismo che mette in guardia da pericolose onnipotenze e fatali aberrazioni. "L'esperienza del passato — scrive l'autore — insegna che molte delle nostre teorie scientifiche più famose contengono tanta falsità da meritare il titolo di miti". Ed è proprio da un confronto tra le caratteristiche del pensiero mitico-religioso e i metodi delle scienze che nascono alcune delle considerazioni più brillanti. Niente di popperiano in tutto questo. Haldane non sostiene che i miti siano una sorta di anticipazione poetica delle verità scientifiche di là da venire (anche se egli scorge a volte la natura pratica di alcune grandi narrazioni religiose, come nel caso delle leggi mosaiche). E tuttavia teologia e scienza, che hanno secondo lui sciaguratamente preso cammini diversi, mostrano numerosi punti di contatto e avrebbero tanto da guadagnare dal conoscersi meglio. Ma dov'è propriamente la base comune di attività umane tra loro tanto diverse? È un canone estetico, risponde Haldane. Staremmo quasi per dire, kantianamente, una condizione trascendentale, come lo è quel "principio soggettivo" di cui Kant parla nella terza Critica, indispensabile a quanto pare (anche secondo letture italiane recenti: Scaravelli, Garroni, Marcucci), per raca-pezzarsi tra le "molteplici forme della natura". Proprio insomma quelle formiche, topi, api e batteri che scorrazzano per le pagine di Haldane e sono alla base del "guazzabuglio intellettuale" da cui la ricerca scientifica nasce. Ma non prevarichiamo Haldane più del necessario (niente affatto peraltro estraneo a suggestioni filosofiche, come egli ammette esplicitamente) e non pretendiamo che parli altre lingue che la sua. Non c'è dubbio d'altronde che in questa sua ricerca frammentaria egli abbia in mente una sua regola pragmatica, un traliccio etico come la sua stessa vicenda biografica (la militanza nel partito comunista inglese, l'incontro con l'induismo e la non-violenza, la ricerca fio? scientifica in India dove si trasferì negli ultimi anni della sua vita) ampiamente dimostra. "Il saggio — scrive Haldane — regola la propria condotta sulla base di teorie sia scientifiche sia religiose. Ma non considera tali teorie come l'espressione di verità ultime, bensì come forme d'arte". Era molto per la comunità scientifica dei suoi tempi e vale ancora per la nostra, tanto disinteressata, troppo spesso, ai risvolti etici della ricerca, quanto disinvolta e chiusa in una sterile autonomia scientifica. OIKOS Per un'ecologia delle idee Collana diretta da Mauro Ceruti ERVIN LASZLO L'IPOTESI DEL CAMPO H> Fisica e metafisica dell'evoluzione ALFONSO M. IACONO L'EVENTO E L'OSSERVATORE Ricerche sulla storicità della conoscenza PIERLUIGI LUBRINA EDITORE BERGAMO Zanichelli