IN. 5 pag. 19: Idei libri del mese I Kgb, Cia, Br di Giorgio Galli Walter LAQUEUR, L'età del terrorismo. Storia del più inquietante fenomeno del mondo contemporaneo, Rizzoli, Milano 1987, ed. orig. 1986, trad. dall'inglese di Aldo Serafini, pp. 456, Lit. 28.500. Walter Laqueur, Un mondo di segreti. Impieghi e limiti dello spionaggio, Rizzoli, Milano 1986, ed. orig. 1985, trad. dall'inglese di Enzo Perù, pp. 445, Lit. 28.500. L'autore ha dato importanti contributi in settori diversi, dai rapporti tra nazionalismo e comunismo in Medio Oriente ai movimenti delle gioventù tedesca a cavallo della prima guerra mondiale. Ma la sua fama è certamente legata alle analisi del terrorismo, iniziata col testo pubblicato alla metà degli anni Settanta e rivisto oggi. A questo interesse preminente è forse collegata la più recente attenzione per i servizi segreti, di cui è espressione la seconda pubblicazione. Le opere di Laqueur si raccomandano per la grande mole della documentazione, resa possibile da accurate ricerche finanziate da fondazioni americane e tedesche. E questi due libri sono importanti per il vasto materiale, selezionato e sintetizzato, messo a disposizione dei lettori e degli studiosi. Per quanto riguarda l'interpretazione, lo schema appare piuttosto rigido e lo stesso autore segnala che se la sua prima edizione de L'età del terrorismo "fu, nel complesso, bene accolta... vi furono anche dissensi di varia natura e provenienza". La principale era che "invece di occuparmi di un problema così importante come il massiccio terrorismo di stato, mi preoccupavo degli atti di violenza relativamente insignificanti commessi da piccoli gruppi" (pag. 8). Laqueur replica che "il numero delle vittime e la quantità di sofferenze cagionate da governi tirannici sono state infinitamente superiori a quelle causate da piccoli gruppi di ribelli. Ma vi sono differenze fondamentali fra l'oppressione esercitata dallo stato e il terrorismo politico. Mettere le due cose sullo stesso piano significa seminare confusione e impedire la comprensione di entrambi i fenomeni" (pp. 8-9). La replica è efficace. Ma non chiarisce che vi potrebbe essere una connessione non tanto tra oppressione e terrorismo, quanto tra comportamenti di forze addette alla sicurezza statale e manifestazioni di lotta armata. Per questo si potrebbe pensare che l'aver aggiunto uno studio sui servizi segreti a quello sul terrorismo è un'indice della possibilità che l'autore si avvicini a prendere in esame questa connessione. Per ora, quanto è drastico nella sua valutazione del terrorismo (nato in difesa degli oppressi, si è trasformato in strumento degli oppressori), Laqueur è cauto nel giudizio sui servizi segreti, in particolare per quanto riguarda quelli degli Stati Uniti, ai quali è dedicato gran parte de Un mondo di segreti. La conclusione dell'autore è questa: "La resistenza violenta contro l'autorità dello stato è ancora giustificata nei regimi non democratici per combattere una dura oppressione e in difesa di una giusta causa. Ma in complesso, la natura del terrorismo è inizialmente mutata negli ultimi cento anni: lo dimostra lo sviluppo del terrorismo multinazionale, controllato da lontano e promosso, di solito, da regimi tirannici. Una volta il terrorismo era la strategia dei poveri contro tirannidi spietate. Oggi i suoi più tipici rappresentanti sono tutt'altro che poveri. Alcuni odierni gruppi terroristici hanno acquisito le caratteristiche che un tempo erano attribuite alla tirannide: il tiranno vuole imporre la sua volontà alla società e tenerla in ostaggio: altrettanto fanno i terroristi" (pag. 388 de L'età del terrorismo). Laqueur sembra includere l'Urss tra i regimi i che sostengono il terrorismo: "E importante intendersi bene con l'Unione sovietica e con il blocco sovietico su questo punto. Essi considerano il terrorismo come un'arma secondaria nella loro strategia di confronto con l'Occidente. Ma bisogne- rimasto ferito, a causa di un complotto della Cia, indubbiamente un particolare che non trova riscontro nella storia dei servizi segreti" (Un mondo di segreti, pp. 408-409). Quello che per l'Urss è un progetto deliberato, per gli Usa è soltanto stoltezza, per lo più nociva. Ora è vero, come sostiene l'autore, che "il Kgb ha un ruolo nella politica sovietica infinitamente più importante della posizione della Cia nel contesto americano (e) impiega venti e forse trenta volte più agenti della Cia" (ivi, p. 291); e "impiega non meno di cinquecentomila agenti fra uomini e donne e il totale del personale impiegato non può essere di molto inferiore al milione. Allo scopo di evitare di creare un vari "tentativi" contro Fidel Castro (citato alcune volte nel libro, ma mai a questo proposito), anche in collaborazione con la mafia. Si può anche dire che non vi fu un tentativo diretto esplicitamente a uccidere Lumumba e Allende. Ma essi furono uccisi in conseguenza di operazioni alle quali la Cia partecipò. E la Savak iraniana, con la quale la Cia collaborava al tempo dello scià, "prese in esame" la possibilità di assassinare Khomeini tramite una apposita organizzazioni di cui disponeva in Svizzera. Di questa possibilità si parlò nelle conversazioni tra gli alti ufficiali iraniani (poi uccisi o esiliati) e l'inviato americano generale Robert Huyser (cfr. il suo recente Missione a Teheran, Mondadori). Einaudi TaharBen Jelloun Notte fatale Nel romanzo che ha vinto il Premio Goncourt 1987, la storia di Ahmed, nato femmina dopo sette sorelle e cresciuto come maschio per volere del padre, conosce uno sviluppo imprevedibile. A cura di Egi Volterrani. « Supercoralli », pp. 165, L. 18 000 Marguerite Yourcenar Memorie di Adriano seguite dai Taccuini di appunti In edizione tascabile uno dei grandi romanzi dei nostri anni. Con un saggio in cui Lidia Storoni Mazzolani, traduttrice d'eccezione, traccia un ritratto inedito della Yourcenar. «Gli struzzi», pp. 333, L. 16 000 José Maria Arguedas Festa di sangue Nel primo romanzo di Arguedas lo scontro fra 1' antica civiltà india e i grandi proprietari terrieri si svolge nei vicoli di un paese in festa. A cura di Antonio Melis. Traduzione di Umberto Bonetti. «Nuovi Coralli», pp. 191, L. 14 000 Raymond Queneau Piccola cosmogonia portatile Un moderno Lucrezio tradotto da Sergio Solmi e presentato da Italo Calvino. «Gli struzzi», pp. vn-187, L. 12 000 Jonathan Swift Scritti satirici e polemici L'Umile proposta e le altre paradossali invenzioni dello Swift polemista. A cura di Herbert Davis. Traduzione di Antonio Meo e Alberto Rossatti. «Nue», pp. xxvn-428, L. 26 000 Grimmelshausen Vita dell 'arcitruffatrice e vagabonda Coraggio In un capolavoro della letteratura barocca tedesca, una donna conduce la sua guerra privata contro l'altro sesso. Traduzione di Italo Alighiero Battafarano e Hildegard Eilert. «Gli struzzi», pp. xiv-160, L. 12 000 Alberto Asor Rosa Scrittori e popolo Il populismo nella letteratura italiana contemporanea. Ritorna con una nuova introduzione il libro che ha anticipato il '68. «Gli struzzi», pp. xvm-364, L. 20 000 rebbe chiarire che nelle relazioni fra Est e Ovest non c'è posto per il terrorismo, neppure al più basso livello. E vero che l'Unione Sovietica può non avere il pieno controllo dei suoi mandatari; (ma) l'Urss è in grado di impedire l'escalation" (ivi, pag. 387). Per quanto riguarda gli Stati Uniti, il giudizio è molto più cauto: "È vero che delle attività clandestine si è abusato per svolgere operazioni pericolose, moralmente discutibili, stupide o inutili. E poco probabile che senza queste stolte attività la campagna generale contro i servizi segreti sarebbe stata tanto vasta e tanto dannosa. Date le circostanze in cui operavano, i servizi segreti americani avrebbero fatto meglio ad astenersi da operazioni clandestine del tipo violento negli anni Sessanta e Settanta... Le inchieste hanno dimostrato che anche se era stata presa più volte in esame la possibilità di assassinare dirigenti politici stranieri, questo fu tentato una sola volta, e non c'è traccia di tentativi di eliminazione di alcun capo straniero, e nemmeno che qualcuno di essi sia inutile panico, è importante sottolineare che il dato relativo al Kgb comprende almeno duecentomila uomini dei reparti di confine e centoventimila di altri reparti militari speciali. Altri sessantamila sono impiegati nell'ufficio centrale del Kgb a Mosca e nelle varie filiali. La cifra di un milione, però, non comprende le centinaia di migliaia di informatori a tempo pieno o parziale" (ivi, pp. 306-307). Queste considerazioni sono importanti, come pure la preoccupazione dell'autore "di evitare di creare panico". Va sempre tenuto presente che la Cia deve competere con una organizzazione sovietica potente e spregiudicata. Ma detto questo, non può essere considerato stolto o casuale che la Cia sia intervenuta in vari modi anche negli anni Cinquanta (Guatemala, Iran) oltre che Sessanta e Settanta, per mettere in pericolo uomini di stato ritenuti pericolosi per gli interessi Usa. Laqueur fa una distinzione tra "presa in esame" e "tentativo" di assassinare "capi stranieri". Credo che la "sola volta" alla quale allude siano stati i Si può comprendere come la Realpolitik suggerisca questi comportamenti; e si può dire che il Kgb è più spietato. Ma una documentazione rigorosa non può ignorarli. E per quanto i libri di ex-agenti della Cia come Philip Agee e Victor Marchetti siano discutibili, è limitativo citare il primo solo perché afferma che "è stato reso pubblico un volume di informazioni su interventi segreti americani in paesi stranieri" (pag. 382); e citare il secondo solo a proposito del bilancio della Cia del 1973 (pag. 282). Ma questo taglio è comprensibile se si pensa che sin dall'inizio l'autore, a partire da The lnvisible Government del 1964 definito "popolare resoconto giornalistico" (ivi, pag. 13) tutta la letteratura che sostiene che "esistono due governi negli Stati Uniti. Uno è visibile, l'altro è invisibile" (è l'asserzione degli autori del libro, Wise e Rose, citati, ma omessi nell'indice dei nomi). L'autore segnala che questa letteratura addita "i servizi d'informazione come la mano nascosta, il movente principale e l'elemento d'urto alla base di ogni evento importante in tutto il mondo" (ivi, pag. 13). Non è così. E non si tratta neanche di una impostazione critica esclusivamente verso gli Stati Uniti. Si tratta del problema (sollevato da Norberto Bobbio nel celebre saggio sulla "Rivista italiana di scienza politica", agosto 1980), secondo il quale la democrazia come regime politico aperto (la casa di vetro), deve tener conto del problema dei servizi di sicurezza, le cui attività non possono per definizione essere pubblicizzate. Laqueur evidentemente non accoglie questo punto di vista; e sotto questo aspetto il suo documentato libro appare influenzato da un orientamento, come quello sul terrorismo, nei termini prima indicati. Di quest'ultimo e a indice della sua utilità, cito due punti che mi paiono significativi: la notizia, che a molti suona una novità, della collaborazione coi nazisti di una organizzazione armata israeliana; e la valutazione sulle Brigate rosse. Sul primo punto egli inquadra l'azione della "Lehi" ("Combattenti per la libertà di Israele", nota anche come banda Stern) con questa valutazione: "I gruppi terroristici di ispirazione nazionalista non hanno scrupoli nel cercare e nell'accettare aiuti di paesi stranieri. Ad esempio la 'Lehi' inviò degli emissari a Beirut nel 1940 per stabilire contatti con funzionari italiani e tedeschi; quattro anni dopo ebbe dei legami con rappresentanti sovietici. I membri della 'Lehi' non erano necessariamente fascisti o comunisti, (ma) agivano secondo l'antica regola che il nemico del mio nemico è mio amico" (L'età del terrorismo, pag. 322). Per quanto riguarda le Br, l'autore accetta la versione ufficiale ("la polizia era impreparata ad affrontare la provocazione", ivi, pag. 288); e sopravvaluta l'azione del partito armato ("la campagna fece credere a molti osservatori stranieri che il regime democratico italiano avesse i giorni contati", ivi, pp. 287-288). Ma inquadra efficacemente il fenomeno: "Per spiegare la grande ondata di terrorismo negli anni '70 si è fatto riferimento ad alcune condizioni specifiche: le rigide e immutabili strutture della società italiana; il fatto che un partito politico fosse ininterrottamente al potere dalla fine della seconda guerra mondiale; la situazione di grave disagio delle università italiane. Ma molti di questi fattori esistevano anche in altri paesi, dove erano serviti di stimolo all'azione politica, non all'azione terroristica. In Italia vi fu, tra la popolazione, un atteggiamento di notevole simpatia nei confronti dei terroristi fino all'epoca del delitto Moro, che venne universalmente condannato" (ivi, pag. 289). Ho citato queste due situazioni per rilevare come, nonostante la sua impostazione di fondo, Laqueur è pronto a collocare tutto il materiale che ha raccolto in una cornice interpretativa anche desueta e su questioni di particolare delicatezza quali possano essere la lotta armata che ha portato alla fondazione di Israele e quella che ha caratterizzato il nostro sistema politico. Per quanto si possono criticare i suoi convincimenti, si tratta di un autore la cui conoscenza è indispensabile per lo studio di due fenomeni — terrorismo e servizi segreti — per i quali può essere usato l'aggettivo "inquietante".