IN. 5 riNDICF « v ■■dei libri del mese ■■ Filosofìa Gottlob Frege, Scritti postumi, a cura di Hans Hermes, Friedrich Kambartel, Friedrich Kaul-bach, ed. orig. 1979, trad. dal tedesco di Eva Picardi, Bibliopolis, Napoli 1986, pp. 444, Lit. 65.000. A quasi vent'anni dalla edizione originale degli scritti postumi di Frege abbiamo finalmente una traduzione italiana che colma in parte il vuoto fatto attorno alle opere del più grande logico della cultura occidentale. E forse il segno di una possibile rinascita di interesse non solo per la logica, ma anche per la filosofia di Frege in Italia. L'impostazione data dall'introduzione storico critica di Eva Picardi è volta a rivalutare gli aspetti filosofici del pensiero di Frege. Gli scritti postumi "testimoniano in maniera incontrovertibile come la riflessione filosofico- linguistica, lungi dall'essere un esito secondario dell'opera logico-matematica di Frege, ne fosse invece un momento essenziale" (p. 16). I temi degli scritti postumi sono quasi tutti rivolti alla chiarificazione dei problemi filosofici più generali che reggono il grande progetto della logica di Frege: la differenza della sua impostazione da quella di Boole, il problema dell'esistenza degli enti matematici, i concetti di numero, senso e significato, il rapporto della logica con la matematica. Nel loro insieme testimoniano lo sforzo costante di Frege di dare un quadro teorico che presenti in modo sistematico i risultati dei suoi lavori: è quella che viene detta normalmente la "teoria del significato" di Frege e che si dipana, in un affascinante intreccio di ipotesi, ripensamenti e riconferme dell'importanza delle grandi innovazioni concettuali in logica e filosofia, attraverso gli scritti raccolti nel volume. L'introduzione all'edizione italiana aiuta il lettore a orientarsi in questo Franz Rosenzweig, Dell'intelletto comune sano e malato, ed. orig. 1964, trad. dal tedesco e cura di Gianfranco Bonola, Re-verdito, Trento 1987, pp. 206, Lit. 21.000. Concepita nel 1921 come introduzione a La stella della redenzione, ma preclusa alla pubblicazione per volontà dello stesso autore, quest'opera di Rosenzweig vive del respiro di una metafora rigida e totalizzante al cui interno pare a tratti soffocare. La filosofia riveste la metafora di una malattia la cui patologia ricorda la sindrome della nietzscheana "malattia storica". Apoplessia, paralisi, abulia sono i sintomi con i quali un intelletto malato manifesta la forma acuta del male filosofico ed il suo nefasto esito: un'esistenza larvale dominata dall'incapacità di vivere. Con una prosa ed un linguaggio decisamente a-filosofici, Rosenzweig attribuisce questa sindrome a quella scelta con cui il pensiero metafisico occidentale ha privilegiato la riflessione sull'essenza della realtà sacrificando nel soggetto l'intensità esistenziale del vivere. A questo errore, di cui la tradizione metafisica è divenuta via via più cosciente, Rosenzweig contrappone il pensiero della tradizione ebraica, proponendo così un esodo dalla matrice greca della filosofia incapace tuttavia di indicare in modo convincente una direzione alternativa. Al lettore rimane 0 sospetto che la filosofia sia stata comunque un male necessario, che il rimedio possa essere forse peggiore del male, e che infine all'intelligenza dell'autore vada il merito di aver riconosciuto per primo la debolezza del proprio scritto. Massimo Bonola labirinto, che vale la pena di essere percorso, anche con il rischio di perdervisi per sempre. Carlo Penco AA.W., Moderno postmoderno. Soggetto, tempo, sapere nella società attuale, a cura di Giovanni Mari, Feltrinelli, Milano 1987 (ma 1988), pp. 208, Lit. 22.000. I saggi contenuti in questo libro sono stati presentati al convegno di studi tenutosi a Firenze nel marzo '86 su "Moderno e Postmoderno" e rappresentano utili contributi per una migliore comprensione del dibattito su questo tema di attualità. In modo particolare sono interessanti i tentativi compiuti da filosofi come Paolo Rossi e Di Giovanni di operare una difesa della modernità cercando di mettere in luce la costitutiva polivalenza e complessità del concetto di "rfioderno". In questi saggi trova espressione l'esigenza di contrastare una certa attuale tendenza ad identificare troppo sbrigativamente la modernità con l'età del dominio diffuso e totalizzante della ragione tecnico-scientifica; tendenza che peraltro trova proprio in questo libro una magistrale esemplificazione nel saggio di Chesneaux che ci informa sullo stato di deiezione in cui versano le nostre esistenze di uomini planetari, che si rivela essere il prodotto di un'analisi superficiale e mal documentata della realtà. La riflessione sulla nozione di postmoderno, dal canto suo, approda a risultati filosoficamente illuminanti in quegli autori che ricercano per essa forme di legittimazione, ricollegandola, come ad esempio fa Vattimo, al progetto heideggeriano che concepisce il pensiero post-metafisico come convalescenza della malattia metafisica e non come suo superamento. Marilena Andronico AA.VV., Il destino dell'uomo nella società post-industriale, a cura di Aldo G. Garga-ni, Laterza, Roma-Bari 1987, pp. 166, Lit. 22.000. Il titolo è piuttosto impegnativo, ma troviamo nel saggio di Bodei una concisa esposizione del significato di "post-industriale" che ci aiuta a definire l'orizzonte entro cui si articola questa discussione. Nella società post-industriale si sviluppano tendenze all'uniformazione dei comportamenti e all'omologazione dei linguaggi; si verifica una perdita di autenticità nel rapporto dell'uomo con la propria cultura d'origine, si sgretola la credibilità di quei valori etici, politici e religiosi cui tradizionalmente avevano aderito grandi moltitudini di uomini. Il presente è dunque sinonimo di crisi e di incertezza, ma nonostante ciò l'esigenza di prospettare nuove costellazioni di valori non è Enrico Moriconi, La teoria della dimostrazione di Hilbert, Bibliopolis, Napoli 1988, pp. 126, Lit. 25.000. Quando si parla di Hilbert si pensa subito a Godei e ai suoi teoremi di incompletezza che avrebbero demolito definitivamente le speranze del programma hilbertiano di fondare la matematica classica. Ma recentemente Kreisel ha rivendicato la utilità di "riformulare" il programma hilbertiano: si abbandoni l'obiettivo della riduzione finitista totale della matematica, e si mantenga quello del controllo delle parti astratte o ideali della matematica rispetto a formule di complessità crescente. Il primo capitolo del libro presenta questa fortunata interpretazione di Kreisel, e presenta anche difficoltà di lettura per il lettore inesperto. I restanti due capitoli analizzano rispettivamente il "programma ampio" di Hilbert, cioè l'insieme delle sue ipotesi filosofico-matematiche prima degli anni '20, e il "programma ristretto", cioè la teoria della dimostrazione sviluppata dopo gli anni '20 intesa in senso fortemente riduttivo. Rispetto a ricostruzioni come quella di Kreisel, quello di Moriconi è un lavoro "storico" che, analizzando l'opera di Hilbert, rivaluta la ricchezza problematica dei primi scritti, e i motivi che lo hanno indotto a concentrarsi più esclusivamente sul tema della coerenza. Ne emerge un'immagine chiara della complessità del pensiero del logico tedesco, volto a contrastare il soggettivismo di Brouwer, e ricco di spunti teorici ancora interessanti, che non sono in contraddizione con (o superati da) la dimostrazione dei teoremi di incompletezza di Godei. Carlo Penco per nulla sopita, e trova anzi proprio nei saggi qui riportati l'espressione di un autentico pathos. Le proposte formulate dagli autori vanno dai toni profetici di Balducci che traccia il profilo dell'"uomo planetario", abitante del pianeta terra e aderente ai principi di un'etica cosmica, al singolare decalogo per vivere una vita veramente umana, esposto da Moravia e concepito come un vaccino che sviluppi gli anticorpi della malattia nichilista. In uno stile più aderente alle motivazioni di certe tendenze filosofiche attuali (ermeneutiche, deboli-ste),Gargani tenta una nuova definizione della nozione di verità concepita come immagine influente. In questa interpretazione vero è ciò che si impone agli uomini come immagine convincente e seducente, la quale impegna all'apertura di spazi sempre nuovi della ricerca, ricostituendo l'unità di senso di ogni impresa di carattere speculativo. Marilena Andronico Friedrich W.J. Schelling Clara, ovvero Sulla connessione della natura con il mondo degli spiriti trad. dal tedesco e cura di Piercarlo Necchi e Markus Ophalders, Guerini e Associati, Milano 1987, pp. 129, Lit. 15.500 Esce in traduzione italiana l'opera più significativa che Schelling abbia dedicato alla morte. Si tratta di un'opera che nelle intenzioni dell'autore avrebbe dovuto restare inedita, e che ha conservato per questo una sua qualità specificamente intima, privata, presentando così, come nota Xavier Tilliette, uno Schelling diverso, nella veste inconsueta di "pellegrino orfico", alla ricerca della possibilità di veder dischiudersi il regno degli spiriti. Nel 1809 Schelling è provato dal dolore per la morte improvvisa della moglie Caroline. Questo evento è naturalmente di fondamentale importanza per la stesura dei dialoghi di Clara, composti probabilmente l'anno successivo, ma le riflessioni che vi sono contenute vanno comunque lette nella loro stretta relazione con gli scritti coevi di Schelling e devono essere viste come momento rappresentativo del suo itinerario filosofico, come fa Stefano Zecchi nella Presentazione. I dialoghi di Clara hanno tuttavia una loro peculiarità che lì rende insieme anomali e complementari rispetto agli altri scritti schellinghiani. Il fascino che quest'opera incompiuta esercita sul lettore consiste soprattutto nella particolare atmosfera di allusione, o di attesa, che la percorre, e che vive nella descrizione di paesaggi spettrali, di luoghi comunque consacrati alla custodia dei misteri della morte. Le tombe, il lago, la notte sono i luoghi e il tempo di Clara, e i misteri che vi sono racchiusi appaiono di lontano, in lampi improvvisi, per tornare subito nell'invisibile. E all'invisibile forse non ci si può avvicinare altrimenti che in questo modo, nell'atteggiamento di chi sta in ascolto, in attesa, nel modo cioè in cui si esprime la grande poesia. La domanda sulla possibilità di una vita dopo la morte, che percorre l'intero frammento, solo allusivamen- \ te richiama il problema tradizionale dell'immortalità dell'anima. Che l'anima sia connessa tanto col corpo quanto i con lo spirito, che essa sia anzi l'essenziale di entrambi, sta ad indicare proprio quel passaggio dal visibile all'invisibi- > le che non comporta però la cessazione dei legami con la \ terra, giacché la terra stessa, nella sua totalità, aspira alla ! vita nell'invisibile: che la morte sia la cessazione della vita sulla terra è vero solo finché alla terra è negata un'interio- ; rità sua propria. Invece, nell'ambito della filosofia scbel-linghiana dell'identità, l'uomo, e quindi la sua morte, j divengono il punto in cui l'esteriorità della natura si trasforma in interiorità spirituale, e l'interiorità spirituale in esteriorità. Giacché la creazione attingerà il suo fine "solo nel momento in cui ciò che vi è di più alto e spiritua- -, le sarà disceso in ciò che vi è di più corporeo, in cui il più ; basso e il più opaco sarà elevato a ciò che vi è di più spirituale e radioso" (p. 113). Chiara Sandrin j Novità LA BATTAGLIA DELLE RANE E DEI TOPI. Batracomiomachia Un'opera più citata che letta in una versione moderna che ne rivela l'inesauribile vitalità. Testo greco a fronte, tr. it. di Massimo Fusillo. "Biblioteca letteraria", pp. 140, L. 15.000 Rosario Assunto ONTOLOGIA E TELEOLOGIA DEL GIARDINO Il giardino come luogo di origine, Eden, Paradiso Terrestre, idea universale e auspicato luogo di felicità. "Kepos", pp. 182, L. 20.000 Eric Weil HEGEL E LO STATO e altri scritti hegeliani Hegel, la politica e la storia nella originale rilettura di uno dei più grandi filosofi del nostro tempo. "Socrates", Istituto Italiano per gli Studi Filosofici pp. 269, L. 28.000 Marco de Natale ANALISI DELLA STRUTTURA MELODICA Il primo approfondito studio sull'analisi della melodia. Un percorso storico e teorico ricco di esempi musicali. "Ricerche" pp. 248, L. 28.000 GUERINI E ASSOCI ATI BULZONI VIA DEI LIBURN114 - TEL. (06)4955207 00185 ROMA PAOLO BOSISIO LA PAROLA E LA SCENA STUDI SUL TEATRO ITALIANO TRA SETTECENTO E NOVECENTO 470 pagine, L. 45.000 VELIA IACOVINO IL SIPARIO DELLA MEZZA LUNA SPETTACOLO E IMMAGINE NEL MONDO ISLAMICO 190 pagine, L. 20.000 MARIO VERDONE TEATRO DEL TEMPO FUTURISTA Seconda edizione 480 pagine, L. 50.000 BULZONI EDITORE VIA DEI LIBURNI 14 -00185 ROMA Nelle librerie oppure direttamente dall'Editori