Passione di Clarice di Edda Melon Clarice Lispector, Vicino al cuore selvaggio, Adelphi, Milano 1987, ed. orig. 1944, trad. dal portoghese di Rita Desti, pp. 193, Lit. 16.000. Nota, notissima in Brasile, da tempo tradotta in varie lingue, negli ultimi anni Clarice Lispector ci viene incontro anche nella nostra, allargando lentamente il numero dei suoi lettori. Così, quelli che già lo sono, condividono soprattutto la sensazione di un privilegio, di un apprendistato che si sta compiendo, sia di Clarice, sia, con Clarice, di se stessi. Aprendo La passione secondo G.H., senza alcun dubbio il suo libro fondamentale, troviamo all'inizio una raccomandazione dell'autrice che suona così: "Agli eventuali lettori. Questo libro è un libro come un altro, ma avrei piacere che fosse letto solo da persone dall'anima già formata. Quelle persone sanno come ravvicinamento a ogni cosa avvenga per gradi e con sofferenza — e passando attraverso l'opposto di ciò che è la meta...". Così Clarice istituisce la figura del suo lettore ideale. Così, accettando di entrare in quel libro e in quel sistema di pensiero, io lettrice divento impercettibilmente, ma inesorabilmente, parte di un mondo, un mondo leggermente altro, che io abito, quando leggo Clarice, e condivido, ne sono sicura, con altri. Dico "ne sono sicura" perché ogni qualvolta fra due persone si tenta di parlare di Clarice, di spiegarla, scatta una strana impossibilità di interpretarla, quasi un'impossibilità di dirne; in definitiva, una complicità particolare. Non si legge Clarice, con Clarice ci si scrive. Non perché la parola aderisca così totalmente alla cosa da non poterle separare, e non poter quindi dire la stessa cosa con altre parole. All'opposto: perché la parola non aderisce mai alla cosa, ma vi si muove sempre in una singolare vicinanza/lontananza che chiede di non essere tradita. "Se io dovessi dare un titolo alla mia vita sarebbe: alla ricerca della cosa stessa", diceva Clarice in un'intervista del '75. E ancora: "Sono misteriosa al punto che non mi capisco...Ma è che, pur non capendomi, mi sto lentamente incamminando e, anche, verso che cosa, non so". Non vi sono particolari misteri nella biografia di Clarice Lispector, tranne qualche confusione intorno alle date. E per capire i nodi centrali della sua opera già disponiamo degli scritti che hanno accompagnato le prime traduzioni italiane che citerò in seguito: quello di Rita Desti come introduzione generale, quello di Luciana Ste-gagno Picchio sul termine-concetto di epifania, quello di Angelo Morino sul misticismo e sulla religiosità di Clarice in rapporto alla tradizione ebraica. Clarice è un'ebrea russa, nata nel dicembre 1924 a Tchetchelnik, in Ucraina, durante il viaggio di emigrazione dei genitori. Giunta in Brasile a soli due mesi (come lei stessa terrà più volte a precisare), vive dapprima nel nord, a Recife, poi a Rio de Janeiro. In portoghese, la sua prima lingua, inizia a scrivere all'età di sette anni; a nove perde la madre. Pubblica i primi racconti a quattordici anni, e a diciannove un romanzo, Vicino al cuore selvaggio. Poi il matrimonio, i lunghi soggiorni all'estero accanto al marito diplomatico (Svizzera, Italia, Inghilterra, Stati Uniti), la nascita di due figli maschi molto amati, la fama della sua bellezza e della sua intensità. Pubblica Il lampadario (1946) e La città assediata (1949). Nel 1958 rientra in Brasile, divorzia, produce, oltre a numerosissimi racconti, le opere mature: La mela nel buio (1961), La passione secondo G.H. (1965, trad. it. di Adelina Aletti, La Rosa, Torino 1982), Un apprendistato o il libro dei piaceri (1969, trad. it. di Rita Desti, ivi, 1981), Agua viva (1973). È letta e amata da un pubblico vastissimo, anche se ritenuta talvolta "difficile". Dopo anni di progresso nella solitudine, muore di cancro nel '77. Escono postumi L'ora della stella (1977), Un soffio di vita (1978), e numerosi altri libri tra cui una vasta raccolta di articoli, interviste e scritti vari dal titolo La scoperta del mondo (1984). Vicino al cuore selvaggio, l'opera neppure di uno scavo psicologico. La ricerca di Clarice è anzitutto esperienza, allargamento della coscienza, viaggio, apprendistato. "Creare non è immaginazione, è correre il rischio grande di accedere alla realtà". A questo rischio Clarice spinge le sue creature — e i suoi lettori. Questo spalanca-mento lavora, si effettua, per i suoi personaggi — per lo più femminili — di colpo e in mezzo alla quotidianità più banale. È quanto accadrà anche a G.H., rice Lispector — origine della sostanza vivente, del mistero e dell'energia della materia umana. "Io a cui solo la cosa originale, fonte di ogni generazione, interessa, io la cui ambizione è di bere alla fonte viva di quella fonte". Clarice, come Eva, osa portare alla bocca il frutto proibito della corvo-scenza per riuscire ad entrare nell'unico paradiso in cui crede, la nostra stessa vita umana, da vivere però, nel piacere e nella sofferenza, con una pienezza, un sapere e un'allegria che si possono attingere attraverso un lungo, faticoso e paradossale apprendistato. Un apprendistato o II libro dei piaceri è un libro diverso dagli altri di Cla- Cosmogonia e maternità dì Eleonora Ortoleva Clarice Lispector, Legami familiari, Feltrinelli, Milano 1986, ed. orig. 1977, trad. dal portoghese di Adelina Aletti, pp. 121, Lit. 14.000. Clarice Lispector, La passione del corpo, Feltrinelli, Milano 1987, ed. orig. 1979, trad. dal brasiliano di Amina di Munno, pp. 95, Lit. 12.000. Legami familiari è una raccolta di tredici racconti, in parte già pubblicati e riscrìtti più volte. Nelle storie più significative, donne di modesta condizione, dai corpi affaticati ma pieni di urgenze, le mentì allenate a stare nei limiti consentiti e grate di rimanerci, incontrano inaspettatamente la "realtà": si sentono violentemente strappate all'ordine artificiale e rassicurante che esse stesse, sottomesse alla ripetizione quotidiana, contribuiscono a sorreggere; e sono costrette a vedere e a sentire quanto gli sta dietro, la violenza e la barbarie della vita. Improvvisamente esse si sentono partecipi di una spaventosa perfezione, e hanno paura di non riuscire più a tornare indietro. Misericordiosi legami quelli che consentono il ritorno e impediscono di rimanere per sempre in quell'inaccessibile isolamento dai propri simili. La loro è un'esperienza d'"Amore" e di libertà che investe l'anima ma di cui solo il corpo nella sua pesantezza e sensualità può essere tramite. Le occasioni di tali imprevedibili passaggi sono futili in apparenza ma cariche di significato simbolico e di forza disgregatrice per le protagoniste. I racconti minori ruotano intorno a ragioni nascoste, a mutamenti di stato, al rovescio di biografie ufficiali. Lo sguardo è rivolto all'interiorità, alle sue vertigini, alle sue catastrofi; la scrittrice, che molto ha imparato dalla grande tradizione novecentesca del racconto, da Kafka a Cortazar, riesce a fondere una cultura dichiaratamente cosmopolita con l'accento tutto brasiliano delle atmosfere e degli interni che descrive. Il titolo della raccolta, che riprende quello di uno dei racconti, fa riferimento alle intese e legami che stabiliscono le donne attraverso il corpo e la vicenda straordinaria della maternità. A questa vita profonda partecipano gli animali, per i quali la Lispector mostra un particolare amore e che considera "materia che non ha ancora inventato se stessa e che è ancora calda della nascita". Qual è la fonte di questa sua cosmogonia e di tanto interesse per l'Origine? La religione ebraica familiare? Il contatto nell'infanzia con arcaiche religioni brasiliane? L'impulso visionario di una donna eccezionale? Più volte Clarice Lispector si è dichiarata "incaricata e responsabile di tutto ciò che esiste". Gliene deriva una grande intensità della scrittura, sentita come testimonianza e impegno di ricerca etica e filosofica. L'altra raccolta è molto diversa. Tre dei dieci racconti, tutti scritti rapidamente e a breve distanza, nascono su richiesta dell'editore ma la scrittrice non li rinnega per questo. Le protagoniste sono tutte femminili e il tema comune è il desiderio erotico, che accende i corpi, travolge le scelte e le intenzioni, non conosce differenze dovute all'età o alla condizione sociale, si risveglia misteriosamente per incongrui dettagli, facilmente si traduce in delirio e follia, spesso si accompagna alla violenza e al delitto. Le storie sono brevissime, lo stile è scarno. La nuda esperienza della tragicità dell'esistenza è presente anche nei tre testi autobiografici, inseriti con naturalezza in mezzo agli altri, senza distinzione. Il "Chiarimento" e la "Superflua spiegazione" in coda alle due raccolte attestano del loro profondo legame originario con l'autrice e sono quindi tutt'altro che "superflui". più recentemente tradotta in italiano, è quindi la sua prima. Quando uscì, nel 1944, l'orizzonte letterario, in Brasile, prevedeva o il romanzo regionalista o il romanzo intimista. Clarice, meno che ventenne, nutrita di letture disordinate, lavora e sente in tutt'al-tro modo, e attraverso la scrittura va alla scoperta del mondo. Il risultato è qui un testo polifonico: su una medesima tonalità — l'unità narrativa — si dispiega una simultaneità di melodie. Il passato e il presente avanzano in onde concentriche, e il tempo già trascorso diventa sempre più prossimo. La critica l'accosta alla Wolf, a Joyce (dal quale deriva la citazione in epigrafe: "Era solo. Era abbandonato, felice, vicino al cuore selvaggio della vita"), se non altro perché la storia, i personaggi, sono pallidi nuclei intorno a cui lampeggiano momenti di essere, visioni, epifanie, rivelazioni attraverso una scrittura che si fa bordo del reale. Il corpo a corpo stringente e a volte faticoso con il linguaggio non deve trarre in inganno: non di un semplice lavoro stilistico si tratta e una donna elegante, forte della sua identità e delle sue realizzazioni, che nel bel mezzo di un pomeriggio normale, nella quiete rassicurante delle mura domestiche, si trova davanti uno scarafaggio, una grossa blatta millenaria. Qui comincia la "passione" di G.H., dapprima con il tentativo di uccidere la bestia immonda, poi con la tentazione di assaggiarne la materia, di incorporarsela e di toccare così il mistero dell'origine della vita. La blata è la metafora viva che sta a rappresentare l'impuro, o il reale, o il sacro, o l'Altro, o il materno, tutto quel che l'ordine del discorso istituisce come separato e che proprio per questo esercita la sua attrazione. Colpisce soprattutto in Clarice l'originalità della scrittura, in due sensi almeno. La grandezza, l'unicità di un'artista, quella che banalmente chiamiamo la sua originalità, risiede sempre, a mio parere, nella sua possibilità di entrare in contatto, letteralmente, con l'origine. Origine storica, geografica, familiare talvolta. Ma più profondamente — ed è il caso di Cla- mo libero, esente dal peccato di romanticismo". Ma perché tutto questo accada bisogna imparare a non aver paura della vita e dell'amore, rendersi aperti ad accogliere il dolore e anche la gioia, apprendere a decifrare i segni, a non avere fretta, a saper aspettare il momento in cui si è pronti. Solo così l'amore per un altro essere umano che lo ricambi può diventare il momento culminante dell'apprendistato. rice e che in un certo senso tutti li riassume. Parla d'amore, delle molte specie d'amore di cui è dato fare esperienza, e che qui appaiono strettamente connesse fra loro. Forse è una scoperta anche per lei, che in apertura dice: "Questo libro si è voluto una libertà più grande di quella che ebbe paura di dare. E molto al di sopra di me. Umilmente ho tentato di scriverlo. Io sono più forte di me". Amore è ogni raro momento di grazia (fossero più frequenti non li sopporteremmo) in cui la protagonista, la lunare Lori, "una donna non integrata nella società brasiliana d'oggi, nella borghesia della classe media", sente di entrare in contatto, col corpo e con l'anima terribilmente svegli, con la vita e la materia del cosmo. Lori si immerge nel mare, Lori avverte che il cuore le si spezza perché sta arrivando la primavera, Lori al mercato vede in tutta la sua meravigliosa bellezza la patata che "nasce dentro la terra", Lori mangia, Lori "si mangia internamente, piena del succo vivo che è". Lori finalmente fa l'amore con Ulisse, "un uo- NOVITÀ SAGGI Alberto Folin DA LEOPARDI ALL'ERESIA Saggi sulla poesia e sul potere Prefazione di g. Scalia pp. 176 - inserto fotografico pp. 48 L. 20.000 SENTIERI RITROVATI Collana diretta da Romolo Runcini Clara Reeve LO SVILUPPO DEL ROMANCE pp. 204 - L. 12.000 SOCIOCRITICA Collana diretta da Armando Maglione Pierre V. Zima MANUALE DI SOCIOCRITICA pp. 332 - L. 18.000 PER UNA NUOVA STORIA DELLA MUSICA a cura di Renzo Cresti 2 volumi, pp. 640 - L. 60.000 E Dick Peerson 80126 Napoli - Via Canonico G Scherillo, 8/b Tel. (081) 728.36.72 - 728 38.61