Avanti, Piemonte! _di Carlo A. Madrignani_ Edmondo De Amicis, Alle porte d'Italia, ed. anastatica con 172 illustrazioni di Gennaro Amato, Meynier, Torino 1985, pp. 419, Lit. 89.000. Se si vuol persistere nell'idea di un De Amicis tutto deamicisiano ecco uscita, con l'onore di un'edizione anastatica di grande livello, un'opera di De Amicis quasi dimenticata ora, letta e riletta invece al suo apparire (1884) e nel decennio successivo. Si parla di Alle porte d'Italia, che lo svelto e sagace Sommaruga riuscì nel 1884 a carpire al solito Treves, sapendo quanto gli avrebbe fruttato pubblicare un autore così affermato, anche se non congeniale alla sua linea di scopritore di nuovi talenti e di opere scandalose o dissacranti. Di fatto, come era prevedibile, Alle porte d'Italia conobbe un gran successo di vendite: due edizioni nell"84, riedito da Treves nell"88 (con due pezzi aggiunti) e poi l'edizione di lusso illustrata da D'Amato nel 1892 (di cui la presente è una splendida ripresa). Si trattò di un successo più di vendite che di critica. Secondo la sua strategia di operatore culturale spregiudicato e scandalistico, Sommaruga, per compiacere, forse, al suo più prestigioso protettore, il Carducci, lasciò giudicare il libro sulle sue riviste dai due recensori (entrambi carducciani) delle nuove leve, Lodi e Scarfoglio. Quest'ultimo non perse l'occasione per dar sfogo alla sua "cattiveria" di lettore esigente e moderno. La critica di Scarfoglio sottolinea la natura composita e abnorme del volume sollevando la questione dello stile e dell'organicità dello scrivere. Fino a concludere senza mezzi termini, dopo aver parlato di "stato d'ingenuità grammaticale", che l'artista "a cui manca la forza ordinatrice del periodo, manca... per debolezza innata... la potenza procreatrice della fantasia". Rileggerlo adesso, a cento anni di distanza, Alle porte d'Italia fa l'effetto di un libro parodistico, di ufficialità trionfante e trabordante. Non basta dire che è un libro del più acceso risorgimentalismo, occorre aggiungere che tratta di un risorgi-mentaL. f :> acritico, di marca ultrasabauda e per di più tutto e solo interno alla realtà storico-geografica del Piemonte. È proprio il caso dello scrittore che accetta d'identificarsi toto corde con una ben precisa committenza, mettendosi al servizio di un pubblico dai tratti distinguibili e sfruttabili. La modernità di De Ami- cis consiste forse in questa pronta auscultazione dei suggerimenti e delle suggestioni degli editori e dei lettori. Seppe e volle essere un tramite cosciente fra questi due poli, scrivendo libri utili, cioè a tesi. E interessante constatare, nell'evoluzione di uno scrittore di questo tipo, come egli abbia saputo andare fino in fondo a questa sua sincera esigenza di popolarità, a questa sua ispirazione all'utile e magari al didattico. Da educatore e propugnatore del lettore pag- benpensante e consenziente egli arriva all'atteggiamento opposto, ma sempre interno a questa linea, di scrittore popolare di opposizione (almeno in Primo maggio), che si rivolge ad un "popolo" diverso da quello che aveva conosciuto prima della "conversione" socialista. Con Alle porte d'Italia più ancora che con Cuore De Amicis sfoggia tutta la sapienza di uno scrittore-de-scrittore che vuol allettare e convincere sapendo già in partenza di poter contare sulla naturale adesione di un pubblico aproblematico e condizionato. Tutto il libro trasuda slanci di esaltazione piemontese e sfodera ad ogni pagina compiaciute delibazioni storiche e paesaggistiche. È la punta estrema di un lungo tirocinio di scrittore-giornalista, che sfida colla pagina descrittiva (per lo più di esuberante coloritismo, ma qualche volta, inaspettatamente, viva e "vera") la composizione fotografica del tempo o il grande quadro pompier. Si sente l'ambizione a costruire, sulla base di una documentazione ricca e accreditata, momenti di vita piemontese che siano, come si suol dire, di palpitante immediatezza e di abbagliante verità. Siamo fuori da quelli che erano stati i canoni imperanti nel genere romanzo storico proprio per questo gusto dell'immediatezza e della visività, ma soprattutto per il piacere di narrare che l'autore esprime direttamente con- fondendo i tempi della narrazione, sovrapponendo il presente e il passato, alternando ai toni alti della rappresentazione storica la discorsività dell'io narrante. Non va sottovalutata questa abilità compositiva, questa sapienza dei dosaggi che danno respiro ad un libro di per sé composito e pesante. De Amicis è anche in questo un autore che intrawede la via moderna di "fare" il libro integrando generi e formule divergenti (Cuore è da questo punto di vista davvero esemplare). Costruire un'opera accostando blocco a blocco secondo le regole di un ordine calcolato ai fini di certi effetti è una preoccupazione non meno imperiosa che quel saper scrivere, su cui il classicista Scarfoglio aveva tanto da criticare. E certo lo scrivere svelto e rettilineo di De Amicis può dare un'impressione di povertà e di semplicità al limite dell'incultura e dell'improvvisazione, ma è un'impressione errata, perché il De Amicis fu alla sua maniera uno scrittore esigente e pedante, alla ricerca estenuata di facilità e scorrevolezza, come di drammaticità e forti tinte. Non è solo la ufficialità ideologica che sfibra queste pagine con tutta la loro provocatoria esaltazione di genealogie di eroi e di gran dame, ma anche lo scoperto gioco di dare una persuasività retorica, oltre che retto-rica, all'impresa storico-descrittiva (basti confrontare le tante pagine drammatiche, belliche e patriottiche del libro con il capitolo aggiunto nell"88 sulla Scuola di Cavalleria, per avere un'idea di quanto più naturale sia lo stile di una narrazione garbatamente domestica, intessuta di memorie e sentimenti e aliena da coazioni politico-educative). Qtiesto è il De Amicis, rettorico, patriota, drammatico e pedagogo, che il suo editore voleva — quello che ora ci appare tutto ottocentesco, interno cioè ad una forma dello scrivere e del persuadere che ha in lui un esempio di scoperta "ingenuità". Ma va ribadito che si tratta di uno stile epocale non così lontano dai nostri parametri come siamo soliti credere. Si pensi alla polemica di Carducci contro De Amicis (al poeta Alle porte d'Italia sembrò "convenzionale e grottesco"), alla loro vicenda ideologico-politica con la progressiva inversione di atteggiamenti nei confronti dell'Italietta. À distanza di un secolo si può constatare la complessiva omogeneità culturale dei due contendenti, la loro quasi fisiologica complementarietà. Invece di abbandonarci a facili, e ovvie, prese di distanza sarebbe opportuno riconsiderare questa cultura e questa mentalità come parte di un'eredità che è arrivata, lo si voglia o no, alle soglie del duemila. M f manifesto H iSSS/ ^JSL ---- ^ IL 35- GIORNO 1JI LIDLIVI/A Rebibbia 82 M. RBfELU j-t A-p le sette ore decisive Con una nota di Rossana Rossanda dell'ultima lotta operaia bpuno IPOTESI MORANO! PER UNA GIULIANO I GIARDINI ALTERNATIVA NARIA a j^TREBIL SS SS^f6 4a edizione nuovamente riveduta e ampliata Introduzione di Clara Gallini Collana editoriale della Cooperativa manifesto anni '80. 1 libri (Lire 10.000 cad.) possono essere richiesti con conto corrente postale n. 50655000 intestato a Cooperativa il manifesto anni '80, via Ripetta 66 - 00186 Roma (tel. 06/6789567 per prenotazione), aggiungendo L. 500 per spese postali. f manifesto \ B V libri J H