mmmm N. 3 pag. 16 I IBIS piacere il tracciato principale e le sue diramazioni. Si vedano a riprova gli indici di questi volumi, spesso asimmetrici; d'altronde Cardona stesso, per esempio nell'introduzione a La foresta di piume, dichiara di lasciare ad altri l'aspirazione "ad una più rotonda completezza" e di non farsi condizionare da una "pura esigenza di simmetria". Ci sono soprattutto un'esposizione veloce e facile, senza dislivelli fra teoria ed esemplificazione, e una bella capacità di unire qualità speculativa e forza comunicativa, con esiti talvolta strepitosi. Insomma, direi che la prolificità di Cardona dipende dalla sua personale cifra di volgarizzatore. Non viceversa, perché quest'ultima, legata com'è a larghezza e rigore di conoscenze, sembra davvero, a noi poveri mortali, un dono di natura. Detto ciò, è inutile tentare di etichettare Cardona come specialista di questo o di quello. Leggi quasi tutto di lui e ti fai l'idea di un etnologo che lavora sul campo (e nell'universo mondo), pochissimo attratto dalle civilizzazioni occidentali, usate quasi soltanto per richiamare al lettore dati d'esperienza corrente; poi leggi il saggio per la Letteratura ei-naudiana e vi riscontri una confidenza con i materiali, con la storia e la filologia italiane che non può venire da un'improvvisazione da contratto. Leggi le cose che Cardona ha scritto tra, grosso modo, il 1977 e il 1982 e osservi l'emergere imperioso, quasi totalizzante di un'attenzione alla scrittura non come "sistema linguistico secondario" (cioè medium di contenuti di lingua, altro dalla voce ma con la stessa funzione) bensì come "sistema simbolico primario", che cifra direttamente e autonomamente significati culturali; ma da ultimo verifichi il ritorno della scrittura al suo rango di variante del sistema comunicativo e conoscitivo, che andrà sì valorizzata, ma come mettendola in una nicchia e procedendo oltre. Leggi i lavori che dicevo sulla scrittura e vi trovi l'accentuazione delle differenze tra oralità e scrittura, meglio tra lingua (parlata/scritta) e scrittura; altrove, lo vedi esercitarsi nello stabilire simmetrie, osmosi, coerenze. Forse si può essere autorizzati a ricostruire un itinerario intellettuale di questa fatta: un originario indirizzo linguistico col suo bravo prefis-soide n.»l caso etno-); la scoperta progress. . del significato forte, complesso, esteso della scrittura come specifico mezzo di produzione simbolica, e quindi della sua autonomia dalla iingua; infine, su questa base ricca, l'interesse per i modi con cui i linguaggi (la lingua, la scrittura eccetera) registrano e influenzano i processi conoscitivi e culturali. Sia o non sia così, certo è che il contributo, come si dice, più specifico di Cardona riguarda la scrittura: proprio perché, mi pare, nello studio di questa Cardona ha convogliato risorse ed interessi più ricchi di quelli portati dai vari specialismi che alla scrittura si applicano — specialismi, beninteso, dai quali Cardona ha tratto profitto: numerose le sue attestazione di stima a una certa paleografia, come quella di Armando Pe-trucci. Un volumetto come Antropologia della scrittura è assai vicino ad essere un unicum nella bibliografia internazionale sulla scrittura. Gli si può affiancare soltanto The dome-stication of the savage mind di Jack Goody, del 1977; non le varie trattazioni "sistematiche" di storia delle scritture (da quella classica di Cohen del 1958 a quella divulgatissima di Diringer, a quella di Foldes-Papp proposta di recente ai lettori italiani da Jaka Book); né tanto meno quella varia letteratura, tra il metafisico, il semiologico, il sociologico, che si esercita a riempire di significati via via più astratti e sofisticati la pratica della scrittura: letteratura all'interno della quale distinguerei una linea francese, Barthes Lacan Foucault Derrida, e una linea McLuhan (alla quale farei appartenere Oralità e scrittura di Walter J. Ong, ora tradotto dal Mulino). Poiché siamo in fase di rassegna e aggiornamento bibliografico, possiamo concluderla con la segnalazione di un libro che ha lo stesso titolo di quello di Cardona: Anthropologie de l'écriture, a cura di Robert Lafont, pubblicato dal Centre Pompidou nel 1985. E allora, meglio che impostare discorsi di contenuto, è utile registrare appena le etichette dei contenitori, cioè i titoli dei capitoli in cui è distribuita la materia nell'uno e nell'altro libro. I sei capitoli di Cardona sono: L'analisi della scrittura; Dalle origini ai sistemi storici; Sociologia della scrittura; Aspetti conoscitivi; Aspetti magici, rituali, divinatori; Scrittura e cultura. I cinque di Lafont sono: La parole et la trace; Collusion, bricolage, accrochage; La Il ruolo speculare del linguaggio di Wolfgang Ulrich Dressler Giorgio Raimondo Cardona, I sei lati del mondo: Linguaggio ed esperienza, Laterza, Bari 1985, pp. 142, Lit. 16.000. Con questo titolo, tradotto da un'espressione persiana, l'autore ha voluto simbolizzare l'universalità del confronto linguistico\ dell'uomo col mondo mediato dalla lingua. E pur vero che tanti teorici della grammatica non vogliono superare gli angusti limiti dei sistemi linguistici e che unti psicologi rifiutano di considerare gli aspetti linguistici del conoscere umano, ma nella filosofia del linguaggio il ruolo importante della lingua come strumento cognitivo (sia di comprensione sia di ostacolo ad essa) è stato e continua a essere oggetto di dibattito. A questo ruolo strumentale un etnolingui-sta e glottologo di fama come Cardona si vede costretto ad aggiungere il ruolo "speculare" del linguaggio, nel senso cioè che l'esperienza umana si riflette nelle lingue del mondo — e ne conosciamo ormai più ai 6.000, di cui parecchie sono citate in questo libro pieno di informazioni interessanti e divertenti. Seguendo il principio della variatio delec-tat Cardona seduce il lettore conducendolo all'interno del labirinto affascinante della linguistica moderna. Ma non tema il lettore di essere coinvolto nelle diatribe scientifiche o nelle aride astrazioni delle teorie grammaticali. L'autore appartiene alle fila di coloro che si sentono vincolati alle basi extralinguistiche del loro oggetto di studio e non dimenticano mai i legami esistenti tra i fatti linguistici e le realtà polimorfe di oggi e di un tempo. Il confronto col mondo comincia logicamente coli'orientamento nello spazio. Come ci si muove nello spazio usando le preposizioni italiane o quelle inglesi che orientano l'ascoltatore già in un modo un po' diverso? E cosa dire dei ricchissimi sistemi di casi grammaticali del tunguso (in Siberia), del finnico o di due lingue caucasiche vicine, ma tanto diverse tra di loro? ■ grammaire et l'abtme; Pratique, pou-voir, culture; Traversée et devenir de l'écriture. Il lettore acuto avrà senz'altro capito quali tesori nasconda un titolo come "la grammatica e l'abisso"; ma, insomma, viva la faccia! Allora, proprio per questo vedrei un sintomo negativo nella recente conversione cardoniana ai titoli "immaginari": la foresta di piume, i sei lati del mondo. Mi pare come un oggettivamente ridurre quella distanza da altri modi di scrivere (sulla scrittura) che lo stesso Cardona più volte rivendica: per esempio quando, in apertura al ricordato numero di "La ricerca folklorica" sulla scrittura, dichiara di voler "attestarsi puntigliosamente (...) su un'accezione estremamente concreta dello scrivere, proprio in quanto produzione di segni grafici: scribere, graphetn, incidere, graffire"; o quando, nella stessa sede, rileva l'impoverimento che viene, in termini di conoscenza del reale, dall'assumere come unico parametro la "nostra" scrittura: impoverimento che fa il paio con quello derivato dall'egemonia di una scrittura linearizzata, tendente al solo scopo della comunicazione linguistica, sulle altre forme di scrittura, multifunzionali e integrate. Ma sarebbe inutile, anche se ci fosse lo spazio, parlare dei contenuti, dei risultati delle operazioni car-doniane. Perché mi pare che siano gli elementi formali e procedurali, sui quali ho insistito, quelli che, prima e al di qua dei contenuti, conferiscono coesione e riconoscibilità al lavoro di Cardona. Volendo infine definirne il tratto metodologico e, perciò, ideologico più caratterizzante non si può che indicare l'empirismo, la libertà dalle idee ricevute, la voglia e (di qui, anche se ovviamente non solo di qui) la capacità di osservare direttamente. Si può esemplificare questa attitudine "laica" citando uno dei rari momenti di indignazione di Cardona (in Antropologia della scrittura, pp. 2Ì e seguenti), contro la concezione evolutiva e progressiva dominante nelle storie occidentali di storia delle scritture: quella che colloca tutte le forme di scrittura su una scala che culmina col Trionfo dell'Alfabeto. La distrugge con estrema facilità; così come, nella Foresta di piume, smonta l'ipotesi derivativa circa la diffusione planetaria della teoria dei quattro elementi. Può permettersi di farlo perché non ha che da osservare. "Quel che sorprende...", "sembra perfino impossibile che una spiegazione così...", "sembra del tutto incredibile", sono valutazioni critiche non infrequenti in Cardona. Perché lui stesso dichiara, cedendo un attimo all'enfasi, di richiamarsi solo a "quella grande maestra di riflessioni teoriche che è la ricerca empirica". scuola, le novità che contano L. De Federicis LA NUOVA ANTOLOGIA per la scuola media Un itinerario globale per l'educazione dell'immaginario giovanile C. Cartiglia STORIA E LAVORO STORICO per la scuola media Didattica e ricerca scientifica in un grande libro di lavoro M. Cortelazzo - U. Cardinale DIZIONARIO DI PAROLE NUOVE. 1964-1984 R. Ceserani - L. De Federicis IL MATERIALE E L'IMMAGINARIO Accanto all'edizione in 10 volumi, oggi l'edizione in 5 volumi: due diverse misure per uno stesso itinerario A. La Penna EPOS E CIVILTÀ NEL MONDO ANTICO Omero e Virgilio nella traduzione di E. Cetrangolo E. Mancino REALTA DI ROMA ANTICA Antologia di autori laUni per il biennio LOESCHER EDITORE D. G. Mackean NUOVA BIOLOGIA T. Barbero - Ph. Daros EXPRESSIONS LITTÉRAIRES. CLÉS POUR L'ANALYSE POINTERS: cross-curricular materiate Barberio-Pozzo The ABC of computers Castellazzo Through the radio & TV channels Polichetti English in aeronautics