nIINDICF pag 19 HBdei libri del mese^HI è presidente, gli chiede per quanto tempo ancora vorranno fare su e giù per il fiume, con la bandiera gialla del colera issata sul pennone, per godersi in pace l'amore ritrovato, Fiorentino, che "aveva la risposta pronta da cinquantatré anni, sette mesi e undici giorni, notti comprese", esclama: "Tutta la vita". Ed è la battuta finale che conclude il romanzo di questo amore di due anziani, innamorati come due adolescenti. Con un'analoga battuta termina il racconto Nessuno scrive al colonnello, dove un vecchio colonnello, in vana attesa della pensione di guerra, e senza più nulla, alla moglie che si dispera e chiede "e nel frattempo che cosa mangiamo", risponde con la parola "merda", una risposta maturata "settantacinque anni — i settantacinque anni della sua vita, vissuti minuto per minuto". Questi sono i ricordi puntuali di se stesso che Garcia Marquez esibisce, con giusta fedeltà alla propria fantasia e al proprio estro o, al contrario, con facile ricorso ad abili strumenti narrativi, ne L'amore ai tempi del colera. L'impressione d'insieme è che egli ricorda più spesso, e delicatezza di memorie attive e di psicologie sottili, e un descrittivismo tanto minuto quanto a volte ozioso, oppure tra un umorismo di bella grazia ispanica e una ricerca di effetti a buon mercato. Gustosamente umoristico è quando inventa nomi papali (Leone XII, Pio Quinto, ecc.) per la numerosa figliolanza di una famiglia; oppure leggiadro e arguto, quando ripete una sua speciale attrazione per gli specchi e fa che il suo personaggio, Fiorentino Ariza, si porti via io specchio di un ristorante dove ha potuto contemplare, indisturbato, la sua donna del cuore durante una intera serata. Preciso nella rappresentazione di un'epoca tra fine Ottocento e i pri- critico in vena di rapide improvvisazioni. Anche se le soluzioni formali e i valori di contenuto sono assai distanti da quelli di Cent'anni di solitudine, qualche dato sostanziale di questo L'amore ai tempi del colera dimostra che le due opere sono unite nel profondo, oltre che dall'ariosa scrittura di entrambe. Non è vero, come potrebbe apparire a prima vista, che Garcia Marquez abbia smarrito il suo complesso concetto di solitudine, elemento portante del libro maggiore: se in Cronaca d'una mrte annunciata la solitudine era quella acefala e desolata di una lonely crowd d'un paese del Caribe, qui la solitudine si tinge della medesima tinta t'anni di solitudine, sale in cielo mentre stende le lenzuola al sole e al vento: una sensazione di volo si trasforma così in volo effettivo. Potenza dell'iperbole. A parte due o tre punti in cui l'iperbole alita anche in questo romanzo, qui ciò che domina è il tono superlativo. Un compiacimento dello straordinario e del sorprendente, che permette una scrittura che solo innalza di una buona spanna il quotidiano, quello degli accadimenti normali o abitudinari, e delle tristi o allegre vicende dell'umano troppo umano. Lo si vede da come anche qui, e qui più che mai, Garcia Marquez insiste su una formula consueta e frequente nella sua scrittura: "l'unica cosa che non gli in maniera talora corriva, alle sue indubbie qualità di scrittore per darci, dopo il successo di Cent'anni di solitudine, non l'impervia vicenda e scrittura de L'autunno del patriarca (dove era evidente lo sforzo di stare all'altezza del capolavoro), ma piuttosto un'opera godibile, rassicurante, in apparenza ottimista e qui e là persino dolciastra, che corrisponde all'epoca delle tranquille fortune di un anch'esso meritato, ma probabilmente insidioso, premio Nobel. Si direbbe che a forza di essere un best seller grazie alle tirature raggiunte da Cent'anni di solitudine e con altri suoi libri, Garcia Marquez abbia finito per scrivere un po' come un best seller: ovvero, in altri termini, raggiunto un grande pubblico con un libro straordinario e di ricca, anzi straripante immaginazione, si senta ormai costretto ad accontentarlo nei suoi gusti più leggeri e placati con un romanzo d'amore, sia pure un romanzo d'amore che contiene qualcosa di paradossale, perché è un patetico amore tra due vecchi. Ma — ciò accade spesso — la spiegazione più semplice rischia di apparire, in uno scrittore di alta anche se talora esorbitante consapevolezza creativa, come tante delle sue prove dimostrano, troppo piatta e sbrigativa, come certi suoi occasionali e recenti detrattori hanno dimostrato. Nella costruzione di una complessiva immagine mitica e leggendaria del mondo del Caribe, Garcia Marquez ha pensato di aggiungere un tassello di agrodolce e melanconico sapore popolare, e l'ha trovato, con grande finezza, nello spaccato di una società tanto pittoresca quanto fragile e precaria. La sua è ancora una mitogra-fia, seppure una mitografia mitigata. Una delle più palesi concessioni al pubblico mi sembra l'infinita e spesso divertente casistica di amori facili e non facili a cui si abbandona il protagonista nell'esteso percorso del libro: ma di questo ex-telegrafista (altro ricordo d'altre narrazioni di Garcia Marquez), a parte o comprese le sue avventure sessuali, non ci rimane alla fine un'immagine convincente, come è tanto convincente invece quella del suo rivale, il dottor Juvenal Urbino, o quella della stessa Fermina Daza, che all'inizio dell'ultimo capitolo (altro brano stupendo del romanzo) rivive a suo modo il lutto dolente per il marito morto e, insieme, l'insorgere dell'antica passione per il suo smunto e pallido corteggiatore di molti anni prima. Del resto, nella copiosa e gustosa rievocazione del passato Garcia Marquez oscilla tra una proustiana Vista di profilo di Lore Terracini carmelo samonà, Profilo di letteratura spagnola, Roma-Napoli, Theoria 1985, pp. 248, Lit. 16.000. A chi si rivolge un libro? La domanda sembra ovvia; in realtà, anche senza tirare in campo la teoria della recezione, sappiamo tutti che sono i lettori a dare a ogni libro la sua identità. Non si tratta solo di scelte editoriali, di inserimento in collane, di tirature; si tratta di qualcosa di più interno, legato alla scrittura, dai registri linguistici al taglio del racconto. E dunque una questione di prospettiva, di punto di vista, di scelte dell'autore stesso. Qui la parola "profilo" del titolo mi sembra non tanto segnare una dichiarazione di modestia — come spiega il risvolto di copertina — quanto indicare una fisionomia: brevità ed essenzialità di tratti, taglio unitario di elementi significativi. Non per nulla il libro è all'insegna di una massima di Hoffmannsthal "La profondità va nascosta. Dove? Alla superficie". Vedo il libro in mano non solo di studenti alla ricerca di strumenti utili ma di lettori più disinteressati sul piano pratico e desiderosi di idee stimolanti. Volendo, lo si può leggere come un romanzo. Il suo protagonista è la letteratura spagnola, vista come ibrido inquieto e sfuggente; permeata da continui incontri con altre culture — di cui "per più secoli nulla ha rifiutato, tutto ha invocato e accolto" — e segnata allo stesso tempo dall'"urgenza orgogliosa" di trovarsi, e definire, una propria individualità e diversità. E una vicenda che dura dieci secoli: da un atto di nascita semitico-cristiano poco dopo il mille, in cui è insinuata una primogenitura rispetto alla poesia dei trovatori di tutta Europa, fino alle tormentate prese di coscienza nell'ultimo secolo, con la crisi del tardo ottocento e il rapporto conflittuale tra ispanità e resto del mondo, e col dramma, non solo culturale, delle avanguardie negli anni del franchismo e del post-franchismo, tra isolamento politico e ansiosa e umorale assimilazione di istanze occidentali, tra impegno e scalpitante ansia di rinnovamento. Lungo i dieci secoli di questa antica contraddizione c'è tutto: dall'epica medieva- le alle romanze, dalla Celestina a Góngora e Cervantes, da Calderón a Unamuno, Lorca e i Goytisolo. C'è tutto, senza affollamenti, anche nella misura breve; anzi, tutto a proprio agio, lontanissimo sia da ogni nozionismo, sia da ogni oleografia folkloristica. Il lettore, ispanista e non ispanista, troverà soprattutto due cose: da un lato una vicenda unitaria, di cui continuamente si sottolineano i nessi e i legami tra i vari anelli; d'altro lato — e mi sembra uno dei pregi essenziali del libro — una visione straniata, aliena da ogni convenzionalità interpretativa; proprio come quella di chi, facendo uno schizzo, si allontana frequentemente dalla sua opera per non perdere, nei particolari, la visione dell'in- sieme. Il libro ha anche un altro protagonista: l'autore. Il volumetto era stato scritto nei tardi anni Cinquanta; e rimane invariato nel suo aspetto sostanziale (con ritocchi formali e l'aggiunta di bibliografia, indici, e un capitolo finale). Di questa distanza temporale l'autore è pienamente consapevole, e lo dice; non solo per onestà verso i lettori ma, anche qui, con un gesto di straniamento e di voluto distanziamento. Forse anche di divertimento, verso il "profumo di anni Cinquanta", in cui sente egli stesso che il libro ha "paradossalmente la sua maggiore attrattiva": i panni tardo-crociani, rinverditi e talvolta contestati caparbiamente, in un atto di laica tenacia. Non dimentichiamo che qui l'ispanista è anche uno scrittore. Questo profilo, che è un racconto, nella premessa diventa un personaggio, che si riaffaccia in scena trent'anni dopo. Di fronte ad esso l'autore non solo è ri-let-tore di se stesso, in una forma di auto-recezione, ma si muove su un doppio piano temporale (anche per esempio nei dati concreti della bibliografia, tutta distesa sui due piani dell'imperfetto, "rinviavo a... e del presente aggiornativo. Proprio perciò il risultato è stimolante, forse più oggi di ieri; una intera letteratura appare qui in un quadro che non solo, fin dalla sua prima esecuzione, alternava il tirar le fila e il prendere le distanze, ma risulta anche fornito, in un angolo, come in molti dipinti, di uno schizzo dell'autore mentre lo fa e lo rivede. mi vent'anni del Novecento, presieduta dalla Dea coronata del Progresso (a questo allude il distico iniziale, che il traduttore ha reso incomprensibile perché non ha capito che di progresso si trattava e non di "anticipo"), Garcia Marquez sembra aver seguito, nella puntigliosa esattezza della sua ricostruzione, quelle cinematografiche operate da un Visconti e certamente si è ispirato alle storie dei suoi genitori e in parte dei suoi nonni. Egli ha così raggiunto una nuova qualità di narratore, tra oggettivo ed evocativo, quale, in America Latina, posseggono pochi scrittori, o forse solo Alejo Carpentier, ingiustamente quasi ignoto in Italia e richiamato a casaccio da qualche che segnava la sorte dei Buendia: il disamore (al di là, forse, delle stesse intenzioni dell'autore). Se solo è possibile un amore tra ottantenni, ciò che domina relazioni matrimoniali o relazioni puramente sessuali è la solitudine del non amore o della consuetudine. C'è però un altro modo ancora di sottolineare il passaggio dal romanzo del '67 al romanzo dell"85: Garcia Marquez sembra aver sostituito il tono paradossale e iperbolico, che rendeva meraviglioso il suo reale immaginario, con il tono superlativo. Mi spiego: l'iperbole permette il volo dal quotidiano al fantastico, dalla realtà al mito, dal descrittivo al visionario. Remedios, la bella di Cen- venne in mente... ; 1 unica ragione per cui mi duole di morire è che non sia per amore"; "l'unica cosa che rimase di quell'infortunio a Fiorentino Ariza..."; ecc. Uno stilema o una maniera dove si coglie in trasparenza la volontà di suscitare l'effetto di stupore e di sorpresa, che comunque egli trasmette costantemente a chi legge. Si tratta di un espediente speciale che, con altri consimili, produce un romanzo di amenissima e corposa lettura, estratto da una doviziosa e concreta esperienza vitale. □ Charles Parain Marco Aurelio Una accurata biografia crìtica che ricostruisce da vari e convergenti punti di vista la complessa figura dell'imperatore romano. Lire 20.000 Marziano Guglielminetti Il romanzo del Novecento italiano Strutture e sintassi Una metodologia di analisi che permette al lettore di entrare in tutti i segreti dell'opera letteraria. Lire 18.000 Romano Luperini La lotta mentale Per un profilo di Franco Fortini Le coordinate culturali e critiche della figura di Franco Fortini, poeta, intellettuale, uomo del tempo nostro. Lire 7.000 Karl Marx Friedrich Engels OPERE COMPLETE Volume XXIX Scritti economici di Karl Marx 1857-1859 - I Volume XXX Scritti economici di Karl Marx 1857-1859 - Il a cura di Nicolao Merker La prima edizione critica dei "Grundrisse". li manoscritto in cui Marx elaborò per la prima volta la teoria del valore, li laboratorio genetico del primo libro del "Capitale". Lire 50.000 a volume Lev S. Vygotskij Lezioni di psicologia introduzione e cura di Luciano Mecacci La sintesi delle acquisizioni della scuola storico-culturale che rappresenta un punto di riferimento per la psicologia e le scienze umane del Novecento. Lire 12.500 Horace Freelanci Judson L'ottavo giorno della creazione La scoperta del DNA L'ambiente intellettuale, le difficoltà e i problemi di una scoperta rivoluzionaria in un brillante saggio, esempio di giornalismo colto. Lire 16.000 Giuseppe Ferrari Le guerre stellari Il controllo militare dello spazio. La pace nucleare. "Libri di base" Lire 8.500 Franco Restaino David Hume 1711-1776 La ragione contro dogmi e pregiudizi. 'Libri di base" Lire 8.500 Editori Riuniti ZXJ