N. 5 pag. 131 taria e ripropone le classifiche politiche della domanda quale cura per la stagflazione (la garanzia che, una volta raggiunta di nuovo la piena occupazione, questa sarebbe compatibile con la stabilità dei prezzi, si avrebbe se le autorità di politica economica rendessero il pieno impiego il premio di comportamenti responsabili di imprese e lavoratori); vuoi di tipo postkeynesiano, che sostiene la presenza di una "propensione inflazionistica" ogni qual volta ci si avvicini all'utilizzazione piena delle risorse, e propone dunque come alternativa al ristagno una ben più radicale politica dei redditi permanente. All'edizione italiana è aggiunta una nota introduttiva di Ferdinando Targetti. R. Bellofiore luciano Barca, Uscire da dove? La crisi del meccanismo unico, Editori Riuniti, Roma 1986, pp. 148, Lit. 12.000. Premesso che la crisi economica iniziata negli anni settanta non si è conclusa e che una ripresa basata sulla rivoluzione informatica non è in grado di rilanciare la piena occupazione, Barca ritiene che la proposta economica dei comunisti italiani debba mantenere una finalità socialista, recuperando aspetti delle parole d'ordine dell'austerità o della programmazione attraverso il mercato e rifiutando lo scivolamento su una prospettiva più pragmatica e di breve periodo. La proposta neoliberista, che affida alle forze del merpato e alla crescita del PIL la ripresa del sistema, non può risolvere i problemi dell'occupazione e i bisogni degli strati più bassi; quella socialdemocratica si trova priva della base reale che la rendeva possibile prima della crisi: una crescita economica che permettesse di redistribuire il sovrappiù senza intaccare le scelte del capitale. Una risposta di sinistra alla crisi deve perciò porsi sia il problema di un controllo democratico dei meccanismi di produzione e delle scelte di investimento che quello delle finalità del sistema: non la mera crescita, ma la salvaguardia dell'ambiente o la trasformazione del lavoro in attività creativa, o ancora una diversa suddivisione tra tempo di lavoro e tempo libero. M. Guidi ian gough, L'economia politica del welfare state, Loffredo, Napoli 1985, ed. orig. 1983, trad. dall'inglese di Enrica Morlicchio, pp. 205, Lit. 18.600. Scopo di Gough è mostrare le potenzialità di una lettura in chiave marxista del welfare state: esso è fenomeno interno alla logica capitalistica e ha come scopi il sostegno e controllo della riproduzione della forza-lavoro e il governo della popolazione eccedente. Lo stato del benessere è tuttavia caratterizzato da una contraddizione di fondo: esso è forma di repressione e controllo sociale ma al contempo mitigazione dei rigori dello sfruttamento capitalistico. La ragione di questa contraddizione giace nella natura dello stato moderno, che non è semplicemente uno strumento nelle mani della borghesia, ma il terreno dello scontro tra questa e la classe operaia. Tuttavia l'autonomia dello stato è solo relativa, poiché le leggi del capitale costituiscono il limite oggettivo di ogni sua azione. Ne sono esempio le politiche di sussidio alla disoccupazione, che non possono superare certi limiti senza disincentivare l'offerta di forza-lavoro. Non stato del capitale dunque ma stato nel capitale, nel quale c'è spazio per rivendicazioni (conflittuali) da parte delle classi sfruttate. M. Guidi vito tanzi, Inflazione e imposta personale sul reddito. Una prospettiva internazionale, Il Mulino, Bologna 1986, ed. orig. 1980, trad. dall'inglese di Cesare Vignocchi, pp. 300, Lit. 25.000. In questo volume l'autore, direttore del Dipartimento di affari fiscali del Fondo monetario internazionale, affronta, attraverso l'esame comparato di numerosi paesi, lo studio degli effetti distorsivi dell'inflazione su livello e distribuzione dell'imposta personale sul reddito. L'inflazione, facendo lievitare i redditi nominali, accentua la progressività delle imposte e dà luogo al c.d. drenaggio fiscale, vera e propria imposta occulta che aumenta il carico tributario. Inoltre, l'inflazione determina problemi nella definizione del reddito imponibile relativi alla tassazione del reddito d'impresa. Tanzi si pronunzia a favore di una indicizzazione automatica delle esenzioni e scaglioni di reddito in relazione al reddito pro-capite di un anno base. Il testo contiene una postfazione che aggiorna l'analisi, una in- troduzione di A. Pedone che mostra l'interesse dell'analisi di Tanzi per il caso italiano, ed una appendice di E. Longobardi che segue gli effetti dell'inflazione sulla progressività dell'imposta sul reddito in Italia successivamente all'introduzione dell'IR-PEF nel 1974 e sino al 1984. R. Bellofiore AA. VV., La finanza pubblica in Italia: stato e prospettive, Franco Angeli, Milano 1985, pp. 496, Lit. 35.000. Frutto di un convegno organizzato dall'istituto di statistica economica della facoltà di scienze statistiche ed attuariali dell'Università di Roma, il volume presenta motivi di interesse per l'incrocio tra tematiche di diritto finanziario (dettato costituzionale e problemi sollevati dalla legge di riforma del bilancio pubblico), e problemi di politica economica e finanza (accentramento delle entrate, polverizzazione delle fonti di spesa, politiche fiscali e cicli economici, inflazione e crisi, deficit pubblico che supera ormai il PIL). Ne emergono tra gli altri due spunti: la spesa sociale è in Italia inferiore a quella di quasi tutti i paesi industrializzati e non è essa ad incidere sul carattere abnorme del nostro deficit; la scienza economica non è univoca sulle cause di fondo e sugli effetti del disavanzo, non contribuendo così a chiarire le scelte del governo e del legislatore. M. Guidi Bruna Ingrao, Il ciclo economico. Gli elementi in gioco fra sviluppo e crisi. Teorie e politiche a confronto, Editori Riuniti, Roma 1985, pp. 170, Lit. 7.500. Il manualetto di Bruna Ingrao riesce in poche pagine a sintetizzare chiaramente tutto o quasi tutto quello che vorremmo sapere sul ciclo economico: come quest'ultimo sia un fenomeno tipico delle società basate sugli scambi e sul capitale, come le ondate di sviluppo e ristagno si affianchino alla crescita di fondo del sistema economico, come esistano vari tipi di ciclo, come sia possibile rilevarne l'esistenza e le caratteristiche, da quali fenomeni sia generato e accompagnato, quali spiegazioni teoriche ne siano state date (anche le più recenti, come quelle di Minsky e Kindleberger), quali soluzioni economiche siano state pro- spettate. Il testo è accompagnato da numerosi specchietti tematici per soddisfare le esigenze dei più curiosi. M. Guidi Diritto Ugo ruffolo, Interessi collettivi o diffusi e tutela del consumatore, Giuffré, Milano 1985, pp. 186, Lit. 12.000. Con la nozione di interessi diffusi e collettivi s'intende far riferimento a posizioni giuridiche delle persone, il cui rilievo acquista una dimensione propria del gruppo o addirittura di tutta la collettività. Il tema va assumendo progressivo rilievo ma suscita fenomeni di rigetto in un ordinamento, come il nostro, costituzionalmente predisposto a considerare posizioni soggettive di natura individuale. È pero vero che i bisogni che sottostanno agli interessi diffusi e collettivi trovano già riconoscimento nella carta costituzionale ed una sicura espansione nella coscienza sociale. Il diritto all'"ambiente", quello alla salute, l'interesse alla non dannosità dei prodotti impongono uno sforzo nuovo di catalogazione concettuale e pratica. Prima ancora urge — nelle vicende di giustizia quotidiana — "la creazione di strumenti di tutela capaci di dare attenzione a quel nuovo catalogo dei diritti". Nel caso italiano — in particolare — non è più rinviabile la considerazione degli enti intermedi effettivamente rappresentativi, quali protagonisti autonomi di azione davanti al giudice ordinario. Parte del lavoro di Ruffolo è proprio dedicato ad illustrare la fondatezza di una nuova via tecnico-giuridica per l'attribuzione a tali enti di una autonoma legittimazione processuale. Punto d'approdo complesso è l'assunzione dell'interesse protetto a figura centrale del nostro diritto positivo ed un correlativo ridimensionamento della categoria dei "diritti". M. Bouchard Mario G. Losano, Informatica per le scienze sociali. Corso di informatica giuridica, Einaudi, Torino 1985, pp. 547, Lit. 26.000. Losano raccoglie la propria esperienza di oltre quindici anni di insegnamento dell'informatica applicata al diritto in quest'opera rivolta agli studiosi di scienze sociali che vogliano acquisire le nozioni informatiche da applicare alla propria materia; un secondo volume, con il titolo II diritto all'informatica, completerà il corso, rivolgendosi specificamente ai giuristi. Le diverse aree tematiche sono suddivise in sei parti, disposte in una sequenza pensata proprio per chi possiede una preparazione umanistica: prende l'avvio dai nuovi problemi metodologici sollevati dalla cibernetica, procede analizzando la formalizzazione del linguaggio e la struttura dell'elaboratore elettronico, di cui segue l'evoluzione tecnologica, per giungere ad illustrare i principi ai programmazione; dopo di che, prende in esame l'applicazione delle tecniche informatiche per la costruzione di banche di dati giuridici, ed in relazione all'automazione delle procedure della pubblica amministrazione. Esauriente la bibliografia, italiana e straniera; altrettanto accurati i diversi indici che facilitano anche un uso di consultazione dell'opera. Apprezzabile, e senz'altro gradita ad un pubblico di formazione umanistica, la scelta di rendere con precisione in lingua italiana la maggior parte dei concetti informatici, evitando l'informatichese. B. Pezzini Giustino D'Orazio, Presidenza Pertini (1978-1985): neutralità o diarchia? Contributo ad una analisi giuridico-costi-tuzionale, Maggioli, Rimini 1985, pp. 418, Lit. 48.000. Si tratta di una analisi molto dettagliata dei principali avvenimenti del settennato di Pertini, corredata da una ampia bibliografia, essenzialmente italiana, sulla presidenza della repubblica come istituzione costituzionale, comprendente anche numerosi interventi ed opinioni espresse sulla stampa periodica, ed accompagnata da una appendice di documentazione che raccoglie oltre una quarantina di messaggi al parlamento e alla nazione, lettere, comunicati e brani di interviste. D'Orazio, che fa comunque prevalere nella propria ricostruzione una interpretazione delle manifestazioni della presidenza Pertini sostanzialmente adeguatrice, rileva una certa espansione del ruolo presidenziale. La ricognizione conferma il ruolo vivace avuto dal passato presidente nella dinamica istituzionale, anche se alcune vicende del primo semestre di presidenza Cossi-ga appaiono già circoscriverne l'impatto e la portata, tutto sommato più significativi a livello di raccordo con l'opinione pubblica che di influenza sugli equilibri costituzionali. B. Pezzini Carlo Maria Tardivo Le norme sul condono edilizio Istituto Editoriale Regioni Italiane s.r.L, Roma 1985, pp. 215, Lit. 20.000 Il commento della legge del 28 Febbraio 1985 n° 47 è un'impresa ardua per tutti. Il nostro legislatore ha voluto metter le mani sul disastroso fenomeno dell'abusivismo edilizio con il dichiarato intento di reperire rapidamente e sicuramente mezzi finanziari di una certa entità. Ne è scaturito un testo legislativo abnorme, costellato di paradossi di tecnica giuridica. Per sommi capi: si indicano ai soggetti obbligati termini di scadenza per la presentazione delle domande (di condono, di accatasta- mento) tra loro contraddittori. Si interviene sugli aspetti civilistici della sanatoria degli abusi edilizi con la pesante introduzione di ipotesi di nullità giustamente censurate dagli ambienti notarili. Accanto alla lacunosa normativa fiscale, le disposizioni penali costituiscono ennesima dimostrazione del decadimento della tecnica legislativa. La cronaca più recente segnala che neppure l'obbiettivo finanziario perseguito dal governo potrà ragionevolmente raggiungersi. Appare, invece, definitivamente abbandonato lo scopo contestuale di conseguire una maggiore certezza operativa nel mercato immobiliare: in molte aree del territorio nazionale il cittadino non pare sufficientemente intimidito dalle sanzioni a vario titolo minacciate dalla L. 1985 n ° 47. È in fondo — si legge nella presentazione di Sabino Cassese al volume di Carlo Maria Tardivo — un esempio dei pessimi rapporti, nel nostro stato, tra centro e periferia: le vicende del condono edilizio creano tensioni e conflitti tra i due poli ed, essendo il risultato di un dise- gno confuso, si concludono in modo confuso. Si comprende dunque la difficoltà di un'opera di commento. Si segnala — in particolare — il lavoro di Carlo Maria Tardivo per l'equilibrio metodologico tra la destinazione pratica e la ricostruzione sistematica: inevitabilmente disagevole, quest'ultima, per il difetto insito nel materiale studiato. All'attitudine pratica soddisfa l'appendice legislativa integrata dalla serie di circolari esplicative del Ministero dei Lavori Pubblici. Altre indicazioni e commenti utili si possono trovare in: Vincenzo Giuffré, Sanatoria e repressione degli abusi edilizi—aggiornamento (Napoli, Jovene 1985, pp. 191, Lit. 15.000); Rino Gracili, Antonino Saija, Dante Santucci, Sanatoria dell'abusivismo edilizio—ambito oggettivo e soggettivo (Ed. delle Autonomie, Roma 1985, pp. 230, Lit. 20.000); Illeciti e sanzioni in materia edilizia ed urbanistica, a cura di Quinto Bosio e Mario Cicala (Giuffré, Milano 1985, 2 voli, pp. 2181, Lit. 140.000). M. Bouchard