N.4| pag.41 i^bdei libri bel mesth Storia Richard J.B. Bosworth, La politica estera dell'Italia giolit- tiana, Editori Riuniti, Roma 1985, ed. orig. 1979, trad. dall'in- glese di Maria Lucioni, pp. 494, Lit. 38.000. Il titolo originale Italy, the least of the great powers: Italian foreign poli- cy hefore the first world war si rivela sicuramente più efficace nell'offrire la chiave di lettura di questa minu- ziosa ricostruzione della politica estera italiana dal 1910 al 1914, di fatto della politica estera di Antoni- no di san Giuliano. Attraverso l'ana- lisi degli obiettivi e dei metodi della diplomazia italiana dalla vigilia della guerra di Libia alla vigilia della pri- ma guerra mondiale, l'autore dimo- stra come la classe dirigente dell'Ita- lia liberale coltivasse l'ambizione di garantire all'Italia un ruolo di gran- de potenza; un'Italia che si presenta peraltro come potenza in formazio- ne, che non ha la statura per assume- re il ruolo di grande potenza; che si configura di fatto come "la più pic- cola delle grandi potenze", la cui po- litica estera non può sfuggire ad una impostazione "tortuosa, mutevole, esposta al perenne rischio di sconfit- ta e umiliazione", una politica "sem- pre 'disonesta'". Uno degli aspetti più interessanti della ricostruzione consiste nella attenzione rivolta alla formazione intellettuale e politica di Robert Palmer, Joel Col- ton, Storia del mondo moder- no, Editori Riuniti, Roma 1985, ed. orig. 1984, trad. dall'inglese di Franco Salvatorelli, 3 voli. pp. 409, 366 e 343, Lit. 20.000 cadau- no. Scrivere, con taglio manualistico e sistematico, una storia del "mondo moderno" implica di per sé un'inno- vazione: il superamento di un'ap- proccio nazionale per attingere di- rettamente a una dimensione plane- taria, globale e integrata della tratta- zione. E in effetti l'unità di analisi di quest'opera è senza dubbio super- nazionale: essa narra, in realtà, la vi- cenda della "civiltà occidentale", da La nascita dell'Europa (il primo capi- tolo del primo volume) alla sua pro- gressiva espansione spinta fino al conquistato dominio mondiale (l'e- poca dell'imperialismo tra Otto e Novecento), per giungere, infine, al- l'attuale unificazione e integrazione di un mondo dominato dal bipolari- smo Usa-Urss. L'ottica attraverso Antonino di san Giuliano, e alla for- mazione e ai criteri di selezione dei funzionari della Consulta: analisi tanto più importante se si assume — e qui si dimostra — che le leve della politica estera nell'Italia liberale so- no azionate dal ministro con il con- siglio dei suoi collaboratori funzio- nari del ministero, eventualmente del presidente del Consiglio, mai dei suoi colleghi di Governo né tanto- meno dal Parlamento. Il volume dunque, pur partendo da una rico- struzione cronologicamente delimi- tata si inserisce in una prospettiva più ampia e finisce per suggerire e consentire un giudizio complessivo sulla politica estera italiana dal 1860 al 1945: una politica estera in cui gli elementi di continuità risultano as- solutamente prevalenti. C'è diffe- renza nei metodi, nello stile tra la politica estera degli anni trenta e la politica estera dell'età liberale; que- st'ultima è più coperta, più esitante, ! » cui la vicenda è descritta è tuttavia in un certo senso tradizionale: il pri- mato della storia politica, della vi- cenda pubblica, con i grandi fatti militari, le grandi rotture, le rivolu- zioni e le restaurazioni a fare da tes- suto connettivo entro cui elementi di storia economica, demografica, sociale si incastrano in forma, talvol- ta, surrettizia. Ampio spazio è la- sciato, invece, alla storia del pensie- ro politico e delle idee. Un approc- cio che garantisce certamente una sostanziale unitarietà alla trattazio- ne e una indubbia godibilità narrati- va, ma che in qualche passaggio la- scia però aperta qualche smagliatura, in particolare nell'ultimo dei tre vo- lumi, dove appena una ventina di pagine sono dedicate a fenomeni co- me il fascismo e il nazionalsociali- smo, e dove rimangono in gran par- te ignorati processi di fondo come la massificazione, la nascita del razzi- smo contemporaneo, la formazione di una inedita base sociale dei regimi totalitari. M. Revelli verbalmente più contenuta di quella fascista, più incline agli accordi ne- goziati, alle vittorie conseguite con la diplomazia, piuttosto che con i di- scorsi minacciosi o con la guerra; ma non è di tipo diverso. Ne risulta così ulteriormente smentita anche a li- vello di politica estera la teoria pa- rentetica del fascismo nella storia d'Italia. E. Mana Eric J. Hobsbawm, Lavoro, cultura e mentalità nella so- cietà industriale, Il Mulino, Bo- logna 1986, ed. orig. 1984, trad. dall'inglese di Mario Carpitella, pp. 292, Lit. 32.000. Come già in Labouring Men, tra- dotto nel 1972 da Einaudi col titolo Studi di storia del movimento ope- raio, Hobsbawm torna ora con una serie di saggi e di interventi a occu- parsi — da un punto di vista rigoro- samente di storia sociale — delle classi lavoratrici e della loro cultura. Delle classi lavoratrici, e non delle loro organizzazioni o della pura sto- ria ideologica, giacché al centro di tutti i contributi contenuti nel volu- me sta il rapporto tra la "coscienza" che la classe operaia maturò nel cor- so del proprio articolato processo di formazione e di costituzione in en- tità culturalmente e politicamente autonoma, e le condizioni materiali di vita in cui tale coscienza affonda- va le radici. I primi due capitoli del volume (Storia e ideologia del movi- mento operaio e Appunti sulla co- scienza ai classe), di carattere preva- lentemente metodologico e di bilan- cio storiografico, possono essere considerati appunto un'introduzio- ne programmatica a questo approc- cio, mentre i saggi che costituiscono la parte centrale, dedicati al rappor- to tra religione e ascesa del capitali- smo, alla composizione "multina- zionale" della classe operaia, ai ritua- li operai, alla concezione del rappor- to tra uomo e donna nella sinistra, hanno un carattere più specifica- mente di ricerca (anche se, come nel discorso sulla religione, scontano a volte un certo schematismo). Con- clude il volume una serie di inter- venti sul movimento operaio ingle- se, alcuni su temi assai controversi e dibattuti come la questione dell'"ari- stocrazia operaia" e quella del "nuo- vo sindacalismo". M. Revelli Maria Iolanda Palazzolo, I salotti di cultura nell'Italia dell'800. Scene e modelli, Fran- co Angeli, Milano 1985, pp. 130, Lit. 12.000. L'autrice del volume, sulla scorta di attente letture di carattere biogra- fico ed autobiografico, ma anche di epistolari editi e non, ha tentato di delineare ed individuare quelli che erano gli aspetti costitutivi del salot- to italiano nel secolo scorso: quali le qualità necessarie ed irrinunciabili delle padrone di casa, quali i requisi- ti essenziali per essere ricevuti, quali i rituali e i modelli di conversazione. Non si tratta certo di un vademe- cum per quanti avessero oggi l'ambi- zione di cimentarsi in nuove impre- se lungo questa direzione. Il salotto dell'800 era infatti sì luogo di mon- danità, ma soprattutto era luogo di aggregazione e di scambio culturale e politico, eretto totalmente in terri- torio aristocratico ma aperto all'e- mergente ceto borghese purché aspi- rante all'assimilazione. Se i salotti, come l'autrice afferma, costituisco- no il luogo di preparazione della classe dirigente del nuovo stato na- zionale, ciò finisce per confermare la vecchia tesi di K.R. Greenfield che individuava non nel ceto bor- ghese ma in una certa aristocrazia uno dei perni del Risorgimento ita- liano. C. Ottaviano Lou Cannon Reagan. Biografia di un presidente Longanesi, Milano 1985, ed. orig. 1982, traduz. dall'inglese di Sergio Mancini e Carlo Brera, pp. 511, Lit. 28.000. Lou Cannon, corrispondente dalla Casa Bianca per il "Washington Post", segue la carriera politica di Rea- gan fin dai giorni in cui si candidò al governatorato della California. Conoscendo bene il presidente, ne for- nisce un ritratto simpatetico: non manca di sottolinear- ne l'impreparazione alle responsabilità di governo stata- le e federale, e le contraddizioni personali, temperando però il quadro con l'insistenza sul buon senso, l'inte- grità, l'ottimismo, la determinazione con cui Reagan persegue i suoi obiettivi e colma le sue lacune. Questa biografia non presenta analisi particolar- mente acute, ma delinea con chiarezza il contesto sociale ed ideale in cui Ronald Reagan si è formato, comune a tanti suoi compatrioti: in questa "normalità" del presi- dente — un ali American boy, college, football, carrie- ra, famiglia — è forse una chiave importante per capir- ne la popolarità. L'altra chiave è ovviamente data dalle sue capacità di "grande comunicatore", per cui, più di ciò che dice, è importante come lo dice. Essenziale è co- munque il fatto che Reagan crede fermamente in ciò che dice, come testimonia il resoconto della sua transizione dalle fila democratiche a quelle repubblicane: l'ex-attore benestante, divenuto propagandista per la General Elec- tric, assecondava il suo pubblico criticando l'espansione dei poteri federali. Questa esperienza lo cambiò "da un avversario della grande industria in uno dei suoi più ferventi portavoce ". Il libro, scritto per il pubblico americano, segue un facile stile giornalistico, cronachistico ed aneddotico. Il lettore italiano rischia di perdersi nelle minuziose de- scrizioni delle campagne elettorali, o delle trattative con magnati del West che lo portano sulla strada della presi- denza. Grande rilievo viene dato ai collaboratori, ai lo- ro dissidi, alle loro carriere. La minuzia dei dettagli e delle testimonianze spesso non consente di formarsi una visione globale del significato di questa presidenza, al di là dell'implicito assunto che essa è un segno dei tempi, che risponde ad esigenze diffuse nell'elettorato america- no. Brilla per la sua assenza la politica estera: l'autore, nell'epilogo aggiunto per l'edizione italiana, chiarisce che i problemi internazionali erano al di fuori degli in- teressi e dell'esperienza di Reagan, almeno nel primo mandato, mentre il secondo sembra segnato da sforzi verso la pace. Tuttavia, sembra che per Cannon la poli- tica estera si limiti alle trattative fra superpotenze sul disarmo, mentre Centro America e Medio Oriente me- ritano solo un paio di accenni, ed Africa, Asia e Pacifico rimangono zona incognita. N. Venturini Uh.: "1 h .............. ^IIL "III 11! '"'Hi. 'Il 1IIM rilllhiPìllll, IL'IUl'iIIMHIIÌ, 'IH,.'illilll;. li LA STORIA 1 grandi problemi = dal Medioevo all'Età Contemporanea 10 VOLUMI == = direttori Nicola Tranfaglia e Massimo Firpo === con la collaborazione eli = oltre duecento autori italiani e stranieri Sono usciti Volume secondo: Il Medioevo - 2. Popoli e strutture politiche Volume quarto: L'Età Moderna - 2. La vita religiosa e la cultura I Volume nono: L'Età Contemporanea - 4. Dal primo al secondo dopoguerra = = .....................................................................................................