Mmmmmmmmmmammm». * L'INDICE p^- ^■■■■mhhhhi ■■dei libri delmese^l _Il Libro del Mese_ La barba della Medusa Fritz saxl,^ La fede negli astri. Dall'antichità al Rinascimento, a cura di Salvatore Settis, trad. dal tedesco e dall'inglese di Sandra Cirri Colli e Flavio Cuniberto, Boringheri, Torino 1985, pp. 520, Lit. 60.000. Si tratta di una scelta di saggi, al- cuni di grande rilievo, preceduti da una densa e ampia introduzione di Salvatore Settis, e arricchiti nelle no- te da integrazioni bibliografiche del curatore. E un volume importante, che contribuisce non poco a far me- glio conoscere nelle sue impostazio- ni originarie una tematica cne ha de- stato fra noi larga attenzione, e che ormai vuol essere affrontata con una più precisa consapevolezza delle dif- ferenziazioni e degli svolgimenti, che in oltre mezzo secolo sono stati molti e profondi. Quando, negli anni sessanta, l'edi- tore Laterza accolse il suggerimento di offrire alla cultura italiana alcuni testi esemplari dell'attività dell'Isti- tuto Warburg, la scelta cadde su due opere molto significative, ma che sottolineavano, appunto, aspetti e momenti assai diversi del celebre Istituto. La prima fu una raccolta (che uscì nel '65) delle Lectures del Saxl, curata da Gertrud Bing (che aveva preparato l'edizione originale inglese del '57); la seconda, il Bruno di Frances Yates. Va aggiunto che nel medesimo giro d'anni, e sempre a cura della Bing, usciva un volume di scritti del Warburg presso La Nuova Italia che fino dal 1935, per consiglio di Ernesto Codignola, ave- va pubblicato Individuo e cosmo nel- la filosofia del Rinascimento di Cassi- rer (senza le appendici di testi, una delle quali sarebbe stata accolta da Einaudi nel '43). Erano iniziative tutte tra loro collegate, che avevano radice in un medesimo ambito cul- turale italiano, in interessi di storia della cultura e delle idee, che su più punti si erano incontrati con le ri- cerche specifiche della Biblioteca (poi Istituto) Warburg, di cui condi- videvano soprattutto alcune istanze metodologiche. Sono, questi, dati di fatto da tenti e presenti di fronte alla attua1 senapi c più fitta, circola- zione ni Italia di opere di studiosi facenti capo all'Istituto Warburg: opere spesso di tempi fra loro di- stanti, con orientamenti almeno in parte mutati, rispondenti a esigenze diverse. Di Fritz Saxl, troppo presto scomparso nel marzo del '48, prima della scelta delle Lectures del '65, non erano molte le pagine accessibili in italiano. La raccolta del '65, dise- gnata dalla Bing con particolare at- tenzione rivolta ai testi di argomen- to italiano, intendeva mettere in evi- denza il valore e l'originalità di un metodo di indagine storica e, nello stesso tempo, il significato peculiare di alcuni campi e momenti della cul- tura umana ai fini di una più esatta comprensione del suo svolgimento e delle sue strutture. In uno dei saggi la cui traduzione compare adesso per la prima volta nel volume curato da Salvatore Settis, una conferenza su La fede negli astri nel dodicesimo secolo dell'inverno '29/'30, tenuta ancora a Amburgo ma pubblicata solo nel '57 dalla Bing nelle Lectures, Saxl espose con chiarezza e con for- za un principio di metodo che veni- va in più parti affiorando, ma di cui l'Istituto Warburg fu esemplare as- sertore. "La mia preoccupazione principale — tali le parole di Saxl, da non dimenticare — era una questio- ne di metodo". Si trattava, cioè, di affrontare con altro metodo la storia della cultura umana, tenendo pre- sente il principio che "tutte le sfere e le correnti della storia dello spirito (der Geistesgeschichte) collaborano a costituire una unità di metodo". Questa ultima espressione, è noto, è di Cassirer, del giugno del '26, nella dedica a Warburg di Individuum und Kosmos: a Warburg che secondo Cassirer aveva ispirato tutta la sua ricerca a quel canone di non isolare mai i singoli aspetti della cultura umana. Saxl nella sua conferenza specificava: "mi riterrò soddisfatto se sarò riuscito a convincervi che certe credenze, bollate dal sapere ot- tocentesco come idee infantili, meri- tano invece tutta l'attenzione degli storici [...]. Non è sufficiente studia- re Bernardo Silvestre o i manoscritti miniati o gli strumenti astronomici a sé: bisogna imparare invece ad ad- dentrarsi in campi sconosciuti e mettere in rapporto le immagini con le credenze, la religione con la scien- za". di Eugenio Garin Sono qui raccolti in sintesi alcuni dei più validi insegnamenti scaturiti dal tipo di lavori di cui Saxl resta, forse, l'esponente più limpido: non si affronta un'opera di cultura, un autore, un'epoca, un problema spe- cifico, senza partire dal "sistema" di concezioni e di credenze da cui emergeva e in cui si collocava. Co- me non si "legge" un dipinto se non si parte dalla decifrazione completa del linguaggio in cui è scritto, così non si capisce un testo scientifico se non si ritrovano i nessi problematici da cui emerge. In un'età in cui ogni colore, ogni erba, ogni animale, ogni pietra "significa" qualcosa di preciso, di codificato, è preliminare a ogni altra considerazione la deci- frazione esatta dei segni, insieme con la indicazione delle "fonti", del- le allusioni, dei fraintendimenti, dei malintesi. E questo vale non solo per le arti figurative, ma per la poe- sia, per la filosofia, per le "idee" in genere. Pretendere di valutare un af- fresco del Quattrocento, senza pri- ma averne "decifrato" tutte le indi- cazioni e le immagini, è come crede- re di poter discorrere di una lirica cinese senza sapere la lingua, in base ai rumori più o meno armoniosi emessi da un lettore cinese. Saxl ci insegna il cinese quando ci mostra che la immagine di Medusa con la barba deriva dalla identificazione araba di Medusa con un demone ma- schile: immagine poi copiata fedel- mente dagli illustratori occidentali di manoscritti astrologici. Quale im- magine più bella di Trivia che ride nei cieh? Ma come commentarla adeguatamente quando si ignorino tutti i testi astrologici sul riso delle stelle? Giustamente Saxl insiste su analo- ghi limiti nella storia delle scienze. Nel saggio assai bello — anche se in più punti da discutere e integrare — su La rinascita dell'astrologia tar- doantica, ricorda come "il disprezzo ottocentesco per l'astrologia, e le pratiche consimili, farà considerare opera non degna di un grande astro- nomo come Tolomeo" la Tetrabi- blos, almeno fino a quando Franz Boll giunse a "dimostrare che i ra- zionalisti ottocenteschi avevano tor- to e che l'opera era indiscutibilmen- te autentica". Ma non solo autentica è la Tetrabiblos: è inseparabile dal contesto dell'opera di Tolomeo. Staccare, come pure si è fatto e si continua spesso a fare, la Sintassi matematica dal Quadripartito, signi- fica precludersi irrimediabilmente una comprensione storica non solo di Tolomeo, ma dell'astronomia del secondo secolo dopo Cristo, anzi, più in generale, di gran parte della storia dell'astronomia fino a Galileo e Keplero, e oltre. "Chi voglia com- prendere — scrive giustamente Saxl — la religiosità del Medioevo o cer- chi di scrivere la storia dell'astrolo- gia, troverà la strada bloccata se si accosterà all'argomento con idee moderne". Senonché, e proprio a proposito di dichiarazioni del genere, bisogna stare attenti a non confondere istan- ze che Saxl intreccia di continuo, ma che invece vanno chiaramente di- stinte: la prima concerne la necessità di non isolare aspetti, momenti e campi singoli della cultura (non si "legge" un'opera d'arte — poesia o pittura o scultura — senza decifrarne tutte le intenzioni, tutti i significati, tutte le "immagini"); la seconda ri- guarda la dialettica interna a tutto il cammino della cultura umana, fra ragione e irrazionale, fra scienza e mito (dice Saxl: fra religione e scien- za), e impone di non risolvere l'anti- tesi nella illusoria separazione di una pretesa razionalità pura (la scienza) dalla irrazionalità (credenze religio- se, miti). La prima istanza porta a indagare i nessi fra discipline e cam- pi della cultura, a mettere a fuoco le interconnessioni, a collocarsi in ter- re di confine, a decifrare le "immagi- ni" attraverso la storia delle loro ori- gini, delle migrazioni e delle meta- morfosi. La seconda istanza si tradu- ce nell'imperativo non solo di non staccare l'astrologia dall'astronomia allorquando facevano corpo, ma di non dimenticare l'importanza delle "compagne oscure" che non abban- donano mai le scienze nel loro cam- mino (per riprendere l'immagine di qualche odierno epistemologo più avvertito). Di fatto Saxl, sebbene alla storia dell'arte abbia dato contributi singo- lari, storico dell'arte non è, come non è storico dell'astrologia, anche se ne tratta di continuo. Giustamen- te Settis sottolinea una confessione del '48, di poco anteriore alla morte: "non un vero storico dell'arte", dice- va di essere, ma "un vagabondo", "impegnato a dissodare le strisce di terreno che stanno al confine fra la storia dell'arte, la letteratura, le scienze e la religione". Se si vuole, egli è storico delle "immagini" nel valore pregnante che il termine è de- stinato ad assumere proprio in quel- le terre di confine, dove, fra l'altro, l'immagine è termine comune di ri- ferimento: fra magia, alchimia e astrologia; fra mnemotecnica e er- metismo, lungo i sentieri tortuosi della trasmissione e trasfigurazione dei simboli, quando si incontrano le variazioni delle esperienze religiose e i mutamenti delle "forme". In tal senso l'opera che meglio di ogni al- tra rispecchia lo "spirito" di Saxl re- sta l'edizione del '23 di Dùrers 'Me- lencolia. I' (anche se opera composta in collaborazione con Panofsky), ove scienza, religione e arte si intrec- ciano strettamente su uno sfondo magico-ermetico. La stessa attenzio- ne particolare per l'astrologia è do- vuta al primato che in certe epoche viene riconosciuto all'astrologia- astronomia, per essere il cielo regola e punto di riferimento delle cono- scenze naturali. Analogamente il Saxl, esploratore di terre di confine, predilige, nel tempo, le epoche di crisi: le rinascite (Renascenses, diceva Panofsky). Cer- to, in lui, il rapporto Medioevo-Ri- nascimento assume dimensioni di- verse; ma anche nel Medioevo egli guarda alle "rinascite", specialmente al XII secolo. In fondo "la rinascita carolingia" gli sfugge. Nel saggio così cassireriano (lo riconosce anche lui) su Macrocosmo e microcosmo nel- i L'opera di Fritz Saxl L'opera completa di Fritz Saxl, scritta parte in tedesco e parte in inglese, non è mai stata riunita e molti dei suoi scritti più importanti sono stati pubblicati postumi. Il Saxl più noto è quello delle conferenze delle quali una vasta scelta fu pubblicata da Gertrud Bing (Lectures, Londra 1957). Quelle di argomento italiano fu- rono tradotte e pubblicate da Laterza nel 1965, sotto il titolo La Storia delle Immagini, con un'ampia prefazione di Eugenio Garin e un profilo di Saxl di G. Bing (una seconda edizio- ne con una nuova introduzione dello stesso Ga- rin è apparsa nel 1982). Un'opera capitale in cui la sua impronta è molto profonda è Satur- no e la Melanconia (ed. originale Londra 1964) pubblicato da Einaudi nel 1983 e scritto in collaborazione con Erwin Panofsky e Ray- mond Klibansky: un vasto rifacimento dell'o- pera sulla Melencolia I di Dùrer, che Saxl e Panofsky avevano insieme pubblicato nel 1923 come secondo volume della collana degli studi della Biblioteca Warburg. Fra le opere postume spicca anche un volume sulla scultura romani- ca inglese (English Sculpture of the 12th Cen- tury), pubblicato a cura di Hans Swarzenski nel 1954, dove si propone uno stimolante con- fronto tra le sculture monumentali e i sigilli, opere quest'ultime sicuramente databili e, per la loro importanza, affidate ai massimi artisti del momento. All'arte inglese e ai suoi rapporti col mediterraneo Saxl aveva dedicato un cele- bre saggio: The Ruthwell Cross (1943) e nel 1941, insieme a R. Wittkower, aveva organiz- zato in piena guerra (1941) una esemplare mo- stra che poi si tradusse in un monumentale a- tlante pubblicato nel 1948 (English Art and the Mediterranean). Meno nota la sua attività specialistica ed erudita che dalla storia e dall'i- conografia astrologica si spinge verso una vasta problematica storico-artistica. Di speciale im- portanza il monumentale Verzeichnis astrolo- gischer und mythologischer illustrierter Handschriften des lateinischen Mittelalters di cui tre volumi (dedicati alle biblioteche di Roma, alla Biblioteca Nazionale di Vienna e alle biblioteche inglesi) hanno visto la luce ri- spettivamente nel 1915, 1926, 1953. Tra i saggi fondamentali che per ora non hanno trovato posto nelle raccolte dei suoi scritti sono Fruhes Christentum und spàtes Heidentum in ihren kiinstlerischen Ausdrucksformen (1923), Classical Mythology in Medieval Art scritto in collaborazione con Erwin Panofsky (1933) e Veritas filia Temporis (1936). Grandissima fu la sua attività di organiz- zatore di cultura. Dal 1913 stretto collaborato- re di Aby Warburg nella conduzione della bi- blioteca alla cui fisionomia e alla cui struttura diede una profonda impronta, ne resse i destini negli anni in cui Warburg fu in casa di cura tra il 1919 e il 1925, trasformandola in una pubblica istituzione e stimolandone l'attività editoriale, in stretta collaborazione con Panof- sky e Cassirer. Dopo la morte di Warburg — al significato della cui opera aveva dedicato nel 1922 un luminoso saggio dal titolo Rinasci- mento dell'Antichità continuò a dirigere le at- tività della biblioteca e all'avvento di Hitler ne curò tra molte difficoltà il trasporto e l'installa- zione a Londra. Qui essa divenne rapidamente un prestigiosissimo centro internazionale di studi e il nucleo generatore di indagini interdi- sciplinari di grande importanza. All'azione di Fritz Saxl in gran parte si deve l'istituzione del- l'insegnamento della storia dell'arte nelle uni- versità inglesi. (ex.)