mm pag. 36 Interventi Questione di spade di Emilio Pianezzola Nel riacceso dibattito sul caso Gentile è riemerso vivacemente il problema della responsabilità degli intellettuali. Di Concetto Marchesi, in particolare, come mandante mo- rale dell'attentato per avere scritto, contro il filosofo che invitava gli ita- liani a un'impossibile concordia sot- to il governo fascista, quella violenta requisitoria nota come Lettera aperta al Senatore Giovanni Gentile. Que- sta Lettera aperta fu pubblicata — co- me è noto — in tempi diversi (tra il febbraio e il luglio '44) con due fina- li diversi. Il primo, di cui resta l'au- tografo, è quello autentico e suona così: "Quanti oggi invitano alla con- cordia, invitano ad una tregua che dia temporaneo riposo alla guerra dell'uomo contro l'uomo. No: è be- ne che la guerra continui, se è desti- no che sia combattuta. Rimettere la spada nel fodero, solo perché la ma- no è stanca e la rovina e grande, è ri- focillare l'assassino. La spada non va riposta, va spezzata. Domani se ne fabbricherà un'altra? Non sappia- mo. Tra oggi e domani c'è di mezzo una notte e un'aurora". Il secondo finale, che comparve sul giornale clandestino del partito comunista "La Nostra Lotta" (edizione di Ro- ma e Firenze datata 15 febbraio '44; edizione di Lombardia del marzo '44) a conclusione del pezzo senza firma, fu pubblicato anche su "Rina- scita" del luglio '44, tre mesi dopo Emile Màle LE ORIGINI DEL GOTICO L'iconografia medievale e le sue fonti Un testo classico che ha rivoluzionato la lettura di uno stile e | di una cultura Pagine 408. Lire 120.000 Ho* .rd E. Smither L • ",«TORIO BAROCCO iiEria, Vienna, Parigi Un genere musicale fondamentale per capire l'Europa barocca Pagine 388, Lire 46.000 l'attentato: la Lettera aperta portava, questa volta, la firma di Marchesi e sia il nuovo titolo (Sentenza di mor- te) sia una postilla dovuta a Togliatti ne sottolineavano il collegamento con l'esecuzione di Gentile. Il finale modificato era opera — come oggi sappiamo — di un funzionario del Partito Comunista, Girolamo Li Causi. Marchesi potè accettare l'av- venuta pubblicazione, ma è difficile pensare che "la modifica del finale", anche se si trattava, nella prima pub- blicazione, di un testo anonimo, "sia stata concordata con lui", come ri- tiene "probabile" Luciano Canfora nel suo recente libro La sentenza. Concetto Marchesi e Giovanni Genti- le, Palermo, Sellerio Editore 1985, pp. 138. Marchesi negò più volte, in sede privata, di avere scritto quella seconda chiusa della "Lettera aperta" ma eluse sempre una smentita uffi- ciale che poteva danneggiare l'im- magine del partito. Secondo lo stesso Canfora la sen- tenza di condanna che conclude il testo modificato sarebbe già presen- te, in forma criptica, nel finale origi- nario. Una novità, questa, non suffi- cientemente sottolineata. Marchesi dunque, scrivendo "La spada non va riposta, va spezzata", alluderebbe a un rituale della Massoneria, secondo cui "spezzare la spada" equivarrebbe a una condanna a morte: un esem- pio, uno solo, tratto dalla Massone- ria francese, è illustrato a p. 147 seg. (Si tratta dell'episodio di Philippe Egalité, capostipite della dinastia or- leanista e traditore della Massoneria francese, episodio narrato da F.T. Bégue Clavel, Histoire pittoresque de la Franc-Ma^onnerie, Paris 1843). Anche l'espressione finale "una not- te e un'aurora", utilizzata poi da La frase era di Li Causi Cari amici, forse può essere di una qualche utilità per il dibattito intomo al libro di Luciano Canfora — che io ho assai apprezzato — che pubblichiate questa lettera inviata da Girolamo Li Causi all'allora direttore dell'Istituto Gramsci, prof. Franco Ferri, nel novembre del 1968. In quel periodo raccoglievo tutta la documentazione che mi pareva necessaria per il mio lavoro sulla "Storia del Partito comunista italiano". Era già uscito il primo volume e preparavo i successivi. (L'intenzione originaria era di tre volumi, ma vennero fuori cinque). Avevo naturalmente no- tato la differenza tra il testo dell'articolo di Concetto Marchesi su "La nostra lotta " e quello da lui stesso preparato per il volume che avreb- A1 direttore dell'Istituto Gramsci be raccolto i suoi scritti politici (usciti postumi, nel 1958). Ne parlai con Li Causi: faceva parte della tradizione orale del partito la voce che Marchesi avesse molto sofferto dell'aggiunta po- stavi su "La nostra lotta". Dissi a Li Causi che sarebbe stata auspicabile una sua precisazione scritta, che io avrei potuto citare; e come me altri studiosi a cui sarebbe stato aperto l'archi- vio del Pei, depositato presso il Gramsci. Li Causi — uomo che mai si tirò indietro di fronte a una responsabilità personale — acconsentì vo- lentieri alla mia richiesta con la lettera che vi mando in fotocopia. Questo mi pareva necessario premettere. Con i migliori saluti Paolo Spriano Roma, 29 novembre 1968 Caro Ferri, questa nota è di carattere riservato per l'archivio dell'Istituto. Nel numero 2 di "Rinascita" del luglio '44, a pag. 5, dal titolo "Sentenza di morte" veniva riprodotta la lettera aperta che il compagno Concetto Marchesi inviava a "La nostra lotta", rivista clandestina del nostro Partito, in risposta ad un appello apparso alla fine del 1943 sul "Corriere della Sera" di Giovanni Gentile. La lettera del nostro compagno riprodotta nel numero 4, marzo 1944, della "Nostra lotta", così concludeva: "La spada non va riposta finché l'ultimo nazista non abbia ripassato le Alpi, l'ultimo traditore fascista non sia sterminato. Per i manutengoli del tedesco invasore e dei suoi scherani fascisti, Senatore Gentile, la giustizia del popolo ha emesso la sentenza: morte!". Qualche settimana dopo la diffusione di questa lettera i partigiani di Firenze eseguivano questa sentenza: Giovanni Gentile, giustiziato. Ma a pag. 113 del volume "Scritti politici" di Concetto Marchesi, edito dagli "Editori Riuniti" che riproduce la lettera aperta al Senatore Gentile, la chiusa è la seguente: "La spada non va riposta, va spezzata. Domani se ne fabbricherà un'altra? Non sappiamo. Tra oggi e domani c'è di mezzo una notte ed una aurora". La versione autentica di Concetto Marchesi è questa riprodotta nel volume degli "Editori Riuniti"; la modifica che invece appare nella "Nostra lotta" è stata apportata da me, che allora ero il responsabile della stampa e propaganda della Direzione del Partito che agiva in alta Italia. Girolamo Li Causi Marchesi nei messaggi cifrati per gli aviolanci inglesi, rientra — come do- cumenta Canfora — nella termino- logia massonica. La "dottrina segre- ta" — una delle matrici della sua for- mazione catanese che doveva sfocia- re nell'adesione al socialismo — riaf- fiora, come osserva Canfora, p. 149, nel momento della clandestinità. L'immagine della spada spezzata sa- rebbe dunque una specie di messag- gio di condanna inviato in codice al- la Massoneria e reso esplicito nel fi- nale rimaneggiato. E invece le parole di Marchesi ave- vano in quel momento un preciso si- gnificato politico, perché "spezzare la spada" era espressione nota alla pubblicistica dell'epoca nel senso di "rifiutare il giuramento di obbedien- za" a un potere ingiusto: l'espressio- ne era stata più volte applicata, dal 1930 al 1943, al comportamento di Francesco Caracciolo in relazione al dibattito sulla forza vincolante, per un soldato, del giuramento di fedeltà (Francesco Lemmi, sotto la voce Francesco Caracciolo nell'Enciclope- dia Italiana, 1930; Ezio Maria Gray in un discorso commemorativo su Caracciolo del 1936, pubblicato l'an- no dopo e ristampato nel 1939 e po- co prima del 25 luglio 1943; Alfredo De Marsico, ultimo ministro fascista di Grazia e Giustizia, nel 1942: dun- que non molto tempo prima dello scritto di Marchesi). "La spada non va riposta, va spez- zata". All'inizio del '44 la frase di Marchesi era del tutto chiara ai de- stinatari di allora: era un ammoni- mento a rifiutare la tregua ("La spa- da non va riposta"); era un invito a infrangere il giuramento di fedeltà, un invito alla diserzione e all'isola- mento del governo fascista ("va spezzata"). Destinatari erano gli in- certi, i moderati, coloro che si senti- vano ancora obbligati dal vincolo d'obbedienza al fascismo; destinatari erano in particolare i soldati, gli uffi- ciali ("Ai Giovani della Borghesia Italiana, agli Ufficiali e Studenti" è il titolo di un appello di Marchesi nel novembre '44). In questa prospettiva diventa chia- ra anche la frase conclusiva, che non pare aver trovato finora interpreta- zione adeguata: "Domani — si chie- de Marchesi — se ne fabbricherà un'altra?": si avrà cioè un nuovo sta- to, un nuovo governo legittimo cui giurare obbedienza? "Non sappia- mo" — risponde. "Tra oggi e doma- ni c'è di mezzo una notte e un'auro- ra": tra il presente e il futuro c'è di mezzo la notte, le tenebre di questa barbara guerra che si sta combatten- do, e l'alba di una nuova èra, di una società rinnovata. Terminologia di sapore massonico? Sì, certo: tessere della memoria utilizzate — come di consueto — in un nuovo testo per un nuovo senso. Georgij Vladimov TRE MINUTI 01 SILENZIO Il mare metafora del mistero esistenziale nel romanzo di un grande scrittore russo Pagine 408. Lire 25.000 L'ANNO DI POESIA A cura di Roberto Mussapi Antologia annuale di poesia contemporanea internazionale Pagine 288, Lire 24.000 A Maggio in italiano il primo numero di L'UMANA AVVENTURA Volume trimestrale di scienze, cultura e arte MILANO, NEW YORK. PARIGI, STOCCARDA donne insieme <13) i gruppi degli anni ottanta vestire (11-12) simbolismo ed economia dell'abbigliamento la solitudine (10) condizione scelta, condizione obbligata soggetto donna dalla bibliografia nazionale italiana 1975-1984 (fascicolo speciale,in preparazione) memoria rivista di storia delle donne abbonamento (13, 14, 15) L. 28.000 ccp. 11571106 Torino Rosenberg L Sellier Editori in Torino Cesare Angelini Con Renzo e con Lucia (e con gli altri) prefazione di Maria Corti pp 144 L 12 000 collana «Le scienze umane» Le legittimazione simbolica L'autorità religiosa, politica, sociale e i suoi simboli a cura di Roberto Cipriani r\ri 9/lA I 99 non Morcelliana - Brescia