■miUhhMkhmhhhbhhmhbn.41INDICFpag- ■ dei libri del meseBH Un diverso sguardo di Paolo Fossati Giorgio De Chirico, Memorie della mia vita, Edizioni "La Bautta", Matera-Ferrara 1985, con uno scritto di I. Calvino, 2 voli., pp. 342, s.i.p. L'autobiografia di De Chirico mancava dalle librerie dal 1962 uando il pittore raccolse due parti i ricordi scritti in epoche diverse in un unico volume: la prima parte era stata redatta nel 1945 (cfr. De Chiri- co, 1918-1925 Ricordi di Roma, e Me- morie della mia vita, ambedue Roma 1945) e compariva a breve distanza di tempo dalla raccolta in volume di un nutrito gruppo di scritti teorici o critici dello stesso pictor optimus (De Chirico-I. Far, Commedia dell'arte moderna, ivi 1945); la seconda era stata redatta nel 1960. Il testo dell'edizione ora preparata in veste da bibliofili in duemila esemplari ri- produce il testo del 1962 ed è seguita da un bello scritto di Calvino sul te- ma della città come luogo e condi- zione dechirichiana per eccellenza. La data del 1945 e i ricordi delle stagioni più interessanti del lavoro di De Chirico, infanzia, Firenze e poi Parigi, la pittura cosiddetta me- tafisica e gli anni fra le due guerre, rimandano subito ad altri due testi, due autobiografie anche queste, Carrà, La mia vita, che viene distri- buita in un drammatico 1943, e il primo tomo di Tutta la vita di un pittore, di Severini, 1946. Sono tre li- bri non casualmente presenti a ca- vallo fra guerra e dopoguerra, tre "istruzioni per l'uso" dei loro autori e della loro opera pittorica alla vigi- lia di una laboriosa e intensa matu- rità piena; tre proposte di definizio- ne di coloro che si ritengono, e con più di un diritto, capifila di linee di ricerca e lavoro su cui ciascuno pun- ta come polo di riferimento per quanto sta per accadere nel vasto mondo artistico. Maturità degli arti- sti — Carrà è del 1881; Severini, dell'83; De Chirico, dell'88 - e par- ticolarità dei percorsi: due chiavi di lettura che caratterizzano questi li- bri. Che hanno un primo termine di riferimento che li distingue: la guer- ra, rispetto alla quale Severini e De Chirico vengono dopo e propongo- no un nuovo clima di chiarimento e di attività, mentre il testo di Carrà appartiene a : una atmosfera di atti- vismi .ttir- st « di stampo bottaia- no, pe; ' tensità di energia all'attivo del pittore. Ma la vera differenza fra questi scritti è un'altra. Severini e Carrà propongono una storia di epoche, periodi, momenti, crisi, pensieri e ripensamenti, in termini di tradizionale biografia condita di pittura, e di sé come uomo che ne è al servizio: un modo di intendere e fare arte che le tappe del pittore mi- surano in termini di crescita, ricerca, approfondimento, ma sempre dall'interno. Il resto, e non è poco tenuto conto del gusto del paradosso e dell'umoralità dechirichiana, è rac- conto di amicizie, scarse, e di inimi- cizie, moltissime, di aiuti e di incom- prensioni. Ma sono fatti e come tali esterni al flusso continuo della pittu- ra, intoppi e ritardi sulla via "fatale" della pittura, che ha questa sostan- ziale caratteristica, di non esser con- dizionabile dall'esterno, di seguire una profondità sua. Fatale o fatalità sono parole che tornano spesso nei testi dechirichiani, a segnalare una distanza che invano la "commedia dell' arte moderna" vuole colmare fra piccola storia quotidiana e gran- de impegno artistico. De Chirico fissa subito i termini della sua esperienza: la pittura come qualità, e la qualità come condizione materiale, mestiere lavoro risultato. Dunque, non concettuale, estetica, lirica, astratta dimensione, ma lin- guaggio, lavoro: "è la qualità della materia che dà la misura del grado di perfezione in una opera d'arte, so- pratutto in pittura, e questa qualità è la più difficile da capire; per questo i cosidetti 'intelligenti' con a capo i cosiddetti 'pittori' preferiscono gira- re al largo da tale questione e rifu- giarsi comodamente nella cosidetta spiritualità". Che è un dato preciso e per nulla peregrino. Capire, vedere, sentire sono verbi sintomatici di una intelligenza interna all'arte che pro- prio in questa fisica consistenza di- viene un sapere preciso, alto, totale. "Divenne chiaro per me che la com- prensione del mistero e della bellez- za della materia della grande pittura è cosa infinitamente più occulta e più difficile a capire che non il lato poetico e metafisico dell'opera". De Chirico a questa comprensione affi- da connotati fisici, e sia pure da ma- nuale iniziatico. È a Villa Borghese, di fronte ad una tela di Tiziano ed ha la rivelazione: "vidi nella sala ap- parire lingue di fuoco, mentre fuori, per gli spazi del cielo tutto chiaro sulla citta, rimbombò un clangore solenne come di armi percosse in se- gno di saluto e in un con il formida- bile urrà degli spiriti giusti echeggiò un suono di trombe echeggiante una resurrezione". Letteratura, calco stilistico, cita- zione, certo; e senza ombra di iro- nia: De Chirico rende omaggio allo stile alto, mescola dati di fatto e cita- zioni, crea una tensione rettorica. E, in piccolo, un campione del labora- torio del De Chirico scrittore, da poco esemplificato nelle tante pagi- ne di poesia e prosa lirica e saggismo che si leggono in II meccanismo del pensiero (Einaudi, Torino 1985). La parola serve a rallentare il pensiero, a metterlo in circuito di idee e asso- ciazioni, a staccarlo dalla fissità su- perficiale della immediata evidenza e riportarlo in un giro più ampio. Una scrittura impensabile senza la pittura, e senza una pittura che sia elaborazione, ricerca, esperienza. De Chirico protagonista ha una assai curiosa oscillazione: si elogia, oh! quanto, ma anche ironizza il suo ruolo: è il migliore, il più saggio, il più intelligente; ma, attenzione, il ri- ferimento decisivo è la pittura, non il pittore. Attenti cioè alle immede- simazioni in questo infinito facitore di autoritratti sempre cifrati, in po- sa, referenziali, dei, miti, allusioni continue, statue, segnali, simboli. Intendiamoci, non che tiri a sottova- lutarsi. "Quando non avevo ancora ventanni, avevo già capito il lato più misterioso dell'opera di Federico Nietzsche, avevo già capito tutta la musica classica e tutta la letteratura classica, tutta la filosofia antica e moderna, ma è solo molto più tardi che ho realmente cominciato a capi- re il mistero della grande pittura". Un monumento intollerabile, su un certo piano, e l'eccesso e la vo- lontà di stupire non mancano, quasi ad ogni pagina. Ma la frase riportata è anche un sommario di come si debbano intendere queste Memorie della mia vita, un itinerario. Un'in- fanzia piena di premonizioni e di at- tenzioni, e, aggiungiamo, una Gre- cia miticamente polverosa provin- ciale e misera quanto è decisiva per sogni, segnali, immagini; poi l'avvio, il conoscere che introduce ad una P Dechirichiana La pubblicazione dell'autobiografia dechiri- chiana prosegue l'interesse per quanto il pittore ha scritto, e fittamente, nel tempo, poesie, prose critiche, brani autobiografici e di polemica, testi narrativi. Un volume che ripercorre sistemati- camente questa produzione, con una annotazio- ne assai utile del curatore Maurizio Fagiolo, è II meccanismo del pensiero. Critica polemica autobiografia 1911-1943, Einaudi Torino 1985. E un testo fondamentale per decifrare lo spirito e, come suggerisce il titolo, il meccani- smo culturale e poetico di De Chirico, e si rivela una piacevole sorpresa anche per chi si affidi al- la più libera lettura per un'affascinante ossessio- ne di motivi giocati narrativamente con estre- ma libertà. Manca nel grosso volume la parte più prettamente narrativa entre deux-guerres di questo che presto o tardi qualcuno etichetterà come un eccentrico. Intanto il romanzo Heb- domeros, edito in francese nel 1929 e in italia- no nel 1938: l'edizione più recente, con una sa- pida nota di G. Manganelli, è Longanesi, Mila- no 1971 (ne esiste una edizione di lusso con 24 litografie di De Chirico, Bestetti Roma 1972). Degli altri frammenti, quasi tutti autobiografi- ci, manca un'edizione recente, tranne il Mon- sieur Dudron, comparso in una piccola edizio- ne, Il sole nero, 1984; ed un altro piccolo gruppo di pagine in Giorgio De Chirico. Parigi 1924-1929, edizione Daverio, Milano, 1982. Questo ultimo volume, con testi a cura di P. Baldacci e M. Fagiolo, accoglie saggi interpreta- tivi assai utili oltre a regesti e ad un catalogo che mira ad essere sistematico. La questione dif- ficile e complicata di un catalogo ragionato e complessivo è affrontata in un lavoro in molti fascicoli a cura di Claudio Bruni, presso Electa, Milano dal 1971; allo stesso problema lavora Maurizio Fagiolo nel volume citato sugli anni di Parigi, in L'opera completa di De Chirico 1908-1924, nella serie dei Classici dell'Arte, Rizzoli, Milano 1984 e in una serie di quaderni di documenti, scritti e immagini — dedicati agli anni di "Valori Plastici", alla stagione pa- rigina e all'amicizia di Apollinaire, ad un qua- dro ferrarese, Le rève de Tobie, e al difficile rapporto con i surrealisti — editi da De Luca, Roma 1980, 1981. Un libro fondamentale per la discussione della cultura e delle idee dechiri- chiane, con lettere e documenti, è quello di M. Calvesi, La metafisica schiarita, Feltrinelli, Mi- lano, 1982: oltre ad importanti collegamenti con l'ambiente fiorentino e in particolare con Papini, Calvesi precisa la distanza di De Chiri- co da posizioni pittoriche e di dibattito di idee come quelle di Carrà. In tema di biografia del pittore due segnalazioni giornalistiche, intervi- ste e riflessioni dei due autori, fra il pettegolo e il serioso: L. Spagnoli, Lunga vita di Giorgio De Chirico, Longanesi, Milano 1971, C. Co- stantini, Il pittore glorioso, Sugar, Milano 1978. Un confronto obbligato, più volte evoca- to dallo stesso De Chirico, è con le pagine di Sa- vinio, Tragedia dell'infanzia, 1937, Einaudi Torino 1978; Infanzia di Nivasio Dolcemare, 1941, Einaudi Torino 1982; Maupassant e il suo doppio ; Adelphi Milano 1982. Una interes- sante testimonianza dei rapporti fra letteratura e pittura di De Chirico è in un volumetto del 1928 di Jean Cocteau, Il mistero laico, tradotto da A. Boatta, Lerici Cosenza 1979. La mia vita, di Carrà, è ora in edizione Fel- trinelli, Milano 1984; l'autobiografia di G. Se- verini è ora riunita in La vita di un pittore, Feltrinelli Milano 1983, che raccoglie Tutta la vita di un pittore e Tempo de "L'Effort mo- derne". (pi.) ifitM 5fl| 100.000 COPIE UNA GUIDA PER CAPIRE DAVVERO L'ECONOMIA Un autentico boom editoriale. L'EUROPEO Il successo editoriale più sbalorditivo degli ultimi mesi nel campo della saggistica. L'ESPRESSO Una guida pratica, che più pratica non si può, al linguaggio dell'economia. Il libro contiene tutto quanto avreste voluto sapere sull'economia e, magari, non avreste avuto il coraggio di chiedere. IL MONDO Il libro introduce ai segreti dell'economia e comincia a essere adottato nelle scuole. 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L'EUROPEO L'approccio di Lesourne al mondo di domani inizia con la confutazione dei più triti luoghi comuni. „ ____ IL MONDO Lesourne sottolinea come sia necessario prepa- rarsi al futuro mettendo da parte l'ottimismo degli ingenui e il pessimismo dei catastrofi- LL MATTINO Ad ogni passo della lettura si affaccia puntuale quel -futuro al plurale- che ha caratterizzato la ricerca e rappresenta il filo conduttore del l'opera di Lesourne. __ 1 MEDIA 2000 LIBRI PER IMPRENDITORI, PROFESSIONISTI E MANAGER