N. 3 pag. 5/VIll Il Libro del Mese per non parlare del Bellori che si po- ne in maniera così limpida alle so- gliedel razionalismo europeo. Ed a dieci anni di distanza proprio dell'e- dizione del Bellori nei Millenni, ecco nella stessa collana il Vasari 1550; che sia l'indizio di un nuovo interes- se per queste fonti, di loro edizioni leggibili ed eleganti come non sem- pre si può avere da pur benemerite anastatiche? Vita e opere Giorgio Vasari nacque ad Arezzo nel 1511 e restò sempre legato alla città natale divenendone, con i suc- cessi alla corte ducale, uno dei più importanti magnati. Si formò a con- tatto di artisti come Andrea del Sar- to, Baccio Bandinelli, il Rosso Fio- rentino ed il coetaneo Cecchino Sal- viati. Nonostante il legame con i Medi- ci, la sua cultura figurativa è molto legata alla Roma farnesiana degli an- ni '40 del Cinquecento. Dal 1555 ini- zia la fortunata carriera come artista di corte di Cosimo I dei Medici, de- stinata a durare sino alla sua scom- parsa nel 1574. Oltre che a Firenze, Arezzo e Roma la sua attività lo por- ta a Bologna, Venezia, Napoli, Rimi- ni, e lo mette spesso in contatto con i circoli più colti d'Italia rendendo più ricca, sia per questi rapporti che per la conoscenza diretta delle ope- re, l'esperienza che gli permette la stesura delle Vite. La sua pittura è stato spesso ogget- to di riserve, mentre l'attività (fi ar- chitetto del Vasari ha visto consensi non sempre giustificati, come capirà chi ha esperienza di quanto sia fred- do e buio il Piazzale degli Uffizi, la sua realizzazione edilizia più signifi- cativa. Al ridimensionamento del Vasari architetto è però forse giusto accompagnare una considerazione degli indubbi limiti della sua pittura che non ne dimentichi la cultura e le grandi capacità di regia. La prima edizione delle Vite vede la luce nel 1550 presso la stamperia fiorentina di Lorenzo Torrentino, la seconda nel 1568 presso i Giunti; nel 1558 escono i Ragionamenti, dove il Vasari illustra le proprie realizzazio- ni in Palazzo Vecchio, mentre i nu- merosi manoscritti e documenti hanno visto in gran parte la luce agli inizi del nostro secolo a cura di Karl e Walther Frey. Le Vite sono state tradotte nelle principali lingue euro- pee nel corso dell'Ottocento, dopo un primo utilizzo in forme compen- diarie o traduzioni molto parziali. Le edizioni italiane hanno visto un'importante tradizione di com- mentatori il più importante dei quali è Gaetano Milanesi (1878-85), il grande archivista che riversò in for- ma di note e commenti la sua espe- rienza sull'arte toscana della fine del Medioevo; spesso è ancora conside- rata quella a cui fare riferimento, no- nostante che la grandiosa edizione dei due testi a fronte del 1550 e del 1568 curata da Paola Barocchi e Ro- sanna Bettarini offra un testo ben altrimenti attendibile, o si possa co- munque ricorrere a quella più agile del Club del Libro. L'edizione del 1550 era stata ristampata a cura di Corrado Ricci nel 1927, mentre la redazione di alcune Vite era stata scelta da Anna Maria Brizio nell'an- tologia pubblicata nei classici italiani della Utet nel 1948. (a.c.) Nel prossimo numero de "L'In- dice" interverrà, su questo ar- gomento, Rosanna Bettarini. di Vasari,, che qui sta fra l'introduzione di Pre- vitali e la Nota testologica di Rossi, vedo che c'era a Firenze nel 1531 un duca Ottaviano de' Medici. Nella prima pagina del testo, dove Va- sari, dedicando l'opera a Cosimo, ricorda d'esse- re stato "allevato sotto Ippolito cardinale de' Medici", una nota a pie di pagina m'insegna che questo Ippolito, nato illegittimo nel 1511, coeta- neo dunque di Vasari, fu "posto a capo del go- verno di Firenze nel 1524". Nemmeno un legit- timo re, il futuro Re Sole, avrebbe potuto gover- nare a quell'età. Sono festuche, ma incompatibi- li con la vita e le Vite di Vasari. La prima edizione delle Vite anche e princi- palmente importa, perché ci aiuta a riconoscere i tratti genuini dell'autore e dell'opera in un quadro storico affatto diverso, nel 1550, da quello in cui sta la seconda edizione del 1568. La diversità fra i due quadri è generalmente nota, ma non abbastanza, perché il secondo, che anche comprende la tarda e vistosa opera archi- tettonica e pittorica di Vasari, è molto meglio illuminato. Onde il rischio di intravedere già nell'ombra del primo quadro i tratti famigliari del secondo. Previtali sa quanto e meglio di ogni altro che Vasari si professa aretino sul fron- tespizio delle Vite, e che la genesi e la stesura stessa dell'opera non hanno a che vedere con Firenze, e che la prima stampa fiorentina e la dedica a Cosimo non risparmiarono a Vasari tre anni buoni di anticamera prima di ottenere impiego a Firenze. Ciononostante Previtali in- clina a presentarci un Vasari scrittore "erede naturale della tradizione tutta fiorentina degli artigiani che ... sanno esprimersi anche per iscritto", un Vasari formatosi giovane nella cer- chia medicea e nel momento "in cui la civiltà fiorentina conquista Roma", e trovatosi poi "ad operare nell'onda di riflusso tra una fase espan- siva ed una recessiva della società toscana ". Non è qui il caso di discutere sulla conquista fioren- tina di Roma finita col Sacco, né sul riflusso. Certo Vasari e Cellini non mostrano, come scrittori, di appartenere a una fase recessiva. Credo e ripeto che queste Vite del 1550 devo- no aiutarci a riconoscere la differenza fra il quadro, in cui Firenze ha parte secondaria, del Vasari non ancora quarantenne, e il quadro tutto fiorentino del Vasari vecchio, quale risul- ta dalle Vite del 1568. Hanno spicco, nel primo quadro, Arezzo e la rivalsa, grazie ai Medici, della Toscana provinciale contro la città dei padroni, l'influsso, probabilmente decisivo per la vocazione letteraria di Vasari, del concittadi- no pittore e poeta diventato Flagello dei Princi- pi, e d'altro lato l'Italia per l'appunto di Pietro Aretino, l'Italia che nella sua maturità Vasari percorre tutta, da Venezia a Napoli, e nel centro di questa Italia la Roma farnesiana, alla quale appartiene la genesi e stesura delle Vite, e nella quale, di Firenze, soltanto gli esuli sono graditi o tollerati. Cassiopeia Editrice e il Planetarium delle Arti hanno il piacere di annunciare l'uscita del libro di Daniel Levy EUFONIA IL SUONO DELLA VITA eufonia II SUONO DELLA VITA Per informazioni e prenotazioni scrivere al Planetarium delle Arti - Palazzo Contarini - Cannaregio 6125 30121 Venezia Tel. (041) 5287272 ARTURO BENEDETTI MICHELANGELI BEETHOVEN BARBICAN CENTRE 19 MARZO 1987 STRAUSS ARIANNA A NASSO CRUBEROVA, JANOWITZ. JOHNS DIRETTORE: C. DAVIS COVENT GARDEN 20 MARZO 1987__ Sistemazione: Hotel di 13 categoria Viaggio aereo: Volo di linea da Torino e Milano il 19/3, rientro il 22/3. N.B.: il numero dei posti è estremamente limitato: le persone interessate alla proposta sono pregate di mettersi al più presto in contatto telefonico con la nostra agenzia. AAl/T VIAGGAREÈNL ! 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