no HNDICF ■■dei libri del meseHH Sul filo della scienza di Paolo Migone Micro è bello di Paolo Roccato Lydia Flem, La vita quotidiana di Freud e dei suoi pazienti, Rizzoli, Milano 1987, ed. orig. 1986, trad. dal francese di Maria Grazia Meriggi, pp. 259, Lit 9.500. L'impostazione di questo libretto è un bell'esempio di come i mutamenti culturali intervenuti in ambiti distinti si influenzino reciprocamente, arricchendosi, in ritomi circolari. Nell'ambito della psicologia, Freud ha colto e sottolineato la centralità dei piccoli eventi del quotidiano nella costruzione degli umani destini, estendendosi oltre il campo della psicoanalisi. Questo mutamento di prospettiva ha contribuito all'evoluzione del pensiero storiografico che in anni recenti ha teso più alla ricognizione degli ambienti culturali quotidiani-che non alla definizione degli eventi monumentali del passato; a propria volta, il nuovo modo di fare storia viene, ora, assunto dall'autrice — una psicoanalista — nell'esplorare le cose minute, quotidiane, nell'intento di ricostruire l'atmosfera, affascinante, di una cultura che non c'è più. Il libro è godibilissimo, nella sua discorsività piena di amore per lo straordinario piccolo mondo borghese di Freud, un po' provinciale e molto ammodo, dalle visioni estremamente ristrette, ma, nello stesso tempo, dagli slanci temerari che avrebbero cambiato il modo di pensare e di essere di tutto il mondo occidentale. E pur vero che qualcuno potrebbe essere infastidito dal tono: "Le campane della Votivkir-che, la chiesa neogotica eretta dopo un attentato mancato contro l'imperatore nel 1853, suonavano forse mentre Freud rientrando a casa pensava a quella vecchia paziente angosciata diventata talmente pia..." (p. 44); mentre per gli stessi motivi, altri potrebbero godere delle stesse cose come di prelibate delizie. Ma una cosa va detta: questo tono generale salottiero e un po' troppo manierato, non deve trarre in inganno. Frutto di un vastissimo lavoro, paziente e sistematico, l'opera appare molto documentata e molto seria sul piano della ricostruzione storica. Non c'è affermazione riguardante cose, persone, fatti, avvenimenti, ambienti o situazioni per cui non sia indicata la fonte. E le invenzioni che cuciono i vari elementi del puzzle sono un artifizio retorico per introdurre un altro elemento documentato nel quadro. Così è per le pulci nell'alloggio di un amico di uno dei pazienti di Freud; o per i fiori freschi che Lou Salomé voleva sempre in camera; o per il negozio di macelleria gestito da un altro Sigmund proprio sotto casa di Freud; o per le vicende da romanzo di alcuni personaggi che gravitarono intorno al grande maestro. "Sono piccole storie, aneddoti, forse 'tempeste in una tazza di tè", riconosce l'autrice (p. 114), "ma ci invitano a sognare su quei trascurabili eventi della vita quotidiana di Freud e dei suoi pazienti a partire dai quali fu scoperto l'inconscio e fu inventata la psicoanalisi. Ci restituiscono lo schizzo di un certo ambiente, un odore, un gesto, qualche traccia attenuata della vita che fu vissuta" mW Jl fC. ' * ««C -«-ii^jjlpN^