LINPICF - IX ■■dei libri del meseBI Economia Paolo Sylos Labini, Nuove tecnologie e disoccupazione, Laterza, Roma-Bari 1989, pp. XX-239, Lit 18.000. Economista di statura intemazionale, Sylos Labini affronta con questo volume il tema forse più scottante e controverso degli ultimi anni, quello della relazione tra innovazioni tecnologiche ed occupazione. Costruito a partire da saggi in buona parte già pubblicati, il libro svolge considerazioni sia teoriche che empiriche. Il progresso tecnico viene ritenuto determinato per una sua parte, le piccole innovazioni, da invenzioni stimolate da impulsi economici (espansione della domanda ed aumenti dei costi), ma le innovazioni radicali sono invece trattate come esogene. Il recente aumento della disoccupazione ha come sua causa principale non la ristrutturazione industriale, ma l'affievolirsi della domanda di merci e la crescita dell'offerta di lavoro (imputata, con coloriture a volte vagamente minacciose, all'afflusso delle casalinghe nel mercato del lavoro). Per il caso italiano, comunque, Sylos Labini suggerisce ottimisticamente di escludere dal computo della forza-lavoro casalinghe, studenti e pensionati, eliminan- do così l'inquietante primato di paese industriale con uno dei tassi di disoccupazione tra i più elevati. Il ristabilimento del rapporto positivo tra sviluppo del reddito ed occupazione è demandato a politiche di sostegno della domanda e degli investimenti ed a politiche di flessibilizza-zione del mercato del lavoro (mobili- tà esterne, smantellamento dell'"eccesso" di garanzie, contratti differenziati). Riccardo Bellofiore Jean Paul Fitoussi, Edmund S. Phelps, La crisi economica in Europa, Mulino, Bologna 1989, ed. orig. 1988, trad. dall'inglese di Matteo Maria Cati, pp. 126, Lit 15.000. Il volume di Fitoussi e Phelps si prefigge l'obiettivo ambizioso di spiegare la crescita della disoccupazione in Europa nella prima metà degli anni ottanta, in significativo contrasto con la ripresa statunitense. La tesi principale è che la recessione europea ha come sua causa la politica economica americana, ed in particolare la stretta monetaria del 1981 e la riduzione delle aliquote fiscali del 1982, che hanno determinato la rincorsa dei tassi d'interesse reale e la sovravalutazione del dollaro. Gli alti tassi di interesse avrebbero aumentato i costi di produzione, mentre l'elevato corso del dollaro avrebbe ridotto la pressione della concorrenza: il conseguente aumento dei prezzi, in un contesto descritto come di piena indicizzazione dei salari, avrebbe condotto ad una caduta della produzione, dell'occupazione e dello stock di capitale. Benché suggestiva, l'interpretazione non sembra accurata sul piano dei fatti stilizzati (la recessione europea precede il biennio '81-82), trascura i caratteri della ristrutturazione industriale dato il taglio aggregato della trattazione, ed attribuisce alla realtà analizzata luoghi comuni della modellistica macroeconomica (come la piena indicizzazione del salario reale). Il testo, di natura abbastanza tecnica, è reso di lettura difficoltosa da una traduzione inac- curata. Riccardo Bellofiore Sebastiano Brusco, Piccole imprese e distretti industriali. Una raccolta di saggi, Rosenberg & Sellier, Torino 1989, pp. 505, Lit 57.000. Sebastiano Brusco insegna ormai da vent'anni alla facoltà di economia di Modena, dove nel decennio scorso si raccolse un gruppo di giovani economisti di sinistra che forse si presentò, e certo venne inteso, come una "scuola", di ascendenze teoriche sraffiane e politicamente radicale. In questo libro che colleziona molti saggi importanti — spesso pubblicati all'estero, o parzialmente inediti, o introvabili — è consegnata una riflessione ed un percorso di ricerca di economia industriale che, come segnala lo stesso titolo del volume, va da una attenzione critica già nei primi anni settanta ai fenomeni di decentramento e più in generale alle piccole imprese, magari efficienti ma caratterizzate spesso da pessime condizioni di lavoro, all'interesse per i distretti industriali. Il libro si lascia però apprezzare, oltre che per la qualità degli scritti più o meno noti, soprattutto per le note di presentazione che vi sono premesse e per la postfazione. Le une e l'altra non solo ricostruiscono l'occasione e l'atmosfera — scientifiche, politiche, sindacali, e talora anche personali — che accompagnarono la stesura dei saggi, ma delineano anche uno stile di intendere la professione dell'economista politico che tenga fede all'aggettivo. Uno stile che potrà apparire desueto, ma che fa un po' rimpiangere — anche in chi non sempre condivida le tesi di Brusco — un tempo in cui più frequenti erano le discussioni, anche accese, e le polemiche, anche brusche, tra chi cercava di coniugare rigore ed impegno. Riccardo Bellofiore ijames Meade. Agathotopia, Istruzioni per l'uso im-1 prenditoriale della ricchezza pubblica, del lavoro e del-I la proprietà privata, Feltrinelli, Milano 1989, ed. orig. 1989 trad. dall'inglese di Lucia Borro, revisione di Ugo Marchetti, pp. XXVII-147, Lit 24.000. Robert A. Dahl, La democrazia economica, Il Mulino, Bologna 1989, ed. orig. 1985, trad. dall'inglese di |Carlo Giannone, pp. 146, Lit 16.000. A partire da un intervento ad un convegno del 1988 I della Lega delle Cooperative, James Meade — collabora-I tore di Keynes e premio Nobel — ha scritto un agile li-| bretto, in cui rifonde alcuni saggi recenti ed idee che so-I stiene da anni. L'edizione italiana, dal costo per pagina I non indifferente, è tempestiva ed ampliata rispetto a quel-I la originale, ed inoltre arricchita da una diffusa introdu-I zione di Edwin Morley-Eletcher. Il volume ha già avuto I vasta eco sulla stampa e nella discussione politica — basti | ricordare il dibattito con Occhetto sull' "Espresso". L'obiettivo di Meade è quello di conciliare, in un'economia di mercato e di proprietà privata, efficienza ed equità. Gli strumenti suggeriti sono: la "società lavoro-capitale", costituita da "azioni di capitale" ed "azioni di lavoro" con pari diritto di voto, ma di natura "discriminatoria " perché attribuisce un numero inferiore di azioni ai lavoratori nuovi venuti; le "nazionalizzazioni alla rovescia", cioè l'acquisto da parte dello stato del 50% della proprietà, ma non della gestione, della ricchezza nazionale, finanziato grazie all'estinzione del debito pubblico ed all'acquisizione di un attivo netto di bilancio; l'istituzione di un reddito minimo garantito indipendente dal lavoro e dalla proprietà dato, appunto, dal "dividendo sociale" sui profitti delle attività di proprietà pubblica; la tassazione del consumo. Un tale sistema, che contempla la flessibilità della remunerazione — composta di un salario fisso, delle azioni di lavoro, del dividendo sociale, e degli eventuali profitti sulle azioni di capitale — dovrebbe stimolare l'imprenditorialità, diffondere il rischio, e rendere massima l'occupazione. Avremmo raggiunto così non un luogo utopico, perfetto ma inesistente, ma un Buon Posto dove vivere (Agathotopia), ed istituito un modello di società che del socialismo mantiene l'obiettivo di redistribuire ricchezza e proprietà. Senza risposta rimane però la questione del controllo, o della democrazia economica, che è l'oggetto invece del libro del politilogo Dahl. Ad una critica alle posizioni antiegualitarie costruite sul supposto conflitto dell'eguaglianza con la libertà politica o con quella economica, Dahl fa seguire l'abbozzo di un sistema alternativo fondato sul riconoscimento di un diritto al processo democratico non solo nello stato ma anche nella gestione delle imprese. A coloro che non sono convinti da una separazione troppo netta tra ciò che avviene sui luoghi di lavoro e ciò che attiene al sistema proprietario o alle problematiche redistributive, e che non troverebbero troppo attraente vivere in Agathotopia, il libro di Dahl, anche se non lontano nei riferimenti teorici e politici da quello di Meade, apparirà forse più radicale, ma (paradossalmente) meno utopico. Riccardo Bellofiore Robert Skidelsky, John Maynard Keynes. Speranze tradite 1883-1920, Bollati Boringhieri, Torino 1989, ed. orig. 1983, 19862, trad. dall'inglese e cura di Federico Varese, pp. 562, Lit 65.000. John Maynard Keynes è certo uno dei personaggi più di rilievo di questo secolo. Economista cui si attribuisce addirittura una "rivoluzione", ancora oggi oggetto di controversie non sopite; speculatore di successo; polemista vivace; consigliere inquieto ma influente dell'amministrazione inglese; membro, a volte guardato con sospetto, del circolo di Bloomsbury. Al cuore, insomma, dell'economia, della politica e della cultura del secolo. La classica Vita di Harrod era ormai invecchiata, e comunque viziata dallo sguardo troppo interno e protettivo di un amico e discepolo. Le condizioni per una nuova biografia c'erano insomma tutte, e grande l'attesa. Questo volume di Skidelsky, che copre il periodo dalla nascita alla formazione a Cambridge ed Eton, al lavoro come funzionario in India alle polemiche sulle Conseguenze economiche della pace successive alle sue dimissioni da rappresentante del Tesoro alla Conferenza di Versailles, delude un po' le aspettative — nonostante il suo essere ormai divenuto un best-seller, probabilmente per la finalmente esplicita tratta- zione dell'omosessualità del suo protagonista. Il successo è, però, sproporzionato alla indubbia utilità del libro come testo di consultazione, per il dettaglio minuzioso delle informazioni: qualche spunto di interesse lo si ricava, in specifico, dalle parti sull'atteggiamento di Keynes sulla prima guerra mondiale e sulle sue relazioni con il circolo degli Apostoli a Cambridge, che includeva Russell, Moore e, in posizione defilata, Witt-gentsein. Gli argomenti più interessanti per gli economisti — l'atteggiamento di Keynes sulla teoria della probabilità e sulla teoria monetaria prima della guerra — sono, comunque, rimandati al secondo volume. Per questo, e per un giudizio definitivo, converrà attenderne l'uscita. Riccardo Bellofiore Le strategie della fiducia. Indagini sulla razionalità della cooperazione, a cura di Diego Gambetta, Einaudi, Torino 1989, ed. orig. 1988, trad. dall'inglese di Davide Panzieri, pp. XI-322, Lit 30.000. Le scienze sociali sono da tempo divise tra l'assunzione dominante di individui la cui razionalità consiste nel perseguimento egoistico del pro- prio interesse, e dunque nell'apprezzamento positivo della competizione, e il riconoscimento che in molte circostanze la cooperazione è desiderabile — il che non toglie che essa sia spesso difficilmente perseguibile, quali che siano le motivazioni degli agenti. In questo libro, che raccoglie i testi rivisti di seminari svoltisi a Cambridge nel 1985-86 e che ha i pregi ma non i difetti dell'interdisci-plinarietà, si affronta quel fenomeno elusivo ed in qualche modo intermedio che è la fiducia reciproca. L'aspettativa che gli altri si comportino in modo benefico, o almeno non dannoso, se non è cieca od unilaterale, è un prerequisito della cooperazione: essa è tanto più necessaria quanto maggiore è l'incertezza e assenti modi coercitivi di imporre il rispetto degli accordi. Inoltre, sembra dubbio che ia fiducia si produca spontaneamente come sottoprodotto di un improbabile emergere evolutivo di comportamenti cooperativi; mentre capita che più fiducia c'è più tende ad essercene: ha senso dunque tanto un atteggiamento attivo di promozione della cooperazione quanto una moderata fiducia nella fiducia. Il volume è ripartito in due sezioni, la prima di taglio teorico — con saggi di filosofi (Bernard Williams), biologi (Patrick Bateson), economisti (Par-tha Dasgupta), teorici della politica (John Dunn, Niklas Luhman), socio- psicologi (David Good) ed altri — e la seconda di illustrazioni empiriche — le reti informali di subappalto nell'industria francese contemporanea (Edward H. Lorenz), la società islamica tradizionale (Ernest Gellner), "i costi della sfiducia", nella Sicilia della mafia (Diego Gambetta), ed altre ancora. Riccardo Bellofiore «3 8 O Orson Welles La posta in gioco Un candidato alla presidenza degli Usa, impigliato in una vicenda di furti e truffe, sparisce tra l'Africa e la Spagna... I rimorsi dell'America reaganiana, l'avventura, il fascino obliquo di un "cuore di tenebra", il gusto per la falsificazione, nell'ultima storia di un maestro del cinema, scritta in collaborazione con Oja Kodar. Albert Memmi Il razzismo Paura dell'altro e diritti della differenza L'analisi del razzismo come fenomeno quotidiano che riguarda la gente di colore ma anche le donne, gli handicappati, gli emarginati della società. Edizioni Costa & Nolan Via Peschiera 21 16122 Genova