N 7 [INDICE - 8 ■■dei libri delmeseBH bJ Novità Marsilio Maurizio Cohen LA GABBIA L'appassionante storia di una scimmia che una volta è stata un uomo Premio Chianciano "L'inedito" 1988 Primo tempo, pp. 204, L. 20.000 Seneca LE FENICIE Un'interpretazione romana del mito di Edipo a cura di A. Barchiesi Il convivio, pp. 144, L. 12.000 Neri Pozza IL PIDOCCHIO DI FERRO Storie del periodo fascista Romanzi e racconti, pp. 248, L. 22.000 Giacomo Noventa VERSI E POESIE Un capolavoro della lirica novecentesca a cura di F. Manfriani Novecento, pp. 252, L. 16.000 Filippo de Pisis DIVINO GIOVANNI... Tutte le lettere di de Pisis a Comisso a cura di B. de Pisis e S. Zanotto Novecento, pp. 264, L. 18.000 4 Elémire Zolla ARCHETIPI Alla ricerca dell'arcano originario Saggi, pp. 176, L. 18.000, 3" edizione Norbert Bensai'd LE ILLUSIONI DELLA MEDICINA Quando la medicina ci impedisce di vivere per impedirci di morire Saggi, pp. 288, L. 28.000 Vittorio Strada SIMBOLO E STORIA Aspetti e problemi del Novecento russo Saggi, pp. 256, L. 26.000 Paolo Marconi DAL PICCOLO AL GRANDE RESTAURO Colore struttura architettura: per una nuova teoria del restauro in Italia Polis, pp. 312, ffl. a col., L. 38.000 Jacques Duval L'ERMAFRODITO DI ROUEN Una storia medico-legale del XVII secolo a cura di V. Marchetti Il corpo e l'anima, pp. 172, L. 18.000 Michele Porzio SAVINIO MUSICISTA Il suono metafisico Musica critica, pp. 240, ili., L. 28.000 Da Tradurre A pesca d'uomini di Piero Boitani The Literary Guide to the Bible, edited by Robert Alter and Frank Kermode, The Belknap Press of Harvard University Press 1987, Cambridge (Mass.), pp. 678, $ 29.95. La pubblicazione di una "Guida" collaboratori si definiscono poeti-cians, studiosi di poetica, con un esplicito richiamo proprio al loro primo grande antenato. La storia della ricezione critica della Bibbia è per molti versi simile e, allo stesso tempo, totalmente diversa da quella dei poemi omerici. Come questi, la Bibbia è in primo lettori colti dell'epoca — alla esaltazione coleridgiana del sublime ebraico, perpetuata ancor oggi in forme diverse da critici come Harold Blo-om, è in questo senso emblematico. La Bibbia passa invece attraverso interpretazioni che la segnano per sempre: in primo luogo, come brillantemente mostra Gerald Bruns nel saggio che Alter e Kermode ospitano nel loro volume, attraverso midrash, targum e pesher (il discorso di Gesù ai discepoli in cammino verso Em-maus è uno splendido esempio di quest'ultimo), e attraverso l'allegoria. Ma il midrash e l'allegoria interpretano il testo in funzione dell'azione che ne deve conseguire, puntano sulla situazione immanente, storica e Dottori in mistica di Francesco Gabrieli sergio Noja, L'Isiàm e il suo Corano, Mondadori, Milano 1988, pp. 219, Lit. 9.000. In questo momento in cui l'Isiàm, da pietrificata fede di rozze masse sottosviluppate quale appariva agli occhi europei al principio del secolo, è ridiventata una inquietante forza motrice di storia, si moltiplicano le richieste di una informazione di prima mano, spregiudicata e precisa, sulla sua natura, le sue vicende, i suoi valori. In Italia era apparso di recente il libretto di A. Bausani, il più distinto islamista italiano del nostro tempo, da poco immaturamente scomparso; e il pensiero e l'opera del Bausani sono spesso presenti in questa analoga opera informativa di Sergio Noja, che si apre proprio con un saluto alla memoria dell'amico e maestro. Il libro di Noja è la trasposizione in stampa d'una serie di trasmissioni della Rai, nel ciclo Uomini e profeti; ed ha serbato felicemente l'impostazione dialogica di quella sua forma originaria, a domande e risposte fra una intelligente intervistatrice e lo studioso specialista. Questi insegna arabo alla Cattolica di Milano, pur avendo anche altre frecce manageriali al suo arco. L'efficacia del grande modello platonico si ripete cosi per il lettore di queste pagine, ove l'interrogante pone i problemi, avanza i dubbi, sobbietta e stimola, e l'interrogato chiarisce, rettifica e illumina. A differenza di Bausani, fondamentalmente filo-musulmano anche se aderente a una setta (il Bahaismo) che l'Isiàm respinge e perseguita come eretica, Noja serba di fronte alla sua materia un totale distacco, per tal riguardo ricorda altri illustri islamisti come il Nallino. A lui preme chiarire e precisare wie es eigentlich gewesen (come esattamente sono andate le cose), secondo la rankiana definizione dello storico e, ci pare, vi riesce assai bene. Il profano ma sensibile lettore può fidarsi di lui. Si comincia con l'Arabia preislamica, ove poi nacque e fiori il verbo di Maometto: col suo polidemonismo pagano, le civiltà sedentarie del Sud, prevalente madismo del Nord. Poi compare l'uomo fatale, "l'unico fondatore di una religione nella piena luce della storia". La vita del Profeta e la sua personalità sono rapidamente disegnate nei seguenti capitoli, alla luce, oltre che del Libro sacro stesso, della sira o biografica canonica di Muhammad, e della ricchissima messe dei suoi "detti" (hadith), raccolti e studiati a fondo dai musulmani, e in cui il Noja, per precedenti suoi lavori, è particolarmente esperto. Venendo quindi alla sostanza del messaggio di Maometto, l'Isiàm, esso è qui ben definito come una "religione di legge", una ìntima esperienza emotiva presto tradottasi in un corpo di norme, di permessi e divieti, di vincolanti precetti, di polemiche schermaglie, sia con la "barbarie" del paganesimo arabo, sia con le altre due fedi monoteistiche (Ebraismo e Cristianesimo), che sono lo storico presupposto dell'Isiàm, ma non ne esauriscono affatto l'originalità. Della possente e venerata struttura "maomettica" il Noja delinea la struttura teologica, giuridica, istituzionale; e non dimentica il gran correttivo di quella fondamentale sua normatività, l'alta e ardente esperienza mistica, con i suoi dottori, i suoi poteri e i suoi martiri. L'ultimo capitolo sviluppa la seconda parte del titolo, il Corano. Tra le obiettive precisazioni su come esso nacque, come è stato raccolto e ordinato, che cosa esso fu ed è per tredici secoli di generazioni musulmane, non risentiamo qui letteraria alla Bibbia è un evento culturale che non avrei esitazione a chiamare storico. Non solo perché esso segna il culmine di una tendenza che si è venuta affermando in modo sempre più netto negli ultimi venti anni, soprattutto nel mondo anglosassone. Non solo perché il volume curato da Alter e Kermode si presenta come il primo tentativo organico di offrire una visione letteraria di tutta la Bibbia, sia quella ebraica che quella cristiana. Ma perché, proprio per questi aspetti, la comparsa di questo volume indica un cambiamento epocale di atteggiamento. Che cosa, infatti, significa leggere la Bibbia come letteratura? Significa avvicinarsi ad un testo "ebraico" — e per di più ad un testo che Alter, seguendo Edmund Leach, appropriatamente definisce una "frittata" antologica e redazionale — con un metodo inventato in ambito culturale diverso, e cioè greco e poi romano. Cosa avrebbe detto Aristotele della Bibbia? Non è una domanda peregrina, visto che Alter, Kermode ed i loro luogo sottoposta, nella cultura occidentale, all'esegesi allegorica; quindi a quella storico-filologica; infine, all'apprezzamento letterario. Ma tutto ciò è accaduto ai testi di Omero all'interno del loro stesso ambito culturale e nel giro di pochi secoli: dal-l'Iliade e dall'Odissea ad Aristotele e Callimaco passano poco più di cinquecento anni. Per giungere ad un approccio letterario alla Bibbia bisogna invece attendere circa due millenni e la "traduzione" dell'originale nelle lingue e nelle culture occidentali. Insomma, l'avvicinamento di Bibbia e poetica è stato lento e faticoso. E non solo perché la Bibbia è stata ed è tuttora considerata un testo sacro e dunque non tangibile da metodi secolari, ma anche perché la reazione esterica dell'occidente alla grande e caotica collezione biblica ha impiegato più di tredici secoli a passare dal rigetto alla celebrazione. Il cammino dalle considerazioni agostiniane sul sermo humilis della Scrittura — esse stesse risposte alla ricezione negativa del testo da parte dei personale del lettore. Il midrash non è, sostiene Bruns, techne, ma phro-nèsis. L'interpretazione allegorica della Bibbia ebraica fondata da Filone di Alessandria tenta di mettere d'accordo Mosè e Platone ricercando la hyponoia, il pensiero che "sta sotto" al nome o alla storia. Essa è basata sul "principio di carità" (per comprendere gli altri, anche nelle loro aberrazioni, bisogna partire dal presupposto che nelle loro affermazioni ci sia gran parte di verità) e, in ambito cristiano, sulla "regola della fede" (la Scrittura si deve interpretare alla luce dell'insegnamento apostolico). L'allegoria non è dunque pura invenzione fantastica ed incontrollata: è un metodo ermeneutico con regole precise che sbocca, come ha recentemente mostrato Pier Cesare Bori sulle orme di Scoto Eriugena, nella "interpretazione infinita" (L'interpretazione infinita, Il Mulino 1987). Secolarizzata, e trasformata nell'idea del "libro infinito", questa interpretazione ci conduce ai grandi romantici (per i quali si vedrà l'impor- tante lavoro di Stephen Prickett, Words and "The Word". Language, Poetics and Bihlical Interpretation, Cambridge University Press 1986) e, infine, alla Bibbia come letteratura. Il libro di Alter e Kermode è post-romantico e i discorsi sul sublime vi sono evitati, sebbene il lettore sia invitato a coglierlo per conto proprio ("Egli è in trono sull'orlo della terra, e gli abitanti di essa sembrano cavallette", Isaia 40.22). La Guida esclude altresì approcci ideologici, sociologici, marxisti, psicoanalitici, decostru-zionisti e femministi poiché il suo fine è con essi incompatibile. Per essa viene in primo luogo l'analisi letteraria, perché "se non si ha una comprensione solida di ciò che il testo sta facendo e dicendo, esso non avrà poi gran valore in altri rispetti"; e perché l'"invenzione letteraria" non è mai una attività "puramente estetica": "gli scrittori danno alle parole un certo ordine piacevole in parte perché quell'ordine piace, ma anche, assai spesso, perché quell'ordine li aiuta a rifinire significati" — "ciò che è ben articolato nel linguaggio può impegnare con maggior forza il mondo degli eventi, dei valori, dei fini divini e umani". Questa la "poetica", pragmatica e, ad un tempo, con Aristotele, "più filosofica e più seria", della Guida. Entro questo ambito, regna l'eclettismo metodologico. Ad una lettura tematica segue una strutturale, a quella semantica l'antropologica. L'approccio del singolo saggio si riverbera, nella molteplicità rappresentata dal volume nel suo complesso, sugli altri contributi, cosicché il lettore avvertito può applicare il metodo dell'uno all'argomento dell'altro. Due splendide introduzioni, rispettivamente all'Antico (Alter) e al Nuovo (Kermode) Testamento affrontano problemi fondamentali di "poetica": eterogeneità ed unità (è la canonizzazione a dar corpo a quest'ultima), reticenza, laconicità, "indirezione", ripetizione "resumptiva"; rotolo e codice, questione sinottica e prospettiva escatologica, proto-midrash evangelico, kerygma e talento individuale. Esse aprono le due sezioni primarie in cui il volume è diviso e nelle quali ad ogni singolo libro della Bibbia ebraica e poi cristiana viene dedicato un saggio (alcuni libri, per esempio Giosuè e Giudici, vengono esaminati assieme, e ad ogni saggio s'accompagna una bibliografia per approfondire l'argomento). Segue una sezione di articoli generali che contiene contributi essenziali sulla Bibbia ebraica e la letteratura canaanita, sul Nuovo Testamento e la letteratura greco-romana, sulla "mitologia" biblica, sulla formazione del "canone", sulle caratteristiche dell'antica poesia ebraica, sul midrash e l'allegoria, ed infine sulle traduzioni inglesi della Bibbia. E impossibile render conto qui dell'interesse, dei pregi e dei difetti di ciascun contributo, del sorprendente successo di David Damrosch nell'affrontare un libro così poco letterario come E Levitico, dell'inattesa delusione che si prova a leggere il Giobbe di Moshe Greenberg, delle brillanti analisi dell'Epistola agli Ebrei e delle Epistole Cattoliche da parte di Gabriel Josipovici, e dell'/l-pocalisse da parte di Bernard Me-