N. 6 pag. 28 j Idei libri del mese La semiotica è ancora viva di Cesare Segre Marcello Pagnini, Semiosi. Teoria ed ermeneutica del testo letterario, Il Mulino, Bologna 1988, pp. 358, Lit 36.000. Il recente volume di Marcello Pagnini è un'ottima sintesi della sua attività in un periodo assai ampio: dal 1958 al 1987. Se si tiene conto che gli anni del "lancio" dello strutturalismo, e subito dopo della semiotica — sono quelli intorno al 1963-1965 — si ha subito un'idea del significato del lavoro di Paganini, aristocraticamente appartato ma di grande rilievo. Del resto, Pagnini fu tra i primi in Italia a lavorare in senso formalistico su un poeta: alludo al volume su La poesia di W. Collins, uscito a Bari nel 1964. Ora, questa Semiosi invita a una caratterizzazione complessiva del suo lavoro, anche perché ripresenta saggi di grande risonanza, come "Struttura semantica del grande simbolismo americano" e "Il sonetto 'A Zacinto'", oltre a quello programmatico su "La critica letteraria come integrazione dei livelli dell'opera". Il presente volume contiene quindici saggi, divisi in tre sezioni: Riflessioni teoriche; Letture di testi; Testi e contesti. Questo ordinamento ragionato trascura necessariamente la cronologia. Alla motivazione primaria e dichiarata, quella di organizzare i contributi secondo la tipologia dei loro argomenti, ne va forse aggiunta una di principio: sottolineare la sostanziale coerenza e continuità del lavoro di tutta una vita a prescindere dagli inevitabili e provvidenziali apporti di nuovi procedimenti e prospettive. Anche i contributi polemici o apologetici corroborano questa ferma posizione del critico. Si sa che, dai primi entusiasmi, dai successi e dall'espansione della critica semiologica si è passati oggi a una fase di rallentamento e quasi di scoraggiamento. Mentre le alternative proposte dalla critica marxista e da quella psicoanalitica erano state in un certo modo fagocitate dalla semiologia, il decostruzionismo esploso in America, ma per stimoli europei (Derrida, De Man), ha messo temporaneamente in crisi non tanto la critica semiologica, quanto la critica tout court. Forse si tratta di una tempesta che sta allontanandosi, ma gli effetti sono stati devastanti. Pagnini ha reagito prontamente, difendendo il lavoro proprio e dei suoi compagni semiologi. Fondamentali in questo volume i due capitoli Sistemi culturologici e strutture letterarie e, sinora inedito, La conoscenza del testo. Più polemico il primo, più pacato il secondo, questi capitoli evitano giustamente di lasciarsi impigliare nei sofismi del decostruzionismo, anzi proclamano senza ambagi la fede nella ragione e nel realismo, che è anche fede nella funzione comunicativa dell'opera letteraria e nella possibilità, per il lettore, di trarne un senso, sia pure limitato dagli ostacoli epocali e personali alla comprensione. Pagnini è ben consapevole che il dibattito investe concezioni filosofiche, soggettivismo o realismo, logocentrismo o referen-zialismo, e scende in lizza senza timori. Quando parla di conoscenza del testo allude sì alla conoscenza della complicata organizzazione del testo, ma anche al fatto che il testo è un individuo separato dagli altri testi, e portatore esso stesso di conoscenza. Pagnini ha una visione molto chiara dell'universo letterario. Al centro sta, ogni volta, il testo scelto per la lettura e l'interpretazione, organismo in cui si sovrappongono o s'intersecano numerosi livelli formali e contenutistici, la cui interrelazione globale istituisce i valori e il messaggio portato dal testo. Poi c'è una serie di legami esterni, col mondo della cultura letteraria e della cultura in genere, e infine con quella che Lot-man chiama la "sociosfera". Se le nostre formalizzazioni possono essere imperfette, saldo è invece lo schema generale che sintetizza le forze in gioco. Una concezione di questo genere convince a riconoscere gerarchie di funzione e gerarchie di livelli, così se Pagnini si pronuncia contro una critica esclusivamente marxista o psicoanalitica, egli poi può permettersi di approfondire analisi appunto di tipo psicoanalitico, perché ha sottolineato in partenza la non esaustività del procedimento, e distinto limpidamente tra psicoanalisi dell'autore, del testo o del lettore. Segnalo a questo proposito i saggi su I never told the buried gold di Emily Dic-kinson e su The Vali of the House of Usher di E.A. Poe, affascinanti e si- Declino di un felice contagio di Elisabetta Soletti Maria Corti, Il canto delle sirene, Bompiani, Milano 1989, pp. 188, Lit 20.000. "Cera un'ora ideale, che in un certo modo apparteneva a loro sul mare, l'ora meridiana col sole a perpendicolo, che sfavillava prolisso sulle onde, mentre la calura incantatoria distendeva il velo del sogno sopra la mente umana stregata". E questa l'ora delle sirene, quando l'eccesso di luce forma una coltre spessa opaca, quando il mare privo dì onde ("Ed ecco a un tratto il vento cessò; e bonaccia fu, senza fiati: addormentò l'onde un dio" — così nell'Odissea), sembra sospeso in un'allucinata immobilità, e fatale si insinua la dolcezza dell'accidia e il sonno mortale. Caillois, in un saggio recentemente pubblicato, ci ricorda la sacralità del mezzogiorno, del momento di transizione, quando il sole è situato proprio nel centro vitale, e le apparizioni dei demoni meridiani che ugualmente partecipano di caratteri ctoni e solari. Demoni dell'ora consacrata ai morti, personificazioni esse stesse delle anime dei defunti, le sirene si congiungono anche con l'atmosfera solare, partecipano della forza distruttiva dell'astro che dà la febbre, spossa le energie dei mortali fino a corrompere la carne e far marcire le ossa. La lunghezza dell'ombra allora è minima, e l'anima — pari all'ombra — è più fragile, più esposta alle tentazioni del soprannaturale, più vulnerabile all'insostenibile contatto con la conoscenza divina. Sullo sfondo della remota inquietante potenza del mito, Maria Corti affida agli antichi testi — nel bell'episodio iniziale — il racconto della loro polimorfa e complessa ambiguità. Uccelli prima con teste di donna, avidi di sangue, simili a Kere, Arpie, Erinni, divinità poi delle acque, come Nereidi, Ninfe. Ma avvicinandosi all'oggi il canto armonioso delle sirene sì affievolisce, procede per salti e distrazioni. Con sommessa e pensosa ironia, la Corti insegue nel romanzo il filo sempre più tenue che lega le sirene agli uomini. Perché non sono più eroi solari e titanici come Ulisse ad essere contagiati dalla curiositas, ma creature solitarie, appartate, chiuse in piccoli universi provinciali. Il pittore Basilio è guidato all'incontro nei gorghi di Male-passo da segni altrui che a fatica riesce a decifrare negli affreschi di Agbia Sofia e da indistinte impronte nelle grotte marine. La grandezza dell'atto può ormai consìstere solo nel "desiderare l'annientamento nel grande flusso", perché "forse solo una lunga catena di artisti sparsi nello spazio e nel tempo, ciascuno dei quali eredita, continua, rinnova, migliora, solo l'intera catena incontra qualcosa come dio". Procedendo nel tempo il silenzio si allarga, il divario anche stilistico tra i registri — ora alti, ora informali e colloquiali — si accentua. Nei loro dialoghi le sirene commentano con più intensa e risentita causticità" la squallida immensità" che avvolge e impregna atti e pensieri umani. L'avventura può ripetersi, ma indossa panni borghesi. È la sorte dell'intellettuale Celestina che si sottrae ad una quieta e paga carriera di ricerca per sperimentare la grandezza della creazione. Per il momento, in attesa che non ci siano più morti né sirene a guidare le menti lontano, solo una morte dolcissima può per un istante riscattare la trita banalità del moderno. come implica una convergenza di tutti gli elementi verso quei valori significanti, che soli giustificano la messa in opera di un insieme così complicato e delicato quale il testo. L'autore che creai implica un lettore che decodifichi: solo così ha un qualche senso la sopravvivenza delle opere letterarie attraverso il tempo, e la loro continua efficacia su di noi. Pagnini è dunque la perfetta antitesi dei decostruzionisti, negatori delle gerarchie del testo, quasi esse costituissero uno strano tipo di autoritarismo, e negatori di qualunque refe-renzialità delle parole e delle frasi, ridotte a Un brusio insensato su cui all'infinito si sovrappone il brusio del nostro parlare a proposito dell'opera (che non punterebbe a una qualsiasi interpretazione, nulla essendo comunicato né dall'opera né, si deve arguire, da noi). La sua concezione "livellare" permette a Pagnini di tener ferma l'immagine globale del testo anche quando i mezzi di analisi messi in atto sono parziali. Così, per esempio, anche stematici; elementi di ambito psicoanalitico s'incontrano pure, ma già integrati in un'interpretazione più ampia, nelle pagine sul sonetto A Zacinto del Foscolo. Non posso dare che un'idea molto parziale di un volume denso e meditato come questo. Dovrò per esempio trascurare l'eleganza con cui Pagnini attua le sue formalizzazioni (anche graficamente), riuscendo sempre a renderne evidente la funzione chiarificatrice. E farò solo un cenno alla frequenza di quelle analisi fonetiche (già sicure nel suo Collins) che, fondamentali in una poesia allit-terante come quella inglese, diventano chiavi interpretative nelle mani di Pagnini. Segnalerò ancora alla svelta il capitolo sulla Semiotica del teatro, che mette tranquillamente in chiaro problemi su cui si è troppo dibattuto. E l'unico esempio, in questo volume, dell'acuta attenzione di Pagnini verso il fatto teatrale, dimostrata da articoli non raccolti qui. Mi soffermerò invece ancora un momento sulla semiotica della musi- ca, cara a Pagnini che è, in privato, cultore di quest'arte. Nel volume Parola e musica (1974) egli ha approfondito teoricamente l'argomento, oltre a fornire un'analisi magnifica del-Alexander's Feast di John Dryden musicata da G.F. Handel. Qui uno dei capitoli nuovi è dedicato alla poesia Peter Quince at the Clavier di Wallace Stevens. E straordinaria la pluralità di funzioni metaforiche e suggestive attribuita qui alla musica. Intanto, il componimento stesso imita la forma della sonata. Poi, c'è vivo il senso fisico della produzione dei suoni attraverso il tocco dei testi, e per contraccolpo la reazione sentimentale prodotta, il feeling. Questo feeling si bipartisce a seconda che incarni il desiderio dell'amata da parte del poeta e il desiderio di Susanna (protagonista della poesia) da parte dei vecchioni. Poi, r interiorizzazione del suono si concreta sinesteticamente in colori: l'azzurro serico del desiderio, il verde del giardino, che può anche significare la felicità prenatale, paradi- siaca: eden e liquido amniotico; il rosso della concupiscenza. Ma se la musica si trasformava in sensazione, ecco ora che la sensazione si trasforma in musica, quando Susanna cerca "the touch of springs": e di conseguenza il corpo dei vecchioni viene a vibrare come uno strumento musicale. Dalla musica alla musica, attraverso la concettosa costruzione poetica. Ed è ancora con suoni che si preannunciano i servi giunti in soccorso: un suono che si materializza in luce quando Susanna viene rivelata dalle lanterne nella sua pudibonda nudità. Grazie a Pagnini, questa poesia arcinota di Stevens ci rivela tutta una trama nuova di significati. Semiosi di Pagnini ha cosi, tra gli altri, il merito di darci fiducia: nell'efficacia della critica, nella solidità di quanto si è costruito sinora in campo semiotico. Sarebbe scoraggiante se un libro così fosse accolto tiepidamente o solo con un successo di stima. R. Brubaker I LIMITI DELLA RAZIONALITÀ1 Un saggio sul pensiero sodale e morale di Max Weber pp. 144 L. 20.000 H. L. Dreyfus CHE COSA NON POSSONO FARE I COMPUTER I limiti dell'Intelligenza Artificiale pp. 416 L. 35.000 A. Ferrara MODERNITÀ" E AUTENTICITÀ1 Saggio sul pensiero sociale ed etico di J. J. Rousseau pp. 160 L. 22.000 M. G. Chiavegatti IL VOLTO E LA SUA MASCHERA Psicodramma analitico e analisi del ruolo pp. 168 L. 22.000 A. M. Wille IL BAMBINO IPERCINETICO E LA TERAPIA PSICOMOTORIA Un approccio terapeutico al bambino instabile pp. 144 L. 18.000 C. Trombetta CLAPAREDE pp. 508 L. 45.000 A. Mioni L'EDUCAZIONE LINGUISTICA pp. 128 L. 15.000 Nelle migliori librerie o direttamente a: Armando Armando s.r.l. P.zza S. Sonnino, 13 - 00153 Roma Tel. 06.5817245-5806420